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Ettore ScolaUn maestro del climaxData nascita: 10 Maggio 1931 (Toro), Trevico (Italia)Data morte: 19 Gennaio 2016 (84 anni), Roma (Italia) |
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Tante idee, allusioni e simbolismi nel viaggio di Scola nella sua (e nella nostra) Italia. Il tutto raccontato con un'emozione costante. I film di Ettore Scola sono capitoli di un grande romanzo che ha per tema il lato buffo dell'esistenza. Certi elementi caratteristici - il mondo estraneo e bizzarro con le sue regole e quindi avventuroso, il sopravvivere in maniera erronea che vale molto di più della ricerca del senso della vita o di sé stessi - ritornano in maniera estremizzata. Inutile ogni decifrazione, lo sguardo di questo regista italiano, in fondo, non è uno sguardo così alieno come si potrebbe ipotizzare. È uno sguardo che amalgama e conosce bene l'Italia, dalle sue rivoluzioni economiche a tutte le conseguenze che poi ne scaturirono, fino alle contraddizione, ma soprattutto al senso di riscatto e di adattamento che investe i suoi personaggi. Il cinema di Ettore Scola ha un suo rigore e una sua particolare delicatezza. Ha un sottotesto di raro fascino e i suoi personaggi non sono mai vaghi, ma spigolosi, ben delineati, a volte anche malinconici, tuttavia sempre spontanei. Chi non si è sentito scavare dalla commozione guardando Una giornata particolare? E chi non ha riso guardando il perfetto e scorretto Brutti, sporchi e cattivi?
Gli inizi
Padre delle sceneggiatrici Paola e Silvia, sin da giovane è dotato di una particolare ironia che lo porterà a collaborare, mentre ancora frequentava giurisprudenza all'Università di Roma, con il giornale umoristico "Marc'Aurelio" come disegnatore. Dalla metà degli anni Cinquanta, comincia a scrivere sceneggiature - molto spesso con Ruggero Maccari - per alcuni dei più popolari registi italiani: Mattoli, Steno, Zampa, Loy, Bonnard, Bolognini, Giorgio Bianchi, Luciano Salce, arrivando a firmare i copioni del capolavoro Il sorpasso (1962) e de I mostri (1963) di Dino Risi, oltre a tantissimi film di Antonio Pietrangeli. Uno in particolare: Io la conoscevo bene (1965) gli farà vincere il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura.
Nel 1961, esordisce come assistente alla regia nella pellicola di Carlo Lizzani Il carabiniere a cavallo, poi decide di provare lui stesso a dirigere un film. Dal suo genio verrà partorita la pellicola a episodi Se permettete parliamo di donne (1964) con Vittorio Gassman come protagonista in mezzo a varie figure femminili (Eleonora Rossi Drago, Antonella Lualdi e Sylva Koscina su tutte), seguito poi da La congiuntura (1965) con Joan Collins e dall'episodio Il vittimista con Nino Manfredi del film Thrilling (1965).
I successi degli anni Settanta
Negli anni successivi e lungo tutti gli anni Settanta, firma quelli che sono i maggiori successi del cinema italiano: il mefistofelico L'arcidiavolo (1966), l'avventuroso Riusciranno i nostri eroi a ritrovare l'amico misteriosamente scomparso in Africa? (1968), Il commissario Pepe (1969), Dramma della gelosia: tutti i particolari in cronaca (1970), e Permette? Rocco Papaleo (1971). Nella rosa dei suoi interpreti preferiti spiccano senza alcun dubbio Gassman, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Mastroianni e Giancarlo Giannini che, sapientemente diretti, danno un contributo speciale a tutte le sue pellicole.
Poi, dopo il documentario-fiction post '68 Trevico-Torino: viaggio nel Fiat-Nam (1973), torna alla commedia regalandoci un capolavoro: C'eravamo tanto amati (1974), vincitore del Premio César come miglior film straniero, che vede la partecipazione di una Stefania Sandrelli, in stato di grazia, contesa dai due amici Gassman e Manfredi, lungo trent'anni di storia italiana contemporanea. Coinvolgente, considerato un vero e proprio cult per la grande eleganza formale e l'innovazione registica, Ettore Scola riesce a non deluderci e ci fa entrare nei meccanismi della trama, rendendosi quasi invisibile, come se non ci fosse affatto.
Successivamente, passa alla regia dell'aspro e satirico, ma esilarante e imperdibile, Brutti, sporchi e cattivi (1976) sempre con Nino Manfredi, che lo imporrà vincitore della Palma come Miglior Regista a Cannes. Seguirà il César come miglior film straniero, il Nastro d'Argento per la migliore sceneggiatura e il David di Donatello per la regia per la pellicola Una giornata particolare (1977), con la coppia Loren-Mastroianni in versione casalinga e gay, che si incontrano nel giorno della visita di Hitler a Roma (6 maggio 1938).
Gli anni Ottanta
Gli anni Ottanta si aprono con il corale La terrazza (1980), incentrato su un salotto di intellettuali notturni romani. Ancora Nastro d'Argento per la sceneggiatura. Seguiranno: Passione d'amore (1981), Il mondo nuovo (1982) e il trionfo di Ballando ballando (1983), dall'omonimo spettacolo del Théatre du Campagnol che racconta la storia della Francia senza dialoghi, ma con l'utilizzo di canzoni celebri che tratteggiano i suoi mutamenti (dalla vittoria del Fronte Popolare al '68), il tutto visto attraverso una sala da ballo. Meritevole del premio per la regia al Festival di Berlino, di due David di Donatello, di tre César e della nomination all'Oscar. E come non citare un altro dei suoi film corali, La famiglia (1987), che vanta un cast eccezionale e i migliori premi della critica?
Considerato uno dei maestri della cinematografia mondiale, nel 1989 sforna due piccole commedie che si avvalgono della recitazione di Marcello Mastroianni e Massimo Troisi: Splendor e Che ora è. Nello stesso anno, si investe perfino produttore del film di Gianfrancesco Lazotti Saremo felici. Poi una delle sue perle: La cena (1998) con un istrionico Gassman, accompagnato, quasi "altmanianamente" da una sfilza di attori straordinari, bistrattato però dalla critica.
Gli ultimi progetti e i documentari
Con l'arrivo del nuovo millennio dirige Castellitto e Abatantuono in una storia che sa ancora di guerra: Concorrenza sleale (2001). Firma degli episodi contenuti nei documentari Un altro mondo è possibile (2001) e Lettere dalla Palestina (2002), tornando al lungometraggio a soggetto con uno spaccato della nostra capitale a metà strada fra il documentario e la fiction, Gente di Roma (2003). Nel 2013 firma il suo ultimo film, Che strano chiamarsi Federico - Scola racconta Fellini, che ricostruisce piccoli ma importanti episodi della vita del regista romagnolo.
Ettore Scola si spegne a Roma il 19 gennaio 2016. Aveva 84 anni. Sempre attento agli sguardi dei suoi personaggi che imbastiscono il perimetro del film, maestro della perfetta e accurata costruzione del climax, il cinema di Ettore Scola è sempre stato un'operazione di nostalgia umana e cinematografica, capace però di strizzare sempre l'occhio alla modernità e alle nuove tecnologie.
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