Anno | 2023 |
Genere | Biografico, Drammatico |
Produzione | USA |
Regia di | Kornél Mundruczó, Mona Fastvold |
Attori | Amanda Seyfried, Tom Holland, Emmy Rossum, Christopher Abbott, Sasha Lane Emma Laird, Will Chase, Thomas Sadoski, Laila Robins, Henry Zaga, Lior Raz, Jason Isaacs, Ava Eisenson, Billy Carter, Samir Zaim-Sassi, Patrick Klein. |
MYmonetro | 4,00 su 1 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 26 giugno 2023
Un thriller avvincente, basato in parte sulla vita di Goldsman e ispirato alla pluripremiata biografia di Daniel Keyes, "Una stanza piena di gente". La serie ha ottenuto 1 candidatura a Critics Choice Award,
ASSOLUTAMENTE SÌ
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New York, 1979. Danny Sullivan, istigato dall'amica Ariana, vorrebbe terrorizzare un uomo con un'arma da fuoco, ma finisce per sparare colpi di pistola imprecisi e seminare il panico in un Rockefeller Center affollato. Arrestato dalla polizia, viene affidato alla terapia della dottoressa Rya Goodwin, dapprima interessata a lui per salvare la propria carriera universitaria, ma gradualmente sempre più empatica verso la complessa psiche di Danny, che sembra nascondere molte verità su quanto avvenuto.
Apple Tv+ conferma l'alto profilo delle proprie produzioni originali, con una serie dal cast di pregio - Tom Holland, anche produttore esecutivo, Amanda Seyfried e Christopher Abbott - affidata a registi di talento, quali Brady Corbet (Vox Lux) e Kornél Mundruczó (Pieces of a Woman).
Il creatore, Akiva Goldsman, si è ispirato liberamente al Una stanza piena di gente, testo di Daniel Keyes sul caso di Billy Milligan, fondamentale per comprendere una particolare forma di patologia della mente, per molto tempo confusa con una fantasia prima di essere accettata scientificamente. Impossibile dire di più, per non compromettere la visione di una serie che basa molto del suo fascino sui colpi di scena, benché per lo spettatore più smaliziato la verità sulla vicenda potrebbe risultare tutt'altro che oscura.
Ci limitiamo a dire che in gioco ci sono le identità di alcuni personaggi e la credibilità del racconto di Danny, visto che buona parte degli episodi si concentra sulla messa in scena del suo monologo, carpito da Rya dopo aver gradualmente guadagnato la fiducia del ragazzo. Rya, a cui dà vita Amanda Seyfried, incarna una sorta di angelo custode del protagonista e la regia insiste sui suoi grandi occhi blu e sulla vulnerabilità che espone a Danny, aiutandolo ad aprirsi al mondo.
Ma lo scopo autentico è quello di sensibilizzare il pubblico e di far arrivare oltre la quarta parete questa ondata di empatia, per entrare in sintonia con quelli che alla società possono apparire come esseri umani "difettati", ma di fatto pagano il prezzo di un'eccessiva sensibilità e di un'esistenza gravata da traumi difficilmente cancellabili.
Tanto Rya che l'avvocato Camisa, specchiandosi in Danny, finiscono per confrontarsi con demoni del loro passato, agevolando il processo di immedesimazione nel ragazzo e coinvolgendo lo spettatore in una vicenda che si svolge soprattutto sul piano emozionale, più che su quello cognitivo e razionale. Abbandonato dai suoi cari, tradito e deluso dalla società, a Danny restano solo degli atti estremi per poter sopravvivere e affrontare il mondo, ed è così che The Crowded Room transita da un genere all'altro: inizia come thriller poliziesco, si trasforma in dramma psicologico, approda in tribunale per un episodio che ha il sapore del legal e si conclude su toni mélo e compassionevoli.
La critica americana si è divisa, come è inevitabile che avvenga con un progetto così peculiare, che ha il difetto di essere forse troppo condizionato sul piano visivo da ingombranti modelli cinematografici del passato, a cui è impossibile non pensare di fronte a colpi di scena specifici.
Con The Crowded Room è solo questione di sintonia: per apprezzarla occorre porsi sulla sua stessa lunghezza d'onda, o meglio su quella di Danny Sullivan, e provare a sondare gli abissi di complicazione della mente umana, sospendendo temporaneamente ogni forma di giudizio morale.