63esima edizione del Festival dei Popoli, il programma dei 73 film. Firenze - 5/13 novembre 2022. Le recensioni, trame, listini, poster e trailer, ordinabili per:
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Un labirinto di scene fantasmatiche per ricoscruire la figura sfuggente del nonnno del regista. Espandi ▽
Il film si apre su una casa che, a partire da alcune foto in bianco e nero, si materializza in uno spazio presente e insieme ancorato a un'altra epoca, quella del nonno Aníbal, di cui l'autore non ha quasi ricordi. Qui inizia la ricerca del film, intento a ricostruire una figura sfuggente del passato attraverso l'accumulazione delle immagini familiari. In questo processo emerge per associazioni mentali un racconto di Jorge Luis Borges ("In cerca di Averroé"): un testo che si fa riflesso della ricerca dell'autore, declinata attraverso il visuale piuttosto che attraverso le parole della traduzione. Recensione ❯
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Servendosi di minuziosi frammenti di film di famiglia, il regista intarsia una riflessione struggente sull'effimera persistenza delle immagini in cui si dissolve l'eterno presente delle nostre vite. Espandi ▽
È possibile quantificare la qualità della nostra esistenza? Di cosa è fatto il nostro stare al mondo? Di quante case, spiagge, montagne, famiglie; di quanti letti, cani, fratelli, tramonti ci componiamo? Di quanti amori e di quanti tradimenti? Di quanti sogni e di quanti rimpianti? Quanto non detto dice di noi? E in quali abitudini ci riconosciamo e veniamo riconosciuti, oltre quelle che ci codificano all'esterno e quelle che conosce solo la nostra intimità segreta? Dietro quali apparenze siamo ciò che siamo? Dove si rivela il nostro io più profondo? Recensione ❯
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Nell'oscurità ha luogo uno strano e doloroso rituale. Espandi ▽
Una figura solitaria scava una tomba nel cuore della notte, in una dimensione ai confini del reale, tra sogno e realtà. Senza dialoghi e senza suoni che non siano il vento, il crepitio del fuoco e il raschiare di una pala contro la terra secca, entriamo in un universo oscuro e misterioso, forse maledetto, dove ogni oggetto sembra infestato da un significato appena percepibile, portatore di istanze ataviche. La testa di una vecchia bambola, un pettine, un rossetto: reliquie il cui linguaggio silenzioso parla della vita e, soprattutto, della scomparsa dei loro proprietari originari. Quasi un'invocazione delle loro anime, tra il mare e il deserto. Recensione ❯
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Un doc che riesce a portare nella realtà dell'isola-carcere di Gorgona con la giusta discrezione e il necessario equilibrio. Documentario, Italia, USA2022. Durata 91 Minuti.
Un sguardo sull'isola-carcere della Gorgona, unico esempio europeo di questo tipo di penitenziario. Espandi ▽
Sull'isola di Gorgona, che si trova a 19 miglia dalle coste della Toscana, c'è un penitenziario del tutto particolare che è concepito come una colonia agricola dove i detenuti svolgono diverse attività come quella, per esempio, di coltivare l'orto, fare il pane oppure occuparsi del bestiame. Sul posto non c'è praticamente nulla. L'unica residente è Luisa Citti, discendente di una delle famiglie che hanno vissuto nel luogo dall'Ottocento. Nella casa di reclusione c'è il direttore Carlo Mazzerbo che dialoga con i detenuti. A Gorgona non possono essere ammessi chi fa parte della criminalità organizzata né chi ha problemi di tossicodipendenza.
Sembra un film fermo nel tempo. Gorgona però non è, soltanto, né un documentario carcerario, né sul luogo. Emergono piuttosto le persone che si trovano lì. I volti, le attività quotidiane già raccontano molto della loro storia, integrata poi dai racconti davanti la telecamera.
Premiato come miglior documentario al 63°Festival dei Popoli, Gorgona porta dentro la realtà dell'isola-carcere con la giusta discrezione, il necessario equilibrio. Il documentario, il cinema, sono però soltanto un passaggio temporaneo. Ciò che sembra contare, per Tibaldi, è mostrare un'esperienza che resterà per sempre. Recensione ❯
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Pregevole documentario che ripercorre le complesse modificazioni sociali degli USA durante il 2020, catturando il senso di disagio di una nazione. Documentario, USA, Italia2022. Durata 70 Minuti.
Oggettiva cronaca dei complessi fenomeni sociali verificatisi nel 2020 negli Stati Uniti. Espandi ▽
A partire dal discorso del 4 luglio dell’allora presidente Donald Trump, i registi ci sballottano di qua e di là per i cinquanta stati della vecchia gloria per cercare di capire le ragioni seminali del movimento black lives matter, della furia iconoclasta verso le statue di Colombo e l’annosa questione dello sterminio della comunità indiana d’America. Ciriaci e Liptzin cercano di guidarci, attraverso le voci e le testimonianze delle persone, alla comprensione delle ragioni seminali di questi sconvolgimenti sociali: la loro operazione è chiaramente animata dalla convinzione di poter comprendere meglio la realtà nel momento in cui la si esamina tassello per tassello, con una regia senza sbavature illuminata da una fotografia chirurgica. Stonebreakers è un lavoro pregevole, che pur esplorando tematiche già ampiamente trattate riesce a lasciare qualcosa dietro di sé: instilla nello spettatore una sensazione impalpabile di disagio e di impermanenza, catturando magistralmente l’anima dell’America contemporanea. Recensione ❯
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La storia di un gruppo di persone che vive nel deserto della California. Espandi ▽
Nasce da un percorso di passione personale, questo viaggio nella California profonda alla scoperta di un’idea di città nata e poi morta e poi trasformata in qualcosa d’altro. I materiali li ha girati sul posto la filmmaker italiana Susanna della Sala, che ora li assembla in un documentario di esplorazione molto efficace nel dipingere lo spirito e la filosofia di un luogo residuale. “Una baia di sale e decadimento” la definisce in una composizione rap-poetica uno dei residenti di Bombay Beach. Le difficoltà nel viverci sono ben evidenti, tra il lago inquinato che va prosciugandosi, le case abbandonate di chi è scappato e la scarsità dei rifornimenti nel deserto. Il film è però più dell’assurda cronaca di uno scempio geografico per mano dell’uomo, e trova notevoli punti di interesse antropologico su come l’umanità stessa sappia raccontare il proprio cambiamento. Recensione ❯
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La drammatica condizione dei migranti in un documentario che sa restituire a pieno lo sguardo dei veri protagonisti. Documentario, Italia, Gran Bretagna, Germania2022. Durata 68 Minuti.
I registi incontrano i migranti della cosiddetta "rotta balcanica" in un viaggio verso la speranza. Espandi ▽
Ogni anno migliaia di persone in fuga dai Paesi del Medio Oriente tentano di raggiungere l’Europa occidentale, percorrendo la cosiddetta rotta balcanica. Osservando le tappe del difficile viaggio e ricorrendo anche al found footage (girato dai protagonisti con i loro smartphone), il documentario cala lo spettatore nella drammatica condizione dei migranti. Il racconto procede per immagini fortemente suggestive e attraverso le testimonianze di persone disposte o costrette (spesso le due cose coincidono) a convivere con la fatica e gli stenti pur di inseguire una meta che si rivela molto difficile da raggiungere. L’intento del docufilm non è quello di inquadrare il fenomeno della migrazione in una prospettiva geopolitica, ma di immergere lo spettatore nella condizione dei protagonisti e di restituire il loro sguardo. Recensione ❯
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Il racconto dei lunghi tragitti che gli aspiranti infermieri fanno dal sud al nord dell'Italia. Espandi ▽
Ogni mese centinaia di infermieri disoccupati viaggiano dal sud al nord dell'Italia in cerca di un lavoro fisso: partono per andare a tentare un esame da infermieri che permetterebbe loro di cambiare vita, di abbracciare finalmente l'agognata stabilità economica. In realtà i posti disponibili sono pochissimi e in molti torneranno a mani vuote, magari ritentando più avanti la fortuna. Due di questi aspiranti infermieri, messi momentaneamente da parte i sogni, organizzano viaggi con i bus notturni, in una versione aggiornata dei viaggi della speranza che hanno segnato la prima grande migrazione italiana dal Meridione al Settentrione. Recensione ❯
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Un ragazzo emigrato in Italia dal Burkina Faso, torna nella sua terra natale, si sposa ma dovrà poi far ritorno nella terra che gli dà lavoro. Espandi ▽
Sokuro ha da poco compiuto 25 anni e vive in una cittadina del nord Italia con suo padre e il fratello minore Nassir. Emigrato dal Burkina Faso quindici anni prima, decide di fare visita a sua madre, rimasta nel villaggio natale. Qui sposa la giovane Guienne, riallacciando così i rapporti con il proprio paese d'origine. Tuttavia, poco dopo il matrimonio, Sokuro è costretto a rientrare in Italia per continuare a lavorare. In attesa che sua moglie abbia i soldi e i documenti in regola per raggiungerlo nel pays des blancs, torna alla routine lavorativa e familiare. Come loro, Sokuro vive da straniero in una terra che lo ha visto crescere. È l'inizio di una tormentata relazione a distanza che vede le esistenze dei due giovani divise tra le speranze dell'emigrazione e le contraddizioni delle tradizioni rurali. Recensione ❯
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Un diario personale che riporta la protagonista all'adolescenza quando tutto cambia. Non solo per lei. Espandi ▽
A sedici anni tutto è bianco o nero, il corpo cambia, desidera, l'adolescenza è un'infatuazione che brucia in fretta. Assemblee, occupazioni, manifestazioni, amori che finiscono troppo presto, come stelle comete, per lasciare il posto ad altri che durano troppo a lungo, per diventare ferite mai rimarginate. Poi la vita che cambia: la scoperta che le persone possono mutare opinione sulle cose, anche quelle importanti, e che possono discutere e non trovare mai un accordo. Il mondo adulto che fa breccia nella giovinezza con i primi soprusi e lo spettro dei compromessi che gettano un'ombra cupa sul furore dell'idealismo.
Da una stanza d'ospedale prende avvio un viaggio a ritroso nel tempo che restituisce sostanza ai ricordi con la grazia dell'acquarello e il nitore della china. Un diario in personale in forma di memoriale velato che ha la translucenza dei sogni, accompagnato dalle parole e dai disegni della regista a raccontare un momento cruciale di maturazione esistenziale e politica sullo sfondo di un'Italia che cambia a sua volta, testimone dell'ascesa di Berlusconi e dello sfacelo di Genova durante il G8. Recensione ❯
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Un'autofiction rigorosa che riscrive e rimette a fuoco un decennio di conquiste sociali supersoniche. E altrettante contraddizioni. Documentario, Drammatico - 2022. Durata 61 Minuti.
La scrittrice francese Annie Ernaux, Premio Nobel 2022 per la Letteratura, ci apre il baule dei ricordi, tirando fuori video amatoriali girati tra il 1972 e il 1981. Espandi ▽
Nel 1972 Annie Ernaux e suo marito Philippe, rispettivamente insegnante (non ancora scrittrice) e segretario comunale, vivono ad Annecy. Quando acquistano una cinepresa Super 8, tra le novità tecnologiche portatili di quegli anni, a filmare è quasi sempre Philippe. Dopo la separazione tra i due, nei primi anni '80, quelle immagini rimangono a lungo non viste, finché non vengono riportate alla luce dal figlio David. Si tratta di istantanee di vita familiare, ricorrenze, escursioni all'aperto e di alcuni viaggi compiuti dai quattro tra il 1972 e il 1981. Il figlio David (1968) ne immagina un nuovo assemblaggio, se pure osservando l'ordine cronologico e propone alla madre di apporre ad esse un commento critico, antidescrittivo, da incidere con la propria voce narrante.
Una nuova narrazione, con l'occhio dell'autrice riconosciuta, che ha il lusso e l'onere di potersi riguardare con la distanza non solo temporale ma emotiva con cui scrive i propri libri.
Una autofiction rigorosa, quasi un documentario naturalista, scientifico, non privo di punti di tensione, che sul piano della colonna audio non lascia spazio a facili commozioni - moderati gli interventi sonori e rumoristici sulle immagini altrimenti mute (ma la playlist di riferimento è nominata, a favore di chi vuole recuperarla). Recensione ❯
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Primo e unico film della regista, un capolavoro sospeso e rarefatto sulla vita di campagna nel nord del Portogallo. Espandi ▽
A Lanheses, un villaggio nel nord del Portogallo, quattro famiglie di contadini iniziano la loro giornata. Le donne anziane preparano la colazione per i numerosi bambini e per gli uomini pronti a partire per il lavoro nei campi. La giornata prosegue in un soffio, dalla mattina alla sera, accompagnata dalla luce del giorno e dal vento che soffia tra gli alberi e increspa l'acqua del fiume. Solo il suono delle campane richiama un'altra dimensione, di festa e di riposo: l'interruzione di un ritmo che è anche la sua stessa conservazione. Con straordinaria precisione, la portoghese Manuela Serra realizza un'opera prima misteriosa e potente, sul respiro del mondo e la capacità del cinema di captarne il primigenio movimento, in nome di una tensione cinematica che pone al centro il tempo interno delle inquadrature. "Capolavoro nascosto" della storia del cinema e (purtroppo) unico film della regista. Recensione ❯
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Il racconto di Maria M., immigrata dalla Basilicata in Germania, in un film chiave sulla condizione della donna negli anni '70. Espandi ▽
Con un titolo emblematico, la regista svizzera - che ha lavorato a lungo nell'ambito del documentario d'indagine sociale - firma un film fondamentale per la condizione della donna negli anni Settanta. Colpita dall'assenza delle mogli degli immigrati italiani nel tessuto urbano di Francoforte, va alla ricerca di chi tiene a bada la famiglia, tra pulizie, cene e figli da crescere, rigorosamente dietro le tende di casa. Scopre storie piene di paure da superare e di conflitti da risolvere, tanto che nessuna accetta di apparire sullo schermo, ma da questa impossibilità nasce anche la forza del film: il racconto di Maria M. si incarna in un'altra donna che ne rivive il disagio di non saper parlare la lingua, la difficoltà di arrangiarsi con pochi soldi, l'ansia per i figli che continuano ad aumentare... Un'opera cruciale sul retaggio maschilista degli italiani e sul nostro passato da migranti. Recensione ❯
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Il primo film cubano diretto da una regista donna. Sara Goméz riflette sulla società cubana durante la Rivoluzione, raccontando come gli atteggiamenti radicati nella cultura cubana sulle questioni della razza, delle classi sociali e dei rapporti di genere siano la vera minaccia per una società fondata sull'equità. Recensione ❯
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