fabio57
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lunedì 21 dicembre 2015
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grande virzì
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Costruito in maniera stupefacente,con interpretazioni eccellenti,è perfetto nella descrizione realistica di un'italietta squallida e provinciale dove si avvicendano in una giostra perversa,personaggi urmeschini,bugiardi,arrivisti,fedigrafi.Ricattatori e ricattati pari sono,moralmente bassi e spregevoli.Così tristemente veri.Virzì lascia la commedia e s'inoltra nel film impegnato.da vedere
e rivedere
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arual66
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lunedì 13 luglio 2015
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film come questi capitano una volta sola...
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Ma storie come quella descritta nel "Capitale Umano" di Virzì accadono continuamente sotto i nostri occhi ignari e, spesso, colpevoli. L'affresco impietoso e scarno di una società di arricchiti e arrivisti con le loro debolezze e i loro sogni fa da assoluto protagonista in questo film, magistralmente diretto, che attraverso una macchina da presa costruisce e demolisce ogni personaggio per poi scrutare, con solenne delicatezza, la sorprendente verità attraveso i grandi occhi blu di Serena (una splendida ed emergente Marina Gioli).
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sergio dal maso
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mercoledì 17 giugno 2015
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il capitale disumano
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“Ci siamo giocati tutto, anche il futuro dei nostri figli... e adesso, finalmente, ci godiamo quello che ci spetta” Dino Ossola
Colline della ricca provincia brianzola, non lontano da Milano. Notte della vigilia di Natale.
Un cameriere stanco e infreddolito torna a casa in bicicletta per le strade strette e deserte. Sopraggiunge un SUV a forte velocità che lo investe e, dopo una breve esitazione, scappa senza soccorrerlo.
L’incidente stradale è il punto di partenza della storia, il cuore “noir” attorno al quale si intrecciano le vicende dei diversi protagonisti, principalmente due famiglie: quella ricchissima di Giovanni Bernaschi, cinico squalo della finanza, senza scrupoli né sentimenti, e quella di Dino Ossola, agente immobiliare in crisi economica, spavaldo e cialtrone.
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“Ci siamo giocati tutto, anche il futuro dei nostri figli... e adesso, finalmente, ci godiamo quello che ci spetta” Dino Ossola
Colline della ricca provincia brianzola, non lontano da Milano. Notte della vigilia di Natale.
Un cameriere stanco e infreddolito torna a casa in bicicletta per le strade strette e deserte. Sopraggiunge un SUV a forte velocità che lo investe e, dopo una breve esitazione, scappa senza soccorrerlo.
L’incidente stradale è il punto di partenza della storia, il cuore “noir” attorno al quale si intrecciano le vicende dei diversi protagonisti, principalmente due famiglie: quella ricchissima di Giovanni Bernaschi, cinico squalo della finanza, senza scrupoli né sentimenti, e quella di Dino Ossola, agente immobiliare in crisi economica, spavaldo e cialtrone. A unire le due famiglie è il fidanzamento, peraltro in crisi, tra Massimiliano, rampollo viziato e immaturo, e Serena, la figlia di Dino. Quella de Il capitale umano è una storia spietata e crudele, dove tutti vivono la propria crisi, interiore o sociale, fingendo e mentendo, prima di tutto a se stessi, incapaci di relazionarsi con gli altri con sincerità e onestà. Se la viscida meschinità di Dino e la glaciale arroganza di Giovanni non ammettono una possibilità di riscatto, non meno malinconiche e problematiche sono le figure delle consorti. Da una parte Carla, ex attrice di provincia, annoiata e frustrata da una vita vuota fatta di antiquariato etnico ed estetista. Dall’altra parte Roberta, compagna di Dino, psicologa nelle strutture pubbliche, incinta di due gemelli, forse per questo incapace di capire i drammi che stanno vivendo i suoi famigliari. Il film è strutturato in quattro capitoli “circolari” che raccontano, cioè, la stessa vicenda da un diverso punto di vista, ripartendo ogni volta dall’arrivo dell’Audi di Dino Ossola alla villa dei Bernaschi. E’ una complessa ma efficacissima struttura a spirale, che ad ogni giro aggiunge particolari e mette a fuoco con maggior precisione la psicologia dei personaggi e le dinamiche con cui si è intrecciata la storia.
Nel primo capitolo il punto di vista è quello Dino, con la sua ridicola ambizione di entrare, speculando nella finanza, nel mondo dei ricchi, dei vincenti. Il secondo il regista Virzì lo affida allo sguardo di Carla, una donna in crisi e fragile, consapevole della banalità della sua vita ma senza la forza di ribellarsi fino in fondo. Tenterà un riscatto cercando di far restaurare e rilanciare un teatro abbandonato ma tornerà mestamente a recitare il ruolo che ha accettato sposando Bernaschi. Il terzo sguardo è quello di Serena, la figlia di Dino, forse l’unica figura positiva del film, l’unica capace di mettere i sentimenti e l’affetto davanti a tutto e di riprendere in mano la sua vita, determinata a cambiarla radicalmente. Nel quarto e ultimo capitolo il regista tira finalmente le fila delle “diverse storie” e racconta i fatti come sono accaduti, rivelando la verità sull’incidente.
Paolo Virzì ha realizzato senza dubbio il suo capolavoro. Il cineasta livornese ha abbandonato la commedia graffiante e finemente popolare che ha caratterizzato tutta la sua filmografia per cimentarsi in un thriller drammatico, dai toni noir. Forse era necessario, raccontare i vizi italici del giorno d’oggi con il sarcasmo e il sorriso è sempre più difficile. Il capitale umanoè un affresco amaro di un paese abbruttito e avvitato su se stesso, stanco e disilluso, incapace di credere in un riscatto, in un futuro migliore. Bloccato non tanto, o non solo, dalla drammatica crisi economica ma anche da una crisi etica e culturale.
Con una lucida capacità introspettiva Virzì accompagna lo spettatore dentro la psicologia dei personaggi, ma non li condanna né li giudica, lasciando a noi questo compito. Forse per questo è un film che ci scuote e ci indigna.
Buona parte del merito del grande successo ottenuto va attribuito a un cast grandioso, che il regista, come sempre, ha saputo far rendere al massimo. Difficile scegliere tra Fabrizio Bentivoglio e Fabrizio Gifuni, o tra Valeria Golino e Valeria Bruni Tedeschi, tutti eccellenti. Notevoli anche gli attori più giovani, per esempio l’esordiente Matilde Gioli che interpreta Serena, una vera sorpresa. Il finale lascia gli spettatori storditi e sgomenti. E’ proprio tutto marcio e irrecuperabile? Forse no. Se da una parte c’è una classe dirigente che “ha scommesso sulla rovina di questa Paese e ha vinto”, scegliendo il successo personale e i soldi facili, senza preoccuparsi del futuro, dall’altra c’è ancora una speranza: le nuove generazioni che non hanno perso la fiducia, come Serena, capace di andare controcorrente con caparbietà.
Persone che, malgrado tutto, sanno ancora distinguere il vero capitale umano da quello economico.
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virea
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mercoledì 6 maggio 2015
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non facciamone un tabù
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Si possono esprimere alcune modeste/ moleste riserve su questo film di Virzì senza passare per fascio-leghista ? Spero di sì. Premesso dunque che stimo Virzì , spesso lo ammiro, lo trovo sagace, sottile e ricco di humour, credo che abbia fatto di meglio. Ho visto il film in aereo, una volta all'andata e un'altra al ritorno, per poterne parlare con la cognizione di causa di una spettatrice qualunque, ma scrupolosa. Ebbene, le impressioni della prima volta hanno trovato conferma nella seconda : Bentivoglio da premio, Bruni Tedeschi - con tutto il rispetto - lagnosamente prevedibile, Gifuni bravo, Golino -e direi particolarmente Lo Cascio - forse un po' mortificati da una sceneggiatura che crea sostanzialmente stereotipi :i soli
Bentivoglio e Gifuni mi sembrano disegnati con maggiore cura.
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Si possono esprimere alcune modeste/ moleste riserve su questo film di Virzì senza passare per fascio-leghista ? Spero di sì. Premesso dunque che stimo Virzì , spesso lo ammiro, lo trovo sagace, sottile e ricco di humour, credo che abbia fatto di meglio. Ho visto il film in aereo, una volta all'andata e un'altra al ritorno, per poterne parlare con la cognizione di causa di una spettatrice qualunque, ma scrupolosa. Ebbene, le impressioni della prima volta hanno trovato conferma nella seconda : Bentivoglio da premio, Bruni Tedeschi - con tutto il rispetto - lagnosamente prevedibile, Gifuni bravo, Golino -e direi particolarmente Lo Cascio - forse un po' mortificati da una sceneggiatura che crea sostanzialmente stereotipi :i soli
Bentivoglio e Gifuni mi sembrano disegnati con maggiore cura.
Ciliegina sulla torta : trama confusa.
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maopar
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venerdì 27 marzo 2015
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virzi e il "magico gioco"del raccontare
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IL CAPITALE UMANO di Paolo Virzì Questo bellissimo film parla di una vicenda di cronaca raccontata intrecciando le storie e i profili dei personaggi ,narrate passo passo fino a svelare la realtà dei fatti , sorprendendo lo spettatore per l’inaspettata conclusione affatto scontata. Con la stessa sequenza di movenze di un abile esperto del gioco del “cubo magico” di Rubik,il regista Virzì intreccia con vari passaggi il racconto fino a completarne il “colore” e ,passando dalla storia di un personaggio all’altro ,con efficace tempistica si avvia alla soluzione della vicenda quando i “colori” del cubo sono ormai ben ordinati .
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IL CAPITALE UMANO di Paolo Virzì Questo bellissimo film parla di una vicenda di cronaca raccontata intrecciando le storie e i profili dei personaggi ,narrate passo passo fino a svelare la realtà dei fatti , sorprendendo lo spettatore per l’inaspettata conclusione affatto scontata. Con la stessa sequenza di movenze di un abile esperto del gioco del “cubo magico” di Rubik,il regista Virzì intreccia con vari passaggi il racconto fino a completarne il “colore” e ,passando dalla storia di un personaggio all’altro ,con efficace tempistica si avvia alla soluzione della vicenda quando i “colori” del cubo sono ormai ben ordinati . Durante Tutto questo andare avanti e indietro lo spettatore è portato a considerare e confrontare i comportamenti e le drammatiche decisioni dei vari personaggi che pressati dagli eventi incalzanti , continuamente alle prese con la loro coscienza ,assumono ” colorati” atteggiamenti di una “condotta morale” che costituisce il vero valore che conta nella vita.Un valore che impreziosisce le storie individuali, che nessuno potrà mai monetizzare , un “CAPITALE UMANO” che non ha prezzo ,che nessuna assicurazione potrà mai risarcire né tanto meno limitare un esorbitante richiesta di riscatto .
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dirtychef
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giovedì 5 marzo 2015
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bravo virzì
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Bel film. Virzì è uno dei pochi registi italiani che riesce a dipingere la realtà del nostro paese con eleganza e fedeltà.
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tyler durden 76
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martedì 17 febbraio 2015
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il capitale umano
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Miglior film visto in questi mesi... il capitale umano! Degna rappresentazione della pochezza dell'essere umano
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vaalee
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giovedì 5 febbraio 2015
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il migliore del 2014
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Difficilmente guardo con piacere un film italiano o spesso non mi convincono mai fino in fondo. Manca sempre qualcosa: agli attori, alla sceneggiatura, alla storia. Il Capitale Umano invece mi ha completamente convinta su tutto. Non c'è niente che non vada in questo film, la storia è potente, reale, è lo specchio perfetto della nostra società triste, avara, cinica, dove i giovani sono martiri di famiglie sbagliate e i genitori succubi delle incomprensioni dei figli. Una società dove la tua vita (quando muori) viene valutata ad un prezzo, in base alla sua qualità, alle cose che hai fatto, che avresti potuto fare o che non avresti fatto mai, con un calcolo di probabilità spaventoso che nasce dal tuo reddito e dal tuo stato sociale.
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Difficilmente guardo con piacere un film italiano o spesso non mi convincono mai fino in fondo. Manca sempre qualcosa: agli attori, alla sceneggiatura, alla storia. Il Capitale Umano invece mi ha completamente convinta su tutto. Non c'è niente che non vada in questo film, la storia è potente, reale, è lo specchio perfetto della nostra società triste, avara, cinica, dove i giovani sono martiri di famiglie sbagliate e i genitori succubi delle incomprensioni dei figli. Una società dove la tua vita (quando muori) viene valutata ad un prezzo, in base alla sua qualità, alle cose che hai fatto, che avresti potuto fare o che non avresti fatto mai, con un calcolo di probabilità spaventoso che nasce dal tuo reddito e dal tuo stato sociale. Questo è il Capitale Umano, o meglio questo è come lo chiamano le assicurazioni.
Il montaggio particolare di questo film rende tutto ancora più intrigante, dove ogni cosa si scopre a poco a poco. Gli attori sono bravissimi e la scelta delle ambientazioni, dei caratteri dei personaggi, del loro modo di parlare calza a pennello. Complimenti a Virzì!
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stefano bruzzone
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giovedì 29 gennaio 2015
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una perla
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Virzì è bravo, molto, ma qui si è superato. Ecco il film che non ti aspetti da un Virzì che non ti aspetti. Il simpatico regista livornese dopo una raffica di commedie tutte di qualità e di successo (imparasssero da lui i cinepanettonisti...) sforna un piccolo capolavoro, fuori dal suo habitat toscano abituale , ricco di colpi di scena, originale e sapientemente diretto. Ambientato sulle colline lombarde "costringe" un esilarante Bentivoglio a sfornare una parlata da "pirlotto milanese" volutamente forzata e a tratti grottesca ed una Valeria Bruni giustamente premiata per un'interpretazione, anche se a tratti stralunata e fuori dal personaggio, assolutamente di categoria. La storia di due famiglie ruota e si intreccia attorno alla morte di un cameriere investito di notte al ritorno a casa dal lavoro in bicicletta.
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Virzì è bravo, molto, ma qui si è superato. Ecco il film che non ti aspetti da un Virzì che non ti aspetti. Il simpatico regista livornese dopo una raffica di commedie tutte di qualità e di successo (imparasssero da lui i cinepanettonisti...) sforna un piccolo capolavoro, fuori dal suo habitat toscano abituale , ricco di colpi di scena, originale e sapientemente diretto. Ambientato sulle colline lombarde "costringe" un esilarante Bentivoglio a sfornare una parlata da "pirlotto milanese" volutamente forzata e a tratti grottesca ed una Valeria Bruni giustamente premiata per un'interpretazione, anche se a tratti stralunata e fuori dal personaggio, assolutamente di categoria. La storia di due famiglie ruota e si intreccia attorno alla morte di un cameriere investito di notte al ritorno a casa dal lavoro in bicicletta. Da qui, in un Tarantino style, Virzì avanza ed indietreggia suddividendo la storia in capitoli apparentemente complicati ma in realtà di facile comprensione. Finale se vogliamo scontato ma non è importante nell'economia generale della pellicola. Imperdibile.
Voto: 8
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rita branca
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martedì 27 gennaio 2015
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nessun cambiamento ne “l’aiuola che ci fa tanto f
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Nessun cambiamento ne “l’aiuola che ci fa tanto feroci” di Rita Branca
Il capitale umano (2014) film di Paolo Virzì con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Luigi Lo cascio, Matilde Gioli e tanti altri
Paolo Virzì firma un grandissimo intenso film, il cui tessuto narrativo è presentato in maniera originale per lo spostamento del punto di vista da un protagonista all’altro (Dino, Carla e Serena) per cui lo stesso episodio è parzialmente presentato in maniera diversa a seconda del protagonista che lo vive e lo spettatore ne scopre gradualmente le varie angolazioni completando le sue conoscenze come nel puzzle di un giallo.
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Nessun cambiamento ne “l’aiuola che ci fa tanto feroci” di Rita Branca
Il capitale umano (2014) film di Paolo Virzì con Valeria Bruni Tedeschi, Fabrizio Bentivoglio, Fabrizio Gifuni, Valeria Golino, Luigi Lo cascio, Matilde Gioli e tanti altri
Paolo Virzì firma un grandissimo intenso film, il cui tessuto narrativo è presentato in maniera originale per lo spostamento del punto di vista da un protagonista all’altro (Dino, Carla e Serena) per cui lo stesso episodio è parzialmente presentato in maniera diversa a seconda del protagonista che lo vive e lo spettatore ne scopre gradualmente le varie angolazioni completando le sue conoscenze come nel puzzle di un giallo.
Come si scopre nella parte finale, il senso del titolo è attribuito alla somma destinata dal tribunale per il risarcimento della perdita di una persona vittima di un banale incidente stradale, ne è il suo prezzo insomma, calcolato secondo precisi parametri.
In realtà, a ben riflettere, “il capitale umano” è applicabile a ciascuno dei protagonisti principali e secondari del film, che lascia sconfortati poiché i comportamenti, le reazioni, i rapporti che i personaggi intrecciano, ne rivelano un valore umano davvero irrisorio, forse nell’50% dei casi riducibile a pochi centesimi.
Ciò è applicabile al personaggio di Dino Ossola, efficacemente interpretato da Fabrizio Bentivoglio, un agente immobiliare meschino e arrivista risoluto, sorprendentemente sposato in seconde nozze con Roberta, psicologa sensibile e generosa interpretata da Valeria Golino e padre di Serena che lui conosce solo superficialmente ma di cui sfrutta il rapporto apparentemente amoroso col figlio di un grosso uomo d’affari, Massimiliano Bernaschi e pensando di fare l’affare della sua vita, dopo aver chiuso l’avviata azienda che possiede, si indebita pesantemente con una banca per comperare fondi ad altissimo rischio con la chimera di ricavarne il 40 % d’interesse. Ma, come spesso succede, il sogno non si realizza e lui perde gran parte del capitale, occasione che gli permette di mettere a nudo tutta la sua bassezza quando, nel tentativo di riavere indietro la somma persa, ricatta la signora Bernaschi nel più volgare dei modi.
Altro personaggio dal bassissimo capitale umano è quello ben interpretato da Luigi Lo Cascio, un professore, aspirante scrittore e critico d’arte che è incapace di interpretare la realtà nel profondo e non tarda a rivelare la sua pochezza prossima alla nullità. A loro si aggiunge il personaggio secondario di uno zio di un paziente di Roberta Morelli, di cui si invaghisce Matilde Ossola, che si occupa del nipote solo in attesa di intascarne l’eredità.
Il capitale umano sale con il figlio infelice dei Bernaschi e di suo padre che rivela un’ossatura morale inaspettata, pur carente sotto altri profili e si impenna con le figure femminili, nell’ordine crescente di Roberta, Matilde e Carla Bernaschi, magnificamente interpretata da Valeria Bruni Tedeschi che da sola meriterebbe una lunghissima standing ovation.
Film di grandissimo spessore che consente un’esplorazione scomoda nelle pieghe contorte dell’umanità.
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