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Nel marasma di film e serie tv dove più che la storia conta il comparto effetti digitali emerge una serie tv anomala Ripley riadattamento di un romanzo notissimo già portato sul grande schermo in un bel film di Anthony Minghella. Ripley racconta le vicende di un truffatore seriale che da New York giunge nell'Italia dei primi anni 60 con i dischi di Mina e i mitici bus Fiat 306. E' girato in bianco e nero e già questo la dice lunga. L'altra caratteristica è il ritmo lentissimo con cui vengono descritti gli eventi (senza spoilerare c'è un episodio intero di un'ora che descrive un omicidio e il modo in cui il protagonista si disfa del corpo). Ma l'effetto è ipnotico il protagonita Andrew Scott affascina per il suo modo di fare ambiguo e sfuggente per i suoi movimenti misurati i suoi sorrisi inquietanti. La regia prende a prestito molto dal cinema italiano: Fellini Rossellini e in parte anche Sorrentino. I fatti si svolgono fra Roma e Napoli dentro ville e palazzi d'epoca. L'inquadratura stacca spesso su particolari: una statua un vecchio ascensore un portone un quadro di Caravaggio. Il risultato è una serie tv diversa dalle altre atipica ma non di meno interessante e assolutamente da vedere. Ripley è su Netflix.
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