angelo umana
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venerdì 24 ottobre 2014
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emulare gli abbienti
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Dato che questo film è nel gruppo dei candidati all’Oscar 2015 come miglior film straniero, il mondo potrebbe dire dell’Italia e degli italiani che siamo molto malmessi, coi valori negativi attribuibili alle nostre vite (quelli della nostra economia ne sono conseguenza). Sarebbe un altro film che mette in luce i nostri peggiori difetti, come l’Oscar di quest’anno, “La grande bellezza”: ma il libro da cui il film prende le mosse è totalmente americano, Human Capital di Stephen Amidon, ambientato nel Connecticut del 2001 (i tracolli di borsa del 2000 devono aver dato maggiore risalto a quei valori umani negativi). In una recensione al suo libro è scritto che “ognuno è consapevole del suo valore e ciò che abbiamo è la sola misura del nostri successi o dei nostri fallimenti”.
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Dato che questo film è nel gruppo dei candidati all’Oscar 2015 come miglior film straniero, il mondo potrebbe dire dell’Italia e degli italiani che siamo molto malmessi, coi valori negativi attribuibili alle nostre vite (quelli della nostra economia ne sono conseguenza). Sarebbe un altro film che mette in luce i nostri peggiori difetti, come l’Oscar di quest’anno, “La grande bellezza”: ma il libro da cui il film prende le mosse è totalmente americano, Human Capital di Stephen Amidon, ambientato nel Connecticut del 2001 (i tracolli di borsa del 2000 devono aver dato maggiore risalto a quei valori umani negativi). In una recensione al suo libro è scritto che “ognuno è consapevole del suo valore e ciò che abbiamo è la sola misura del nostri successi o dei nostri fallimenti”. Il “capitale umano” è quello che gli assicuratori attribuiscono come risarcimento alla vita di un uomo ucciso da un incidente, calcolato sui suoi futuri possibili guadagni, in pratica il valore monetario di una vita umana … In coda al film delle scritte ci dicono che la famiglia di un cameriere, morto in un incidente stradale mentre tornava a casa di sera in bicicletta, ha ricevuto 218000 € come risarcimento: attorno a questo incidente si snodano i fatti del film, con interessanti ed esplicativi piani temporali sfalsati, o flash-back.
Il regista Paolo Virzì traspone la vicenda in una verosimile Brianza. Il personaggio “principe” è un tal Dino Ossola, interpretato in modo più che “verosimile” da Fabrizio Bentivoglio, agente immobiliare abbastanza anonimo o forse in calo di affari, che viene a contatto della coppia Bernaschi, Valeria Bruni Tedeschi e Fabrizio Gifuni, residenti in una villa in cima alla collina da cui sembrano dominare il paese sottostante, con campo da tennis piscina e prati per il golf. La prima è Carla, una donna irrealizzata che finge esteriormente una vita piena, molto vuota in realtà, tra negozi “griffati” e accompagnata dal suo autista su una fiammante Maserati. Avrebbe potuto o voluto dedicarsi all’arte, qualcosa che interruppe e in cui vede maggior senso. Il secondo è un altrettanto credibile finanziere, di quei self-made man aggressivi e spregiudicati che credettero di saper diventare ancora più ricchi con mercati borsistici volubili, ha messo su qualcosa di simile a un fondo d’investimento, con personaggi abbienti come lui (le banche e le sim li chiamerebbero clientela “affluent”…). Richiama molto alla mente però quell’imbroglione di Bernie Madoff oppure, visto che siamo in Italia, imbroglioni più alla buona come Tonna e Tanzi della Parmalat. A un preoccupato summit di finanza in villa le macchine dei convenuti sono strettamente blu, tutte lucenti e di marca, il corteo si addirebbe anche a un funerale (quello delle auto simili di “Anime Nere” ad esempio, tra criminali e certi finanzieri la distanza non è poi molta).
Ci sono molti più personaggi naturalmente ma paiono far parte di un altro film o di un’altra storia, il tema principale è appesantito (o annacquato), si perde in vari rivoli e l’ora e cinquanta di durata deriva da un dilatamento inopportuno. Serena Ossola è la figlia di Dino, la bellissima Matilde Gioli, inizialmente fidanzata col rampollo dei Bernaschi, così le famiglie si sono conosciute. Valeria Golino è Roberta, compagna dell’Ossola, in un ruolo in fondo poco significativo. Luigi Lo Cascio è nella parte di un direttore artistico di un teatro dalla riapertura ormai improbabile, con lui Carla amoreggia convinta. Un cast fin troppo ricco.
Il tema principale, o più affascinante, a me pare quello “raccontato” dal personaggio di Fabrizio Bentivoglio: l’emulazione dei ricchi da parte di gente normale. Il voler assomigliare a loro, “illuminarsi d’immenso” con la vicinanza di questi, entrare nella loro cerchia per mezzo di partite di tennis o perfino volendo aderire al fondo d’investimento creato da Giovanni Bernaschi. Sembrerebbe attratto, l’Ossola-Bentivoglio, dal 40% prospettatogli come possibile rendimento di un anno, e perciò contrae un mutuo di 700.000 sulla sua casa che potrebbe valerne 900.000€ (potrebbero, sia il valore della casa e sia il rendimento, ma dopo sappiamo com’è andata): in realtà è attratto dall’entrare nel presunto “gotha” dei ricchi, il minimo sarebbe stato di 500 mila € (era in effetti questa la soglia più bassa con cui entrare in qualche “hedge-fund” italiano). Ma non si può far la figura dei meschini col nuovo importante amico (risparmiatori nella realtà hanno ritenuto di partecipare a un fondo per emulare i molto ricchi). Qualche dubbio a firmare l’adesione al fondo gli viene e firmando del resto attesta che quella quota di partecipazione è inferiore al 20% dei suoi investimenti (le legalissime clausole dei prospetti informativi!). Non ha nessun investimento in realtà e la casa è pure intestata a Serena, ma gli sembra di elevarsi ad una nuova classe sociale,a cui appartengono gli apparenti nobili: non sa “di che lacrime grondino e di che sangue”, e di quali vergogne. Salverà il suo denaro e pretenderà il 40% d’interesse con un ricatto, ma anche un bacio in bocca dalla povera Carla, forse anche questo un modo di avvicinarsi alla gente “alta”.
Interessante è pure il tema suggerito dalle frasi che scorrono sul trailer del film: Vi vogliamo bene, vi vogliamo vincenti, vi vogliamo felici, abbiamo fatto tutto questo per il vostro bene, siamo i genitori migliori del mondo, per voi ci siamo giocati tutto … anche il vostro futuro. La rapacità di molti a volte è spiegata col bene dei figli, i nostri politici ne sanno qualcosa.
Il teatro Politeama non riaprirà, più conveniente per il gruppo di Bernaschi è realizzarne degli appartamenti, d’altra parte “con la cultura non si mangia”, lo disse un nostro celebrato ministro dell’Economia. E Carla al marito, la frase chiave del film: Avete scommesso sulla rovina di questo Paese e avete vinto. Un pronostico per l’Oscar? Pollice verso.
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certifico stricnina
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sabato 18 ottobre 2014
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di sicuro non un cinepanettone
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Anche se la storia in se non è di quelle incredibili tutto quello che si vede non fa mai smettere di guardare.
Rimarrete incollati a gurdare il film fino alla fine tutto d'un fiato e vi piacerà moltissimo, specie nella maniera in cui la storia è stata raccontata, ovvero dal punto di vista di ogni personaggio...
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alaflai
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mercoledì 1 ottobre 2014
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american beauty vs italia
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Le atmosfere di questo film, i contenuti, mi rimandano ad un altro film che ho tanto apprezzato: American Beauty !!
Ovviamente le storie sono geograficamente diverse .
Entrambi i registi hanno centrato le problematiche delle società di riferimento.
Virzì non può non essersi ispirato a quel film.
Persino le musiche si somigliano.
Bravi gli attori, tutti!!
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(di angelo umana)
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davideassenza
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martedì 9 settembre 2014
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splendido, invita a riflettere
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Il denaro riesce a far mettere da parte all'uomo gli affetti, le passioni, la verità e la cultura. Ritratto di un Paese al tracollo, ci fa capire in modo semplice come la finanza creativa, basata sui FUTURES, stia distruggendo il nostro Paese e la nostra vita così come l'abbiamo conosciuta fin'ora, persino le Arti per cui l'Italia è celebre vengono messe da parte per il denaro.
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alessandro vanin
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sabato 30 agosto 2014
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film bello e raro
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Il capitale umano è un film diverso dai fiolm che Virzì normalmente ci propone. Ha una struttura narrativa particolare ed inconsueta, dove gli avvenimenti che si svolgono nell'arco di sei mesi sono narrati in 4 capitoli visti ogni volta dalla prospettiva di alcuni dei personaggi dei film e ripartendo ogni volta dall'inizio. Il film è anche uno spaccato della società italiana soprattutto dei super ricchi perosne vuote, noiose, spietate. La descrizione è comunque fatta senza cadere negli stereotipi Ma anche i borghesi (rappresentati da un bravissimo Bentivoglio) e i poveri non fanno una miglior figura in quanto cercano do arrivare ai soldi in ogni modo (impegnando la casa intestata alla figlia) o sfruttando l'erdedità di una parenti.
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Il capitale umano è un film diverso dai fiolm che Virzì normalmente ci propone. Ha una struttura narrativa particolare ed inconsueta, dove gli avvenimenti che si svolgono nell'arco di sei mesi sono narrati in 4 capitoli visti ogni volta dalla prospettiva di alcuni dei personaggi dei film e ripartendo ogni volta dall'inizio. Il film è anche uno spaccato della società italiana soprattutto dei super ricchi perosne vuote, noiose, spietate. La descrizione è comunque fatta senza cadere negli stereotipi Ma anche i borghesi (rappresentati da un bravissimo Bentivoglio) e i poveri non fanno una miglior figura in quanto cercano do arrivare ai soldi in ogni modo (impegnando la casa intestata alla figlia) o sfruttando l'erdedità di una parenti. Neppure gli intellettuali vengono risparmiati. Il film è senz'altro il film più amaro di Virzì, che comunque lascia uno spiraglio. I personaggi che sembravano essere i più deboli e subire le decisioni altrui si riveleranno essere i più sinceri e forti.
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max.antignano
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mercoledì 27 agosto 2014
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il prezzo degli uomini
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Cosa accade alle soglie alla più grossa crisi economica che si ricordi dal 1929? Cosa accade ai legami familiari, ai sentimenti, ai piccoli e grandi patrimoni accumulati col sudore e la fatica? Accade che tutto sprofonda e si riduce a un unico valore: la moneta. Tutto finisce in un immenso tritacarne che macina tutto ciò che può, tranne un' unica, indistruttibile piccola gemma che sfugge alle regole: l'amore di due ragazzi.
Una storia, quattro punti di vista. Quattro protagonisti vivono lo stesso episodio (e molto altro) annaspando nel tentativo di salvare un pezzetto della propria umanità. Inutilmente. Tutto sarà sacrificato: famiglia, affetti, amanti, dignità, soldi, sull'altare del cinismo e del restare a galla.
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Cosa accade alle soglie alla più grossa crisi economica che si ricordi dal 1929? Cosa accade ai legami familiari, ai sentimenti, ai piccoli e grandi patrimoni accumulati col sudore e la fatica? Accade che tutto sprofonda e si riduce a un unico valore: la moneta. Tutto finisce in un immenso tritacarne che macina tutto ciò che può, tranne un' unica, indistruttibile piccola gemma che sfugge alle regole: l'amore di due ragazzi.
Una storia, quattro punti di vista. Quattro protagonisti vivono lo stesso episodio (e molto altro) annaspando nel tentativo di salvare un pezzetto della propria umanità. Inutilmente. Tutto sarà sacrificato: famiglia, affetti, amanti, dignità, soldi, sull'altare del cinismo e del restare a galla.
Paolo Virzì dirige e scrive una storia universale, poco importa che sia ambientata in Brianza, a Roma, a Parigi o a New York. E' la storia della Crisi . Ottime prove degli attori, tutti oltremodo bravi nei rispettivi ruoli. Ognuno grida "si salvi chi può", anche se si sa già in partenza chi ce la farà e chi invece finirà monetizzato.
Nelle musiche e in certi aspetti della trama questo film ricorda quel capolavoro che è American Beauty. Anche qui c'è un mondo alle soglie di una crisi, anche qui forze apparentemente casuali portano alla tragedia, al punto di rottura. Anche qui due strani ragazzi dipingono l'unica speranza per il futuro, ragazzi che hanno sofferto, che non sono "normali" nè borghesi ma vivono con le loro, vere, autentiche regole. Persino il pianto disperato di Annette Bening trova un omologo (ma di minor riuscita) in una scena in auto. Manca un ribelle, un Kevin Spacey, ma qui quasi tutti lo sono. E come Spacey, verranno puniti anzichè con la vita in termini di umanità e dignità.
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sissio78
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mercoledì 30 luglio 2014
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soprendente
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Paolo Virzì soprende in questo film. Dimenticatevi lo stile a cui ci ha abituato che in questo film ha totalmente cambiato. All'inizio può sembrare un classico film italiano di oggi che parla di crisi familiare e di crisi economica che il nostro paese sta vivendo ma improvvisamente si trasforma in un thriller con un incedere alla tarantino di pulp fiction e jackie brown, cioè con un film non lineare ma a puzzle che la mente dello spettatore deve mettere in ordine cronologico e con vari colpi di scena che portano alla soluzione del giallo. Un film assolutamente non didascalico e che prende dall'inizio alla fine senza annoiare mai complimenti a Virzì.
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filippo catani
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sabato 26 luglio 2014
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nebbia e cupidigia
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Brianza 2010. Un cameriere di sala viene investito nella notte e abbandonato agonizzante sul ciglio della strada. Attorno a questo tragico evento si intrecceranno le storie di diversi personaggi.
Paolo Virzì entra decisamente a gamba tesa nel raccontare la crisi di un modello che ha contrassegnato le realtà dell'Italia settentrionale per anni. Una borghesia avida, rapace e ipocrita pronta a tutto pur di scalare posizioni nella gerarchia sociale. Il tutto per poter poi mettere in mostra la villa con piscina e campi da tennis piuttosto che auto sportive nuove fiammanti. E pazienza se per fare soldi si investe in fondi speculativi che investono sul crollo delle azioni italiane.
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Brianza 2010. Un cameriere di sala viene investito nella notte e abbandonato agonizzante sul ciglio della strada. Attorno a questo tragico evento si intrecceranno le storie di diversi personaggi.
Paolo Virzì entra decisamente a gamba tesa nel raccontare la crisi di un modello che ha contrassegnato le realtà dell'Italia settentrionale per anni. Una borghesia avida, rapace e ipocrita pronta a tutto pur di scalare posizioni nella gerarchia sociale. Il tutto per poter poi mettere in mostra la villa con piscina e campi da tennis piuttosto che auto sportive nuove fiammanti. E pazienza se per fare soldi si investe in fondi speculativi che investono sul crollo delle azioni italiane. Ecco allora che in questo scenario troviamo a recitare l'avido finanziere pronto a tutto per rafforzare la propria rendita (Gifuni) pronto ad approfittarsi di un agente immobiliare in cerca del colpo grosso capace di spalancargli le porte dell'alta società e dei guadagni a doppia cifra percentuale (Bentivoglio). I due sono accompagnati da due donne che non potrebbero essere più diverse di così: una che ha completamente rinunciato a vivere per stare accanto al marito finanziere dedicandosi alle decorazioni della casa e ai rapporti in società (Bruni Tedeschi) mentre l'altra è una psicologa che non riesce ad instaurare un buon rapporto con la figliastra (Golino). In mezzo a tutto questo una gioventù che non riesce a trovare la propria strada e passa le proprie serate a divertirsi e la vita spezzata di un povero cameriere. Al netto di tutto questo diciamo che il film è interessante e si giova di un tridente di attori ottimo (Gifuni-Bentivoglio-Tedeschi) ma poteva perdersi un pochino meno in fronzoli in alcune parti della sezione centrale. Il tutto unito al fatto che forse con un briciolino di coraggio in più un film del genere poteva essere realizzato con qualche anno di anticipo nel pieno del successo del "modello Brianza". Resta comunque un prodotto di qualità che va ad impreziosire la filmografia del bravo Virzì che negli ultimi tempi si sta dimostrando un regista assai versatile.
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onufrio
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mercoledì 16 luglio 2014
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benvenuti in brianza
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Film che ha suscitato non poche polemiche per il modo in cui Virzì descrive certi capitalisti industriali del nord Italia. La storia, divisa in capitoli, ci narra gli stessi avvenimenti visti dai vari personaggi che a turno ne diventano protagonisti; il tutto è incentrato sulla morte di un povero ciclista, investito una notte di dicembre e lasciato morire senza alcun soccorso, ma a queste persone tutto interessa tranne la triste sorte dell'uomo, prima vengono i propri interessi, il denaro, l'apparenza, a volte e quasi sempre più importante dell'essere in questi ambienti, ognuno bada al proprio obiettivo e tira dritto al punto calpestando anche i sentimenti degli altri.
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Film che ha suscitato non poche polemiche per il modo in cui Virzì descrive certi capitalisti industriali del nord Italia. La storia, divisa in capitoli, ci narra gli stessi avvenimenti visti dai vari personaggi che a turno ne diventano protagonisti; il tutto è incentrato sulla morte di un povero ciclista, investito una notte di dicembre e lasciato morire senza alcun soccorso, ma a queste persone tutto interessa tranne la triste sorte dell'uomo, prima vengono i propri interessi, il denaro, l'apparenza, a volte e quasi sempre più importante dell'essere in questi ambienti, ognuno bada al proprio obiettivo e tira dritto al punto calpestando anche i sentimenti degli altri. Virzì si diverte a realizzare il ritratto di una sorta di "iene nordiche" Italiane.
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apivit
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martedì 15 luglio 2014
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coda di paglia
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chi si è lamentato si è rivisto descritto negativamente, e forse non a torto.
descrive una classe sociale che non ha paese, affamata di soldi e successo, pronta a perdere tutto pur di arricchirsi ulteriormente
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