topinetti
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venerdì 10 gennaio 2014
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la verità
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A me è piaciuto. Parla di un'Italia contemporanea e per certi versi molto vera. Se qualcuno si è risentito , mi chiedo...perchè? Non sono veri certi personaggi? Forse è proprio perchè c'è tanta verità che alcuni si sono offesi.....
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laerte
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venerdì 10 gennaio 2014
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fuggire via da te, brianza velenosa...
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Premetto che amo molto Virzì e le mie aspettative per questo film erano molto alte (forte troppo!).
Secondo me siamo di fronte a un film con un solido impianto drammaturgico che tocca temi molto sentiti e di attualità (crisi economica, speculazione finanziarie, bassezze dell'italiano individualista). I personaggi sono costruiti bene, soprattutto Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), e richiamano stereotipi con cui tutti noi abbiamo talvolta a che fare. Tuttavia la mia sensazione è proprio questi personaggi siano fin troppo stereotipati, quasi didascalci (in alcuni passaggi del film mi immaginavo che il broker di borsa si sarebbe comportato così e così accadeva, e lo stesso per il figlio del broker o per la sua ex fidanzata).
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Premetto che amo molto Virzì e le mie aspettative per questo film erano molto alte (forte troppo!).
Secondo me siamo di fronte a un film con un solido impianto drammaturgico che tocca temi molto sentiti e di attualità (crisi economica, speculazione finanziarie, bassezze dell'italiano individualista). I personaggi sono costruiti bene, soprattutto Dino Ossola (Fabrizio Bentivoglio), e richiamano stereotipi con cui tutti noi abbiamo talvolta a che fare. Tuttavia la mia sensazione è proprio questi personaggi siano fin troppo stereotipati, quasi didascalci (in alcuni passaggi del film mi immaginavo che il broker di borsa si sarebbe comportato così e così accadeva, e lo stesso per il figlio del broker o per la sua ex fidanzata). E' come se fosse stata privilegiata la struttura del film, e non venisse dato il giusto tempo a ogni snodo del film (e sono tanti). C'è suspence, c'è curiosità, ma alcuni passaggi appaiono frettolosi, si vede troppo lo scheletro del romanzo che sta dietro e limitano l'aderenza emotiva dello spettatore.
Infine la recitazione dei giovani (il figlio del broker in particolare) non è eccelsa, e più volte si ha la sensazione che "recitino".
Ripeto: forse le mie aspettative erano troppo alte, ma credo che Virzì possa fare meglio: con un po' più di cura per i dettagli poteva essere un piccolo capolavoro.
PS: I titoli di coda, che svelano anche il perché del titolo "Il capitale umano", lasciano sicuramente l'amaro in bocca e molto da pensare.
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sebastian13
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venerdì 10 gennaio 2014
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il neo realismo nel terzo millennio
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Paolo Virzi realizza con "Il capitale umano", probabilmente, il suo miglior film. Regista Entre les mures di fatto poliedrico nella rappresentazione del genere umano, passato dai personaggi positivi del "La prima cosa bella", altro film notevole, alla negatività assoluta di questi poveri cristi che hanno deciso di abdicare, coscientemente, alla volontà del grande fratello. Dalla famiglia dei Bernaschi, agli Ossola, nessuno si può dire innocente; per qualunque verso si guardino le diverse posizioni sociali, tra l'altro mentitrici verso gli altri e verso se stessi, non riusciamo a trovare un attimo di lucidità, ciascuno preso dalla sua rappresentazione.
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Paolo Virzi realizza con "Il capitale umano", probabilmente, il suo miglior film. Regista Entre les mures di fatto poliedrico nella rappresentazione del genere umano, passato dai personaggi positivi del "La prima cosa bella", altro film notevole, alla negatività assoluta di questi poveri cristi che hanno deciso di abdicare, coscientemente, alla volontà del grande fratello. Dalla famiglia dei Bernaschi, agli Ossola, nessuno si può dire innocente; per qualunque verso si guardino le diverse posizioni sociali, tra l'altro mentitrici verso gli altri e verso se stessi, non riusciamo a trovare un attimo di lucidità, ciascuno preso dalla sua rappresentazione. Ed è proprio per questa sua centralità, per questa sua negazione assoluta che possiamo oggi dirci innocenti, e quindi coscienti e responsabile di questi tempi decadenti, che il film può dirsi neo-realista: ogni personaggio si muove con una sua convinta autonomia senza sapere di essere un automa. Il film privo di inutili decorazioni (poteva essere in biano e nero), a-psicologico, rinuncia completamente alla morale, non impone pentimenti. Tutti i personaggi nel finale sono soddisfatti del raggiungimento del traguardo prefissato, proprio tutti, anche Luca Ambrosini che si ritrova in galera colpevole eppure innocente, assolto dall'ispettore, altro brutto personaggio, che invece voleva Massimiliano al suo posto. Da vedere assolutamente e pensare se per caso abbiamo giò raggiunto il punto di non ritorno.
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gerardo monizza
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venerdì 10 gennaio 2014
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mentire per accumulare
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Il capitale umano di Paolo Virzì [Mentire]
Inventare per fingere dunque mentire. È ciò che fanno tutti ne “Il capitale umano” (2013, regia di Paolo Virzì) e – con metodo - ingannano soprattutto se stessi.
In una non detta località italiana (sarebbe Ornate, paese inventato ma collocabile nell’area lombarda, non precisamente briantea) i mentitori rappresentano la loro vita davanti a un pubblico sconcertante (finti amici, colleghi opportunisti, famiglie incasinate, giovani senza speranza, finanzieri d’assalto, investitori creduloni) che conosce i trucchi del mestiere eppure si fa coinvolgere cercando di trarre profitto.
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Il capitale umano di Paolo Virzì [Mentire]
Inventare per fingere dunque mentire. È ciò che fanno tutti ne “Il capitale umano” (2013, regia di Paolo Virzì) e – con metodo - ingannano soprattutto se stessi.
In una non detta località italiana (sarebbe Ornate, paese inventato ma collocabile nell’area lombarda, non precisamente briantea) i mentitori rappresentano la loro vita davanti a un pubblico sconcertante (finti amici, colleghi opportunisti, famiglie incasinate, giovani senza speranza, finanzieri d’assalto, investitori creduloni) che conosce i trucchi del mestiere eppure si fa coinvolgere cercando di trarre profitto. Ecco: il profitto è lo scopo di chi mente.
Giovanni è un finanziere senza scrupoli (Fabrizio Gifuni arrogante ed elegante pirata) specula con un fondo d’investimento di cui conosce benissimo i limiti, ma che finge produttivo. Coinvolge uno sciocco agente immobiliare, Dino, votato al fallimento (Fabrizio Bentivoglio spaccone, arrivista, inconcludente. Personaggio al limite della macchietta dialettal lombarda, esagerato baüscia) e lo porterà alla rovina.
Carla, la moglie del finanziere, è una donna senza passato, senza presente, quasi senza futuro: sofferente e incapace di stare nella realtà del suo finto mondo dorato, ricco, eccessivo (Valeria Bruni Tedeschi nevrotica e dolente, notevole interprete). La donna capita per caso davanti ad un teatro abbandonato (nella realtà è il Politeama di Como, effettivamente chiuso da dieci anni, in attesa di identità) e decide di finanziarne la rinascita (coi soldi del marito che lo compra e glielo regala).
Roberta è la moglie dell’agente immobiliare è una sensibile psicologa che si occupa di drogati (Valeria Golino, deliziosa); la figlia di Dino, Sara (un’esordiente brava e pregevole Matilde Gioli) dirigerà – inconsapevole – l’epilogo della vicenda.
Carlo e Dino fingono un’amicizia sostenuta solo dall’interesse reciproco a concludere affari, ma che presto crolla insieme alle illusioni speculative; Carla mente su presunte sue competenze teatrali, produttive, imprenditoriali (il neo consiglio di gestione del teatro è un piccolo capolavoro di cattiveria e il rappresentante leghista è proprio così…); presto si riveleranno inesistenti. Inoltre, crollando il fondo d’investimento Giovanni toglie il regalo alla moglie e progetta la riconversione del Politeama in edificio multifunzionale (abitazioni, supermercato, parcheggi).
La storia sembra banale (liberamente ispirata al romanzo omonimo di Stephen Amidon; sceneggiatura Paolo Virzì, Francesco Bruni, Francesco Piccolo), ma l’intreccio narrativo ne esalta l’anima grottesca e mette (giustamente) a disagio lo spettatore.
Paolo Virzì (regista di una decina di film) racconta quattro storie viste da altrettante angolature e solo l’insieme permetterà di comprendere la complessità e la crudeltà della vicenda. Tuttavia, mentre l’ambiente è descritto con precisione d’immagine (paesaggi, caseggiati, distruzioni, villoni, piscine, interni…) senza definire i luoghi, i personaggi restano figure di un teatrino tragico: volutamente e correttamente sono caratteri generici, adattabili ad ogni situazione o realtà. Perché tutti mentono.
Le tante vite si intrecciano, si legano e si disfano, quel che si dicono non è mai frutto di sincerità e saranno sconvolte per un accidente casuale: un incidente stradale capitato ad un cameriere la cui morte sarà il motivo dei conflitti e di quel poco di riscatto finale.
Sara, la figlia di Dino, cercherà di mentire per salvare un colpevole senza colpa, ma la sua compassione non servirà a nulla e solo dicendo (o lasciando sfuggire) un poco di verità la sua storia e quella del suo amore vero potrà dirsi conclusa. Dunque finale positivo? Affatto: perché la vittima inconsapevole, il cameriere investito e ucciso, sarà “valutato” al minimo. Il suo “capitale umano” ha il peso e il valore del nulla.
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luxlux
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venerdì 10 gennaio 2014
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intelligente e moderno
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Virzì ha fatto centro, invito gli spettatori a non perdersi forse l'unico film italiano degno di attenzione in questo momento e lasciar perdere le critiche uscite sui giornali: la profndità dei temi è l'attualità si mescolano in un film intenso e ben diretto e recitato.
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(di kopsg)
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simoneorani
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giovedì 9 gennaio 2014
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ottimo film!
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Davvero un bellissimo film. Riesce a tenerti sulle spine fino all'ultimo. Tematica davvero attuali
Consigliato!!
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ethan
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giovedì 9 gennaio 2014
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ate.
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Premessa: Non sono brianzolo, sono lombardo, nato in un paese che finisce in ate. Ho lavorato in un paese della Brianza,
che anche lui termina, guardate un po, in ate. Ma quello che voglio dire, è che il sig. Paolo Virzì la Brianza non sà
nemmeno dove si trovi, oltre ad essere una bellissima regione lombarda è abitata da gente onesta, sgobbona e generosa,
che il sig. Virzì neanche si sogna. Altro che Suv, guidato dal solito arricchito che investe il solito poveraccio con
dispendiosa famiglia a carico. Avrebbe potuto fare qualcosa di diverso, cioè, il poverino investire il riccone col motorino
e far finire il tutto a tarallucci e vino.
Io, il film credo che non lo vedrò mai, nemmeno "a" gratis! Buona visione a tutti.
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Premessa: Non sono brianzolo, sono lombardo, nato in un paese che finisce in ate. Ho lavorato in un paese della Brianza,
che anche lui termina, guardate un po, in ate. Ma quello che voglio dire, è che il sig. Paolo Virzì la Brianza non sà
nemmeno dove si trovi, oltre ad essere una bellissima regione lombarda è abitata da gente onesta, sgobbona e generosa,
che il sig. Virzì neanche si sogna. Altro che Suv, guidato dal solito arricchito che investe il solito poveraccio con
dispendiosa famiglia a carico. Avrebbe potuto fare qualcosa di diverso, cioè, il poverino investire il riccone col motorino
e far finire il tutto a tarallucci e vino.
Io, il film credo che non lo vedrò mai, nemmeno "a" gratis! Buona visione a tutti.
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selly
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martedì 7 gennaio 2014
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drammatico e pungente, american hustle sa convince
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“Ognuno vede ciò che vuole”. Questo pare essere il leitmotiv di American Hustle, pellicola che inaugura il 2014 italiano. Il film è incentrato su eventi reali e racconta l'operazione Abscam, creata dall'F.B.I. verso la fine degli anni '70 per indagare sulla corruzione dilagante nel Congresso degli USA e altre organizzazioni . È raccontata la storia del truffatore Irving Rosenfeld (Christian Bale) e della sua amante e complice Sydney Prosser (Amy Adams) che operano nel mondo della finanza. I due saranno costretti a collaborare con l’agente dell’FBI Ritchie DiMaso (Bradley Cooper) che li costringerà a partecipare ad una gigantesca operazione sotto copertura, per portare alla luce una serie di clamorosi scandali.
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“Ognuno vede ciò che vuole”. Questo pare essere il leitmotiv di American Hustle, pellicola che inaugura il 2014 italiano. Il film è incentrato su eventi reali e racconta l'operazione Abscam, creata dall'F.B.I. verso la fine degli anni '70 per indagare sulla corruzione dilagante nel Congresso degli USA e altre organizzazioni . È raccontata la storia del truffatore Irving Rosenfeld (Christian Bale) e della sua amante e complice Sydney Prosser (Amy Adams) che operano nel mondo della finanza. I due saranno costretti a collaborare con l’agente dell’FBI Ritchie DiMaso (Bradley Cooper) che li costringerà a partecipare ad una gigantesca operazione sotto copertura, per portare alla luce una serie di clamorosi scandali. L’obiettivo della pellicola sembra, però, essere incentrato più sulla tragicità della condizione dei personaggi, piuttosto che sui fatti in cui sono coinvolti. American Hustle è una storia di corruzione, di imbrogli, ma soprattutto di uomini con immagini distorte della realtà. Nel film c’è spazio per la moglie depressa, sola e un po’ frivola (Jennifer Lawrence), per l’amante che vive tutto il dramma della sua condizione, fino ad arrivare all’agente frustrato, con uno strano delirio di onnipotenza e un perverso senso di giustizia (Cooper). Alla regia il newyorkese David O. Russle ha voluto ancora puntare sulla coppia vincente Lawrence-Cooper di nuovo insieme sul grande schermo, dopo il successo de “ Il lato positivo”. L’ amatissima Jennifer ancora una volta non delude nella parte della moglie-madre, che poteva rilevarsi poco convincente e forse non in linea con la sua immagine di eroina delle teenagers. Buona è anche l’interpretazione di Christian Bale nella parte del tormentato truffatore, questa volta l’atletico “cavaliere scuro” si traveste da uomo decisamente fuori forma e con un “difficile riporto”. Interessante è anche la colonna sonora, curata da Danny Elfmann, che aveva giò musicata il lato positivo. Il film è ambientato tra la fine degli anni ‘70 e i primi anni ‘80 quindi la colonna sonora include hit dell’epoca con brani di Elton John, Bee Gees, Donna Summer, Wings e Tom Jones. La pellicola conta anche i nomi di Robert De Niro, nella piccola parte di boss mafioso, e Jeremy Renner nella parte di Carmine Polito, sindaco della piccola Camden. Forse proprio quest’ultimo è il più interessante poiché è forse l’unico personaggio “positivo”, che, pur con i suoi piccoli imbrogli pare voler perseguire un ideale superiore, ovvero quello di pensare al bene dei suoi cittadini. La conclusione è sicuramente risolutiva e “sbroglia” l’imbroglio con un ultimo e definitivo inganno. Molte sono le nomination ai Golden Globes per Amercan Hustle, pellicola amara, realistica e non poco ironica, in ogni caso sicuramente fruibile e decisamente meritevole,
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[+] hai sbagliato film!
(di vapor)
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