Il capitale umano |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio.
continua»
Thriller,
durata 109 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 9 gennaio 2014.
MYMONETRO
Il capitale umano
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Tuffo nel malcostume pericoloso per l'animo umano.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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venerdì 2 dicembre 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
IL CAPITALE UMANO (IT, 2014) diretto da PAOLO VIRZì. Interpretato da FABRIZIO BENTIVOGLIO, VALERIA BRUNI TEDESCHI, FABRIZIO GIFUNI, VALERIA GOLINO, LUIGI LO CASCIO, MATILDE GIOLI, BEBO STORTI, GIGIO ALBERTI Filo conduttore della vicenda è la tragica agonia del cameriere di un catering: pedalando in una notte d’inverno, vicino alle feste natalizie, l’uomo viene travolto da un fuoristrada mentre percorre una strada suburbana e non viene soccorso dopo che cade, ferito e tumefatto, in un campo innevato. L’episodio sale alla ribalta delle cronache e la polizia, cominciando ad indagare, scopre che il misterioso incidente coinvolge i due giovani figli di altrettante famiglie: gli Orsola, famiglia piccolo-borghese composta da Dino, ambizioso e spregiudicato agente immobiliare e padre di Serena, e Roberta, la seconda moglie e madre adottiva della ragazza, psicologa in un ospedale; e i Bernaschi, famiglia aristocratica benestante e venerata, i cui componenti sono l’imprenditore Giovanni, accasato in una superba villa con la moglie Carla, ex attrice dilettante, e lo scapestrato figlio Massimiliano. Suddiviso in quattro episodi. Nell’ordine: 1.) “Dino”: galvanizzato da una quotazione in borsa che gli permetterebbe un investimento conveniente in cui riporre molte speranze, Dino assilla in continuazione Giovanni e, con la scusa delle partite di tennis, discute e progetta con lui di azioni da investire nel mercato immobiliare, ma un crollo improvviso delle borse fa perdere all’agente immobiliare il 90% degli utili, e Dino, affranto e inferocito, maledice la ImmobilCase; 2.) “Carla”: nostalgica del suo breve periodo artistico e desiderosa di dare un teatro comunale alla sua città (l’opera è ambientata in una non meglio precisata cittadina dell’Italia nord-orientale), la donna impegna ingenti fondi in un teatro abbandonato da ristrutturare, e parla al critico letterario e scrittore Donato Rossomanno degli spettacoli da rappresentarvi dentro, proponendolo anche come direttore artistico della struttura, finendo poi per innamorarsene ricambiata, salvo poi doverlo abbandonare per le sventure finanziarie del marito Giovanni, che la costringono ad archiviare il progetto in cui aveva riposto tanta fiducia; 3.) “Serena”: ragazza con la testa sulle spalle che cerca solo di allontanarsi dai guai, la giovane studentessa conosce, per mezzo di Roberta, il coetaneo Luca Ambrosini, allevato dallo zio, ragazzo ritenuto socialmente pericoloso, ma che lei non reputa affatto così, riconoscendone la genuinità e affettuosità, per quanto poi Luca si renda colpevole dell’incidente sopracitato (è lui a guidare il fuoristrada che investe il cameriere in bicicletta) nella stessa sera in cui Serena, chiamata in extremis, deve riaccompagnare a casa Massimiliano, ubriaco fradicio dopo una sera di baldoria al punto da non poter guidare la sua jeep; 4.) “Il capitale umano”: la polizia è convinta che sia Massimiliano il responsabile dell’investimento dell’uomo, che nel frattempo muore in ospedale per la gravità dell’impatto; Dino, che arriva a scoprire la verità leggendo per caso un post della figlia su Facebook, ricatta Carla, dopo aver invano provato a farlo col non più tanto amico Giovanni, chiedendole 980.000 euro e promettendo in cambio che dirà alle forze dell’ordine come sono andate realmente le cose; le quotazioni in borsa ricominciano a salire, e Giovanni ne è felice, al punto che accetta di rivedere volentieri il padre, la madre e i due fratelli, invitandoli tutti ad un ricevimento; Serena, dopo essersi violentemente chiarita con Massimiliano e aver rotto il fidanzamento con lui, impazzisce nel vedere le autorità locali arrestare Luca, ma poi si rassegna e lo va a trovare quando già è stato incarcerato. Altro elemento che riunisce i quattro episodi e ne spiega con precisione il senso è la cena presso il grande salone dove si tiene la premiazione di un concorso letterario, al quale ha preso parte lo stesso Massimiliano, che è fra i finalisti ma non consegue poi il riconoscimento tanto agognato. Adattata liberamente da un romanzo noir americano, la sceneggiatura di Virzì, scritta assieme a Francesco Bruni e Francesco Piccolo, si distingue con disinvoltura per l’elasticità della trama e la serietà incrollabile dei temi trattati, ma soprattutto per il veicolo adoperato per renderli credibili e appetibili anche ad un pubblico magari non ferratissimo in economia, ma comunque desideroso di godere un prodotto della settima arte che mescoli con fantasia e creatività le vicende umane con le esigenze cinematografiche di un thriller realizzato secondo le norme del buon artigianato filmico. L’esperimento riesce splendidamente: Il capitale umano (il cui significato viene ben spiegato nei titoli di coda del film) è una pellicola pregevole ed entusiasmante per l’abilità incontrovertibile con cui mette in scena i conflitti generazionali, il pathos che si nasconde dietro le miserie umane, le piccole lotte giornaliere di questi piccoli personaggi, degni di continuare a combattere benché facciano molti sbagli di cui raramente si pentono, e, in ultima analisi, pure i sentimenti ambivalenti all’interno di uno stesso nucleo famigliare e anche e specialmente fra due nuclei famigliari che arrivano a collidere dapprima per ragioni positive e solo in seguito a causa di un evento sgradevole che rischia di provocare uno scandalo, e di incrinare rapporti costruiti con fatica sulla base dell’amicizia e del reciproco rispetto. Una colonna sonora molto cupa e lugubre che accompagna l’incedere incalzante e mai ridondante di una storia originale che coniuga meravigliosamente i bisogni tecnici della rappresentazione scenica col talento di un cast artistico che merita almeno venti minuti consecutivi di applauso. Bentivoglio sopra le righe, Gifuni a briglia alternativamente stretta e corta, la Bruni Tedeschi carica del suo piglio surreale ed eccentrico, la Golino più intensa ed espressiva del solito, Lo Cascio adattissimo nella parte dell’intellettuale compassato ma sempre alla caccia di nuovi, stimolanti spunti. Insieme a La pazza gioia, uscito nel 2016, costituisce una coppia rara di piccoli capolavori del cinema italiano degli ultimi tempi: senza dubbio, non si può negare al regista di prestare considerevole attenzione ai temi di attualità e di saperli raffigurare senza la minima forzatura, ricorrendo laddove è indispensabile ad alcune minuscole demagogie, ma tenendo sempre ben presente l’importanza mai scavalcabile della storia e dando un tocco di ottimismo alla morale conclusiva, anche se in questo caso è difficile intuirlo o leggerlo fra le righe, poiché abbiamo a che fare con un finale beffardo che non assolve né redime nessuno. Ma è tuttavia un inno all’onestà, perché non manca di rassicurare che soltanto i giusti e gli onesti otterranno il perdono e potranno proseguire sulla via di un cambiamento in meglio.
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