gummo
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martedì 14 gennaio 2014
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virzì scimmiotta gus van sant
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Un film approssimativo e caricaturale (ai limiti del cabaret) che non convince.
Il ripetersi delle scene riprese dalla prospettiva dei diversi protagonisti è una vecchia tecnica di grande effetto (Elephant - Gus Van Sant - 2003) che in pochi registi sanno sfruttare al meglio e Virzì non ce l'ha fatta.
L'ostentazione del lusso sfrenato annoia e distoglie l'attenzione dalla storia.
L'happy ending è stomachevole. Chi si aspettava "un pugno nello stomaco" resterà deluso.
Un elogio va solo a Valeria Bruni Tedeschi.
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(di m.barenghi)
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(di gummo)
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flyanto
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martedì 14 gennaio 2014
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una società per nulla da lodare
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Film tratto dall'omonimo thriller di Stephen Amidon in cui viene rappresentato uno spaccato della società contemporanea del Nord Italia, e precisamente una poco definita località della Brianza, attraverso il racconto di una vicenda che coinvolge gli esponenti di tre famiglie distinte. La storia ruota tutta intorno all' incidente in cui incorre a notte fonda un uomo in bicicletta che viene investito da un'auto pirata in una strada provinciale a notte fonda. Dagli avvenimenti che ne conseguiranno si determineranno tutti i rapporti, cambiandoli, esistenti tra i vari personaggi di varia natura: c'è il ricco e freddo magnate della finanza con la moglie colma di aspirazioni artistiche, il benestante (inizialmente) agente immobiliare che aspira ad ogni costo ad appartenere all'alta società locale con la nuova e più razionale compagna di vita, la figlia di quest'ultimo ben distante caratterialmente ed ideologicamente dal padre, e molti altri intorno.
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Film tratto dall'omonimo thriller di Stephen Amidon in cui viene rappresentato uno spaccato della società contemporanea del Nord Italia, e precisamente una poco definita località della Brianza, attraverso il racconto di una vicenda che coinvolge gli esponenti di tre famiglie distinte. La storia ruota tutta intorno all' incidente in cui incorre a notte fonda un uomo in bicicletta che viene investito da un'auto pirata in una strada provinciale a notte fonda. Dagli avvenimenti che ne conseguiranno si determineranno tutti i rapporti, cambiandoli, esistenti tra i vari personaggi di varia natura: c'è il ricco e freddo magnate della finanza con la moglie colma di aspirazioni artistiche, il benestante (inizialmente) agente immobiliare che aspira ad ogni costo ad appartenere all'alta società locale con la nuova e più razionale compagna di vita, la figlia di quest'ultimo ben distante caratterialmente ed ideologicamente dal padre, e molti altri intorno...
Paolo Virzì firma questa sua ultima opera assai cinica e graffiante ma alquanto, ahimè, vera, sulla natura umana e sulle sue debolezze, per non dire, in alcuni casi, addirittura bassezze di carattere morale tali da rendere la società ad un livello di condotta altamente poco edificante e pertanto molto deprecabile. In pratica, sembra voler sostenere Virzì, soprattutto negli ambienti sociali elevati, non esiste alcuna manifestazione di solidarietà od amicizia disinteressata tra i suoi componenti se non rapporti finalizzati solo ad acquistare maggior potere o guadagno pecuniario o, comunque, un fine esplicito. Forse, e qui il regista risulta un pochino retorico, i veri sentimenti e tutte le espressioni più dirette e sincere sono da rintracciarsi esclusivamente tra gli individui di estrazione sociale più modesta, ancora non contaminati dalla febbre e del guadagno da raggiungere ad ogni costo e con ogni mezzo, ma animati ancora da ideali e tanta speranza. Ma il regista ritorna immediatamente purtroppo alla realtà presentando allo spettatore nel finale uno scenario in cui viene dimostrato esplicitamente che non sempre la giustizia trionfa ed i personaggi "negativi" vengono puniti. Anche in questa sua ultima pellicola Paolo Virzì ha manifestato di essere un grande conoscitore dell'animo umano in tutte le sue sfaccettature, positive e negative, e lo presenta senza esporre dei giudizi aperti ma facendone trarre le opportune considerazioni, come sempre abbastanza amare, direttamente allo spettatore.
In conclusione, il film risulta essere una prova di alto livello registico da parte del regista in quanto non solo è ben girato, con un ritmo scandito e ben assemblato in tutte le sue parti, ma anche, e ciò ne determinata anche ampiamente la riuscita, ottimamente interpretato grazie anche alla sapiente scelta degli attori nei vari ruoli. Tutti sono perfettamente rispondenti ai loro personaggi e se tutti devono essere ammirati, una menzione, nonchè lode, va rivolta particolarmente a Fabrizio Gifuni nella parte del freddo e calcolatore magnate, a Fabrizio Bentivoglio in quello, qui per lui insolito, dell'uomo mediocre disposto a tutto per la scalata sociale, ed a Valeria Bruni Tedeschi che per la prima volta, a mio parere, ha dato una prova di ottima recitazione nel ruolo di una donna viziata, un pò svampita e con velleità artistiche per le quali non ha alcuna inclinazione, se non solo una grande passione. Valeria Golino, purtroppo, è relegata ad un personaggio quasi di contorno, sebbene di tutto rispetto, ma la sua performance risulta in quest'occasione di conseguenza di minor impatto e meno eclatante.
Da non perdere assolutamente (nonostante le futili e poco attinenti critiche sorte per l'occasione) e, forse, da ritenersi uno dei migliori lavori di Virzì.
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(di massiccio90)
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jacopo b98
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martedì 14 gennaio 2014
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un grande film con un cast strepitoso!
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ATTENZIONE: SPOILER!
Il film è diviso in cinque capitoli: 1) Introduzione, priva di titolo; un cameriere è investito da un fuoristrada. 2) Dino; Dino (Bentivoglio), un imprenditore immobiliare entra in un fondo controllato dalla famiglia Bernaschi, di cui sua figlia Serena (Gioli) è frequentatrice abituale. Siccome non ha un soldo si fa prestare 700'000 euro da una banca, naturalmente le cose precipitano. 3) Carla; Carla (Bruni Tedeschi), la moglie di Bernaschi, trova un teatro abbandonato da ristrutturare. Chiede allora al marito (Gifuni) di comprarlo e ristrutturarlo per promuovere le arti. L’affare andrà a rotoli perché i Bernaschi stanno perdendo montagne di quattrini.
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ATTENZIONE: SPOILER!
Il film è diviso in cinque capitoli: 1) Introduzione, priva di titolo; un cameriere è investito da un fuoristrada. 2) Dino; Dino (Bentivoglio), un imprenditore immobiliare entra in un fondo controllato dalla famiglia Bernaschi, di cui sua figlia Serena (Gioli) è frequentatrice abituale. Siccome non ha un soldo si fa prestare 700'000 euro da una banca, naturalmente le cose precipitano. 3) Carla; Carla (Bruni Tedeschi), la moglie di Bernaschi, trova un teatro abbandonato da ristrutturare. Chiede allora al marito (Gifuni) di comprarlo e ristrutturarlo per promuovere le arti. L’affare andrà a rotoli perché i Bernaschi stanno perdendo montagne di quattrini. 4) Serena; Serena, la figlia di Dino, conosce Luca (Anzaldo), un ragazzo problematico e si innamora, ma, quando una sera lei e il ragazzo riportano a casa il figlio ubriaco dei Bernaschi (Pinelli), Lyca prende sotto il ciclista. Ad essere accusato sarà il figlio dei Bernaschi. 5) Il capitale umano; Dino ricatta Carla e chiede 980'000 euro (e un bacio) in cambio della prova che il figlio è innocente. Luca si taglia le vene ma sopravvive e va in prigione. I Bernaschi alla fine trionfano: hanno puntato sulla rovina dell’Italia, e hanno vinto. Scritto da Virzì, Francesco Piccolo e Francesco Bruni, tratto dal romanzo di Stephen Amidon è un dramma tutto italiano che non è esagerato definire thriller. È un melodramma sotto il segno del Dio Denaro che racconta di tre infelici: Dino, per il suo status sociale; Carla, per la sua vita inutile; Serena, per la sua vita difficile con un padre disinteressato e un fidanzato idiota. Le uniche buone, in questo mare di cattivi, sono le donne. Tutte? No, neppure loro sono pulite, a parte il personaggio della Golino e quello di Serena: infatti la pur buona e innocente Carla, ex-attrice di teatro è innegabilmente quello che l’attore teatrale (Lo Cascio) la accusa di essere, una perdente, infatti ha preferito sposare Giovanni Bernaschi che rischiare e continuare a fare quello che le piaceva. Costruito benissimo, con dialoghi spiazzanti e una squallida ambientazione brianzola ha i suoi punti di forza nel suo essere, a suo modo, internazionale; nella grandiosa regia di Virzì; e negli attori, tutti, dal primo all’ultimo, bravissimi: capitanati da uno straordinario Bentivoglio, personaggio viscido come pochi altri; ma anche la Bruni Tedeschi, Gifuni e la Golino sono suoi degni compari. Apriamo una parentesi a parte: Matilde Gioli, esordiente, classe 1989, ci regala una grande interpretazione di quelle che raramente ci si aspetta da un’esordiente. La rivedremo, si spera.
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pascale marie
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martedì 14 gennaio 2014
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poveri ricchi
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Il film è ben svolto, il cast è eccezzionale e Paolo Virzì con questo film merita un posto d'onore nella regia. Poteva concentrare la storia sull'incidente stradale del ciclista, ma secondo me, sarebbe stata una storia scontata. Non voglio essere fraintesa, dico questo col massimo rispetto, la vita del ciclista è importante, l'incidente è una tragedia umana e la disperazione della sua famiglia è da tenere nella massima considerazione, ma... sarebbe stato un altro film. Virzì ha fatto bene invece a raccontare la storia del mondo di alcuni ricchi, delle loro speculazioni finanziarie senza scrupoli, del loro cinismo per guadagnare, per arrivare, della loro superficialità e leggerezza e indifferenza verso le persone sia della loro elite che fuori dalla loro classe sociale.
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Il film è ben svolto, il cast è eccezzionale e Paolo Virzì con questo film merita un posto d'onore nella regia. Poteva concentrare la storia sull'incidente stradale del ciclista, ma secondo me, sarebbe stata una storia scontata. Non voglio essere fraintesa, dico questo col massimo rispetto, la vita del ciclista è importante, l'incidente è una tragedia umana e la disperazione della sua famiglia è da tenere nella massima considerazione, ma... sarebbe stato un altro film. Virzì ha fatto bene invece a raccontare la storia del mondo di alcuni ricchi, delle loro speculazioni finanziarie senza scrupoli, del loro cinismo per guadagnare, per arrivare, della loro superficialità e leggerezza e indifferenza verso le persone sia della loro elite che fuori dalla loro classe sociale. L'importante sono le apparenze, la forma, le cose che puoi comprare, alla fine è questo che conta, chi sei, cosa hai, il resto è contorno. La ricchezza e l'arrivismo non portano però felicità e serenità in famiglia, c'è una madre fragile, un figlio arrogante e che non sa vivere, e padri troppo presi dai propri e non sempre puliti affari. Un fatto tragico sconvolge la loro facile vita, ma la loro sola preoccupazione è trovare il modo di salvare il figlio e la reputazione del loro nome e del loro posto nella vita sociale. Ci sono poi i due ragazzi, uno che è niente per la società, l'altra la figlia di uno di quei padri, si conoscono e si innamorano. Lei scopre chi ha causato l'incidente, vuole proteggerlo e salvarlo. Il loro sincero e giovane amore, senza interessi fa riscoprire l'importanza dei sentimenti e che sono solo loro i fili della vita. Un bel film, andate a vederlo.
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vittoria92
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martedì 14 gennaio 2014
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ottimo esercizio
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Ottime interpretazioni. Film ben girato e ben scritto. I dialoghi sono realistici. Intelligente e stimolante l'organizzazione in capitoli che svela l'accaduto allo spettatore solo alla fine quando il quadro è completo. Chi guarda può accompagnare i protagonisti in un viaggio che ripercorre separatamente le ultime 24 ore vissute da ciascuno di loro. I punti di vista si sommano e l'apparenza è sostituita presto dalla verità che avvolge pian piano tutti i personaggi. Trama semplice, ma mai scontata. Tuttavia, se il film vuole essere un affresco della società d'oggi, ci riesce in parte. Se il compito è ben eseguito per quanto riguarda giovani e adulti (da un punto di vista generazionale), come per un ceto alto e un ceto medio (da un punto di vista sociale), i grandi esclusi sono gli anziani ed un ceto basso.
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Ottime interpretazioni. Film ben girato e ben scritto. I dialoghi sono realistici. Intelligente e stimolante l'organizzazione in capitoli che svela l'accaduto allo spettatore solo alla fine quando il quadro è completo. Chi guarda può accompagnare i protagonisti in un viaggio che ripercorre separatamente le ultime 24 ore vissute da ciascuno di loro. I punti di vista si sommano e l'apparenza è sostituita presto dalla verità che avvolge pian piano tutti i personaggi. Trama semplice, ma mai scontata. Tuttavia, se il film vuole essere un affresco della società d'oggi, ci riesce in parte. Se il compito è ben eseguito per quanto riguarda giovani e adulti (da un punto di vista generazionale), come per un ceto alto e un ceto medio (da un punto di vista sociale), i grandi esclusi sono gli anziani ed un ceto basso. Entrambi fanno da "comparse" : gli anziani in veste di intellettuali nella gestione del teatro ed il ceto basso nel cameriere vittima dell'incidente che è il pretesto (ma niente di più) per iniziare l'indagine oggetto del film.
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mailazerozerouno
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lunedì 13 gennaio 2014
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dimenticati anche da virzi'
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tra gli esecutori, aggiungo le banche e la troika
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andyzerosettesette
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lunedì 13 gennaio 2014
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la rovina di questo paese secondo virzì
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Con Il capitale umano, Virzì conferma di essere a suo agio anche quando esce dal genere della commedia che finora gli è stato più congeniale. Già nel 2008 con Tutta la vita davanti, in quel caso puntando anche sul grottesco, si era spinto a una critica piuttosto decisa di alcuni meccanismi perversi della società contemporanea, nello specifico la precarietà del lavoro giovanile e la progressiva svalutazione sociale del lavoro intellettuale. In questo caso, confezionando un vero e proprio dramma a tinte noir di ambientazione alto-borghese, il regista livornese punta deciso il dito contro il cinismo e il vuoto di valori che caratterizzano alcuni tipi umani tutt'altro che infrequenti nell'Italia contemporanea, e in particolare nel mondo della finanza e in un contesto sociale upper class.
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Con Il capitale umano, Virzì conferma di essere a suo agio anche quando esce dal genere della commedia che finora gli è stato più congeniale. Già nel 2008 con Tutta la vita davanti, in quel caso puntando anche sul grottesco, si era spinto a una critica piuttosto decisa di alcuni meccanismi perversi della società contemporanea, nello specifico la precarietà del lavoro giovanile e la progressiva svalutazione sociale del lavoro intellettuale. In questo caso, confezionando un vero e proprio dramma a tinte noir di ambientazione alto-borghese, il regista livornese punta deciso il dito contro il cinismo e il vuoto di valori che caratterizzano alcuni tipi umani tutt'altro che infrequenti nell'Italia contemporanea, e in particolare nel mondo della finanza e in un contesto sociale upper class.
Nell'ambito di una sceneggiatura convincente e mai banale il cui punto forte è la scelta di mostrare la stessa storia vista dal punto di vista di tre diversi personaggi, e di un cast complessivamente di ottimo livello, Fabrizio Bentivoglio conferma il suo versatile talento interpretando Dino Ossola, un personaggio tragicomico che riassume in sè una gran quantità di stereotipi negativi spesso attirbuiti alla versione più cafona dell'italiano medio, in questo caso nella variante milanese: arrivista, ambizioso, parvenu, insensibile, mai autocritico, privo di scrupoli e soprattutto inconsapevolmente ridicolo, con una sorta di beffardo sorriso stampato sempre fuori luogo. Anche se con uno spazio decisamente minore, il personaggio femminile di Roberta, compagna di Ossola, ne è il contraltare essendo l'unico adulto "positivo" della storia.
Piace anche Fabrizio Gifuni, capace di usare anche una certa fisicità per costruire il carattere freddo e cinico di Giovanni Bernaschi, che mette il denaro, l'ambizione (e la difesa della reputazione familiare) in cima alla propria scala di valori, e lo fa con la naturalezza di chi si sta semplicemente adeguando alla posizione che ricopre nella società . A Valeria Bruni Tedeschi, abituata a interpretare donne borghesi fragili e instabili, il ruolo della tormentata Carla Bernaschi sembra decisamente cucito addosso: colta, sensibile, idealista e per questo in parte fuori posto nel mondo materialista dominato dalle logiche della finanza e del capitale in cui sguazza invece senza problemi il marito, a conti fatti però non riesce a rinunciare alla prigione dorata che si è costruita barattando i proprio ideali e le proprie aspirazioni con la sicurezza di far parte di una famiglia e di una classe sociale di successo. Non è un caso che venga messa in bocca al suo personaggio la frase, amara e in parte autocritica, che forse riassume il senso complessivo della storia, o almeno il suo collegamento con l'attualità dell'Italia al tempo della crisi: "Avete scommesso sulla rovina di questo paese, e avete vinto".
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mailazerozerouno
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lunedì 13 gennaio 2014
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ignorati anche dal compagno virzi'
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adesso sono in quella che ancora per poco sara' la mia casa, mi hanno tagliato il gas e mentre parlo con un amico del "capitale umano" appena visto dalle nostre bocche escono nuvolette di fiato come se fossimo fuori casa.
Sono un piccolo imprenditore ed il film mi ha totalmente deluso, se è un film denuncia sulle origini della crisi la lettura e' fasulla e non rispecchia il dramma che stiamo vivendo in europa ma soprattutto mancano gli attori principali : i politici, forse perche' gli hanno finanziato il film e le vittime : i piccoli imprenditori e i loro operai notoriamente dimenticati dalla storia, ma da un regista come Virzi' che in passato ha mostrato attenzione x questi temi mi sarei aspettato un ben altro copione.
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adesso sono in quella che ancora per poco sara' la mia casa, mi hanno tagliato il gas e mentre parlo con un amico del "capitale umano" appena visto dalle nostre bocche escono nuvolette di fiato come se fossimo fuori casa.
Sono un piccolo imprenditore ed il film mi ha totalmente deluso, se è un film denuncia sulle origini della crisi la lettura e' fasulla e non rispecchia il dramma che stiamo vivendo in europa ma soprattutto mancano gli attori principali : i politici, forse perche' gli hanno finanziato il film e le vittime : i piccoli imprenditori e i loro operai notoriamente dimenticati dalla storia, ma da un regista come Virzi' che in passato ha mostrato attenzione x questi temi mi sarei aspettato un ben altro copione.
stefano grossi
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(di pressa catozzo)
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pressa catozzo
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lunedì 13 gennaio 2014
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benessere malessere
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Opera sublime, non un nord ne un sud ma un paese intero alla ricerca del nulla. Lobotomizati come i protagonisti. Un 'italia allo specchio che ci dovrebbe far riflettere che forse i personaggi siamo noi spettatori. La Bruni non ce lo manda a dire sui chi siamo. Ottima fotografia montaggio e quanto segue nel aver reso piacevole questa visione. La vedo difficile a chi dare un premio per la recitazione.
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(di bandy)
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aghini
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lunedì 13 gennaio 2014
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finalmente qualcosa si muove.
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E' sempre più difficile incontrare film che possano emozionare, farti riflettere e in qualche maniera scuoterti dentro.
Questo film lo fa.
Ci accompagna un po' alla volta "dentro", raccontandoci il divenire degli eventi da occhi diversi. Sono gli occhi dei protagonisti che vedono attraverso la loro personale lente di ingrandimento e ci raccontano quello che vedono dal loro punto di vista, lo fanno con la forza di renderci partecipi di quella che è la loro sensibilità, il loro modo di vedere il mondo, i propri sogni che seppur diversi tra loro si accomunano nel desiderio di ognuno di noi di inseguire la propria stella.
Sinceramente non mi interessa particolarmente stare a disquisire sulla Brianza e quello che passa da quelle parti, credo che non sia quello il tema da approfondire, sarebbe sterile ed anche ingiusto, nessuno di noi italiani, può sentirsi puro per giudicare e "accusare".
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E' sempre più difficile incontrare film che possano emozionare, farti riflettere e in qualche maniera scuoterti dentro.
Questo film lo fa.
Ci accompagna un po' alla volta "dentro", raccontandoci il divenire degli eventi da occhi diversi. Sono gli occhi dei protagonisti che vedono attraverso la loro personale lente di ingrandimento e ci raccontano quello che vedono dal loro punto di vista, lo fanno con la forza di renderci partecipi di quella che è la loro sensibilità, il loro modo di vedere il mondo, i propri sogni che seppur diversi tra loro si accomunano nel desiderio di ognuno di noi di inseguire la propria stella.
Sinceramente non mi interessa particolarmente stare a disquisire sulla Brianza e quello che passa da quelle parti, credo che non sia quello il tema da approfondire, sarebbe sterile ed anche ingiusto, nessuno di noi italiani, può sentirsi puro per giudicare e "accusare".
Mi piace l' idea del film, mi piace la trama, mi piacciano gli attori, veri, credibili, appassionati, mi piace la musica, mi piace l' atmosfera che si respira in quel film, mi piace che finalmente un regista Italiano abbia saputo parlarci.
Grazie
Alessandro
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