panzy
|
giovedì 16 gennaio 2014
|
ma ossola è il fratello gemello di maroni?
|
|
|
|
Il film, nell'insieme non mi è dispiaciuto. Però resta a metà strada tra il dramma e la commedia, come se Virzì non abbia avuto il coraggio di sterzare fino in fondo, coraggio che ebbe il grande de Sica quando da attore di commediole, divenne insuperato Maestro neorealista.
Ossola/Bentivoglio più che un immobiliarista rampante fallito ( o, per meglio dire, destinato al fallimento) ricorda certe caratterizzazioni di "ganassa" brianzolo da cinepanettone. Se è veramente così stupido non si capisce come possa comunque aver gestito un'agenzia immobiliare tanto da poterci mantenere la famiglia e mandare la figlia a studiare in un college d'Elite.
[+]
Il film, nell'insieme non mi è dispiaciuto. Però resta a metà strada tra il dramma e la commedia, come se Virzì non abbia avuto il coraggio di sterzare fino in fondo, coraggio che ebbe il grande de Sica quando da attore di commediole, divenne insuperato Maestro neorealista.
Ossola/Bentivoglio più che un immobiliarista rampante fallito ( o, per meglio dire, destinato al fallimento) ricorda certe caratterizzazioni di "ganassa" brianzolo da cinepanettone. Se è veramente così stupido non si capisce come possa comunque aver gestito un'agenzia immobiliare tanto da poterci mantenere la famiglia e mandare la figlia a studiare in un college d'Elite. Poi la sua somiglianza a Maroni è una trovata che a mio parere costituisce una stonatura di cattivo gusto estetico se voluta, o di colposa distrazione se capitata per caso: non c'è bisogno di questi mezzucci palesemente allusivi in un'opera che vuole essere di denuncia alta.
Mi sembra che nel film si sia tentato di alleggerire lo sviluppo drammatico mettendo insieme una serie di stereotipi come l'intellettuale fallito, l'attrice mancata, il consigliere leghista pingue e bisunto, la critica ipercritica ( citazione della Hippye nichilista di 5 pezzi facili?): ma il confine tra ironia e palese caricatura mi pare che si sia infranto più volte lasciandomi addosso, invece che un senso di alleggerimento, un senso di disorientamento e fastidio ( ormai siamo talmente perrvasi da personaggi pubblici talmente caricaturali, che a volerli ulteriormente forzare si scade nella macchietta).
Buono lo sfalzamento di prospettiva spazio/temporale che ricorda Tarantino, e dà modo di approfondire la psicologia dei vari personaggi.
Insomma un film di ipmpianto drammatico che risente degli inserti di vari spunti di genere tra di loro non ben amalgamati , che non convince fino in fondo, anche se fino in fondo si lascia vedere.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a panzy »
[ - ] lascia un commento a panzy »
|
|
d'accordo? |
|
massiccio90
|
giovedì 16 gennaio 2014
|
devo aver frainteso...
|
|
|
|
Titolo: Il Capitale Umano; Anno: 2014; Regia: Paolo Virzì; Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli, Giovanni Anzaldo.
Trama: Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio) è un modesto imprenditore immobiliare, che desideroso di elevare la sua posizione finanziaria, chiede a Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni) di poter partecipare ad un fondo di investimeti da lui gestito. A tale scopo, a dispetto di ogni avvisaglia, Dino chiede un prestito alla banca, all'insaputa della compagna Roberta (Veleria Golino) – la quale sta per avere due gemelli da Dino - e della figlia Serena (Matilde Gioli).
[+]
Titolo: Il Capitale Umano; Anno: 2014; Regia: Paolo Virzì; Interpreti: Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Bruni Tedeschi, Valeria Golino, Matilde Gioli, Guglielmo Pinelli, Giovanni Anzaldo.
Trama: Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio) è un modesto imprenditore immobiliare, che desideroso di elevare la sua posizione finanziaria, chiede a Giovanni Bernaschi (Fabrizio Gifuni) di poter partecipare ad un fondo di investimeti da lui gestito. A tale scopo, a dispetto di ogni avvisaglia, Dino chiede un prestito alla banca, all'insaputa della compagna Roberta (Veleria Golino) – la quale sta per avere due gemelli da Dino - e della figlia Serena (Matilde Gioli). Quest'ultima, sembra avere una relazione con Massimiliano Bernaschi (Guglielmo Pinelli), il quale vive un rapporto conflittuale con il padre Giovanni e la madre Carla (Valeria Bruni Tedeschi), che tenta da una parte di avvicinarsi al figlio, mentre dall'altra vorrebbe allontanarsi dal marito. Serena e Massimiliano, sembrano essere coinvolti in un incidente stradale, che vede vittima un cameriere del loro istituto superiore di prestigio e, attorno al quale si annidano, le storie in particolare di Dino, Carla e Serena.
Nelle prime battute, il film sembra non deludere le aspettative che vi si erano formate tutt'attorno. A farla da padrone, un'interessante dialettica tra i due Fabrizi: Bentivoglio nei panni di Dino e Gifuni in quelli di Giovanni, la cui disparità dei caratteri e, la maggiore coscienza di sé del primo rispetto al secondo, ci fanno apprezzare non soltanto le performance dei due attori, ma anche il particolare rapporto che intercorre tra i loro personaggi. In un secondo momento, anche il personaggio di Carla interpretato dalla Tedeschi – seppure descritto ai limiti dello stereotipo – tiene dignitosamente assieme una potenzialmente interessante sequela di eventi. Da questo punto in poi, la tematica vira da tutt'altra parte per spostarsi sul cast giovane; inizialmente tramite il personaggio di Carla e, successivamente, tramite quello di Serena. Da questo “secondo terzo” del film, la storia sembra diventare la copia di un teen drama dipinto di giallo male architettato, infarcito di stereotipi ormai trascorsi sulla generazione post-adolescente, inadeguatamente interpretato, con dialoghi che se pochi minuti prima già andavano scemando, ormai hanno perso originalità e veridicità. Esclusi Bentivoglio e Gifuni, il cast appare debole, poco incisivo, probabilmente non all'altezza né delle aspettative in sala, né dell'attuale panorama italiano; una debolezza rimarcata da dialoghi scialbi e immaturi, rispetto almeno a quei a cui Virzì può averci abituati. La struttura narrativa che “incastra” i vari punti di vista dei personaggi, è un ottimo punto di partenza, che però vede uno sviluppo il cui peggior difetto è quello di lasciare per terra troppe questioni, che vedono soluzioni affrettate, o non ne vedono affatto. Molto spesso, le caratterizzazioni dei personaggi non giustificano alcuni loro atteggiamenti, il ché, impedisce di empatizzare con essi, permettendoci soltanto di attendere la narrazione – la quale perde troppo presto l'attrattiva – scivolare fino alla conclusione, che rifila un'amara sorpresa, definibile “un tocco da dilettante”. Nessuna particolare nota nella regia, a parte quelche piano claustrobico, che però più di tanto non disturba. Le musiche di Carlo Virzì non deludono, seppure non sempre si collochino alla perfezione nella scena.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a massiccio90 »
[ - ] lascia un commento a massiccio90 »
|
|
d'accordo? |
|
andrea polidoro
|
giovedì 16 gennaio 2014
|
bugiardi e colpevoli
|
|
|
|
Ne "Il Capitale umano" mi pare che Virzì evidenzi i difetti di certi Umani, stolti soggetti intrisi di onnipotenza, fragilità conosciuta ma evitata, colpveoli di vizi e ambizioni irriguardose e irrispettose, bugiardi nel classificarsi sempre oltre ciò che possono in verità.
Credo che sia un film intelligente e, al contempo, furbo. Lo stesso titolo rimanda al calcolo del valore della vita che si perde nella sclerotizzazione dei sentimenti e nella rinuncia a realizzare le proprie passioni. Il film muove la compassione e la stizza (i Bernaschi) , il sentimento del grottesco (l'Orsola), la passionalità pura e carnale dell'adolescenza (Serena), la finzione per se stessi (tutti). Un difetto: scivolare troppo nel prevedibile.
[+]
Ne "Il Capitale umano" mi pare che Virzì evidenzi i difetti di certi Umani, stolti soggetti intrisi di onnipotenza, fragilità conosciuta ma evitata, colpveoli di vizi e ambizioni irriguardose e irrispettose, bugiardi nel classificarsi sempre oltre ciò che possono in verità.
Credo che sia un film intelligente e, al contempo, furbo. Lo stesso titolo rimanda al calcolo del valore della vita che si perde nella sclerotizzazione dei sentimenti e nella rinuncia a realizzare le proprie passioni. Il film muove la compassione e la stizza (i Bernaschi) , il sentimento del grottesco (l'Orsola), la passionalità pura e carnale dell'adolescenza (Serena), la finzione per se stessi (tutti). Un difetto: scivolare troppo nel prevedibile.Valeria Bruni Tedeschi in gran forma, Bentivoglio un mito.
Buon film, da vedere!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a andrea polidoro »
[ - ] lascia un commento a andrea polidoro »
|
|
d'accordo? |
|
ilmaske
|
giovedì 16 gennaio 2014
|
molto bello
|
|
|
|
molto bello, mi ha emozionato.
|
|
[+] lascia un commento a ilmaske »
[ - ] lascia un commento a ilmaske »
|
|
d'accordo? |
|
francesco monteleone
|
mercoledì 15 gennaio 2014
|
'la grande schifezza' che merita il vero oscar
|
|
|
|
‘La grande schifezza’ (questo titolo sarebbe più veritiero) non riceverà il Golden Globe nell’estremo west americano, né sarà candidato all’Oscar come sta accadendo alla ‘Grande Bellezza’. Il bellissimo e rabbrividente film di Virzì ambientato in Brianza è un finto thriller. (L’omicidio stradale di un cameriere che torna a casa in bicicletta ha indizi troppi chiari per generare lasuspence). Dunque cos’è? Avviciniamoci, con cautela, alla sostanza; finora l’eccellente regista livornese non ha mai perso tempo a fare film divertenti che nel proseguimento della serata si integravano con pizza, birra, un dolcetto e il limoncello.
[+]
‘La grande schifezza’ (questo titolo sarebbe più veritiero) non riceverà il Golden Globe nell’estremo west americano, né sarà candidato all’Oscar come sta accadendo alla ‘Grande Bellezza’. Il bellissimo e rabbrividente film di Virzì ambientato in Brianza è un finto thriller. (L’omicidio stradale di un cameriere che torna a casa in bicicletta ha indizi troppi chiari per generare lasuspence). Dunque cos’è? Avviciniamoci, con cautela, alla sostanza; finora l’eccellente regista livornese non ha mai perso tempo a fare film divertenti che nel proseguimento della serata si integravano con pizza, birra, un dolcetto e il limoncello. Virzì non è il pedissequo continuatore della commedia all’italiana, con ‘una particolare attenzione alle tematiche sociali’. Virzì è un ranger alla Tex Willer che crede nelle qualità depurative dell’arte cinematografica. Ebbene, questa volta ci è piaciuto più di tutte le altre volte. L’onta della ricchezza maligna, in Italia, non è più sopportabile. In questa nazione dove coesistono i mendicanti di medicine in scadenza e tanti parassiti che buttano ogni giorno 500 euro di shopping, Virzì ha mostrato quanto sia insulso il capitale e con esso quella sgradevole categoria umana che sono i milionari.
Riferire la sinossi del film è un compito superfluo. Quest’opera va registrata nella nostra coscienza perché ha i caratteri genetici della ‘Capanna dello zio Tom’ o delle ‘Meditazioni sacre’ di Francis Bacon e cose simili. Ma lasciamo da parte i paragoni più profondi. I personaggi del ‘Capitale umano’ sono tutti negativi; eroi non se ne vedono. Gli uomini e le donne, i giovani o le persone mature appaiono tanto malformati moralmente che ne fanno le spese perfino gli ottimi attori e interpreti. Fabrizio Gifuni è uno speculatore finanziario, titolare di un fondo miracoloso, che si presenta sempre in pompa magna per sfidare i listini e i mercati internazionali. In realtà egli è uno squallido e ipocrita sfruttatore dei risparmi altrui; vale meno della sua merda, pur avendo la compiacenza di tutti. Sua moglie (Valeria Bruni Tedeschi) è stata un’attrice dotata di irresistibile ciucciaggine, che correttamente si è sposata con un ‘buon partito’. Codarda, viziata e deresponsabilizzata, la s’ignora, durante il giro dei negozi, si commuove per un teatro storico milanese messo in vendita. Grazie alla sua magnanimità, sospende la trasformazione del palcoscenico in mini-appartamenti. Nel frattempo la seducente mecenate riusce ad adescare un patetico studioso di drammaturgia (Luigi Lo Cascio) dal quale si farà rivitalizzare le parti più nascoste. Essendo piena di malizia quando capisce che con le sue sciocchezze può rimetterci lo stile di vita da cortigiana, torna ad essere l’animale ammaestrato. Il figlio di questa accordata coppia di egoisti è un liceale palestrato, totalmente coglione, con i boccoli biondi alla fiamminga e ampie riserve di droga. Per le sue prestazioni intellettuali a scuola e nella vita, il giovane rampollo riceve un gigantesco suv e altrettante corna dalla fidanzatina. L’invidiabile terzetto, ovunque si volge, trova servitù, piscine, campi da tennis, macchine fuoriserie, stanze lussuose, uffici strepitosi. Per noi è un vomito ad ogni sequenza. La seconda famiglia coinvolta nella fabula di Virzì è composta da una psicologa (Valeria Golino) che si compiace di essere incinta, mentre chi le sta attorno si procura palate di guai. Il coraggioso Fabrizio Bentivoglio interpreta la parte di un miserrimo borghese che non sopportando la scarsezza di sostanze economiche decide di ingrupparsi in una comitiva di giocatori di borsa…Infine, la loro figlia femmina con gli occhioni fulminanti e un pizzico di umanità in più, si porta in testa una bussola completamente smagnetizzata.
Arriviamo al sodo: Vista dal sud Italia la Brianza sembra un planetario nel quale luccicano nere stelle. La ricchezza è disgustosa in sé, perché altera i caratteri genetici. Trasforma l’uomo in letame, lo costringe a mentire, a nascondere, a difendersi, a comportarsi senza scrupoli. Ci auguriamo che le nostre 60 righe servano a convincervi che questo film è imperdibile. Buona visione…Oddio! Stavamo per saltare la battuta più sagace di tutto il film: Che cos’è la polizia? Chiede la Tedeschi con la faccia miscelata di creme, trucchi e noia. La bella castellana non sa che nello Stato di diritto, le leggi vengono fatte rispettare dalla forza pubblica. La verità è che i milionari si sentono intoccabili e purtroppo moltissimi di loro, nonostante le nefandezze compiute, rimangono intoccabili.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a francesco monteleone »
[ - ] lascia un commento a francesco monteleone »
|
|
d'accordo? |
|
mamu88
|
mercoledì 15 gennaio 2014
|
affascinante
|
|
|
|
Ho visto il Capitale umano ed è un film affascinante, scioccante ed emozionante.
Finalmente è tornato il cinema italiano che ti fa pensare e riflettere. Bravissimi gli attori. Bravissimo Virzì.
|
|
[+] lascia un commento a mamu88 »
[ - ] lascia un commento a mamu88 »
|
|
d'accordo? |
|
mini1482
|
mercoledì 15 gennaio 2014
|
merita davvero!
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a mini1482 »
[ - ] lascia un commento a mini1482 »
|
|
d'accordo? |
|
djordje
|
mercoledì 15 gennaio 2014
|
capolavoro
|
|
|
|
|
|
[+] lascia un commento a djordje »
[ - ] lascia un commento a djordje »
|
|
d'accordo? |
|
michele
|
mercoledì 15 gennaio 2014
|
non c'è miglior pubblicità della polemica
|
|
|
|
Non c’è migliore pubblicità della polemica preventiva. E infatti, sull’onda delle accuse mosse alla nuova pellicola del regista livornese, fin dal suo primo giorno di uscita, ‘Il Capitale umano’ è partito fortissimo, con ottimi incassi. Se tutto questo clamore è servito a portare al cinema persone che forse non sarebbero neanche andate a vederlo o ne ha stimolato in qualche modo la visone, oserei dire, ben vengano, perché questo potrebbe essere uno dei migliori film italiani dell’anno. Lo so, è presto per dirlo, mancano ‘appena’ undici mesi e mezzo alla fine del 2014, ma questa pellicola è davvero il prodotto finale di un lavoro di alta qualità.
[+]
Non c’è migliore pubblicità della polemica preventiva. E infatti, sull’onda delle accuse mosse alla nuova pellicola del regista livornese, fin dal suo primo giorno di uscita, ‘Il Capitale umano’ è partito fortissimo, con ottimi incassi. Se tutto questo clamore è servito a portare al cinema persone che forse non sarebbero neanche andate a vederlo o ne ha stimolato in qualche modo la visone, oserei dire, ben vengano, perché questo potrebbe essere uno dei migliori film italiani dell’anno. Lo so, è presto per dirlo, mancano ‘appena’ undici mesi e mezzo alla fine del 2014, ma questa pellicola è davvero il prodotto finale di un lavoro di alta qualità. Virzì ci porta nel Nord Italia, dentro il mondo dell’alta finanza, quella della speculazione, del rischio, dell’azzardo e lo fa con uno stile molto cupo, grigio, tipico del noir e attraverso una galleria di personaggi tutti ben definiti e perfettamente ritratti nella loro posizione professionale e sociale, sfida già questa di per se ardua, in quanto era molto facile cadere nel temibile tranello della ‘macchietta’, ma l’ottimo cast di attori scelti, sa ampiamente dare una maschera e un’interpretazione credibile, all’altezza dei ruoli che gli sono stati assegnati. Il veicolo della significazione della pellicola, ciò che la fa progredire e gli conferisce un senso, è indubbiamente il montaggio delle scene, divise in capitoli, dove si ritorna sempre indietro e una stessa sequenza ci viene riproposta più volte dal punto di vista del singolo personaggio che se prima avevamo solo visto comparire furtivamente, grazie a questo artificio stilistico, entra in primo piano nella narrazione. Vi sono due storie che s’intrecciano continuamente, una che vede direttamente protagoniste le famiglie Bernaschi (Gifuni & Valeria Bruni Tedeschi) e Ossola (Bentivoglio e Golino) e ci narra di un investimento rischioso e senza averne le possibilità, da parte di quest’ultima e l’altra che invece verte intorno a un incidente stradale dove sono coinvolti i rispettivi figli (ex fidanzati). Il baricentro dell’attenzione viene spostato continuamente da una parte all’altra, tramite i singoli capitoli ed è forse proprio in questo frangente che ogni tanto Virzì non controlla perfettamente la materia che ha in mano e tende a focalizzare l’interesse dello spettatore in maniera non sempre proporzionale sulle due vicende, facendo emergere maggiormente uno dei due filoni narrativi a discapito dell’altro. In particolar modo si tende ad immedesimarci di più con la vicenda finanziaria che vede coinvolti Gifuni e Bentivoglio, forse perché attratti dalle loro interpretazioni così sopraffine o semplicemente perché introdotta subito nella prima parte, mentre la vicenda dell’incidente che pur apre il film, quindi messa in primo piano, tende ad acquistare importanza solo verso il finale, dopo più di metà pellicola. A questo proposito poi, fa la sua entrata in scena, un ulteriore personaggio che si dimostrerà fondamentale ai fini della conclusione dell’intera storia, nel suo complesso, ma verso il quale si fatica a provare una certa empatia in quanto inserito troppo tardivamente e dopo che quasi tutti gli altri personaggi sono stati approfonditi ampiamente e quindi assimilati dallo spettatore. Pur non essendo perfetto Virzì nel maneggiare l’intreccio, lo è però dal punto di vista stilistico e della direzione degli interpreti, confermandosi uno dei registi più importanti e talentuosi che abbiamo in questo momento in Italia.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a michele »
[ - ] lascia un commento a michele »
|
|
d'accordo? |
|
paride86
|
mercoledì 15 gennaio 2014
|
non parla davvero del paese
|
|
|
|
Storie di personaggi appartenenti a diverse classi sociali si intrecciano nell'ultimo film di Virzì, dando luogo ad imprevisti risvolti drammatici.
Dal trailer sembrava si trattasse di un film sulla crisi profonda che ha investito il nostro Paese soprattutto per opera di quella classe altoborghese che accentra la maggior parte del potere, invece qui i ricchi fanno una splendida figura: ricattati dal medioborghese e imbrogliati dal proletario che, non denunciando un incidente in auto, fa ricadere la colpa sul ricco figlio di papà.
Per questo "Il capitale umano" non può essere metafora della situazione italiana attuale, ma solo una storia fine a se stessa.
[+]
Storie di personaggi appartenenti a diverse classi sociali si intrecciano nell'ultimo film di Virzì, dando luogo ad imprevisti risvolti drammatici.
Dal trailer sembrava si trattasse di un film sulla crisi profonda che ha investito il nostro Paese soprattutto per opera di quella classe altoborghese che accentra la maggior parte del potere, invece qui i ricchi fanno una splendida figura: ricattati dal medioborghese e imbrogliati dal proletario che, non denunciando un incidente in auto, fa ricadere la colpa sul ricco figlio di papà.
Per questo "Il capitale umano" non può essere metafora della situazione italiana attuale, ma solo una storia fine a se stessa.
[-]
[+] ma che film hai visto???
(di m.barenghi)
[ - ] ma che film hai visto???
|
|
[+] lascia un commento a paride86 »
[ - ] lascia un commento a paride86 »
|
|
d'accordo? |
|
|