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De Niro e Pacino insieme: il cinema non basta

La grande coppia insieme in Sfida senza regole.
di Pino Farinotti

La coppia mistica
Al Pacino (Alfredo Jacob Pacino) (84 anni) 25 aprile 1940, New York City (New York - USA) - Toro. Interpreta Detective Rooster nel film di Jon Avnet Sfida senza regole.

lunedì 22 settembre 2008 - Focus

La coppia mistica
De Niro e Pacino di nuovo insieme in Sfida senza regole. La notizia assume i contorni di un evento. La grande coppia. Va detto che il cinema ha spesso proposto grandi coppie, ma "questi due" sembra abbiano regole diverse, che il loro peso specifico sia tale da oltrepassare la linea del cinema. Dicendo "grande coppia" alludo a talenti omologhi, anche all'anagrafe. Un vecchio e un giovane insieme funzionano, sono complementari, non creano antagonismo, un esempio per tutti: Redford e Pitt in Spy Game. Nelle varie epoche il cinema ha messo insieme Cooper-March (Partita a quattro); WayneStewart (Liberty Valance); Lancaster-Douglas (Sfida all'O.K.Corrall); Brando-Clift (I giovani leoni); NewmanMcQueen (Inferno di cristallo) e, salendo Cruise-Pitt (Intervista col vampiro). Due numeri uno assoluti attuali, Clooney e Pitt, li vediamo spesso insieme, eppure non si tratta, e non si trattava, di evento, ma semplicemente di combinazione eccezionale, di cast, di cinema, solo di cinema. Leggi nei titoli De Niro e Pacino insieme ed ecco che la coppia diventa mistica, diventa storia e cultura, come se il capo della religione anglicana e quello cattolico si unissero per una funzione. Robert e Al: perché?

Istantanee
I due provengono, più o meno, dalla stessa radice, che è quella del famoso metodo di Lee Strasberg, una recitazione intensa, fisicamente dispendiosa che, correttamente applicata, col supporto del talento, diventa irresistibile. Per definire l'identità di un attore naturalmente ci si rifà ai segnali che ha lasciato, agli esempi che ha proposto, alle istantanee che ha radicato nella memoria popolare. Fra i molti ruoli coperti da De Niro, in una selezione di getto, a scremare, emergono: il disturbato protagonista di Taxi Driver allo specchio con le pistole; il musicista col sassofono in New York New York; l'immagine col fucile e lo sfondo dei monti nel Cacciatore; la faccia devastata e i guantoni in Toro scatenato. Non sono solo momenti di cinema, ma estetiche precise, consolidate nella coscienza generale. Con un particolare: si tratta, due volte su tre, di violenza. Ma non è "proposta violenta", è racconto estremo per far arrivare l'indicazione, il male rappresentato a favore del bene, e anche un'espressione eroica mimetizzata e un po' imbarazzata. Pacino è diverso. Naturalmente la memoria richiama alcune sue istantanee, ma sono, per lo più, performances perfette. Esempio e storia: forse sono minori. Come nel Padrino, dove l'attore fissa un modello, un precedente al quale attingeranno film e pubblicità. Anche in Serpico è perfetto, così come in Scent of a Woman (con l'Oscar). In Riccardo III rivela un'attitudine colta, persino accademica, rivisitando l'opera di Shakespeare come regista e come attore. Anche il mister-manager di Ogni maledetta domenica fissa un "carattere" che difficilmente sarà sorpassato o rimosso. Pacino-De Niro, dunque, il lavoro è stato ben fatto, gli spazi occupati al meglio, il futuro prenotato.

Controfigura
Li abbiamo visti a Roma per la presentazione del loro film, accanto, al sindaco Alemanno. Pacino era a proprio agio, De Niro era preoccupato dal dover parlare, spiegare, lui che, potendo, starebbe zitto. Robert era trasandato, incurante, capelli ormai solo sale, non sta invecchiando bene, sembra decisamente più grande di Pacino che invece ha tre anni di più: 68 contro 65. Al, capelli tinti, qualche intervento di chirurgia sul viso, invece ha parlato e spiegato con passione. I due certamente gradivano la presenza dell'altro. Ma non era stato così la prima volta insieme, tredici anni fa, quando sul set di Heat – La sfida, avevano costretto il regista Mann ad acrobazie inaudite: quando era presente uno, c'era la controgifura dell'altro. Rivalità. In quel film Pacino era il poliziotto, De Niro il criminale. Il buono e il cattivo. Avrebbero potuto tranquillamente scambiarsi i ruoli. Per la loro attitudine artistica, desunta dal metodo, il ruolo del cattivo era certamente più ambito. Il cattivo dispone di uno spettro di possibilità vastissimo, il male infatti ha più fantasia e imprevedibilità. Il buono è costretto in un contenitore bloccato e statico, le azioni sono limitate. E poi il buono è banale. Il criminale toccò a De Niro. Suppongo che il suo peso fosse superiore a quello del collega-rivale. Adesso sono insieme, in pace e tranquilli, il talento è stato riconosciuto, gli anni hanno attutito la rivalità. Però rimane quel "quanto" senza contorni e definizione, quel sortilegio misterioso che fa sì che il loro nome accomunato in ditta sia qualcosa che si stacca, per esempio, dalla "coppia massima" Clooney-Pitt, che pure pesa moltissimo, pesa di più su molti piani a cominciare dalla cassetta . Ma per questi ultimi trattasi semplicemente di cinema, per De Niro-Pacino il cinema non basta.

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