Il capitale umano |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio.
continua»
Thriller,
durata 109 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 9 gennaio 2014.
MYMONETRO
Il capitale umano
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Una società per nulla da lodaredi FlyantoFeedback: 104180 | altri commenti e recensioni di Flyanto |
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martedì 14 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Film tratto dall'omonimo thriller di Stephen Amidon in cui viene rappresentato uno spaccato della società contemporanea del Nord Italia, e precisamente una poco definita località della Brianza, attraverso il racconto di una vicenda che coinvolge gli esponenti di tre famiglie distinte. La storia ruota tutta intorno all' incidente in cui incorre a notte fonda un uomo in bicicletta che viene investito da un'auto pirata in una strada provinciale a notte fonda. Dagli avvenimenti che ne conseguiranno si determineranno tutti i rapporti, cambiandoli, esistenti tra i vari personaggi di varia natura: c'è il ricco e freddo magnate della finanza con la moglie colma di aspirazioni artistiche, il benestante (inizialmente) agente immobiliare che aspira ad ogni costo ad appartenere all'alta società locale con la nuova e più razionale compagna di vita, la figlia di quest'ultimo ben distante caratterialmente ed ideologicamente dal padre, e molti altri intorno...
Paolo Virzì firma questa sua ultima opera assai cinica e graffiante ma alquanto, ahimè, vera, sulla natura umana e sulle sue debolezze, per non dire, in alcuni casi, addirittura bassezze di carattere morale tali da rendere la società ad un livello di condotta altamente poco edificante e pertanto molto deprecabile. In pratica, sembra voler sostenere Virzì, soprattutto negli ambienti sociali elevati, non esiste alcuna manifestazione di solidarietà od amicizia disinteressata tra i suoi componenti se non rapporti finalizzati solo ad acquistare maggior potere o guadagno pecuniario o, comunque, un fine esplicito. Forse, e qui il regista risulta un pochino retorico, i veri sentimenti e tutte le espressioni più dirette e sincere sono da rintracciarsi esclusivamente tra gli individui di estrazione sociale più modesta, ancora non contaminati dalla febbre e del guadagno da raggiungere ad ogni costo e con ogni mezzo, ma animati ancora da ideali e tanta speranza. Ma il regista ritorna immediatamente purtroppo alla realtà presentando allo spettatore nel finale uno scenario in cui viene dimostrato esplicitamente che non sempre la giustizia trionfa ed i personaggi "negativi" vengono puniti. Anche in questa sua ultima pellicola Paolo Virzì ha manifestato di essere un grande conoscitore dell'animo umano in tutte le sue sfaccettature, positive e negative, e lo presenta senza esporre dei giudizi aperti ma facendone trarre le opportune considerazioni, come sempre abbastanza amare, direttamente allo spettatore.
In conclusione, il film risulta essere una prova di alto livello registico da parte del regista in quanto non solo è ben girato, con un ritmo scandito e ben assemblato in tutte le sue parti, ma anche, e ciò ne determinata anche ampiamente la riuscita, ottimamente interpretato grazie anche alla sapiente scelta degli attori nei vari ruoli. Tutti sono perfettamente rispondenti ai loro personaggi e se tutti devono essere ammirati, una menzione, nonchè lode, va rivolta particolarmente a Fabrizio Gifuni nella parte del freddo e calcolatore magnate, a Fabrizio Bentivoglio in quello, qui per lui insolito, dell'uomo mediocre disposto a tutto per la scalata sociale, ed a Valeria Bruni Tedeschi che per la prima volta, a mio parere, ha dato una prova di ottima recitazione nel ruolo di una donna viziata, un pò svampita e con velleità artistiche per le quali non ha alcuna inclinazione, se non solo una grande passione. Valeria Golino, purtroppo, è relegata ad un personaggio quasi di contorno, sebbene di tutto rispetto, ma la sua performance risulta in quest'occasione di conseguenza di minor impatto e meno eclatante.
Da non perdere assolutamente (nonostante le futili e poco attinenti critiche sorte per l'occasione) e, forse, da ritenersi uno dei migliori lavori di Virzì.
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