Ripley

Film 2024 | Drammatico, Thriller

Regia di Steven Zaillian. Una serie con Andrew Scott, Dakota Fanning, Johnny Flynn, Francesca Romana Bergamo, Renato Solpietro. Cast completo Genere Drammatico, Thriller - USA, 2024, - MYmonetro 2,25 su 2 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. STAGIONI: 1 - EPISODI: 8

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Ultimo aggiornamento martedì 9 aprile 2024

Una serie televisiva basata sui romanzi di Patricia Highsmith aventi per protagonista il personaggio di Tom Ripley.

Consigliato nì!
2,25/5
MYMOVIES 1,50
CRITICA
PUBBLICO 3,00
CONSIGLIATO NÌ
Nel tentativo di restare fedele al romanzo della Highsmith, la serie costruisce una narrazione piatta e unidimensionale.
Recensione di Gabriele Prosperi
venerdì 5 aprile 2024
Recensione di Gabriele Prosperi
venerdì 5 aprile 2024

Tom Ripley (Andrew Scott) è un giovane americano dotato di un'ingegnosità senza scrupoli, che si trasferisce in Italia con l'incarico di persuadere il ricco erede Dickie Greenleaf (Johnny Flynn), lì con la sua compagna Marge Sherwood (Dakota Fanning), a ritornare negli Stati Uniti. La sua abilità nel mentire, truffare e assumere identità altrui lo porta su un percorso oscuro di inganni e crimini, mentre cerca di inserirsi nella vita bohémien dell'Italia degli anni '50, tessendo una rete sempre più complessa di relazioni e falsità.

Nel corso di quasi settant'anni il personaggio di Tom Ripley, creato dalla penna incisiva di Patricia Highsmith, ha assunto varie incarnazioni cinematografiche, offrendo al pubblico interpretazioni tanto divergenti quanto affascinanti della sua complessità.

La nuova serie Netflix - che originariamente doveva essere distribuita da Showtime - tenta nuovamente di catturare l'essenza di questo camaleontico anti-eroe, e si inserisce così in un dibattito complesso sull'adattabilità di personaggi e narrativa da testo a schermo.

Sin dalle prime scene la serie, interamente ideata e diretta da Steven Zaillian, offre un ritratto di questo Ripley volutamente piatto e unidimensionale. È vero, da un lato il bianco e nero che contraddistingue la serie, la scelta del punto di vista di Ripley, che inevitabilmente porta a un paesaggio deficitario di personaggi (ovvero di relazioni ed emotività) sembrerebbe corrispondere, a primo acchito, all'anti-eroe di Highsmith, ma paradossalmente una piena adesione al suo "tono" psicologico rende il personaggio asettico e, egli stesso, "in bianco e nero".

Questa riduzione del personaggio "a sé stesso" diventa il principale problema della serie, tradendo l'intento - dichiarato dal regista - di scongiurare una rappresentazione di Ripley come di un sociopatico. La piattezza, in realtà, porta purtroppo proprio a questo: mancando un approfondimento sulle relazioni coi personaggi comprimari, ecco che il protagonista sparisce dal tessuto narrativo. Allo stesso modo viene sovvertito uno dei caratteri decisamente più lodevoli della serie: la fotografia di Robert Elswit - frequente collaboratore di Paul Thomas Anderson (e vincitore di un Oscar grazie a There Will Be Blood, 2007). Elswit è infatti pienamente in grado di catturare l'essenza dei paesaggi italiani, fondamentali nel romanzo, ma a poco servono se la cultura italiana, il chiasso italiano, tutti quegli elementi che dovrebbero abitare quei paesaggi sono, sostanzialmente, assenti per privilegiare un rapporto intimo tra cinepresa e protagonista.

Questa riduzione del personaggio a una figura malata, priva delle sfumature e della complessità morale che lo caratterizzano, è la maggiore debolezza dell'adattamento, insieme ad altri elementi apparentemente lodevoli - come la fedeltà agli eventi del romanzo, e la conseguente attenzione data all'arte italiana - che si trasformano così da punti di forza a talloni d'Achille.

Come già detto, il personaggio è mutato di decennio in decennio, di attore in attore, in un panorama variegato di interpretazioni, che vanno dall'iconica performance di Alain Delon nella versione di René Clément (Delitto in pieno sole, 1960) - che fornisce forse la lettura più "eterosessuale" di un romanzo sostanzialmente queer, benché la bellezza eterea di Delon, in qualche modo, era in grado di sfidare le convenzioni dello sguardo maschile, dato che attirava più lui l'attenzione delle sue co-protagoniste femminili - all'intensa e tormentata rappresentazione offerta da Matt Damon nel film di Anthony Minghella (Il talento di Mr. Ripley, 1999). Da citare, sicuramente, anche L'amico americano (1977) di Wim Wenders - dove l'anti-eroico Dennis Hopper si trasforma in una sorta di schermo per le ossessioni del regista riguardo alla cultura americana, riecheggiando il suo Easy Rider (1969) - e Il gioco di Ripley di Liliana Cavani (2002), che seppe far emergere la natura dandy del personaggio.

Questi adattamenti, pur divergendo in termini di fedeltà e interpretazione, seppero d'altro canto catturare, ciascuno a suo modo, l'essenza ambigua e sfuggente di Ripley, evidenziando la sua capacità di adattarsi e manipolare, ma anche di riflettere sul proprio senso di identità e appartenenza. E qui sta la bellezza del personaggio di Tom Ripley, nella sua adattabilità, che lo rende un personaggio simbolo, un paradigma del processo stesso di adattamento. Il cameo di John Malkovich nella serie Netflix viene presentato da Zaillian come un ponte tra questa nuova interpretazione e quella più matura e cinica offerta da Malkovich stesso nel film di Cavani, tuttavia, questa continuità tematica e visiva non è sufficiente a colmare le lacune percepite nella rappresentazione del personaggio principale.

Cosa rende un testo derivato un buon adattamento? È la sua coerenza, o aderenza, al racconto originario, oppure la sua interpretazione? Tom Ripley può aiutarci a rispondere: la flessibilità e l'adattabilità del personaggio, come concepito da Patricia Highsmith, deriva dai suoi stessi caratteri psicologici. Ripley è descritto come un personaggio il cui genere e sessualità trascendono le definizioni o, come direbbe Judith Butler, è una «fantasia istituita e inscritta sulla superficie dei corpi». Lo testimoniano le sue diverse incarnazioni, che presentano ogni volta nuove sfaccettature della mascolinità. Ma soprattutto è la performatività del personaggio a definirlo: Ripley si diverte a flirtare, a falsificare, a fare imitazioni, abbracciando una varietà di generi e stili; si maschera da marito, vive in un mondo liberale di artisti queer e bohémien, passa attraverso diversi ruoli maschili. In altre parole, dimostra costantemente la sua capacità di adattarsi e trasformarsi in base alle circostanze.

In questa ultima trasposizione di Ripley si è puntato a una stretta fedeltà al materiale originale. Questo tentativo di aderenza scrupolosa, tuttavia, si traduce in una narrazione che procede per causa ed effetto in modo talmente diretto da semplificare eccessivamente la complessità e le sfumature presenti nel testo di Highsmith. Al contrario, i precedenti adattamenti hanno saputo distanziarsi con successo dalle premesse del testo sorgente per esplorarne i temi in modi nuovi e significativi. Il film di Wenders, per esempio, utilizza Ripley più come veicolo per le proprie intenzioni narrative che non come tentativo di fedele trasposizione, mentre l'opera di Minghella negozia con il materiale originale in modo da approfondire tematiche quali la queerness e l'omosessualità del protagonista, offrendo una lettura visiva del suo conflitto interno e della repressione attraverso simboli potenti come l'armadio chiuso (che compare nel film traducendo visivamente, e invertendolo, il "coming-out of the closet"), senza però tradire l'essenza del personaggio, anzi arricchendola. La domanda da farsi, allora, è: vale la pena aderire rigidamente a un testo, o è più produttivo dialogare con esso?

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Inganni, frode e omicidi.
Overview di Silvia Guzzo
martedì 19 marzo 2024

Nel 1999 Anthony Minghella (il regista de Il paziente inglese) dirigeva Matt Damon, Gwyneth Paltrow e Jude Law in un film che ancora oggi non smette di affascinare spettatori e cineasti: Il talento di Mr. Ripley. Liberamente ispirato all'omonimo romanzo di Patricia Highsmith - già portato sullo schermo nel 1960 con l'interpretazione di Alain Delon in Delitto in pieno sole di René Clément - il lungometraggio ha recentemente influenzato il chiacchieratissimo Saltburn, opera seconda della regista Emerald Fennell. Dopo il thriller Una donna promettente, Fennell ha infatti consegnato all'irlandese Barry Keoghan un ruolo molto simile a quello interpretato da Matt Damon nel '99 e a Jacob Elordi il compito di dar vita a una versione ancor più fascinosa del ricco ereditiere cui prestava il volto Jude Law.

La storia, ambientata all'inizio degli anni '60, racconta le vicende di un diabolico truffatore di New York di nome Tom Ripley, assunto da un uomo facoltoso con l'obiettivo di recuperare Dickie, il figlio vagabondo scappato in Italia. Per Ripley inizia così un viaggio tumultuoso, ricco di colpi di scena, inganni e omicidi.

Dopo Clément, Minghella e Fennell, è ora Steven Zaillian a raccogliere l'eredità del romanzo di Highsmith per raccontare in 8 episodi in bianco e nero l'inquietante vita di Tom Ripley.
Creatore, sceneggiatore e regista della serie, Zaillian ha scritto film come Schindler's List, Hannibal, Gangs of New York, American Gangster e The Irishman.
Nei panni dell'iconico protagonista ci sarà Andrew Scott, reduce dal successo di Estranei e già amatissimo per il ruolo dell'hot-priest nella pluripremiata serie di Phoebe Waller Bridge Fleabag e per quello del Professor Moriarty in Sherlock. Scott ha fatto intendere che Ripley non tralascerà alcuni dei temi queer presenti nel testo originale. Nel corso di un'intervista, ha dichiarato di non essere sicuro che Tom Ripley si sentirebbe a proprio agio in un bar gay. Ciononostante, Scott afferma di non credere che sia etero; è infatti un uomo strano, complesso, qualcosa di ulteriore rispetto a quello che viene mostrato. Il fascino del personaggio risiede proprio nel fatto che non si conosce nulla di lui, non si sa quale sia il suo rapporto con il sesso, con la morte, con la famiglia oppure con gli amici: per questo motivo è stato interessante interpretarlo, ha riferito Scott.
Accanto a lui star come il cantante Johnny Flynn nel ruolo di Dickie Greenleaf (il fascinoso ereditiere che Ripley raggira, interpretato in precedenza da Jude Law) e Dakota Fanning, nei panni della sua fidanzata Marge (Gwyneth Paltrow nel cult del '99). Nel cast anche l'italianissima Margherita Buy e John Malkovich, che aveva a sua volta interpretato Tom Ripley nell'adattamento cinematografico del terzo romanzo, Il gioco di Ripley, diretto nel 2002 da Liliana Cavani.

In arrivo su Netflix il 4 aprile 2024, la serie ha avuto una genesi piuttosto travagliata. È stata infatti annunciata per la prima volta nel 2021 e nello stesso anno si sono svolte le riprese in Italia. Da allora Ripley è passata da Showtime a Netflix e per un po' di tempo non si sono avute notizie circa la sua data d'uscita. Ora che lo spettacolo è in procinto di approdare sul piccolo schermo, l'attesa è alle stelle. Chissà se lo show sarà rinnovato per ulteriori stagioni: se così fosse, potremmo forse vedere trasposti anche i materiali appartenenti agli altri romanzi della serie incentrata sull'oscuro truffatore.

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RECENSIONI DALLA PARTE DEL PUBBLICO
mercoledì 17 aprile 2024
giupili

Nel marasma di film e serie tv dove più che la storia conta il comparto effetti digitali emerge una serie tv anomala Ripley riadattamento di un romanzo notissimo già portato sul grande schermo in un bel film di Anthony Minghella. Ripley racconta le vicende di un truffatore seriale che da New York giunge nell'Italia dei primi anni 60 con i dischi di Mina e i mitici bus Fiat 306.

mercoledì 17 aprile 2024
giupili

Se aderire rigidamente al testo significa rifiutare gli stereotipi narrativi usurati delle serie tv moderne come ha fatto Zaillian in Ripley raccontando una storia in modo assolutamente atipico rispetto agli standard attuali allora vale la pena sicuramente.

NEWS
TROVASTREAMING
domenica 31 marzo 2024
 

Da Sugar a Ripley, da Il clandestino a Il re, ecco il calendario delle principali uscite sulle piattaforme digitali. Vai all’articolo »

OVERVIEW
martedì 19 marzo 2024
Silvia Guzzo

Una serie televisiva basata sui romanzi di Patricia Highsmith aventi per protagonista il personaggio di Tom Ripley. Dal 4 aprile su Netflix. Vai all'articolo »

NETFLIX
lunedì 4 marzo 2024
 

Regia di Steven Zaillian. Una serie con Andrew Scott, Dakota Fanning, Johnny Flynn, Francesca Romana Bergamo, Renato Solpietro. Dal 4 aprile su Netflix. Guarda il trailer »

NETFLIX
martedì 30 gennaio 2024
 

Regia di Steven Zaillian. Una serie con Andrew Scott, Dakota Fanning, Johnny Flynn, Francesca Romana Bergamo, Renato Solpietro. Dal 4 aprile su Netflix.  Guarda il trailer »

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