|
|
pattichiari
|
lunedì 20 gennaio 2014
|
l'uomo: potenziale o merce di scambio?
|
|
|
|
Un cast favoloso; scelta geniale quella di presentare in capitoli la storia attraverso il punto di vista dei personaggi...e che personaggi!!
Aggiacciante e realistico "omaggio" della distorta comunicazione tra gli esseri umani, un "surplus di valori " che ci allontana e che ci rende terribilmente ciechi ed egoisti, disposti a tutto pur di ottenere quello che conta di più : la posizione sociale, il conto in banca, la bella macchina, L' IMMAGINE!!
Un film che fa riflettere, che dà coraggio . Affascinante modo di denunciare il perbenismo delle persone cosidette "perbene" attraverso il susseguirsi di azioni che conservano la loro cinica logica seppur alla fine.
[+]
Un cast favoloso; scelta geniale quella di presentare in capitoli la storia attraverso il punto di vista dei personaggi...e che personaggi!!
Aggiacciante e realistico "omaggio" della distorta comunicazione tra gli esseri umani, un "surplus di valori " che ci allontana e che ci rende terribilmente ciechi ed egoisti, disposti a tutto pur di ottenere quello che conta di più : la posizione sociale, il conto in banca, la bella macchina, L' IMMAGINE!!
Un film che fa riflettere, che dà coraggio . Affascinante modo di denunciare il perbenismo delle persone cosidette "perbene" attraverso il susseguirsi di azioni che conservano la loro cinica logica seppur alla fine... esplode il monito di speranza.
andate a vederlo,
GRAZIE VIRZì , UN FILM DA OSCAR.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a pattichiari »
[ - ] lascia un commento a pattichiari »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
teresina3
|
lunedì 20 gennaio 2014
|
veritiera riproduzione dell'alta lombardia "borges
|
|
|
|
Storia avvincente (apprendo che è liberamente tratto da un romanzo americano) , personaggi azzeccati ed alcuni strabilianti , sopratutto la nuova leva (che non conoscevo) immensa la golino credibilissima da madre e psicologa.
Riproduzione fedele di una realtà borghese dell'alta lombardia che per me che non sono indigena ma domiciliata mi ha aiutato a comprendere e poi , ad esprimere...
Un film dal sapor di thriller incalzante davvero bello davvero molto.
|
|
|
[+] lascia un commento a teresina3 »
[ - ] lascia un commento a teresina3 »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
pincenzo
|
lunedì 20 gennaio 2014
|
incastro vincente
|
|
|
|
La tecnica della trama a incastro, con ripetizione di scene da angolature diverse, rende avvincente una storia che, se raccontata linearmente, sarebbe banale e insipida. Ottime le interpretazioni dei nostri attori italiani, magistralmente diretti da un Virzì in gran forma creativa. Un film che potrebbe essere ambientato in qualsiasi parte del mondo occidentale, senza perdere nulla. Una qualità che la maggior parte dei film di produzione nazionale purtroppo non ha.
|
|
|
[+] lascia un commento a pincenzo »
[ - ] lascia un commento a pincenzo »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
nigel mansell
|
lunedì 20 gennaio 2014
|
l'italia che siamo
|
|
|
|
Ottimo film, ogni personaggio perfettamente disegnato contribuisce a raccontare quello che oggi noi siamo, un paese in declino, senza vergogna e meriti, che scommette sulla sua stessa fine. Nessun personaggio ne esce bene, ma assolutamente non si cade mai nei luoghi comuni. Ottima regia, tutti gli attori sono eccezionali, ma su tutti Bentivoglio.
|
|
|
[+] lascia un commento a nigel mansell »
[ - ] lascia un commento a nigel mansell »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
pasquiota
|
lunedì 20 gennaio 2014
|
le amare miserie al ritmo del dio denaro
|
|
|
|
Un altoborghese rampante in finanza. La moglie frustrata che aspirerebbe al teatro. Il figlio inconcludente e viziato. E poi un immobiliarista untuoso e trafficone, la moglie psicologa che non afferra nulla di ciò che le sta intorno, la figliastra che frequenta i ricchi, ma è attratta da altro... Sullo sfondo il paesaggio brianzolo, cuore nero del profondo Nord, dove tutti ballano al ritmo del dio denaro e nessuno (o quasi) pensa alla felicità.
Mentre le azioni (im)prevedibili rovesciano l'intreccio in tragedia: l'omicidio di un cameriere, agnello sacrificale senza più innocenza tra i personaggi burattini del destino, con la verità che emerge attraverso flashback continui e rivelatori.
[+]
Un altoborghese rampante in finanza. La moglie frustrata che aspirerebbe al teatro. Il figlio inconcludente e viziato. E poi un immobiliarista untuoso e trafficone, la moglie psicologa che non afferra nulla di ciò che le sta intorno, la figliastra che frequenta i ricchi, ma è attratta da altro... Sullo sfondo il paesaggio brianzolo, cuore nero del profondo Nord, dove tutti ballano al ritmo del dio denaro e nessuno (o quasi) pensa alla felicità.
Mentre le azioni (im)prevedibili rovesciano l'intreccio in tragedia: l'omicidio di un cameriere, agnello sacrificale senza più innocenza tra i personaggi burattini del destino, con la verità che emerge attraverso flashback continui e rivelatori. Ma la morte davvero cambierà le vite di tutti?
Se lo domanda lo stesso regista Virzì, che abbandona la commedia per avventurarsi nel dramma, nella sua opera forse più compiuta e amara. Fra tutti i protagonisti, arduo scegliere il più odioso e gretto: Bentivoglio arrampicatore sociale, Gifuni insopportabile guru della finanza o Lo Cascio esperto teatrale con le sue miserie, o ancora fra i numerosi personaggi minori da Comédie humaine di balzachiana memoria.
Avanti e indietro negli eventi, come il tempo curvo di García Márquez e con un tocco di tragedia shakespeariana, ma senza la grandezza, annientata dalla meschinità.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a pasquiota »
[ - ] lascia un commento a pasquiota »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
linus2k
|
domenica 19 gennaio 2014
|
come al solito... grande virzì!
|
|
|
|
Dichiaro subito una sorta di conflitto di interessi: amo il cinema di Virzì e lo ritengo uno dei migliori registi italiani.
Meglio avvisare subito quando si parte prevenuti: ritengo sia una base di onestà intellettuale, anche quando l'essere prevenuti è, al contrario, in senso negativo e porta a criticare l'ultimo film per la rappresentazione della Brianza.
Perché solo una certa disonestà intellettuale può vedere in questo film una rappresentazione negativa della Brianza.
"Il capitale umano" è in primis un thriller noir che fonda radici profondissime nel cinema europeo, profonde ed antiche.
[+]
Dichiaro subito una sorta di conflitto di interessi: amo il cinema di Virzì e lo ritengo uno dei migliori registi italiani.
Meglio avvisare subito quando si parte prevenuti: ritengo sia una base di onestà intellettuale, anche quando l'essere prevenuti è, al contrario, in senso negativo e porta a criticare l'ultimo film per la rappresentazione della Brianza.
Perché solo una certa disonestà intellettuale può vedere in questo film una rappresentazione negativa della Brianza.
"Il capitale umano" è in primis un thriller noir che fonda radici profondissime nel cinema europeo, profonde ed antiche.
Una famiglia alto borghese, una che aspira (più o meno in maniera convinta) ad essere tale, un povero ragazzo stritolato dal sistema. Fondamentalmente questo è il quadro di un film che, se fosse stato girato in Francia una ventina di anni fa, avrebbe probabilmente avuto la regia di Claude Chabrol e la celebrazione da parte della critica europea.
"Il capitale umano" è cinema allo stato puro, conoscenza dei tempi, della narrazione, del sapiente uso della penna per la sceneggiatura e scelta di attori eccezionali! Raccontato in 4 capitoli, con una nota tecnica di rianalizzare lo stesso avvenimento da diversi punti di vista, come in un novello "Rashomon" (Akira Kurosawa, 1950), il film getta uno sguardo sulla nostra società, tra vittime e carnefici, rendendo la linea di demarcazione tra le 2 classi molto labile.
Un incidente stradale: un giovane cameriere in bicicletta va fuori strada, chi lo investe non si ferma a soccorrerlo. Chi c'era in quella macchina?
Attraverso questa situazione Virzì ci racconta, con meno ironia e leggerezza del solito, la nostra società, tra famiglie rampanti e vittime della propria voglia di affermazione, piccoli uomini mediocri che aspirano a quella ricchezza che con le loro capacità non potrebbero permettersi, giocando d'azzardo sulla propria vita (e quella dei propri cari), giovani fragili schiacciati dalla società e vittime reali, i più deboli ed incapaci di giocare in maniera aggressiva con gli altri, così incapaci da riversare l'aggressività su se stessi.
Attorno un coacervo di personaggi minori e ben descrittivi di certe aree del Paese: intellettuali snob e radicali, attrici fallite che si accompagnano a ricchi imprenditori, politici...
Non è un film che fa sperare, purtroppo no... e la critica ad una certa borghesia ed a quell'atteggiamento privo di scrupoli che dimentica la persona e pone il capitale (non umano) al centro della propria vita diventa feroce, feroce ma purtroppo anche pessimisticamente arreso.
"Avete scommesso sulla rovina di questo paese e avete vinto"
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a linus2k »
[ - ] lascia un commento a linus2k »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
alberto bognanni
|
domenica 19 gennaio 2014
|
il capitale artistico
|
|
|
|
In "la prima cosa bella" Virzi mi aveva fatto piangere di commozione, dando risalto alla parte bella della nostra anima. Ne "Il capitale umano" Virzi mi ha fatto incupire dando spazio alla parte meno bella della nostra anima. Non per questo sono uscito meno contento dalla sala. Il capitale umano di cui si parla nel film ha un'accezione negativa nella sua triste e cinica realtà. Ma un'opera d'arte è tale quando smuove coscienza e sentimento, quando ci lascia quell'agrodolce sapore fatto di attrazione e repulsione verso le parti oscure dell'essere umano. Il resto è grande cinema. Due ore senza un minimo cedimento. Un cast ottimo, sapientemente diretto.
[+]
In "la prima cosa bella" Virzi mi aveva fatto piangere di commozione, dando risalto alla parte bella della nostra anima. Ne "Il capitale umano" Virzi mi ha fatto incupire dando spazio alla parte meno bella della nostra anima. Non per questo sono uscito meno contento dalla sala. Il capitale umano di cui si parla nel film ha un'accezione negativa nella sua triste e cinica realtà. Ma un'opera d'arte è tale quando smuove coscienza e sentimento, quando ci lascia quell'agrodolce sapore fatto di attrazione e repulsione verso le parti oscure dell'essere umano. Il resto è grande cinema. Due ore senza un minimo cedimento. Un cast ottimo, sapientemente diretto. Un nuovissimo e convincente neo-realismo dove gli attori sanno come muoversi e il regista sa come manovrarli. Una sceneggiatura a ragnatela che non lascia spazio a fraintendimenti. Le polemiche strumentali che hanno accompagnato l'uscita di questo film non hanno nessun fondamento nè ideologico nè territoriale. Viva il cinema italiano quando sa essere così appassionatamente convincente!
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a alberto bognanni »
[ - ] lascia un commento a alberto bognanni »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
claudiocaprara
|
domenica 19 gennaio 2014
|
un virzì dal respiro internazionale
|
|
|
|
Il Capitale Umani è un film importante, non un capolavoro (molto lontano dall’esserlo) ma non fatto per piacere, piuttosto direi che è fatto per capire, un pretesto artistico per viaggiare nell’anima dell’Italia, per scandagliarne meandri oscuri.
Qualcuno a proposito di questo film ha citato La Tragedia di Un Uomo Ridicolo. Si, anche a me ha ricordato qualcosa di quel cinema, anche se non si possono mai fare confronti così lontani: ma Tognazzi sarebbe stato un protagonista perfetto in questa storia.
Io considero questo film un affresco inquietante e racconta come mai prima un pezzo della nostra decadenza. Lo fa con coraggio, perchè tiene lo spettatore a disagio, non lo lusinga, non lo circuisce: gli fa far fatica.
[+]
Il Capitale Umani è un film importante, non un capolavoro (molto lontano dall’esserlo) ma non fatto per piacere, piuttosto direi che è fatto per capire, un pretesto artistico per viaggiare nell’anima dell’Italia, per scandagliarne meandri oscuri.
Qualcuno a proposito di questo film ha citato La Tragedia di Un Uomo Ridicolo. Si, anche a me ha ricordato qualcosa di quel cinema, anche se non si possono mai fare confronti così lontani: ma Tognazzi sarebbe stato un protagonista perfetto in questa storia.
Io considero questo film un affresco inquietante e racconta come mai prima un pezzo della nostra decadenza. Lo fa con coraggio, perchè tiene lo spettatore a disagio, non lo lusinga, non lo circuisce: gli fa far fatica. Si sta lì come su una sedia instabile e senti che in ogni momento ci puó essere una caduta. Invece questo equilibrio resta fino alla fine, anzi diventa l’elemento di forza di questo thriller delle coscienze.
Ma è anche un film molto politico, quasi partitico. Quando l’ideologia sinistroide parlava della cultura profonda prodotta dal berlusconismo – in particolare i girotondi di Moretti sono cresciuti su questo concetto – identificava un fondo di verità. VirzÌ – non immune da fremiti movimentisti – ce lo rappresenta in questa storia: il desiderio del denaro, della scalata sociale, la finanza senza cuore, la marginalità della donna, l’irrilevanza della politica, il degrado della cultura… Evita – per quanto gli è possibile – schematismo e dogmatismo, ma sceglie una strada “gramsciana” (pardon) mostrando un disprezzo distaccato verso l’indifferenza che la crisi ha prodotto nelle coscienze (anche degli intellettuali di sinistra, ormai disposti a scambiare scampoli di impegno per una scopata). Lo fa spietatamente, ma delicatamente (come una buona infermiera quando fa i prelievi di sangue)
È uno dei film scritti meglio in italia in questo secolo: “riesce ad andare in profondità nonostante una misura, una leggerezza un equilibrio difficili da raggiungere”, ho scritto a Francesco Piccolo, appena uscito dal cinema. Trovare leggerezza e profondità insieme non è mai facile, ma è ancor più difficile in un racconto corale come questo.
Gli attori sono bravi e azzeccati. Fabrizio Bentivoglio è il personaggio chiave del film. Ecco, pur mostrando indubbie qualità a me è sembrato eccessivo, troppo maschera nel contesto del racconto. In un dipinto ad acquarello, lui è disegnato ad olio. “È davvero sgradevole” – dice di lui il Bernaschi – lo deve essere, ma trovo la sua figura troppo stridente nella vita quotidiana: la pasta dell’immobiliarista Dino Ossola non si puó combinare con quella di Roberta Morelli (una sorprendente Valeria Golino, grandissima attrice non protagonista), la psicologa con cui convive. Insomma ho visto che per molti l’interpretazione di Bentivoglio è un punto di forza. Io lo trovo il punto di debolezza del film.
Fabrizio Gifuni è perfetto e Valeria Bruni Tedeschi fa la sua migliore interpretazione di sempre.
Insomma non siamo di fronte al solito Virzì: toscano, cazzone, intelligente e furbo, dolce e amaro: cresciuto alla grande scuola della commedia all’italiana. È un VirzÌ ambizioso, molto maturo e con un respiro internazionale. Vuole raccontare cosa è diventata l’Italia e lo fa con un coraggio inedito per un uomo di sinistra.
Darei 7 a Il Capitale Umano, ma la prossima volta serve un po’ di Maalox.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a claudiocaprara »
[ - ] lascia un commento a claudiocaprara »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
brunx
|
domenica 19 gennaio 2014
|
l'italia ai tempi della crisi
|
|
|
|
Spaccato del nostro Paese, fatto di arrivisti e di chi vuole arrivare. La necessità di quantificare tutto in denaro. Bravissima la Tedeschi e Bentivoglio. La regia è molto accurata e trasuda di particolari, sintomi di un grande lavoro fatto prima. Da vedere.
|
|
|
[+] lascia un commento a brunx »
[ - ] lascia un commento a brunx »
|
|
d'accordo? |
|
|
|
annie hall.
|
domenica 19 gennaio 2014
|
italia, non ti perdono.
|
|
|
|
Anche se "Il capitale umano" è un titolo ottimo ed esauriente, credo che una seconda opzione sarebbe potuta benissimo essere "La Grande Bellezza", questa volta con cognizione di causa.
La storia è questa: le persone si stanno massacrando giorno dopo giorno, non esiste più nessuna morale e rispetto verso l'altro essere umano, la finanza e l'economia hanno rimbambito - per usare un eufemismo - il cervello di molti.
In una provincia bianca e fredda del nord Italia, due famiglie, i Bernaschi e gli Ossola si incontrano, a causa della conoscenza tra i reciproci figli.
A loro si legano anche le vicende di altri personaggi, un aspirante direttore creativo di teatro e un ragazzo senza famiglia cresciuto da uno zio imbroglione a sua volta, e un cameriere che a fine lavoro prende la biciclette per tornare a casa.
[+]
Anche se "Il capitale umano" è un titolo ottimo ed esauriente, credo che una seconda opzione sarebbe potuta benissimo essere "La Grande Bellezza", questa volta con cognizione di causa.
La storia è questa: le persone si stanno massacrando giorno dopo giorno, non esiste più nessuna morale e rispetto verso l'altro essere umano, la finanza e l'economia hanno rimbambito - per usare un eufemismo - il cervello di molti.
In una provincia bianca e fredda del nord Italia, due famiglie, i Bernaschi e gli Ossola si incontrano, a causa della conoscenza tra i reciproci figli.
A loro si legano anche le vicende di altri personaggi, un aspirante direttore creativo di teatro e un ragazzo senza famiglia cresciuto da uno zio imbroglione a sua volta, e un cameriere che a fine lavoro prende la biciclette per tornare a casa.
Un film che invita a rendersi conto che rimanere coinvolti nella tragicità del presente è un attimo, che l'epoca contemporanea è un epoca barbarica, che l'assicurazione di vita di una persona è valutata in base alla sua potenzialità di guadagno e alla quantità e qualità dei suoi legami affettivi.
Nel film appare una scena di "Nostra Signora dei Turchi", in cui Carmelo Bene, che potrebbe essere preso in quel contesto a metafora dell'Italia, è un uomo stravolto dalla vita e da se stesso, che respinge l'aiuto di una presenza che continua a sussurrargli: "Ti perdono".
Ed è qui che Virzì disegna la "Grande Bellezza", nella totale e disarmante mancanza di qualsiasi forma di giustizia, spirituale e pratica.
Ma soprattutto nell'assenza di qualunque reazione e presa di coscienza.
[-]
|
|
|
[+] lascia un commento a annie hall. »
[ - ] lascia un commento a annie hall. »
|
|
d'accordo? |
|
|
|