Considerato uno dei più talentuosi, versatili e acclamati attori irlandesi della sua generazione, Andrew Scott persegue una carriera che si distingue per la straordinaria capacità di attraversare con naturalezza i confini tra teatro, televisione e cinema, portando in scena personaggi complessi, seducenti e spesso ambigui.
La sua interpretazione di Moriarty, celebre antagonista della serie britannica Sherlock, lo ha consacrato al grande pubblico, valendogli un BAFTA come miglior attore non protagonista televisivo. Successivamente, ha conquistato la critica internazionale con un ruolo televisivo che ha mescolato spiritualità e desiderio (il sacerdote di Fleabag), ottenendo una nomination al Golden Globe e vincendo il Critics' Choice Television Award per la sua ironia.
Anche in ambito teatrale, Scott ha lasciato un segno indelebile. La sua performance nella commedia classica "Il divo Garry" al The Old Vic gli ha fatto ottenere il Laurence Olivier Award come miglior attore protagonista, mentre il ruolo drammatico al Royal Court Theatre in "A Girl in a Car with a Man" gli ha valso lo stesso prestigioso riconoscimento, confermando l'assoluta eleganza espressiva, l'intelligenza scenica e la sua dedizione a ruoli che sfidano le convenzioni, rendendolo uno degli attori più rispettati e richiesti del panorama internazionale.
Dotato di una recitazione intensamente istintiva, è capace di fondere precisione tecnica e vulnerabilità emotiva con una naturalezza disarmante, in uno stile che alterna momenti di silenzio carico a esplosioni verbali calibrate, sempre al servizio della tensione narrativa. Lavorando con una profonda consapevolezza del ritmo interiore dei personaggi e scavando nelle loro contraddizioni senza mai renderli caricaturali, modula la sua voce con estrema finezza, trasformandola in uno strumento drammatico e seduttivo, mentre lo sguardo resta uno dei suoi tratti più incisivi: diretto, inquieto, spesso capace di suggerire più di quanto venga detto.
Studi
Nato a Dublino nel 1976, figlio di un'insegnante d'arte e di un impiegato in un ufficio di collocamento, Andrew Scott cresce nella capitale irlandese assieme alle due sorelle, in un ambiente fortemente cattolico, salvo poi professarsi ateo una volta cresciuto.
Studente del Gonzaga College, parallelamente prese a frequentare, nei fine settimana, i corsi di recitazione dell'Ann Kavanagh's Young People's Theatre di Rathfarnham, trovando i primi lavori negli spot pubblicitari.
Il debutto sedicenne
A sedici anni, entra nel cast dello spettacolo "Brighton Beach Memoirs" di Neil Simon, diretto da Rita Tieghe, e ne ha diciassette quando viene scelto per il suo primo ruolo da protagonista nel Korea (1995) di Cathal Black.
Intanto, continua a studiare recitazione al Trinity College della sua città, abbandonandola però dopo sei mesi per unirsi all'Abbey Theatre di Dublino, prima di trasferirsi a Londra all'età di ventidue anni.
La carriera teatrale
Con l'Abby Theatre metterà in scena pilastri del palcoscenico come "Sei personaggi in cerca d'autore" di Pirandello, "Una donna senza importanza" di Oscar Wilde e poi "Le nozze di Figaro", "Occidente solitario" di Martin McDonagh, "Lungo viaggio verso la notte" diretto da Karel Reisz, "Dublin Carol" e "The Secret Fall of Constance Wilde" (2000).
Con il trasferimento londinese, si faranno invece più frequenti le sue apparizioni all'Old Vic e al Royal Court Theatre grazie a "Crave", al già citato "A Girl in a Car with a Man", "Dying City", "Pencil", "Cock", "Birdland", "Design For Living", fino al premiato "Il divo Garry".
Sbarcato a Broadway, porterà in scena "The Vertical Hour", diretto da Sam Mendes, e "Vanya" all'Off-Broadway, poi lavorerà al National Theatre di Londra in "Cesare e Galileo" e "Sea Wall", ottenendo importantissimi riconoscimenti che ne accresceranno la fama.
Al cinema
Cinematograficamente, continuerà a lavorare parallelamente agli impegni teatrali in pellicole di vario genere (Drinking Crude, The Tale of Sweety Barrett, Nora).
Apparso in Salvate il soldato Ryan (1998) di Steven Spielberg, sarà diretto da Robert Quinn in Dead Bodies, dove mostrerà già da allora una notevole capacità di incarnare personaggi ambigui e tormentati, anticipando la profondità psicologica che avrebbe caratterizzato il resto della sua carriera.
Dopo alcuni cortometraggi (Chasing Cotards, Silent Things) e film indipendenti inglesi, recita nella commedia corale The Stag - Se sopravvivo mi sposo (2013) di John Butler, dove offre una prova comica brillante, interpretando un uomo sopra le righe che destabilizza il gruppo di amici di cui fa parte con energia e sarcasmo. Lo stesso anno, partecipa a Locke, mentre l'anno successivo viene diretto da Ken Loach in Jimmy's Hall - Una storia d'amore e libertà.
Libraio gallese riservato e omosessuale in Pride (2014), dà il massimo in una parte contenuta ma significativa, rappresentando il dignitoso silenzio di chi ha sofferto di discriminazioni e ha trovato nel collettivo LGSM (Lesbians and Gays Support the Miners) una nuova famiglia. Sobrio e dolce, trasmetterò allo spettatore un senso di appartenenza e di riscatto, contribuendo all'energia corale del film e celebrando l'unione tra comunità diverse in nome della solidarietà.
Nel 2015, entrà nella saga di James Bond con Spectre, diretto da Sam Mendes, poi sarà nel cast di Victor - La storia segreta del Dott. Frankenstein, di Alice attraverso lo specchio (2016), La verità negata (2016) di Mick Jackson, dove viene considerato uno degli elementi portanti più promettenti del cast (Rachel Weisz, Tom Wilkinson, Timothy Spall), ma anche di Handsome Devil (2016), dove ha vestito i panni di un insegnante gay in un collegio maschile, diventando mentore e figura di riferimento per il protagonista (Fionn O'Shea). La critica apprezzò enormemente la sua delicatezza, la sua forza morale e la sua capacità di rappresentare l'identità queer della quale fa parte con autenticità.
Dopo una serie di pellicole inedite in Italia (This Beautiful Fantastic, The Deliquent Season, A Dark Place), ritorna davanti alla cinepresa di Sam Mendes per 1917 (2019), offrendo una performance che esplora il legame tra genitore e figlio in Cognition, diretto da Ravi Ajit Chopra e ambientato in un futuro distopico. I critici cinematografici inglesi lodano la maniera in cui ha trasmesso emozioni con gesti minimi, rendendo il suo personaggio credibile e commovente.
Nel 2022, Lena Dunham lo vuole nel ruolo del re padre della protagonista del suo Catherine, mentre in Steel Country recita il ruolo di Donald, camionista solitario e affetto da autismo, che si trasforma in un detective improvvisato per indagare sulla misteriosa morte di un bambino, spinto da un senso di giustizia personale. Anche in questo caso, la critica considera il suo lavoro impeccabile per la profondità psicologica usata nella restituzione di un uomo emarginato e ossessivo, attraverso una recitazione intima e crepuscolare, qui costituita principalmente da gesti minimi e sguardi inquieti, che non indulgono mai nel sentimentalismo.
Superlativo oltre ogni dubbio in Estranei (2023), diretto da Andrew Haigh, è Adam, uno sceneggiatore solitario che vive in un palazzo quasi vuoto nella Londra contemporanea, ma che vede la sua vita cambiare quando incontra un giovane vicino e, parallelamente, inizia a rivivere momenti con i genitori morti, come se fossero ancora vivi. Acclamato per aver saputo rendere tangibile il dolore della perdita, il desiderio d'amore e la confusione tra realtà e memoria, non si ferma e, nel 2025, recita in Back in Action, Wake Up Dead Man - Knives Out di Rian Johnson e, soprattutto, in Blue Moon di Richad Linklater, che gli fa ottenere l'Orso d'Argento alla Berlinale per la migliore interpretazione maschile nei panni del celebre compositore Richard Rodgers, alle prese con la definitiva rottura del suo sodalizio artistico con Lorenz Hart (Ethan Hawke) in una serata cruciale della loro vita. Teso, orgoglioso e pieno di rimpianto, il suo Rodgers è calibrato, trattenuto e carico di pause, nonché generatore di una chimica drammatica potente.
Il piccolo schermo
Attivo anche nel piccolo schermo, comincia a recitare nel 1995 nel film tv Budgie di Peter Butler e, dopo alcuni lungometraggi televisivi, ha un piccolo ruolo in Band of Brothers - Fratelli al fronte (2001).
Un Moriarty da culto
Parteciperà poi alle miniserie Nuclear Secrets (2007) e John Adams (2008) e al film tv Lennon Naked - Essere John Lennon (2010), fino allo straordinario lavoro in Sherlock, trasmesso sulla BBC dal 2010 al 2017, su James Moriarty, iconico antagonista del detective Sherlock Holmes.
Scott reinventa il personaggio letterario con una miscela esplosiva di genialità, sadismo e teatralità, rendendolo uno dei villain più memorabili della televisione contemporanea. La sua versione di Moriarty è un "Napoleone del crimine". Moderno, imprevedibile e disturbante, sfida Sherlock non solo sul piano intellettuale ma anche su quello emotivo e morale. Infondendo al personaggio un'energia maniacale e una freddezza calcolata, alternando momenti inquietanti a esplosioni di follia controllata, in un'interpretazione che ha ridefinito il concetto di nemesi, ha conquistato il pubblico con il suo carisma sinistro.
La sua performance gli ha valso il BAFTA Television Award come miglior attore non protagonista e ha contribuito in modo decisivo al successo globale della serie, accanto a Benedict Cumberbatch e Martin Freeman.
Sarà poi Re Luigi di Francia in The Hollow Crown, portando in scena una recitazione regale e contenuta, molto simile a quella del film tv King Lear (2018), diretto da Richard Eyre. Protagonista dell'episodio "Smithereens" della serie antologica Black Mirror (2019), sarà un tassista tormentato che prende in ostaggio un dipendente di una tech company. Anche qui, Scott esprime tutto il dolore e l'umanità del suo personaggio al limite, mantenendo una connessione empatica con lo spettatore.
Da cult, invece, il suo prete sexy in Fleabag (2019), all'interno del quale fa scintille con Phoebe Waller-Bridge, rendendo la seconda stagione della serie ancora più carica di sottile comicità. Infine, dopo due puntate di Modern Love (2019), entra nel cast del fantasy His Dark Materials - Queste oscure materie (2019-2022), nella parte dell'esploratore e sciamano Jopari, con un personaggio intriso di misticismo che, nel finale, è stato capace di trasmettere ai piccoli spettatori il senso di perdita e il peso di una missione predeterministica.
Nel 2021, sarà poi diretto da Bartlett Sher nel film tv Oslo, vestendo i panni del sociologo norvegese Terje, coinvolto nelle trattative segrete che portarono agli Accordi di Oslo del 1993. Tratto dall'opera teatrale di J.T. Rogers, la fiction offre a Scott un uomo che agisce nell'ombra, spinto da ideali di pace ma consapevole dei compromessi che questo processo richiede. Lodato anche in questo caso dalla critica per la fermezza con la quale ha dominato i dialoghi, farà un altro eccellente lavoro anche nella miniserie The Pursuit of Love - Rincorrendo l'amore, dove ha rubato la scena a chiunque nei panni di Lord Merlin, un eccentrico e irriverente aristocratico che incarna la libertà in una società rigida.
Infine, veste i panni del raffinato e calcolatore truffatore Tom Ripley nella miniserie omonima del 2024, regalando allo spettatore uno dei migliori Ripley dai tempi di Alain Delon. Manipolatore minaccioso e consumato da un desiderio di appartenenza, la disturbante creatura letteraria di Patricia Highsmith, alla quale è arrivato attraverso un chirurgico lavoro di sottrazione, lo porta a essere candidato agli Emmy Awards. Di tutt'altro genere il regista naif indie interpretato per Too Much (2025), sempre diretto da Lena Dunham.