pino59
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sabato 18 gennaio 2014
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il capitale non umano
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No non mi è piaciuto forse troppo intellettuale rispetto al Virzì già visto. Sicuramente lodevole il vedere le stesse cose da personaggi diversi. Ma non mi è piaciuto il rampantismo, finto buono del ricco, e neanche quello mediocre di di chi vorrebbe diventare ricco.
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giorgio galli
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sabato 18 gennaio 2014
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capolavoro di aggressività e delicatezza
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Abituati male dai tanti (troppi) dozzinali film italiani realizzati negli ultimi anni, all’inizio del film, vedendo i movimenti di macchina e la fotografia, viene da chiedersi se il film sia americano, scandinavo, francese o di un'altra nazionalità. La produzione è italo-francese, ed il soggetto è liberamente ispirato all'omonimo romanzo americano di Amidon. Ma la realizzazione è tutta italiana, regista, sceneggiatori, attori, maestranze, locations. Al di là di un paio di scene leggermente stonate, la sensibilità, la cura dei dettagli e la profondità emotiva tipiche del nostro (buon) Cinema, sono il valore aggiunto di un film di livello internazionale.
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Abituati male dai tanti (troppi) dozzinali film italiani realizzati negli ultimi anni, all’inizio del film, vedendo i movimenti di macchina e la fotografia, viene da chiedersi se il film sia americano, scandinavo, francese o di un'altra nazionalità. La produzione è italo-francese, ed il soggetto è liberamente ispirato all'omonimo romanzo americano di Amidon. Ma la realizzazione è tutta italiana, regista, sceneggiatori, attori, maestranze, locations. Al di là di un paio di scene leggermente stonate, la sensibilità, la cura dei dettagli e la profondità emotiva tipiche del nostro (buon) Cinema, sono il valore aggiunto di un film di livello internazionale.
In un ossimorico alternarsi e convivere di aggressività e delicatezza, prati verdi accesi dal sole e cieli grigi gravidi di neve, si snoda una storia raccontata in quattro capitoli: i primi tre seguono e ripercorrono la storia dai diversi punti di vista di tre personaggi, mentre l'ultimo capitolo, collettivo, fa confluire accadimenti e vite tessendo i diversi fili narrativi in un ben orchestrato finale. Questa originale scelta narrativa dà la sensazione di stare leggendo un “libro visivo” e, come solo i libri sanno fare, di conoscere davvero i personaggi, capirli al di là di ciò che mostrano agli altri ed alla cinecamera stessa. La recitazione è realistica, tinta di cadenza dialettale, ed è una prova di spessore e credibilità da pesi massimi.
L'Italia di questo film è un bellissimo teatro in rovina, ancora magico col suo sipario rosso, gli affreschi del soffitto ornati di oro... teatro che, pulsante di sacralità ormai relegata nel passato, verrà demolito per costruire degli appartamenti o la filiale di una banca. Ma l'Italia ritratta è anche quella che si riflette nei grandi occhi luminosi di una ragazza innamorata, non del potere (della popolarità, dei soldi), non del falso splendore di una comoda vita affogata nel lusso, ma di un ragazzo dallo sguardo vero, che disegna il suo viso accarezzandolo come fosse la cosa più preziosa al mondo, ben più di una Maserati, di una villa con piscina, di un profitto del 40%. In una società che calcola il risarcimento per la morte (come se ci potesse essere un risarcimento adeguato) tenendo conto del cosiddetto “capitale umano” (somma dell'aspettativa di vita, delle prospettive di guadagno, della "quantità e qualità" dei rapporti affettivi), questo film ci ricorda che siamo ancora umani, capaci di atti terribili e meravigliosi di cinismo spietato e di amore assoluto.
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pivot
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sabato 18 gennaio 2014
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deludente e irritante
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Con buone aspettative, ho visto 'il capitale umano', di Paolo Virzi: un film ben fatto, ma deludente. Storia scontata e personaggi irritanti. Un messaggio diluito tra luoghi comuni, e un accento lombardo che fila la trama di film di cui fare a meno. Voto: 5 --
Peccato.
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sally spectra
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sabato 18 gennaio 2014
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bella la storia
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Prima di andare a vedere il film ho letto i commenti qui su mymovies, molto contrastanti direi. La maggior parte lo definisce bellissimo, altri, pochi, lo definiscono strutturato male.
La verità sta nel mezzo. È un bel film, dobbiamo ammetterlo. Ma soprattutto è una bella storia. Una bella storia scritta dall’autore del libro. Virzì da esecutore, ha dovuto solo trasferire in immagini la già perfetta intelaiatura del racconto. E c’è riuscito bene; altri nella trasposizione cinematografica non ci riescono, quindi gli va dato atto di aver fatto un buon lavoro. Da qui però, a dire che è un capolavoro ce ne passa. Non ci sono invenzioni, il regista non stupisce mai, i personaggi sono tutti abbastanza standard, non ci sono scene costruite bene.
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Prima di andare a vedere il film ho letto i commenti qui su mymovies, molto contrastanti direi. La maggior parte lo definisce bellissimo, altri, pochi, lo definiscono strutturato male.
La verità sta nel mezzo. È un bel film, dobbiamo ammetterlo. Ma soprattutto è una bella storia. Una bella storia scritta dall’autore del libro. Virzì da esecutore, ha dovuto solo trasferire in immagini la già perfetta intelaiatura del racconto. E c’è riuscito bene; altri nella trasposizione cinematografica non ci riescono, quindi gli va dato atto di aver fatto un buon lavoro. Da qui però, a dire che è un capolavoro ce ne passa. Non ci sono invenzioni, il regista non stupisce mai, i personaggi sono tutti abbastanza standard, non ci sono scene costruite bene. C’è la storia che la fa da padrona e annienta qualsiasi altra cosa. Note positive per Ginufi, fantastico a mio avviso e per la ragazza che interpreta Serena, molto brava e bella, ne sentiremo parlare.
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diomede917
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venerdì 17 gennaio 2014
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quanto vale una vita....
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Quale è il valore che dai a una vita, qual'e il valore che dai alla tua vita......quanto vale la tua dignità.....non so se esiste una risposta assoluta ma Il capitale Umano cerca di dare una corretta valutazione del senso di una vita.
Paolo Virzì prende spunto dal best seller di Stephen Amidon ambientato nel Connecticut per raccontare il dramma dell'avidità umana della nostra società uscendo per la prima volta dai territori familiari livornesi e incastrando la sua storia in Brianza (suscitando non poche polemiche tra le forze politiche locali)....
Un tragico incidente, un ciclista investito da un pirata della strada è l'evento fortuito che cambierà i destini di due famiglie i Bernaschi e gli Ossola raccontate da diverse prospettive i 4 intensi capitoli.
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Quale è il valore che dai a una vita, qual'e il valore che dai alla tua vita......quanto vale la tua dignità.....non so se esiste una risposta assoluta ma Il capitale Umano cerca di dare una corretta valutazione del senso di una vita.
Paolo Virzì prende spunto dal best seller di Stephen Amidon ambientato nel Connecticut per raccontare il dramma dell'avidità umana della nostra società uscendo per la prima volta dai territori familiari livornesi e incastrando la sua storia in Brianza (suscitando non poche polemiche tra le forze politiche locali)....
Un tragico incidente, un ciclista investito da un pirata della strada è l'evento fortuito che cambierà i destini di due famiglie i Bernaschi e gli Ossola raccontate da diverse prospettive i 4 intensi capitoli.
Fabrizio Bentivoglio interpreta Dino Ossola la classica rappresentazione della differenza tra il ricco e l'arricchito, un immobiliare coi soldi che ne vorrebbe ancora di più e farebbe di tutto pur di entrare nei fondi d'investimento Bernaschi......look alla Maroni è il classico Bauscia che fa lo splendido cercando di apparire quello che non è pur di essere presente......la sua interpretazione è magistrale nel rappresentare un uomo privo di alcuna dignità o rigore morale che si prostra davanti all'arroganza rappresentata dal finanziere Bernaschi.......un uomo che mantiene la solita espressione sia per dire "Sei Bellissima" che per dire "sei rovinato" guardando tutto e tutti dall'alto verso il basso come il ruolo sociale gli riconosce......un Fabrizio Gifuni spaventosamente in parte tanto sicuro di se da permettersi un ardito frontal.....
Ma il vero contro altare di Dino Ossola è Carla la moglie di Bernaschi anche lei vive all'ombra del potere del marito che tenta di uscire dal ruolo assegnatole cercando la strada di un riscatto culturale rappresentato dal salvataggio di un teatro Stabile......interpretata da una Valeria Bruni Tedeschi mai stata così brava nella sua carriera.....
E poi ci sono i giovani, le vere vittime di questo rampantismo senza scrupoli che cercano di uscire, di trovare una speranza per il proprio futuro.......è la personalità determinata di Serena Ossola il vero motore......una ragazza che cerca di trovare in un sofferto amore una luce per uscire dalla cappa buia che avvolge lei e tutti i protagonisti della storia.
Il capitale umano segna la laurea in regia per Paolo Virzì, il raggiungimento di un percorso iniziato con La Prima cosa bella e continuato con il piccolo ma bello Tutti i santi giorni fino ad arrivare a questa opera più curata da tutti i punti di vista......
Un'orchestra di attori dove ognuno suona alla perfezione il suo strumento, colonna sonora del fratello Carlo che calza alla storia e la sua capacità di rappresentare questo mondo cinico e disilluso con scene azzeccate e toccanti dalla scena di sesso che vede protagonista la Bruni Tedeschi attraversata dalle immagini di Carmelo Bene, al distrurbante contratto capestro di Bentivoglio dentro uno scalcinato teatro, fino alla disperata scena finale con la giovane Matilde Gioli (ma potremo usare Jolie visto la somiglianza con l'attrice americana) urlante per il suo amore impossibile.......
Ma il vero colpo di genio che sintetizza il senso di tutto il film è il dialogo tra una rassegnata Bruni Tedeschi e il cinico marito
"Avete scommessa sulla rovina di questo paese e ci siete riusciti"......"Ci siamo...."
Come a voler dire che nessuno è esente da colpe in questa società......la speranza, forse, è nel sorriso di due ragazzi......
Chapeau voto 9
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antonella scafati
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venerdì 17 gennaio 2014
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da vedere assolutamente!
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ottimo film che rappresenta perfettamente l'Italietta di oggi e fors'anche quella di tanti anni fa. la storia ormai è conosciuta, scritta e criticata ma molto veritiera e reale.di romanzato non c'è nulla.vengono raccontati i fatti così come accadono anche da diverse angolature.l'idea interessante è proprio questa:il film è diviso in 4 capitoli narrativi ognuno dei quali racconta la vicenda da parte di un personaggio anche se questi, ovviamente sono più di 4.ha un'impronta vagamente da film americano, ottima la sceneggiatura e la fotografia.
la Bruni Tedeschi è eccezionale nella caratterizzazione del suo personaggio di signora borghese annoiata e senza scopo nella vita.fabrizio bentivoglio anche è da lodare: infonde al suo personaggio di provinciale stupido, una comicità surreale.
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ottimo film che rappresenta perfettamente l'Italietta di oggi e fors'anche quella di tanti anni fa. la storia ormai è conosciuta, scritta e criticata ma molto veritiera e reale.di romanzato non c'è nulla.vengono raccontati i fatti così come accadono anche da diverse angolature.l'idea interessante è proprio questa:il film è diviso in 4 capitoli narrativi ognuno dei quali racconta la vicenda da parte di un personaggio anche se questi, ovviamente sono più di 4.ha un'impronta vagamente da film americano, ottima la sceneggiatura e la fotografia.
la Bruni Tedeschi è eccezionale nella caratterizzazione del suo personaggio di signora borghese annoiata e senza scopo nella vita.fabrizio bentivoglio anche è da lodare: infonde al suo personaggio di provinciale stupido, una comicità surreale.
atmosfera triste e cinica soprattutto verso il finale inaspettato.
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i'libano
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venerdì 17 gennaio 2014
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il grande ritorno di virzì
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Il sorprendente Virzì abbandona la commedia e ci confeziona una pellicola con un forte tocco autoriale.
Il Capitale Umano si presenta come un giallo,ma sotto la leggera patina dell'apparente film di genere si nasconde una tagliente parabola sulla nostra ormai decadente società Italiana.
Il film si suddivide in 4 capitoli e vede la storia di due ricche famiglie che ruotano attorno ad un incidente stradale,dove un ciclista viene violentemente sbattuto fuori di strada.
La ricerca del colpevole,che come la regola vuole viene svelato alla fine del film ci fa navigare attorno a questa società che ormai da tempo a perso completamente il senso dell'orientamento e mette a nudo confronto i rapporti tra genitori e figli,dove i ruoli non si distinguono ormai più.
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Il sorprendente Virzì abbandona la commedia e ci confeziona una pellicola con un forte tocco autoriale.
Il Capitale Umano si presenta come un giallo,ma sotto la leggera patina dell'apparente film di genere si nasconde una tagliente parabola sulla nostra ormai decadente società Italiana.
Il film si suddivide in 4 capitoli e vede la storia di due ricche famiglie che ruotano attorno ad un incidente stradale,dove un ciclista viene violentemente sbattuto fuori di strada.
La ricerca del colpevole,che come la regola vuole viene svelato alla fine del film ci fa navigare attorno a questa società che ormai da tempo a perso completamente il senso dell'orientamento e mette a nudo confronto i rapporti tra genitori e figli,dove i ruoli non si distinguono ormai più.
Padri che giocano come bambini alle firme false,madri insoddisfatte della propria vita che pur di non accettare il fallimento personale si nascondo in tradimenti e tentazioni,figli alla deriva abbandonati a se stessi,pieni di complessi e senza alcuna speranza per il futuro;vittime dell'insicurezza stessa dei genitori,vecchi protagonisti di quei pirotecnici anni 80,ormai svaniti ma che nessuno vuole accettare e invece di adeguarsi e rimboccarsi le maniche cercano in tutti i modi di imbrogliare se stessi e tutto quello che hanno attorno;contribuendo cosi all'impoverimento morale del nostro amato paese.
Ottima scelta degli attori,su tutti il grande Bentivoglio che ci regala un interpretazione alquanto "antipatica".
Adattamento dell'omonimo romanzo di Stephen Amidon,Il capitale umano è senza alcun dubbio un potente film che non passerà inosservato.
La frase:
"Avete scommesso sulla rovina di questo Paese e avete vinto."
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mari68volley
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giovedì 16 gennaio 2014
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grande spettacolo
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Finalmente un film nuovo. Ottima interpretazione, regia superba. Niente di scontato sino alla fine.
Grazie per averci ricordato quanto siamo ipocriti in questa società.....
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albplet
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giovedì 16 gennaio 2014
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capitale con interesse capitale
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Una vigilia di Natale come non ti aspetti: non ostante i fatti drammatici si coglie anche un pizzico d’atmosfera. La direzione del film è stata estremamente attenta al concatenersi degli eventi e accurata nei dettagli: sono cose che mi hanno sorpreso molto; eppoi quanto mestiere nella scelta del cast. Virzì ha fatto un signor lavoro: complimenti. Forse ci vuole la crisi per far sbocciare qualcosa di meglio del solito.
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massiccio90
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giovedì 16 gennaio 2014
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un tentativo non proprio riuscito.
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Nelle prime battute, il film sembra non deludere le aspettative che vi si erano formate tutt'attorno. A farla da padrone, un'interessante dialettica tra i due Fabrizi: Bentivoglio nei panni di Dino e Gifuni in quelli di Giovanni, la cui disparità dei caratteri e, la maggiore coscienza di sé del primo rispetto al secondo, ci fanno apprezzare non soltanto le performance dei due attori, ma anche il particolare rapporto che intercorre tra i loro personaggi. In un secondo momento, anche il personaggio di Carla interpretato dalla Tedeschi – seppure descritto ai limiti dello stereotipo – tiene dignitosamente assieme una potenzialmente interessante sequela di eventi.
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Nelle prime battute, il film sembra non deludere le aspettative che vi si erano formate tutt'attorno. A farla da padrone, un'interessante dialettica tra i due Fabrizi: Bentivoglio nei panni di Dino e Gifuni in quelli di Giovanni, la cui disparità dei caratteri e, la maggiore coscienza di sé del primo rispetto al secondo, ci fanno apprezzare non soltanto le performance dei due attori, ma anche il particolare rapporto che intercorre tra i loro personaggi. In un secondo momento, anche il personaggio di Carla interpretato dalla Tedeschi – seppure descritto ai limiti dello stereotipo – tiene dignitosamente assieme una potenzialmente interessante sequela di eventi. Da questo punto in poi, la tematica vira da tutt'altra parte per spostarsi sul cast giovane; inizialmente tramite il personaggio di Carla e, successivamente, tramite quello di Serena. Da questo “secondo terzo” del film, la storia sembra diventare la copia di un teen drama dipinto di giallo male architettato, infarcito di stereotipi ormai trascorsi sulla generazione post-adolescente, inadeguatamente interpretato, con dialoghi che se pochi minuti prima già andavano scemando, ormai hanno perso originalità e veridicità. Esclusi Bentivoglio e Gifuni, il cast appare debole, poco incisivo, probabilmente non all'altezza né delle aspettative in sala, né dell'attuale panorama italiano; una debolezza rimarcata da dialoghi scialbi e immaturi, rispetto almeno a quei a cui Virzì può averci abituati. La struttura narrativa che “incastra” i vari punti di vista dei personaggi, è un ottimo punto di partenza, che però vede uno sviluppo il cui peggior difetto è quello di lasciare per terra troppe questioni, che vedono soluzioni affrettate, o non ne vedono affatto. Molto spesso, le caratterizzazioni dei personaggi non giustificano alcuni loro atteggiamenti, il ché, impedisce di empatizzare con essi, permettendoci soltanto di attendere la narrazione – la quale perde troppo presto l'attrattiva – scivolare fino alla conclusione, che rifila un'amara sorpresa, definibile “un tocco da dilettante”. Nessuna particolare nota nella regia, a parte quelche piano claustrobico, che però più di tanto non disturba. Le musiche di Carlo Virzì non deludono, seppure non sempre si collochino alla perfezione nella scena.
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