Il capitale umano |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio.
continua»
Thriller,
durata 109 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 9 gennaio 2014.
MYMONETRO
Il capitale umano
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Mentire per accumularedi Gerardo MonizzaFeedback: 1306 | altri commenti e recensioni di Gerardo Monizza |
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venerdì 10 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il capitale umano di Paolo Virzì [Mentire] Inventare per fingere dunque mentire. È ciò che fanno tutti ne “Il capitale umano” (2013, regia di Paolo Virzì) e – con metodo - ingannano soprattutto se stessi. In una non detta località italiana (sarebbe Ornate, paese inventato ma collocabile nell’area lombarda, non precisamente briantea) i mentitori rappresentano la loro vita davanti a un pubblico sconcertante (finti amici, colleghi opportunisti, famiglie incasinate, giovani senza speranza, finanzieri d’assalto, investitori creduloni) che conosce i trucchi del mestiere eppure si fa coinvolgere cercando di trarre profitto. Ecco: il profitto è lo scopo di chi mente. Giovanni è un finanziere senza scrupoli (Fabrizio Gifuni arrogante ed elegante pirata) specula con un fondo d’investimento di cui conosce benissimo i limiti, ma che finge produttivo. Coinvolge uno sciocco agente immobiliare, Dino, votato al fallimento (Fabrizio Bentivoglio spaccone, arrivista, inconcludente. Personaggio al limite della macchietta dialettal lombarda, esagerato baüscia) e lo porterà alla rovina. Carla, la moglie del finanziere, è una donna senza passato, senza presente, quasi senza futuro: sofferente e incapace di stare nella realtà del suo finto mondo dorato, ricco, eccessivo (Valeria Bruni Tedeschi nevrotica e dolente, notevole interprete). La donna capita per caso davanti ad un teatro abbandonato (nella realtà è il Politeama di Como, effettivamente chiuso da dieci anni, in attesa di identità) e decide di finanziarne la rinascita (coi soldi del marito che lo compra e glielo regala). Roberta è la moglie dell’agente immobiliare è una sensibile psicologa che si occupa di drogati (Valeria Golino, deliziosa); la figlia di Dino, Sara (un’esordiente brava e pregevole Matilde Gioli) dirigerà – inconsapevole – l’epilogo della vicenda. Carlo e Dino fingono un’amicizia sostenuta solo dall’interesse reciproco a concludere affari, ma che presto crolla insieme alle illusioni speculative; Carla mente su presunte sue competenze teatrali, produttive, imprenditoriali (il neo consiglio di gestione del teatro è un piccolo capolavoro di cattiveria e il rappresentante leghista è proprio così…); presto si riveleranno inesistenti. Inoltre, crollando il fondo d’investimento Giovanni toglie il regalo alla moglie e progetta la riconversione del Politeama in edificio multifunzionale (abitazioni, supermercato, parcheggi). La storia sembra banale (liberamente ispirata al romanzo omonimo di Stephen Amidon; sceneggiatura Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo), ma l’intreccio narrativo ne esalta l’anima grottesca e mette (giustamente) a disagio lo spettatore. Paolo Virzì (regista di una decina di film) racconta quattro storie viste da altrettante angolature e solo l’insieme permetterà di comprendere la complessità e la crudeltà della vicenda. Tuttavia, mentre l’ambiente è descritto con precisione d’immagine (paesaggi, caseggiati, distruzioni, villoni, piscine, interni…) senza definire i luoghi, i personaggi restano figure di un teatrino tragico: volutamente e correttamente sono caratteri generici, adattabili ad ogni situazione o realtà. Perché tutti mentono. Le tante vite si intrecciano, si legano e si disfano, quel che si dicono non è mai frutto di sincerità e saranno sconvolte per un accidente casuale: un incidente stradale capitato ad un cameriere la cui morte sarà il motivo dei conflitti e di quel poco di riscatto finale. Sara, la figlia di Dino, cercherà di mentire per salvare un colpevole senza colpa, ma la sua compassione non servirà a nulla e solo dicendo (o lasciando sfuggire) un poco di verità la sua storia e quella del suo amore vero potrà dirsi conclusa. Dunque finale positivo? Affatto: perché la vittima inconsapevole, il cameriere investito e ucciso, sarà “valutato” al minimo. Il suo “capitale umano” ha il peso e il valore del nulla.
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