L'ufficiale e la spia |
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Un film di Roman Polanski.
Con Jean Dujardin, Louis Garrel, Emmanuelle Seigner, Grégory Gadebois.
continua»
Titolo originale J'accuse.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 126 min.
- USA 2019.
- 01 Distribution
uscita giovedì 21 novembre 2019.
MYMONETRO
L'ufficiale e la spia
valutazione media:
4,11
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Opera di taglio classico che compie il suo dovere.di Great StevenFeedback: 70023 | altri commenti e recensioni di Great Steven |
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mercoledì 29 giugno 2022 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
L'UFFICIALE E LA SPIA (FR/IT, 2019) diretto da ROMAN POLANSKI. Con JEAN DUJARDIN, LOUIS GARREL, GRéGORY GADEBOIS, EMMANUELLE SEIGNER, MELVIL POUPAUD, MATHIEU AMALRIC, LAURENT STOCKER, DENIS PODALYDèS, ANDRé MARCON, MICHEL VUILLERMOZ, VINCENT PéREZ, LUCA BARBARESCHI ● Il 1895 fu l’anno del terribile affaire Dreyfus: il capitano dell’esercito francese Alfred Dreyfus, ebreo, fu condannato per alto tradimento dal tribunale militare all’ergastolo presso l’Isola del Diavolo. Il suo principale accusatore, il maggiore Georges Picquart, venne successivamente promosso a tenente colonnello e nominato capo del controspionaggio. Nonostante le sue ferree convinzioni iniziali, ben presto Picquart cominciò a scoprire una realtà diversa intorno all’evento: raccogliendo prove e documenti preziosi e sottoponendoli alla (dubbiosa) attenzione degli ufficiali superiori, arrivò a comprendere come Dreyfus fosse il capro espiatorio di un losco complotto organizzato ai suoi danni dalle alte sfere dell’esercito e come pertanto non c’entrasse nulla col passaggio di informazioni segrete ai tedeschi. Il suo drastico voltafaccia, seppure portato avanti con coraggio e abnegazione, gli costò la carriera militare e riversò gravi conseguenze sulla sua vita privata. Il più grande scandalo del XIX secolo è l’opportunità ideale per Polanski di tornare a parlare di antisemitismo, il tema che gli è più caro perché lo riguarda molto da vicino; il regista francese di origini polacche tratta qui la sua materia narrativa prediletta attraversandola col lucidissimo sguardo di chi si interroga sull’errore giudiziario e sul profondo significato della giustizia che, ogni volta, ricerca a tutti i costi un colpevole e sacrifica l’innocenza per un bene collettivo che non merita di essere coltivato. La riabilitazione della vittima che pure non rinuncia all’autodifesa richiama le atmosfere volutamente barocche e l’importanza della figura ombrosa insinuatasi dietro il baluardo della Storia (o del personaggio storico) de L’uomo nell’ombra (2010); ma il personaggio di Dujardin (magistrale, la sua interpretazione in questo film) trova attinenze anche con Jack Gittes, il disincantato detective di Chinatown (1974), ed ecco che la ricerca della colpevolezza, spinta fino all’auto-corruzione della propria integrità, torna a far sentire il suo peso; infine, vi sono agganci a numerosi altri film del repertorio polanskiano, da Rosemary’s Baby a Carnage, senza dimenticare perfino Il pianista (2002), la cui lotta strenua per la sopravvivenza assurge anch’essa a tema cardine del tentativo parallelo di dimostrare l’innocenza di Dreyfus ad opera del maggiore Picquart. Non che i colonnelli e i generali dell’esercito francese di fine Ottocento vengano forzati a svolgere il ruolo di antagonisti, eppure il regista li mette comunque alla berlina sottolineandone la crudele ipocrisia. Non poteva mancare un sentito omaggio a émile Zola e al suo J’accuse!, editoriale che lo scrittore e giornalista pubblicò il 13/01/1898 presso il quotidiano socialista L’Aurore sottoforma di lettera aperta al Presidente della Repubblica Félix Faure, per denunciare pubblicamente le irregolarità e illegalità commesse durante il processo a Dreyfus. Cast eccellente. La fotografia di Pawel Edelman, conterraneo di Polanski, inanella un quadro dietro l’altro. Premiato a Venezia 2019 col Leone d’Argento Gran Premio della Giuria.
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