Anno | 2025 |
Genere | Azione, Commedia |
Produzione | USA |
Durata | 114 minuti |
Regia di | Seth Gordon |
Attori | Jamie Foxx, Cameron Diaz, McKenna Roberts, Rylan Jackson, Kyle Chandler Glenn Close, Jamie Demetriou, Andrew Scott, Fola Evans-Akingbola, Robert Besta, Bashir Salahuddin, Tom Brittney, Ben VanderMey, Tobi Bamtefa, Ivan Ivashkin, Katrina Durden, Erol Ismail, George Surry, Lee Charles, Erol Mehmet, Gregory Konow, Anthea Greco, Matthew Stirling, Jess Liaudin, Elizabeth Hill, David Shaw Parker, Lucy Sheen. |
MYmonetro | Valutazione: 2,00 Stelle, sulla base di 3 recensioni. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 20 gennaio 2025
Emily e Matt, ex spie della CIA, tornano a dedicarsi allo spionaggio dopo che le loro identità segrete vengono svelate.
CONSIGLIATO NÌ
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15 anni prima: Emily e Matt sono due agenti CIA impegnati in una missione in Europa volta a sottrare dalle mani di Balthazar Gor, ex-KGB e ora a capo dell'organizzazione terroristica Volka, la chiave ICS che dà accesso alle maggiori infrastrutture critiche del pianeta. I due hanno successo, ma durante la loro fuga un incidente fa credere a tutti che sono morti, lasciando la coppia libera di crearsi una nuova vita... 15 anni dopo: Emily e Matt sono due genitori che, come tutti i genitori, hanno difficoltà a relazionarsi con i loro due figli, la quindicenne Alice e il dodicenne Leo, quando la loro normale vita di tutti i giorni viene sconvolta dal fatto che sono costretti a tornare in azione.
Ci sono riprove, conferme e ritorni in questo Back in Action, davanti come dietro lo schermo, prima e dopo la visione.
Riprove: Seth Gordon, produttore, sceneggiatore e regista, habitué del triangolo d'oro spettacolare americano (la Hollywood degli studios, la Silicon Valley degli streaming service e la Manhattan dei broadcast), sempre in quel sottobosco polarizzato tra midcult e flop. Conferme: Netflix, che ancora una volta non riesce a costruire uno star power alternativo fatto di spettatori e non di visualizzazioni, con lungometraggi che buchino l'immaginario collettivo. Ritorni: quello di Cameron Diaz, ça va sans dire.
Già, la Diaz, l'incarno dei '90, il corpo plastico di The Mask opposto alla plasticità della maschera di Jim Carrey, il sorriso più grande del viso in competizione con l'incedere di Julia Roberts ne Il matrimonio del mio migliore amico, l'uno-contro-tutti capitato a poche icone della storia del cinema di Tutti pazzi per Mary - e poi i lavori con Spike Jonze, Oliver Stone, Martin Scorsese, l'eredità delle Charlie's Angels e la dinastia degli Shrek. Ferma da quasi dieci anni, nei quali ha fortemente voluto riprendersi la possibilità di dire "no" ai progetti che le venivano proposti, la Diaz torna sulle scene affiancata dal suo amico Jamie Foxx e protetta dalla Grande N Rossa di Netflix. Ma forse era meglio aspettare un altro po'.
Sì perché Back in Action continua a riproporre inalterata - e inadeguata - la formula dei film d'azione dello streaming service deficitari nell'high concept, sforniti nell'appeal estetico e deludenti nel buzz promozionale, titoli tutti simili dalla concezione alla confezione alla ricezione. Qual è, infatti, lo scarto tra Red Notice, Heart of Stone, Lift e tanti altri wannabe-blockbuster se non quello di operare come variazione minima soltanto il corpo attoriale posto al centro dello schermo e del marketing? Le uniche volte che si è fatto saltare il banco è stato quando si è puntato o sulla massimizzazione dello spettacolo (6 Underground di Bay, Army of the Dead di Snyder) o sulla sua relativizzazione (Extraction di Hargrave, Rebel Ridge di Saulnier).
Back in Action non ha né lo star power (Foxx non è così centrale nell'orizzonte mediatico a stelle e a strisce, sulla Diaz pesa lo hiatus decennale) né lo sguardo (di Gordon abbiamo già detto) necessari a tirare fuori la testa dalla linea di galleggiamento, e la tanto sbandierata meta-testualità del film, a volte dirimente in operazioni del genere, non basta ad inspessire un titolo così fiacco, fragile, facile. Passato l'entusiasmo per avere di nuovo davanti a sé Cameron Diaz, la necessità dello sguardo si sposta ai lati, su tutto quello che non è lei e che la sua sola presenza non può sopperire.
Da una trama riciclata ancora una volta ad uso, abuso e consumo della star di turno passando per l'ennesima messa in scena da piccolo schermo netflixiano che tutto vuole uguale, dal macguffin-pretesto narrativo che non smuove la curiosità alla intangibilità dei cattivi di turno, Back in Action si assesta solo e soltanto sul mestiere dei sorrisi della Diaz, delle gigioneggiate di Foxx, dell'englishness di Andrew Scott, dell'eccentricità di Glenn Close. Tutto il resto è lì e non si muove da lì, non tanto buttato via quanto lasciato andare.
Forse non bisogna affondare nemmeno troppo l'analisi, ma ogni prodotto culturale ha la sua esatta collocazione come le sue condizionanti relazioni - e quindi un "eppure" ce lo mettiamo. Eppure, infatti, alcuni svolazzi dei dialoghi strappano qua e la qualche sorriso, la giustapposizione delle bugie grigie degli adulti con quelle bianche dei ragazzi ha un suo centro, l'opera buffa tra la Diaz e Foxx funziona in diversi momenti (nonostante le vicissitudini di un set alquanto travagliato, con, tra le altre cose, il malore improvviso che ha colto Jamie Foxx allontanandolo dalle scene per quasi un anno). Eppure, insomma, il corpo, il sorriso, la testa di Cameron Diaz bramava ben altro meta- e post-. Magari senza il marchio della Grande N Rossa.
L'ultima volta che avevamo visto Cameron Diaz su uno schermo cinematografico - accanto a Jamie Foxx, per giunta! - era il 2014, nell'adattamento del classico del musical Annie. Per un decennio l'abbiamo osservata con invidia godersi la pensione anticipata lontana da Hollywood, investendo in biotecnologie e sorseggiando vini naturali della sua azienda vinicola, e ora ci preoccupiamo che non sia stata [...] Vai alla recensione »
Circostanze e attenuanti. Circostanza: siamo di fronte a un film per famiglie, che strizza l'occhio, almeno in alcuni passaggi, alla sopravvalutatissima e insopportabile saga di «Spy kids». Infatti, pur tra decine di morti e combattimenti spericolati, mai una goccia di sangue, come nelle varie produzioni Netflix che mescolano azione e ironia, ad esempio l'esangue (anche in termini di resa) e «vecchissimo [...] Vai alla recensione »