rafdp
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sabato 8 febbraio 2014
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film che fa riflettere...
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Il film lascia significativi spunti di riflessione, inoltre mai banali. Il tema di fondo emerge silenziosamente intrecciato con altri temi. Le personalità sono disparate, ponendo lo spettatore nella condizione di affrontare anche temi , oltre che sociali, anche psicologici dell'approccio dell'individuo con la società ed il mondo circostante.Bravi gli attori. Ma grande Paolo Virzì. Complimenti.
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akaaka
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giovedì 6 febbraio 2014
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aka
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2 spanne superiore alla grande bellezza... il miglior film di virzi(questo dovrebbe essere candidato all'oscar
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ignazio vendola
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mercoledì 5 febbraio 2014
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da non perdere
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Un esempio di cinema di alta qualità: trama, originalità, cast, regia, trovate narrative.
Da vedere? SI!
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jackmalone
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martedì 4 febbraio 2014
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siamo tutti sprecati!
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Nell'ultima parte del film , c'è il riferimento esplicito all'indennizzo alla famiglia dello sfortunato cameriere morto, investito da un Suv e abbandonato senza soccorsi ; viene allora da pensare al significato del titolo e cioè in base al nostro ruolo sociale viene quantificato il nostro valore come esseri umani o subumani. Non credo che il messaggio sia questo, almeno il povero cameriere ha ricevuto una quantificazione postuma del suo valore , anche se irrilevante. Per tutti gli altri personaggi il capitale umano è ancora più scarso, che cosa hanno scommesso su se stessi , che cosa hanno rischiato , che cosa hanno realizzato? Sono tipi eternamente in perdita con se stessi e il prossimo: il broker che realizza facili guadagni sfruttando la dabbenaggine altrui è la figura più positiva,rispetta il suo clichè ed ha almeno garantito una vita agiata ai suoi, sua moglie è proprio imperdonabile : rinuncia al suo sogno di fare l'attrice per una vasca idromassaggio, il figlio con una salute di ferro e dei bei bicipiti non pratica neanche uno sport e si rovina il fegato con l'alcol, la brava psicologa non ha capito niente dei problemi del compagno e della figlia , la ragazza sveglia e tollerante perde tempo con una causa persa in preda alla sindrome della crocerossina, il tipo alternativo disegna da Dio ma passa il tempo a piangersi addosso e dulcis in fundo il personaggio che incarna meglio l'italianità del momento il rinunciatario per eccellenza che lavorando duro ha sempre mantenuto decorosamente la sua famiglia in tempi di crisi invece di attrezzarsi per rimanere sul mercato , spera nei facili guadagni rischiando tutto per poi , nel tentativo di rimediare alla catastrofe, usare il cinismo e la scaltrezza che gli sarebbero serviti altrimenti.
[+] il bello di un film non è capirlo..!!
(di desmo76)
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(di lia_manelli)
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cineros25774
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lunedì 3 febbraio 2014
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ottima sceneggiatura e regia,attori perfetti
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Un pugno nello stomaco. Complesso. Universale. L'ultimo film di Virzì é un regalo al cinema che racconta con un'architettura non banale una storia drammatica in cui le vicende della finanza, dei veri ricchi, degli arricchiti, dei giovani persi o imprevedibili ti incollano allo schermo in un crescendo mai retorico. Che la vicenda sia ambientata tra la Brianza, Milano, Londra é un puro dettaglio che crea un contesto e una cornice perfetta ai personaggi. Ciò che viene raccontato - tratto da un romanzo americano - é però una storia universale. La Brianza é solo un pretesto, d'altra parte da qualche parte lo si doveva ambientare! I personaggi portano universi complessi di umanità irrisolta e apparenze patinate.
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Un pugno nello stomaco. Complesso. Universale. L'ultimo film di Virzì é un regalo al cinema che racconta con un'architettura non banale una storia drammatica in cui le vicende della finanza, dei veri ricchi, degli arricchiti, dei giovani persi o imprevedibili ti incollano allo schermo in un crescendo mai retorico. Che la vicenda sia ambientata tra la Brianza, Milano, Londra é un puro dettaglio che crea un contesto e una cornice perfetta ai personaggi. Ciò che viene raccontato - tratto da un romanzo americano - é però una storia universale. La Brianza é solo un pretesto, d'altra parte da qualche parte lo si doveva ambientare! I personaggi portano universi complessi di umanità irrisolta e apparenze patinate. Ma proprio quando paiono crollare come il vecchio teatro...Allora si innesca l'eterno ritorno dell'identico in cui tutto cambia perché nulla cambi. Come nella reltà il privilegio salva dal baratro e la negazione e la rimozione ci salvano dalla tragedia.
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massimo
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lunedì 3 febbraio 2014
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una finta
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con queste recensione tutte positive mi trovo a disagio fare critica. Io non sono un critico ma ho visto molti film e mi sono fatto una idea di cosa deve essere un film.... prima premetto che questo è un film che cavalca la situazione sociale e politica che stiamo vivendo... come lo faccia ..lo fà male e con poca professionalità, bisognerebbe prima spiegare quale la differenza tra un film dove il registra riesce a trasmettere quello che vuol dire e questo lo fà anche troppo.....perchè esagera nelle figure, le carica troppo, le fa correre, saltare, piangere e soffrire ma neanche con molta convinzione. Incominciamo dagli attori,sembra di essere allla televisione, finti sono.
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con queste recensione tutte positive mi trovo a disagio fare critica. Io non sono un critico ma ho visto molti film e mi sono fatto una idea di cosa deve essere un film.... prima premetto che questo è un film che cavalca la situazione sociale e politica che stiamo vivendo... come lo faccia ..lo fà male e con poca professionalità, bisognerebbe prima spiegare quale la differenza tra un film dove il registra riesce a trasmettere quello che vuol dire e questo lo fà anche troppo.....perchè esagera nelle figure, le carica troppo, le fa correre, saltare, piangere e soffrire ma neanche con molta convinzione. Incominciamo dagli attori,sembra di essere allla televisione, finti sono. è un problema del registra portare la realtà sullo schermo con attori adatti, la recita deve essere come sei naturale, un esempio i film di pasolini che devo dire non mi è mai piaciuto ma nessuno non puo negare che i film sono nella realtà quanto la miseria umana, pura desolazione e questo a casa mia è arte... o la commedia italiana noi avevamo bravi registri che avevano bravi attori anche perchè presi da una scuola di teatro che non abbiamo piu, ma io parlo anche di registri che trovano certe persone per strada ...e di colpo ti trovi una super recita nel film da persone sconosciute e questo faceva fellini con la commedia SUA non aveva neanche bisogno del teatro li trovava per strada ...ma adesso per strada chi si trova nessuno, sono tutti figli di papà.....anche perchè gli altri li lasciamo per strada....e poi c'è anche il problema delle sovenzioni.
Prima o detto che per fare un film bisogna essere capaci di fare arte, questo è un passaggio obbligatorio per dare un messaggio che deve esssere di questo tipo non di altro, non puo essere per uso politico non puo essere per uso sociale non per interesse, cosa voglio dire... il cinema non è un mezzo per creare la realta di tutti i giorni . la realta ci passa davanti e noi la interpretiamo secondo la nostra cultura, ache gli eschimesi avevano una loro coltura adesso l'hanno persa .....
Questi sono limiti del nostro ragionare ci rimane perciò di fare arte che non è altro che la capacita che ha il registra di esprime il proprio io... il modo come vede il mondo un pò diverso dagli altri in questo modo manda un messaggio è questo l'unico modo per fare film di qualità , per fare questo non devono esserci interessi, bisogna anche avere delle capacità che non e mestiere ma un modo di comunicare con il cinema, La comunicazione non è facile farla che ci riesce con un mezzo fà arte...saluti
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(di akaaka)
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[+] una vera finta
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roncola
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lunedì 3 febbraio 2014
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un punto di partenza
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Si sarebbe potuto iniziare dalla fine del film, con la definizione di "capitale umano" dal punto di vista economico. Così, dal concetto freddo e accademico, si evince una società altrettanto cinica, egoista, e furba, tanto da approfittare immediatamente di quelli che per pura umanità provano un senso di pietà o semplicemente "scoprono il fianco". L'analisi che Virzì propone si svolge in un apparente anonima provincia del nord italia, ma si sarebbe potuta vivere ovunque, con quelle caratteristiche umane che possiamo ritrovare ogni giorno in qualsiasi circostanza e luogo, nonostante ognuno abbia una propria prospettiva. Nel suo neo realismo Virzì non lascia aspettative, ognuno è condannato a ritagliarsi un proprio spazio a scapito degli altri, che sia la preda o il predatore, ma, lasciando spazio allo stesso senso umano calpestato, si potrebbe cogliere un "nuovo" punto di partanza, ovvero a partire dal concetto di "Speranza", quella vera, quella concreta, che fa in modo di dare sopravvivenza alla dignità dell'uomo.
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Si sarebbe potuto iniziare dalla fine del film, con la definizione di "capitale umano" dal punto di vista economico. Così, dal concetto freddo e accademico, si evince una società altrettanto cinica, egoista, e furba, tanto da approfittare immediatamente di quelli che per pura umanità provano un senso di pietà o semplicemente "scoprono il fianco". L'analisi che Virzì propone si svolge in un apparente anonima provincia del nord italia, ma si sarebbe potuta vivere ovunque, con quelle caratteristiche umane che possiamo ritrovare ogni giorno in qualsiasi circostanza e luogo, nonostante ognuno abbia una propria prospettiva. Nel suo neo realismo Virzì non lascia aspettative, ognuno è condannato a ritagliarsi un proprio spazio a scapito degli altri, che sia la preda o il predatore, ma, lasciando spazio allo stesso senso umano calpestato, si potrebbe cogliere un "nuovo" punto di partanza, ovvero a partire dal concetto di "Speranza", quella vera, quella concreta, che fa in modo di dare sopravvivenza alla dignità dell'uomo.Probabilmente questo è un film che potrebbe tranquillamente essere proiettato fuori dal bel paese ed avere un suo riscontro.
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gicomma
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domenica 2 febbraio 2014
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il film e il romanzo
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“Il capitale umano” è uno dei rari casi in cui il film risulta più riuscito del libro da cui è tratto (“liberamente”, in questo caso). A parte l’ambientazione e i nomi di luoghi e persone, la vicenda passa pedissequamente dal romanzo di Stephen Amidon alla sceneggiatura, che ne segue l’evoluzione dei personaggi e lo sviluppo della trama, compreso qualche punto debole (per es. la ragazza che lascia aperta sul pc la email che rivela la verità sull’incidente). Dal romanzo deriva anche l’idea di far procedere la storia per sequenze, secondo i diversi punti di vista dei personaggi, ridotte a tre nel film. Maggiori differenziazioni si notano nella caratterizzazione dei protagonisti: Giovanni, il finanziere, è più cinico di Quint, come Dino, l’agente immobiliare, risulta macchiettistico rispetto al Drew del romanzo.
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“Il capitale umano” è uno dei rari casi in cui il film risulta più riuscito del libro da cui è tratto (“liberamente”, in questo caso). A parte l’ambientazione e i nomi di luoghi e persone, la vicenda passa pedissequamente dal romanzo di Stephen Amidon alla sceneggiatura, che ne segue l’evoluzione dei personaggi e lo sviluppo della trama, compreso qualche punto debole (per es. la ragazza che lascia aperta sul pc la email che rivela la verità sull’incidente). Dal romanzo deriva anche l’idea di far procedere la storia per sequenze, secondo i diversi punti di vista dei personaggi, ridotte a tre nel film. Maggiori differenziazioni si notano nella caratterizzazione dei protagonisti: Giovanni, il finanziere, è più cinico di Quint, come Dino, l’agente immobiliare, risulta macchiettistico rispetto al Drew del romanzo. Il film sottolinea con forza l’aspetto classista della vicenda proponendo un operaio che torna dal lavoro notturno come vittima, al posto di un tecnico informatico che si sta allenando per una gara di triathlon. Così come non è del romanzo la frase che esplicita la morale della storia, “Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto”.
In che consiste la migliore riuscita del film? Nella semplificazione innanzitutto rispetto alla complessità del romanzo, che indaga in lunghi flashback il passato dei personaggi e le loro relazioni. Nella costruzione del thriller in modo che solo alla fine si conosca la verità dell’incidente, narrata nel libro già nella prima parte. Insomma, complimenti agli sceneggiatori. A chi non l’avesse ancora visto la raccomandazione di non leggere prima il romanzo: caduta la suspense, si rischierebbe di perdere buona parte del piacere del film.
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sarkina68
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domenica 2 febbraio 2014
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con il nodo in gola
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Ottima elaborazione delle nostre relazioni, reazioni e realtà, imposteci dal perverso meccanismo tritta persone . La nostra sognata "civiltà", sempre più incivile e cinica, che non dà modo a nessuno di salvarsi. Dopo la trasmissione del film, ho guardato i volti della persone presenti nella sala..e ho udito il silenzio. Certamente non ero l'unica a sentire il nodo in gola.
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madrigal
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domenica 2 febbraio 2014
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i fabrizi e le valerie
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Il film è bello.veloce, sfiancante, mostruoso. E poi ci sono loro, i Fabrizi (Gifuni e Bentivoglio) e le Valerie (Bruni Tedeschi e Golino).
Quattro personaggi perfetti, impeccabili, strazianti nelle nature che impersonano; imprigionati in vuoti incolmabili, vittime di sogni meschini, adagiati in sguardi senza occhi e soffocatii in vite di metallo. Ottimo il cast cha fa tutto il film, compresi i ruoli minori; ma i Fabrizi e le Valerie ci regalano un raro talento a servizio dell' autentica arte drammatica , come se a dispetto di tanta approssimazione si potesse essere fieri di un artista anche qui, in Italia. Bravissimi.
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