Anno | 2017 |
Genere | Commedia, |
Produzione | Italia |
Durata | 92 minuti |
Regia di | Paola Randi |
Attori | Valerio Mastandrea, Clémence Poésy, Luca Esposito (II), Chiara Stella Riccio, Miguel Herrera John Keogh, Gianfelice Imparato. |
Uscita | giovedì 7 giugno 2018 |
Tag | Da vedere 2017 |
Distribuzione | Lucky Red |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 3,08 su 6 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento mercoledì 15 aprile 2020
Due fratelli sono costretti a emigrare in America da uno zio mai visto prima. Troveranno un uomo che non risponde alle loro aspettative. Prodotto da Bibi Film e Rai Cinema in collaborazione con TIMVISION. Ha vinto un premio ai Nastri d'Argento, In Italia al Box Office Tito e gli alieni ha incassato 217 mila euro .
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CONSIGLIATO SÌ
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C'è un professore napoletano nel deserto del Nevada che spende la vita ad ascoltare il suono dello Spazio alla ricerca di una voce. La voce cara della consorte morta diversi anni prima. Scienziato mesto a un passo dall'Area 51, segue un progetto, o almeno dovrebbe, per conto del governo degli Stati Uniti. Il suo torpore esistenziale è interrotto quotidianamente da Stella, giovane wedding planner per turisti che credono ancora agli alieni. Un pacco postale e una registrazione video gli annunciano un giorno l'arrivo di Anita e Tito, preziosa eredità del fratello morto a Napoli. Introverso e laconico, il professore si attrezza, letteralmente, per accogliere i nipoti. Anita ha sedici anni e sogna un tuffo in piscina con Lady Gaga, Tito ne ha sette e desidera sopra a ogni cosa parlare ancora col suo papà. Sorgenti formidabili di nuova energia, Anita e Tito riavvieranno il programma e il cuore dello zio.
Commedia lunare che si ingegna a passare in contrabbando la fine della vita, la solitudine e la morte, Tito e gli alieni racconta il lavoro del lutto.
E lo fa senza negarsi la gioia e senza svilire la fatica del dolore, con un'esuberanza e una libertà formale che mantengono il cinema in uno stato di giovinezza permanente. Nel deserto del Nevada, abbandonato da uomini e alieni, Paola Randi trasloca un professore muto e senza nome, fedele a un amore di cui chiede ragione alle stelle. La risposta è sempre la stessa e si centra sull'impossibilità di dimenticare chi non c'è più. La rielaborazione del lutto esige tempo e lo scienziato di Valerio Mastandrea ha deciso di prenderselo tutto, cronicizzando il dolore fino allo spegnimento del sentimento vitale. Aspettare ogni maledetto giorno un segnale dall'universo dona il senso della durata del lutto, ascoltare ogni notte in laboratorio la stessa traccia registrata sulla segreteria telefonica misura la forza della fissazione mortale. Fermo sulla scomparsa, provato dall'assenza e avido di nutrire la pena, il professore è un sopravvissuto che nel mondo vede solo un pretesto a una nuova variazione sul tema unico e inestinguibile del dolore.
Ma poi qualcosa accade, qualcuno arriva ad 'allargare il quadro' e a interrompere la solitudine eterna di un uomo sepolto in un nulla eletto a domicilio. Perché il racconto e la (sua) vita riprendano il loro corso è necessario un nuovo personaggio, anzi due. La rimessa in movimento si traduce con l'allunaggio di Anita e Tito, orfani che custodiscono il mistero del mondo, una vita che coincide con l'avvenire. Distillando il dolore dell'assenza nel genere (la fantascienza), Paola Randi gonfia una bolla nel deserto e avvia un percorso iniziatico che lega uno zio ai nipoti fino ad adottarli e adottarne lo stupore.
Onda anomala di guarigione e riconciliazione, Anita e Tito travolgono la nevrosi comica di Valerio Mastandrea, attore segreto, timido, lontano dagli altri ma in ascolto come il suo personaggio di un'altra dimensione del mondo, dove la bellezza e il conforto possono venire dalle parole. Le poche che lo script gli concede per dirsi e per dare prova di saper resistere, davanti al pianto disperato di Tito, alla tentazione della chiusura. Tenere aperto il mondo, tornare al mondo, abbassare di nuovo lo sguardo sul mondo, accarezzando l'idea di innamorarsi di nuovo, è la sola possibilità per continuare a vivere.
Tito e gli alieni è in fondo (e soprattutto) questo, la bellezza semplice di una nuova partenza. Finalmente possibile perché lo scienziato analogico di Mastandrea, che ricicla oggetti come Wall.E e ne reinventa uso e senso come Keaton, può 'dimenticare'. Dopo l'esercizio della memoria può lasciare andare la compagna, persistenza olografica e precipitato struggente di tutto quello che ha contato per lui, che adesso è parte di lui e porta con lui in un mondo fatto di polvere ma sempre ricco di luce. Film personale che volge l'alieno in proprio, Tito e gli alieni trasfigura la traiettoria esistenziale dell'autrice, prescindendo le derive intimistiche, svelando la sua solitaria ricerca e riconnettendola alle narrazioni e alle memorie collettive. Paola Randi si mette col suo professore dalla parte di chi sa restare nella vita, mantenendo sempre aperto l'orizzonte del mondo.
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Giugno è il mese in cui nelle sale cinematografiche è consuetudine vengano proiettati, spesso per pochi intimi, film belli provenienti da cinematografie minori, solitamente sudamericane od anche dal cinema americano indipendente. Quest’anno tuttavia la chicca di inizio estate arriva dal nostro cinema con questa pellicola visionaria, di fantascienza che partendo dalla difficolt&agra [...] Vai alla recensione »
Paola Randi, già autrice dell’apprezzato “Into Paradiso”, porta sul grande schermo con “Tito e gli Alieni” un film dalle diverse sfaccettature. I personaggi, tutti, non mancano di trasmettere le loro emozioni e di liberarle senza particolari freni. In questo lavoro troviamo come tematica principale la rielaborazione del lutto, ma anche sofferenza, gioia, rabbia, [...] Vai alla recensione »
“Tito e gli Alieni” della regista Paola Randi è una sorta di favola lunare che vede coinvolti un uomo (Valerio Mastandrea) , il quale come scienziato si è rifugiato nel deserto del Nevada a studiare lo spazio ed una possibile esistenza degli alieni in esso ed a cui è morta la moglie, anch’ella scienziata, ed i suoi due nipoti (una ragazzina adolescente [...] Vai alla recensione »
A chi non è capitato di desiderare di vedere o sentire quelli che sono morti e che in vita abbiamo amato molto? A tutti questi il film piacerà perchè è leggero nonostante il tema drammatico della ricerca della voce sia di una moglie perduta che di un padre morto precocemente. La scienza astrofisica certamente non spiega quanto Tito "lo zio professore" cerca [...] Vai alla recensione »
Per chi ama i bei film ed il buon cinema, questo è semplicemente un film da evitare. Avevo grandi aspettative vista la presenza di Valerio Mastandrea, ma purtroppo questo film è stata una totale perdita di tempo! Una serie di cliché uno più scontato dell'altro che ne fanno un film non all'altezza di un b-movie per bambini.
Finalmente un bel film fuori dai schemi....una bella storia che ti avvolge....la vita e la morte qui presenti....non dico altro solo "Andatelo a vedere".Brava la Randi complimenti per un piccolo ma grande bel film....diciamo pure un film sui sentimenti.Dei protagonisti strepitosi Mastandrea ed i bambini come pure la Poesy.Un bel film italiano fuori dai soliti schemi.
Ancora una convincente prova di quella nuova generazione di cineasti, alla ricerca di orizzonti diversi per il cinema itaiano, attraverso la coniugazione della storia del cinema e dei suoi generi con la dimensione della contempraneità. È il caso di questo film poetico ed ironico, che rendendo omaggio ai temi (e più alle raffigurazioni che agli effetti speciali) [...] Vai alla recensione »
In forme felicemente sgangherate racconta un'umanissima storia, troppo scontata però.
Quasi tutto il film è recitato in inglese e in napoletano, quanti conoscono contemporaneamente le due lingue? La fatica nel seguire le, seppur scarse, battute lo relega nel novero dei film contemporanei italiani che, per cercare di acquisire una nota di cultura internazionale, mascherano un provincialismo da salotto.
Lutti famigliari, anche se si è giovani, insomma è dura, così è la vita. Pare un film italo/americano, forse più americano che italo.
Approdata alla regia da autodidatta, dopo alcuni corti (da Giulietta della spazzatura, 2003, con Valerio Mastandrea), nel 2011 Paola Randi ha scritto e girato il suo primo film di finzione, Into Paradiso: incontro tra comunità napoletana e minoranza srilankese che rovesciava gli stereotipi sull'immigrazione. In Tito e gli alieni - prodotto da Bibi Film e Rai Cinema in collaborazione con TIMVISION - si è spinta in Nevada (ma anche in Almeria, sui set di Sergio Leone, e alla centrale di Montalto di Castro) per una storia che affronta la morte con la chiave del genere fantascientifico.
"Nell'ultimissimo periodo della sua vita mio padre ha iniziato a perdere la memoria. Un giorno l'ho visto guardare a lungo una foto di mia madre per cercare di conservarne il ricordo. Allora mi è apparsa l'immagine di un uomo, nel deserto, su un divano, con un'antenna in mano, che cerca di recuperare la voce di sua moglie nei suoni dello spazio (in Tito e gli alieni è "il Professore", Valerio Mastandrea, ndr). Da lì ho cercato di costruire una storia su una famiglia che viene sconquassata da una serie di perdite e tenta di reinventarsi. La fantascienza permette di esplorare i sogni, le aspirazioni, e di trovare soluzioni e antidoti a ciò che ci fa paura."
Hai lavorato molto sullo spostamento del punto di vista, con la macchina ma anche col formato.
Sì, il film inizia in 16:9 poi passa in 4:3, come se seguissimo "da alieni" la lettera inviata dal fratello del professore. Nella prima parte del film la cosa più importante per me è il rapporto cielo-terra, non quello panoramico.
Chi sono gli alieni?
Siamo tutti alieni per qualcuno, è impossibile non esserlo. Avere uno scambio con l'altro, accoglierlo, è un fondamentale fattore di crescita, nella storia. In particolare in quella del nostro Paese, visto che l'Italia è frutto di invasioni. In un certo senso "extraterrestre" può significare anche tutto ciò che non è presente sulla Terra: che o abbiamo perso o che fisicamente non c'è.
Hai dichiarato che nella tua famiglia siete "tutti emigrati".
Mio padre era di Palermo, mia madre di Venezia, sono andati a Milano a vivere, mia sorella sta a Londra e io a Roma. Into Paradiso è nato anche dal fatto che allora i giornali parlavano di emergenza sicurezza collegandola sempre agli immigrati. Una cosa mi colpì molto: in un Paese che ha ben tre tipi diversi di mafia e condannati e collusi col crimine perfino in parlamento, che il pericolo nazionale fosse dato dai rifugiati a me sembrava una cosa folle. Quindi sono andata a cercare di capire chi fossero queste persone, e a Napoli l'immagine che mi ha aperto la strada è stata quella di piazza Dante, divisa tra gli scugnizzi da una parte che giocavano con una pallina da tennis, e gli srilankesi eleganti, dall'altra, a cricket.
Tra i tentativi di rendere più vario il cinema italiano, c'è anche questo strano film per ragazzi parlato in italiano e in inglese, e ambientato nell'area 51 del Nevada (la leggendaria zona militare top secret cara agli ufologi). Valerio Mastandrea è uno scienziato che vive lì nel deserto accampato, come un eremita, aspettando misteriosi segnali dallo spazio.
È giusto lottare contro la carineria di routine nella neo-commedia all'italiana, ma quando ci s'imbatte in un film come «Tito e gli alieni» certi argini si fanno scavalcare volentieri. A parte la commozione suscitata dalla dedica finale all'autore delle musiche, il precocemente scomparso fuoriclasse degli Avion Travel Fausto Mesolella, Paola Randi a sette anni di distanza dal successo ottenuto grazie [...] Vai alla recensione »
In mezzo al deserto del Nevada vive un professore napoletano (Valerio Mastandrea). Dovrebbe lavorare a un progetto degli Stati Uniti per rintracciare segnali di vita extraterrestre, in realtà passa le giornate sul divano nel ricordo della moglie che non c'è più. La sua monotona esistenza è interrotta dall'arrivo di due nipoti: Anita e Tito, che il fratello gli ha affidato prima di morire.
Rimasti orfani, i giovani Anita e Tito raggiungono lo zio in America (il bravo Mastrandrea). Che è un professore e lavora nell'area 51, alla ricerca di contatti con gli alieni. La convivenza, nel deserto, tra il solitario parente e i due nipoti sarà più difficile del previsto, nonostante l'aiuto di una organizzatrice di matrimoni. Lo sforzo di girare un prodotto di «genere» si scontra con una sceneggiatura [...] Vai alla recensione »
Chi è Tito e chi sono gli alieni? Dicono che se ne ascoltino le voci in quel pezzo di deserto, una terra lunare che potrebbe somigliare a quella in cui vagabondava il furioso Orlando, e che invece è dove abita il Professore (Valerio Mastandrea), scienziato napoletano strampalato che il governo americano ha incaricato di ascoltare lo spazio. Lui però sente solo all'infinito la voce dell'amata moglie, [...] Vai alla recensione »