mr.movie
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giovedì 23 gennaio 2014
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un thriller per p.virzì
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A quattro anni dall'uscita del capolavoro "La Prima Cosa Bella", e ad un anno dallo stupendo "Tutti i Santi Giorni"; Virzì torna dietro la macchina da presa per creare una pellicola che stupisce dall'inizio alla fine. L'alta borghesia milanese fa da protagonista in un film dove niente è come in realtà appare. I personaggi, per la maggior parte del film molto misteriosi, vengono ben dipinti dal regista, anche grazie a dialoghi molto efficaci. La sceneggiatura è, dunque, ben realizzata e con termini ed espressioni molto tecniche. Solo che il primo capitolo (visto che è diviso in tre capitoli che prende il nome del protagonista dell'episodio, più quello conclusivo chiamato "Il Capitale Umano")è un po'lento ,perché non ci si è ancora spiegata la vicenda.
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A quattro anni dall'uscita del capolavoro "La Prima Cosa Bella", e ad un anno dallo stupendo "Tutti i Santi Giorni"; Virzì torna dietro la macchina da presa per creare una pellicola che stupisce dall'inizio alla fine. L'alta borghesia milanese fa da protagonista in un film dove niente è come in realtà appare. I personaggi, per la maggior parte del film molto misteriosi, vengono ben dipinti dal regista, anche grazie a dialoghi molto efficaci. La sceneggiatura è, dunque, ben realizzata e con termini ed espressioni molto tecniche. Solo che il primo capitolo (visto che è diviso in tre capitoli che prende il nome del protagonista dell'episodio, più quello conclusivo chiamato "Il Capitale Umano")è un po'lento ,perché non ci si è ancora spiegata la vicenda. Comunque consigliato a tutti, perché è un film stupendo che ti tiene in tensione per tutta la durata della pellicola. Voto personale:9
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selly
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giovedì 23 gennaio 2014
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la crisi del capitale umano
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Un film convincente come pochi, “Il capitale umano” è genuino e non fa sconti, mostrando una realtà di ricchezza e lusso. Il plot è liberamente ispirato al romanzo omonimo di Stephen Amidon che il regista livornese Paolo Virzì ha adattato e ambientato in Brianza. La storia è divisa in vari capitoli, analizzata da differenti prospettive, un po’ alla maniera tarantiniana. Il “capitale umano” è l’affresco di uno spaccato di Italia contemporanea, quella ricca e arricchita che affascina e turba, che colpisce e distrugge. È il ritratto del perverso piacere dell’estremo benessere e di un dilagante capitalismo che investe ormai anche la sfera affettiva.
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Un film convincente come pochi, “Il capitale umano” è genuino e non fa sconti, mostrando una realtà di ricchezza e lusso. Il plot è liberamente ispirato al romanzo omonimo di Stephen Amidon che il regista livornese Paolo Virzì ha adattato e ambientato in Brianza. La storia è divisa in vari capitoli, analizzata da differenti prospettive, un po’ alla maniera tarantiniana. Il “capitale umano” è l’affresco di uno spaccato di Italia contemporanea, quella ricca e arricchita che affascina e turba, che colpisce e distrugge. È il ritratto del perverso piacere dell’estremo benessere e di un dilagante capitalismo che investe ormai anche la sfera affettiva. Così tutti i personaggi risultano essere manifeste conseguenze di questa realtà: l’uomo d’affari sempre alle prese con il suo lavoro, la donna frustrata e insoddisfatta, il figlio “modello” su cui investire al pari di un bene, il medio borghese nell’anelante ricerca di una vita fastosa alla stregua di un verghiano Mastro-don Gesualdo. Insomma in questa sfilata di “mostri” l’unico personaggio positivo pare essere quello di Valeria Golino, psicoterapeuta affabile e premurosa, forse l’unico più umano o semplicemente l’unico in cui lo spettatore voglia realmente rivedersi. Particolarmente interessante risulta essere anche la condizione dei figli, ragazzi che sono inevitabilmente turbati e influenzati dagli atteggiamenti dei rispettivi genitori, troppo anaffettivi e poco attenti alle loro reali esigenze. Poca azione insomma, ma molta introspezione psicologica e attenzione ad una sceneggiatura (Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo) limpida, precisa e accuratissima. La riuscita trasposizione della vicenda sul grande schermo è garantita da un cast stellare che conta i nomi di Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino e di una spettacolare Valeria Bruni Tedeschi, forse il personaggio più riuscito. Vera rivelazione è, però, Matilde Gioli ventiquattrenne al suo esordio, convincente e bellissima. A pochi giorni dalla nomination agli Oscar de “La grande bellezza” un altro racconto di sfarzo e perdita di valori, sicuramente un invito alla riflessione. Il capitale umano in linguaggio socio-economico è tecnicamente l’insieme di competenze, emozioni, abilità, conoscenze di un individuo su cui la società in generale e la famiglia in particolare fa investimenti. Per cui questa pellicola pare quasi voler suggerire accanto alla ormai notissima crisi economica, di cui beneficiano i protagonisti, un’ancora più triste crisi nella giusta e opportuna valorizzazione dell’uomo e del suo personalissimo capitale.
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maxdad
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mercoledì 22 gennaio 2014
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cinema di alto livello
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Il film di Virzì è bellissimo, ricco di personaggi e di emozioni che fanno sembrare la pellicola troppo breve per esaurire tutti i temi importanti e profondi che attraversano la storia narrata, che nel suo insieme è anche una storia semplice.
sono tutti attori protagonisti, ognuno con il suo spazio e le sue caratteristiche, un mosaico di personalità che costruiscono un quadro molto intenso, secondo me un film da vedere più volte.
la storia viene raccontata attraverso gli occhi dei vari protagonisti, arricchendosi ogni volta di nuovi elementi e permettendo così allo spettatore di avere una visione via via sempre più completa. Ogni protagonista della film dona alla storia una nuova venatura narrativa, figlia della caratterizzazione del personaggio.
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Il film di Virzì è bellissimo, ricco di personaggi e di emozioni che fanno sembrare la pellicola troppo breve per esaurire tutti i temi importanti e profondi che attraversano la storia narrata, che nel suo insieme è anche una storia semplice.
sono tutti attori protagonisti, ognuno con il suo spazio e le sue caratteristiche, un mosaico di personalità che costruiscono un quadro molto intenso, secondo me un film da vedere più volte.
la storia viene raccontata attraverso gli occhi dei vari protagonisti, arricchendosi ogni volta di nuovi elementi e permettendo così allo spettatore di avere una visione via via sempre più completa. Ogni protagonista della film dona alla storia una nuova venatura narrativa, figlia della caratterizzazione del personaggio.
un film molto interessante anche sotto il punto di vista del montaggio, l'idea di ripercorre il narrato secondo gli occhi di ogni personaggio, per giungere poi alla conclusione tutti insieme, è ben riuscita.
la vicenda di base, attorno al quale ruota tutto, è l'investimento di un ciclista(cameriere di un catering) da parte di un SUV il cui conducente non si ferma per prestare il primo soccorso. Su questo evento si intrecciano le storie dei protagonisti.
Il film è ben recitato, e ogni attore riflette spunti della nostra società.
da non perdere.
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flaw54
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mercoledì 22 gennaio 2014
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un film italiano veramente potente
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Un film veramente ben costruito con attori perfettamente inseriti nella parte e espressione chiara di un mondo reale. Ottima la recitazione con un eccezionale Bentivoglio, espressione drammatica di un arrancante arrivista al servzio dello squalo Gifuni. Si muove perfettamente Valeria Bruni Tedeschi con la sua espressione tra sognante e disperata e anche i due giovani recitano con grande personalita'. La sceneggiatura a capitoli rende il film ancora piu' INTERESSANTE E RICORDA OL PRIMO Kubrick di Rapina amano armata. E' sicuramente un Virzi' piu' maturo e profondo.
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petri
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mercoledì 22 gennaio 2014
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freddo e noioso
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un film fortemente intellettuale, freddo e distaccato, non mi ha emozionato e a tratti annoiato.
Meglio il vechio virzi'
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jaylee
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martedì 21 gennaio 2014
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quanto costa un essere umano?
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Dopo la sua Toscana e dopo Roma, Paolo Virzì si trasferisce in Brianza… culturalmente e paesaggisticamente l’antitesi della sua Livorno, Virzi sceglie l’hinterland milanese, in uno dei tanti paesi con l’immancabile desinenza in –ate, per portare sullo schermo l’omonimo romanzo statunitense di Stephen Amidon. Già da queste prime indicazioni, non possiamo che ammirare il coraggio del regista labronico, davvero particolare la scelta di trasferire la scena dal New England al nostro Paese.
È la vigilia di natale. Un SUV investe mortalmente un ciclista. Questa semplice premessa è il perno su cui ruota tutto il film e dove si incrociano le storie di due famiglie: quella dell’agente immobiliare Dino (F.
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Dopo la sua Toscana e dopo Roma, Paolo Virzì si trasferisce in Brianza… culturalmente e paesaggisticamente l’antitesi della sua Livorno, Virzi sceglie l’hinterland milanese, in uno dei tanti paesi con l’immancabile desinenza in –ate, per portare sullo schermo l’omonimo romanzo statunitense di Stephen Amidon. Già da queste prime indicazioni, non possiamo che ammirare il coraggio del regista labronico, davvero particolare la scelta di trasferire la scena dal New England al nostro Paese.
È la vigilia di natale. Un SUV investe mortalmente un ciclista. Questa semplice premessa è il perno su cui ruota tutto il film e dove si incrociano le storie di due famiglie: quella dell’agente immobiliare Dino (F. Bentivoglio), in attesa di due gemelli dalla compagna Roberta (V. Golino) e la cui figlia Serena è fidanzata col rampollo della ricchissima famiglia Bernaschi della finanza, i cui genitori sono Giovanni (F. Gifuni) speculatore finanziario e Carla (V. Bruni Tedeschi), ex attrice, ora aspirante filantropa. Chi è stato il colpevole?
Il film sceglie di raccontare la storia da 3 punti di vista diversi, che terminano nell’incidente, per poi confluire in un quarto capitolo finale, che risolverà tutta la trama. Notevole come i personaggi si incrociano in un complesso gioco ad incastri: questo basterebbe per dire che di sicuro questo è il film più ambizioso di Virzi, certamente fino ad oggi, quello che più di altri ha in qualche modo raccolto l’eredità del Maestro Monicelli, con la sua commedia dai risvolti amari. Qui però di commedia non c’è quasi traccia, quasi che il regista livornese abbia voluto con questa sua opera realizzare il suo Borghese Piccolo Piccolo (e qui ce ne sono parecchi).
Per tanti versi, ma non per la soluzione finale, Il Capitale Umano non potrà non ricordare Io Sono L’Amore di Guadagnino, soprattutto nella figura della matrona (qui la Bruni Tedeschi, di là Tilda Swinton) e delle sue scelte. E se le atmosfere sfarzose della villa brianzola, abbinate alle stradine piccole piccole del paesino, rendono ottimamente l’atmosfera ricca ma provinciale di questa Lombardia, per ambientare la quotidiana e quieta drammaticità della vita, Virzì però non rinuncia all’atto di accusa di un mondo di speculatori e arrivisti che scommettono contro il futuro del Paese (e, ad oggi, purtroppo vincono).
Cast di attori davvero straordinario: Bentivoglio, piccolo squalo che mastica chewing gum a bocca aperta, ingolosito dalla ricchezza facile che gli gira intorno, cintura tigrata e mocassino ai piedi, è perfetto, disperato, meschino; Valeria Bruni Tedeschi perennemente stranita, incapace di fare delle scelte, con le sue pretese artistiche ma che in realtà è perfettamente a suo agio nella sua mediocrità milionaria; Fabrizio Gifuni, che rende perfettamente l’idea del magnate completamente disumanizzato e profondamente in disprezzo di chi gli sta attorno, tutto sommato la metafora di una classe dirigente che tutto compra e tutto svende; e bravissima Matilde Gioli nella parte di Serena, esordio davvero luminoso e promettente.
Finale amarissimo. Anzi lieto fine. Boh. In fin dei conti, quante storie per un cameriere morto per strada. Quanto vale la perdita di quel Capitale Umano, si scoprirà solo alla fine.
Ottimo Virzì. Un piacere scoprire che c’è ancora speranza per un cinema italiano accessibile a tutti, ma di qualità. (www.versionekowalski.it)
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pierri93
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martedì 21 gennaio 2014
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bel film,consigliabile!
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Bel film,bravo come sempre Virzi.Il film attrae ed è curiosa la ripartizione della storia dal punto di vista dei diversi personaggi dai quali si apprendono nuove notizie.Bravi tutti gli attori,in particolare Valeria Bruni Tedeschi.
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no_data
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martedì 21 gennaio 2014
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film da rivedere
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Un film secondo me da vedere due volte , come tutti le grandi pellicole , la prima con la curiosità di sapere, la seconda cogliendo tutti i particolari che in una prima visione non si riesce a individuare .......
Molto bella l'idea di descrivere la storia dalla parte di l'uno o l'altro personaggio ... ma basta se no si svela il mistero !!!! A mio avviso in questo lavoro Virzì si è superato e si nota la sua crescita professionale
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marce84
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lunedì 20 gennaio 2014
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il capitale disumano
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Il Capitale umano è un film ben girato, ben scritto e soprattutto ben recitato. Virzì si imbatte in una sorta di noir e allo stesso tempo un film che ritrae molto bene la società moderna. In particolare si sofferma su uno spaccato di società, quella del ceto ricco dell’alta finanza. Ma non si ferma qui, perché anche chi non ne fa parte, aspira a quel tipo di vita e si gioca tutto quel che ha pur di intraprendere un’ascesa sociale rischiosa e soprattutto irresponsabile.
Ma il film non si sofferma solamente su questo aspetto: quello che interessa a Virzì è l’aspetto relazionale e sociale. I personaggi sembrano tutti degli sconfitti, apatici, faticano ad esprimere i propri sentimenti, non riescono a dialogare fra di loro.
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Il Capitale umano è un film ben girato, ben scritto e soprattutto ben recitato. Virzì si imbatte in una sorta di noir e allo stesso tempo un film che ritrae molto bene la società moderna. In particolare si sofferma su uno spaccato di società, quella del ceto ricco dell’alta finanza. Ma non si ferma qui, perché anche chi non ne fa parte, aspira a quel tipo di vita e si gioca tutto quel che ha pur di intraprendere un’ascesa sociale rischiosa e soprattutto irresponsabile.
Ma il film non si sofferma solamente su questo aspetto: quello che interessa a Virzì è l’aspetto relazionale e sociale. I personaggi sembrano tutti degli sconfitti, apatici, faticano ad esprimere i propri sentimenti, non riescono a dialogare fra di loro. Sono tutti personaggi repressi e soprattutto sono personaggi negativi, non riescono ad essere autentici e si nascondono dietro una maschera.
Vittime di tutto questo sono gli adolescenti, in particolare Massi, il rampollo della famiglia, prodotto di una famiglia dove i veri valori sono ormai rovesciati, dove non si parla e dove conta solo il profitto. Anche il personaggio interpretato da Valeria Bruni Tedeschi pare una vittima del sistema, fragile, sensibile, insicura, in realtà anche il suo personaggio ha la possibilità di prendere consapevolezza di sé ed essere finalmente se stessa, ma preferisce la sicurezza economica, la bella vita che le assicura il marito, piuttosto che prendere in mano veramente la sua vita.
Memorabile è il personaggio interpretato da Bentivoglio: irritante, stupido, eccessivo da diventare ironico. Ma sappiamo bene quanto rappresenti una parte della nostra società. Unica eccezione positiva è Valeria Golino, personaggio materno in tutti i sensi, rassicurante e amorevole. Tuttavia, Serena (la figliastra) riuscirà a capirlo solamente quasi alla fine del film, cosa che ribadisce il fatto che le persone fra di loro fanno fatica a relazionarsi, a fidarsi veramente, a innamorarsi, a far uscire sentimenti veri ed autentici. E’ uno spaccato magnifico della società di oggi, dal punto di vista sociale e relazionale. Il film è drammatico, ma con delle sfumature ironiche tipiche di Virzì. In tutto questo, un posto centrale ce l’ha il denaro, il potere economico, con cui si può comprare tutto: una vita umana, l’innocenza del proprio figlio, un’assoluzione, una colpevolezza, i sentimenti, una famiglia. Si esce dalla sala con la sensazione di un amaro in bocca, perché Virzì ci fa riflettere su come in questa società il denaro ha vinto e ha soverchiato tutto, sentimenti, rapporti personali, valori. VOTO 8
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giuliog02
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lunedì 20 gennaio 2014
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uno spaccato neorealistico della società d'oggi
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Un benmisurato commento a una certa parte della società odierna. Personaggi ben tagliati e ottime recitazioni. Su tutte quelle di Valeria Bruni Tedeschi e di Fabrizio Bentivoglio, ben assecondati da tutto il cast. Il film non ha pause e poteva essere girato in bianco e nero tanto é essenziale. Ben calibrati i tipi antropologici. Persino le auto sono commisurate agli aspetti fisiognomici dei protagonisti ed alle loro tasche. Una critica feroce a una società senza valori, incluso il prete del liceo, l'intellettuale in cravatta verde, l'ispettore di polizia che vuole il colpevole immedesimandolo - non professionalmente - in Massimiliano. Tutti fingono o mentono per raggiungere i propri obiettivi ed alla fine sono tutti contenti.
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Un benmisurato commento a una certa parte della società odierna. Personaggi ben tagliati e ottime recitazioni. Su tutte quelle di Valeria Bruni Tedeschi e di Fabrizio Bentivoglio, ben assecondati da tutto il cast. Il film non ha pause e poteva essere girato in bianco e nero tanto é essenziale. Ben calibrati i tipi antropologici. Persino le auto sono commisurate agli aspetti fisiognomici dei protagonisti ed alle loro tasche. Una critica feroce a una società senza valori, incluso il prete del liceo, l'intellettuale in cravatta verde, l'ispettore di polizia che vuole il colpevole immedesimandolo - non professionalmente - in Massimiliano. Tutti fingono o mentono per raggiungere i propri obiettivi ed alla fine sono tutti contenti. Un film da vedere, anche se non lascia spazio alla speranza. O forse no, l'unico che mostra tratti di dignità umana é Luca, il colpevole dell'incidente.
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