Anno | 2025 |
Genere | Horror, |
Produzione | USA |
Durata | 103 minuti |
Regia di | Leigh Whannell |
Attori | Julia Garner, Christopher Abbott, Sam Jaeger, Matilda Firth, Ben Prendergast Benedict Hardie. |
Uscita | giovedì 16 gennaio 2025 |
Tag | Da vedere 2025 |
Distribuzione | Universal Pictures |
MYmonetro | Valutazione: 3,50 Stelle, sulla base di 1 recensione. |
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Ultimo aggiornamento venerdì 10 gennaio 2025
Dalla Blumhouse e dal visionario sceneggiatore e regista Leigh Whannell, creatori dell'agghiacciante racconto di mostri L'uomo invisibile, arriva un nuovo terrificante incubo.
CONSIGLIATO SÌ
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Blake, cresciuto in una casa tra i boschi dell'Oregon, ora è un padre senza lavoro che vive a San Francisco e accudisce la figlia. Quando riceve una lettera dove lo stato certifica la morte del genitore, da tempo scomparso, Blake convince la moglie Charlotte e la figlia Ginger a trasferirsi temporaneamente nella casa d'infanzia, dove spera di ritrovare la serenità coniugale in crisi. Ma i boschi da cui proviene non erano sicuri quando era un bambino e ancor meno lo sono adesso, così non appena cala la notte una bestiale creatura minaccia la famiglia e ferisce Blake, dando inizio alla sua trasformazione.
Il regista Leigh Whannell, ispirato dal lockdown del Covid-19, quando ci si poteva ritrovare chiusi in casa con un familiare contagiato, dirige la nuova versione di Wolf Man e trasforma la maledizione della licantropia in una malattia.
Una malattia orribile e con sole poche decine di minuti di incubazione, prima che il soggetto inizi a mutare drasticamente, a partire dalla perdita dei denti. Ci si sposta così in territori body horror, dove poco a poco il protagonista Christopher Abbot assume sembianze bestiali (ma senza mai arrivare davvero a un ibrido tra uomo e lupo) in una sorta di incrocio tra Un lupo mannaro americano a Londra e La mosca. Tutto questo avviene poi mentre l'uomo e la sua famiglia sono assediati da un altro licantropo, costretti dunque a difendersi da un nemico esterno ma pure da un mostro interno. Il film si propone inoltre come una riflessione sul mutamento dei ruoli maschili, da quelli tossici e patriarcali del padre a quelli "evoluti" del figlio, padre premuroso che infatti cerca di combattere la trasformazione con tutte le proprie forze, per il bene della sua famiglia.
Diretto e sceneggiato dal regista dell'ottimo L'uomo invisibile del 2020, l'australiano Leigh Whannell qui affiancato alla scrittura dalla moglie Corbett Tuck, Wolf Man non è una reinvenzione di un classico altrettanto dirompente. A essere efficace dunque sono soprattutto la messa in scena e le interpretazioni, dove ad Abbot si affianca Julia Garner, che da madre timorosa di essere anaffettiva si trasforma in indomita protettrice della figlia. La regia ha diverse ottime idee e buone sequenze, inoltre il film ha il pregio della compattezza nella durata e di non perdere mai tempo. Se già il prologo innesca tensione, basta che la famiglia arrivi in Oregon e scenda la prima notte perché si entri nel vivo della vicenda, senza disseminare sinistri ma ovvi indizi. Il pubblico è del resto allertato fin dal titolo sulla natura di quello che vedrà.
Un incidente automobilistico, con un camion che si incastra tra gli alberi del bosco, dà modo a Whannell di muovere la macchina di presa in modo fluido e originale, tra spostamenti vertiginosi e prospettive oblique. Soprattutto però è il sound design a farla da padrona, perché i primi sintomi della mutazione sono nell'udito del protagonista, che diventa così affinato da sentire i passi di un ragno come tamburi battenti. Inoltre la sua capacità di ascoltare si deforma, tanto che arriverà a non poter comprendere le parole della moglie, così come la donna non capirà le sue, proferite da una bocca via via più simile a fauci.
Allo stesso modo la visione notturna da lupo fa sì che il buio abbia un valore diverso per la donna rispetto al marito mutato: quando lei non può vederlo, lui invece la vede, e Whannell ama muovere la macchina da presa scivolando da una visione all'altra. Questo crea tensione non solo perché la donna sente un pericolo di cui però non può identificare la provenienza, ma soprattutto perché l'uomo è imprevedibile, a tratti soccombe alla sua bestialità e a tratti invece riesce a resisterle.
Inoltre la presenza di un altro licantropo crea altre situazioni interessanti, in particolare con la famiglia che cerca di mettersi al sicuro sopra il tendone di plastica di una serra, opaco ma non del tutto, attraverso il quale il mostro vede le loro ombre e loro vedono la sagoma del mostro, pronto a saltare e aprire crescenti squarci nella plastica. Più che quello che il film ha da dire, come spesso nel cinema di genere puro, conta come lo dice, innescando e mantenendo la tensione, calandoci in un incubo orribile soprattutto perché tragico - e di una tragicità che rievoca con efficacia una situazione recente fin troppo reale.