Il capitale umano |
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Un film di Paolo Virzì.
Con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Valeria Golino, Fabrizio Gifuni, Luigi Lo Cascio.
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Thriller,
durata 109 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 9 gennaio 2014.
MYMONETRO
Il capitale umano
valutazione media:
3,62
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il capitolo umanodi cristel.marlaFeedback: 100 |
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lunedì 27 gennaio 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
La ricchezza della disillusione di chi viene definito "sdraiato" e la povera illusione dell’uomo adulto, quello che al contrario sta in piedi, che non pone lo sguardo a ciò che ha piuttosto lo pone in un non luogo, quello di un capitale bramato, dove la ripetizione si configura come un investimento primo solo ad un altro. La vacuità del discorso adulto orientato alla vita nella villa in collina e al sedersi al tavolo giusto, portano il primo e il secondo capitolo ad essere quel “trito e ritrito” che indeboliscono il punto di vista critico di un film socialmente impegnato nel neo-realismo. Il terzo capitolo “Serena” e l’epilogo rappresentano invece il punto di svolta a quella scampata prevedibilità di un mondo in mano ai codici, ops! ai giovani (a barre). Ecco, perché così che sono definiti quelli degli anni zero, quelli senza padri e senza patria, quelli che hanno il cielo vuoto sopra la propria testa, quelli che mal sopportano i buchi interiori, quelli che si incidono il corpo, la carne, quelli che del loro godimento non vogliono perdere neanche una quota. L’adolescente di Virzì rompe la versione “liquida” oramai naftalinica promossa dalla contemporaneità, mostrandosi come colui in grado di ricostruire i propri confini definendosi. Definito è Massimiliano che si muove dal rifiuto dell’ipocrita posizione materna alla ricerca dello sguardo autentico paterno, troppo impegnato invece a guardare altrove, nell'osservatorio fallico del “quanto ce l’ho lungo" (percezione fugace di un nudo non celato, rappresentazione durevole di un potere affamato). Definito è Luca, personaggio solitario, outsider, straniero in terra non straniera, con un piccolo altro vicino a sé a cui ricuce l’identità per non vederlo svanire; persi i genitori, trattenuto lo zio. Lui è l’eroe tragico, colui che accetta di proteggere pur non essendo stato protetto, accetta l’assunzione della responsabilità della miseria umana trovando nel segno artistico un altro modo per incidersi. Definita è Serena, collocata nel ruolo di colei in grado di mettere insieme i pezzi, non a caso è nel suo capitolo che lo spettatore capisce le dinamiche del fatto su cui apre il film: un ciclista viene investito da un suv e non soccorso dal suo conducente. I pezzi che Serena mette insieme non hanno solo a che fare con la ricostruzione di un evento, lei che sa come sono andati i fatti, lei che sa chi è stato il colpevole, ma hanno piuttosto a che fare con una bonifica del campo paludoso dell’Altro. La “fragilità” del suo immenso sguardo, colto in un ritratto appeso al muro, mostra una peculiare differenza al senso di “precarietà” proprio del mondo adulto. Serena guarda e accoglie l’alterità sfuggendo "in moto" (con il doppio senso che l'espressione evoca) a ciò che non sa più amare, a ciò che non desidera e in uno spazio ben più piccolo di una villa, arresta la sua corsa per cogliere il momento dell'Incontro. “Il capitale umano”, parametro attraverso cui si stabilisce la cifra del risarcimento che le assicurazioni pagano in caso di morte ai parenti delle vittime, trova nella soggettivazione delle posizioni di Massimiliano, Luca e Serena, una cifra ben diversa da quella economica, una cifra altra, non sottoponibile alle dinamiche di indennizzo. Quella cifra è ciò che coglie la particolarità soggettiva ricordando che la propria specificità non è capitalizzabile.
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