2001: Odissea nello spazio |
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Un film di Stanley Kubrick.
Con Keir Dullea, Gary Lockwood, William Sylvester, Daniel Richter.
continua»
Titolo originale 2001: A Space Odyssey.
Fantascienza,
Ratings: Kids+16,
durata 140 min.
- USA, Gran Bretagna 1968.
- Warner Bros Italia
uscita lunedì 13 febbraio 2023.
MYMONETRO
2001: Odissea nello spazio
valutazione media:
4,84
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Il mistero di un'altra civiltàdi paolino77Feedback: 1000 | altri commenti e recensioni di paolino77 |
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venerdì 19 agosto 2016 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il film descrive quale potrebbe essere la reazione umana al primo contatto con un'altra intelligenza, che ci potrebbe apparire inconoscibile, perché ogni tecnologia troppo avanti alla nostra sarebbe considerata magia o divinità. L'immortalità biologica sembra essere alla nostra portata, se si aspettano sue o tre secoli. Ma questo significherà che diventeremmo parte animali e parte macchine. Infine interamente macchine, e poi energia. Lo stadio spirituale è la forma finale che l'intelligenza vorrebbe avere. La mitologia umana, che esprime quello che la gente desidera, istintivamente percepisce i vantaggi e la perfezione del puro spirito. All'inizio del film si mostra come il cervello dell'uomo sia sviluppato attraverso l'arma. Il cuore dell'uomo sta nelle armi, la tecnologia è nata a partire dalla scoperta dell'utensile come arma. L'uomo ha creato la macchina. Se la bellezza salverà il mondo, il ruolo delle macchine nel prossimo futuro sarà decisivo. Kubrick pensava che, nella sua intera storia, l'uomo non sia diventato più oggettivo o più razionale, ma rimasto sempre con gli stessi istinti primordiali, anello mancante tra le scimmie primitive e gli esseri umani civilizzati. Egli vedeva l'uomo come semicivilizzato, capace di cooperazione e affetti, ma che sente il bisogno di una nuova e più evoluta forma di vita. L'uomo è in una condizione instabile, e questo gli porta tutta una serie di problemi morali e spirituali. Kubrick lo vede come un fatto evolutivo piuttosto che tecnico. La tecnica può aiutare, ma solo all'inizio. Il regista ha concepito il finale, in coerenza con tutto il film, in modo mitologico. Nei miti l'eroe dopo una serie di esperienze terrificanti rinasce sotto una forma divina o umana più avanzata. Kubrick credeva alla superiorità della pittura e della musica sulla parola. Faceva notare quanto i film e la musica popolare reagissero alle limitazioni del razionalismo. Pensava che una ricchezza di ogni arte fosse nella sua ambiguità, al suo prestarsi alle reazioni soggettive, stimolante e creativa per completare da sé l'opera. Quando nel finale del film Bowman sconfigge la tecnologia e va alla scoperta della verità dell'Universo, vede e sente ciò che le parole non possono descrivere. Kubrick pensava che se il film avesse sortito un effetto sulle emozioni dello spettatore, sul suo subcosciente, sulle sue aspirazioni mistiche, allora sarebbe riuscito nel suo scopo. In ogni caso Kubrick ha inventato qualcosa, ha inventato una forma di espressione: fino ad allora nessuno aveva usato in uno spettacolo filmico gli obiettivi ultraluminosi o illuminato scene dal basso da pavimenti formati da cubi-riflettori. Inoltre è straordinario l'uso degli angolari nelle riprese della prima parte, con proiettori per trasparenti fabbricati dal regista che fornì precise istruzioni per le foto scattate in Africa, con straordinario senso di realismo in primo piano, provato anche dagli attori nello studio.
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