pietro
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giovedì 30 agosto 2018
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il decadimento economico e morale dell'italia
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Film eccezionale, Virzì ha saputo sintetizzare nel cast i grandi difetti che hanno portato il paese in rovina....Bentivoglio che impersona alla grande la macchietta del padano spocchioso e spericolato, Gifuni spregiudicato affarista che non guarda in faccia nessuno, la Bruni Tedeschi donna ricca, ma insoddisfatta e usata dal marito....
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fabio
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lunedì 13 agosto 2018
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vale il biglietto ma si può perdere al cinema
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Un'altra storia di crisi e miseria umana. Per tornare ancora a riflettere su che cosa è la società italiana e dove stà andando.
Sgradevole dall'inizio alla fine il film non riesce a diventare veramente scomodo, veramente duro.
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alejazz
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giovedì 15 febbraio 2018
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un bel capolavoro visto da diverse prospettive
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La cosa che mi ha colpito particolarmente del film è la trama ma sopratutto la sceneggiatura: Virzì ha voluto narrare gli eventi accaduti in una manciata di giorni con gli occhi di ogni personaggio mettendo in rilievo aspetti e momenti diversi.
Ciò favorisce la curiosità dello spettatore e rende più originale il film.
Consiglio
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renatoc.
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domenica 12 novembre 2017
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commedie drammatiche del ns. tempo!
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Siamo alla solita domanda:"Il denaro, o meglio la ricchezza danno la felicità?" Molti invidiano i ricchi però non si rendono conto che per rimanere tali debbono continuamente pensare agli affari, a scapito anche di lasciare la moglie ad annoiarsi! Questa,stanca di comprare articoli di lusso, e di annoiarsi, finisce col cornificare il marito! Il figlio è un alcolizzato cresciuto nella bambagia! Il padre della sua fidanzata vuol diventare ricco anche lui e fa prestiti per diventare socio del presunto futuro consuocero, il quale poi gli comunica che il loro progetto è andato a cartafascio! E chi ci rimette è un povero cameriere che tornando a casa in bicicletta viene investito da un SUV guidato da una delle poche persone buone del film che lo guida
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Siamo alla solita domanda:"Il denaro, o meglio la ricchezza danno la felicità?" Molti invidiano i ricchi però non si rendono conto che per rimanere tali debbono continuamente pensare agli affari, a scapito anche di lasciare la moglie ad annoiarsi! Questa,stanca di comprare articoli di lusso, e di annoiarsi, finisce col cornificare il marito! Il figlio è un alcolizzato cresciuto nella bambagia! Il padre della sua fidanzata vuol diventare ricco anche lui e fa prestiti per diventare socio del presunto futuro consuocero, il quale poi gli comunica che il loro progetto è andato a cartafascio! E chi ci rimette è un povero cameriere che tornando a casa in bicicletta viene investito da un SUV guidato da una delle poche persone buone del film che lo guida unicamente per permettere alla ragazza di cui si è innamorato di riportare a casa l'ex fidanzato ubriaco! Ricatti poi del padre della ragazza, che avendo le prove che l'incidente non è stato provocato dal figlio del mancato consuocero, chiede la restituzione con gli interessi del denaro investito e, in più, un lungo bacio appassionato dalla mancata consuocera! Trama sconcertante che ha fatto arrabbiare i borghesi brianzoli! Attori però in gambissima e debbo dire che mi ha colpito molto la debuttante Matilde Gioli nel ruolo di questa ragazza delusa dalla separazione dei genitori, con rapporti non troppo buoni con la nuova compagna del padre, che si innamora di Luca, colui che avrebbe guidato il SUV quando c'è stato l'incidente ma persona buonissima, che accetta di andare nei guai lui per salvare lo zio, trafficante di stupefacenti! Fabrizio Gifuni interpreta benissimo l'uomo d'affari serio e Valeria Bruni Tedeschi fa bene la parte della moglie insoddisfatta! Alla fine tutto si sistema ed i più infelici sono i due ragazzi! Lui perche deve restare in galera per omicidio colposo del ciclista e lei perche fino a quando la pena non sarà scontata, potrà avere con lui solo qualche colloquio in carcere!
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great steven
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venerdì 2 dicembre 2016
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tuffo nel malcostume pericoloso per l'animo umano.
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IL CAPITALE UMANO (IT, 2014) diretto da PAOLO VIRZì. Interpretato da FABRIZIO BENTIVOGLIO, VALERIA BRUNI TEDESCHI, FABRIZIO GIFUNI, VALERIA GOLINO, LUIGI LO CASCIO, MATILDE GIOLI, BEBO STORTI, GIGIO ALBERTI
Filo conduttore della vicenda è la tragica agonia del cameriere di un catering: pedalando in una notte d’inverno, vicino alle feste natalizie, l’uomo viene travolto da un fuoristrada mentre percorre una strada suburbana e non viene soccorso dopo che cade, ferito e tumefatto, in un campo innevato.
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IL CAPITALE UMANO (IT, 2014) diretto da PAOLO VIRZì. Interpretato da FABRIZIO BENTIVOGLIO, VALERIA BRUNI TEDESCHI, FABRIZIO GIFUNI, VALERIA GOLINO, LUIGI LO CASCIO, MATILDE GIOLI, BEBO STORTI, GIGIO ALBERTI
Filo conduttore della vicenda è la tragica agonia del cameriere di un catering: pedalando in una notte d’inverno, vicino alle feste natalizie, l’uomo viene travolto da un fuoristrada mentre percorre una strada suburbana e non viene soccorso dopo che cade, ferito e tumefatto, in un campo innevato. L’episodio sale alla ribalta delle cronache e la polizia, cominciando ad indagare, scopre che il misterioso incidente coinvolge i due giovani figli di altrettante famiglie: gli Orsola, famiglia piccolo-borghese composta da Dino, ambizioso e spregiudicato agente immobiliare e padre di Serena, e Roberta, la seconda moglie e madre adottiva della ragazza, psicologa in un ospedale; e i Bernaschi, famiglia aristocratica benestante e venerata, i cui componenti sono l’imprenditore Giovanni, accasato in una superba villa con la moglie Carla, ex attrice dilettante, e lo scapestrato figlio Massimiliano. Suddiviso in quattro episodi. Nell’ordine: 1.) “Dino”: galvanizzato da una quotazione in borsa che gli permetterebbe un investimento conveniente in cui riporre molte speranze, Dino assilla in continuazione Giovanni e, con la scusa delle partite di tennis, discute e progetta con lui di azioni da investire nel mercato immobiliare, ma un crollo improvviso delle borse fa perdere all’agente immobiliare il 90% degli utili, e Dino, affranto e inferocito, maledice la ImmobilCase; 2.) “Carla”: nostalgica del suo breve periodo artistico e desiderosa di dare un teatro comunale alla sua città (l’opera è ambientata in una non meglio precisata cittadina dell’Italia nord-orientale), la donna impegna ingenti fondi in un teatro abbandonato da ristrutturare, e parla al critico letterario e scrittore Donato Rossomanno degli spettacoli da rappresentarvi dentro, proponendolo anche come direttore artistico della struttura, finendo poi per innamorarsene ricambiata, salvo poi doverlo abbandonare per le sventure finanziarie del marito Giovanni, che la costringono ad archiviare il progetto in cui aveva riposto tanta fiducia; 3.) “Serena”: ragazza con la testa sulle spalle che cerca solo di allontanarsi dai guai, la giovane studentessa conosce, per mezzo di Roberta, il coetaneo Luca Ambrosini, allevato dallo zio, ragazzo ritenuto socialmente pericoloso, ma che lei non reputa affatto così, riconoscendone la genuinità e affettuosità, per quanto poi Luca si renda colpevole dell’incidente sopracitato (è lui a guidare il fuoristrada che investe il cameriere in bicicletta) nella stessa sera in cui Serena, chiamata in extremis, deve riaccompagnare a casa Massimiliano, ubriaco fradicio dopo una sera di baldoria al punto da non poter guidare la sua jeep; 4.) “Il capitale umano”: la polizia è convinta che sia Massimiliano il responsabile dell’investimento dell’uomo, che nel frattempo muore in ospedale per la gravità dell’impatto; Dino, che arriva a scoprire la verità leggendo per caso un post della figlia su Facebook, ricatta Carla, dopo aver invano provato a farlo col non più tanto amico Giovanni, chiedendole 980.000 euro e promettendo in cambio che dirà alle forze dell’ordine come sono andate realmente le cose; le quotazioni in borsa ricominciano a salire, e Giovanni ne è felice, al punto che accetta di rivedere volentieri il padre, la madre e i due fratelli, invitandoli tutti ad un ricevimento; Serena, dopo essersi violentemente chiarita con Massimiliano e aver rotto il fidanzamento con lui, impazzisce nel vedere le autorità locali arrestare Luca, ma poi si rassegna e lo va a trovare quando già è stato incarcerato. Altro elemento che riunisce i quattro episodi e ne spiega con precisione il senso è la cena presso il grande salone dove si tiene la premiazione di un concorso letterario, al quale ha preso parte lo stesso Massimiliano, che è fra i finalisti ma non consegue poi il riconoscimento tanto agognato. Adattata liberamente da un romanzo noir americano, la sceneggiatura di Virzì, scritta assieme a Francesco Bruni e Francesco Piccolo, si distingue con disinvoltura per l’elasticità della trama e la serietà incrollabile dei temi trattati, ma soprattutto per il veicolo adoperato per renderli credibili e appetibili anche ad un pubblico magari non ferratissimo in economia, ma comunque desideroso di godere un prodotto della settima arte che mescoli con fantasia e creatività le vicende umane con le esigenze cinematografiche di un thriller realizzato secondo le norme del buon artigianato filmico. L’esperimento riesce splendidamente: Il capitale umano (il cui significato viene ben spiegato nei titoli di coda del film) è una pellicola pregevole ed entusiasmante per l’abilità incontrovertibile con cui mette in scena i conflitti generazionali, il pathos che si nasconde dietro le miserie umane, le piccole lotte giornaliere di questi piccoli personaggi, degni di continuare a combattere benché facciano molti sbagli di cui raramente si pentono, e, in ultima analisi, pure i sentimenti ambivalenti all’interno di uno stesso nucleo famigliare e anche e specialmente fra due nuclei famigliari che arrivano a collidere dapprima per ragioni positive e solo in seguito a causa di un evento sgradevole che rischia di provocare uno scandalo, e di incrinare rapporti costruiti con fatica sulla base dell’amicizia e del reciproco rispetto. Una colonna sonora molto cupa e lugubre che accompagna l’incedere incalzante e mai ridondante di una storia originale che coniuga meravigliosamente i bisogni tecnici della rappresentazione scenica col talento di un cast artistico che merita almeno venti minuti consecutivi di applauso. Bentivoglio sopra le righe, Gifuni a briglia alternativamente stretta e corta, la Bruni Tedeschi carica del suo piglio surreale ed eccentrico, la Golino più intensa ed espressiva del solito, Lo Cascio adattissimo nella parte dell’intellettuale compassato ma sempre alla caccia di nuovi, stimolanti spunti. Insieme a La pazza gioia, uscito nel 2016, costituisce una coppia rara di piccoli capolavori del cinema italiano degli ultimi tempi: senza dubbio, non si può negare al regista di prestare considerevole attenzione ai temi di attualità e di saperli raffigurare senza la minima forzatura, ricorrendo laddove è indispensabile ad alcune minuscole demagogie, ma tenendo sempre ben presente l’importanza mai scavalcabile della storia e dando un tocco di ottimismo alla morale conclusiva, anche se in questo caso è difficile intuirlo o leggerlo fra le righe, poiché abbiamo a che fare con un finale beffardo che non assolve né redime nessuno. Ma è tuttavia un inno all’onestà, perché non manca di rassicurare che soltanto i giusti e gli onesti otterranno il perdono e potranno proseguire sulla via di un cambiamento in meglio.
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luanaa
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sabato 4 giugno 2016
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rende l'idea della crisi
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Premetto che non mi piace l'odierno cinema italiano e non avevo mai visto un film di Virzì prima d'ora. Ma questo film è davvero molto buono. Fa sentire cosa è stata la crisi economica italiana: la rende palpabile. Superba La Tedeschi e ottimo Bentivoglio. Su questo film valgono, a mio parere, le recensioni sui contenuti poichè viene toccata e ben descritta (attraverso i vissuti dei vari personaggi) una realtà davvero drammatica. Sicuramente da vedere.
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sabato 14 maggio 2016
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noioso
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mi piaceva il titolo ed ho pensato ad una ideologia intricata fatta di traumi ed esistenzialismo generazionale e trame complicate . Bello il titolo noioso il film paragonabile ad una telenovela velocizzata per scampare alle puntate. Attori anonimi persino antipatici nella loro Brianza mal collaudata i ragazzotti ad esempio con il mostrosetto disgraziato premiato dal finale all'americana ed anche dai luoghi comuni . Tutti sotto tono immedesimati nel caldrone della fiction ad eseguire uno schema prefdefinito che alla fine ha preso persno il sopravvento per cui la cosa più carina era il dcadentismo edile brianzolo colorato di artifizi astrusi. Piatti gli attori tran tran dove l'unico simpatico era il marito il brianzolo coi danè fortunato a Milano.
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mi piaceva il titolo ed ho pensato ad una ideologia intricata fatta di traumi ed esistenzialismo generazionale e trame complicate . Bello il titolo noioso il film paragonabile ad una telenovela velocizzata per scampare alle puntate. Attori anonimi persino antipatici nella loro Brianza mal collaudata i ragazzotti ad esempio con il mostrosetto disgraziato premiato dal finale all'americana ed anche dai luoghi comuni . Tutti sotto tono immedesimati nel caldrone della fiction ad eseguire uno schema prefdefinito che alla fine ha preso persno il sopravvento per cui la cosa più carina era il dcadentismo edile brianzolo colorato di artifizi astrusi. Piatti gli attori tran tran dove l'unico simpatico era il marito il brianzolo coi danè fortunato a Milano. Tutta la parodia era superficiale mai entrata in un contesto interiore solo battute , modi di dire ,esclamazioni incoerenti nemmeno la trasgressione della signora " dilettante " sembrava autentica corredata da un direttore teatrale che nemmeno la barba gli donava con quella sua altezza ridicola. l'ho visto fino ad un certo punto a tratti poi sempre di meno poi ad occuparmi di altro. Si la Brianza era venuta bene complimenti alol sceneggiatore mentre il finale potevano almeno risparmiarcelo sembrava l'inizio di amici della de fiolippi. Il cinema ormai è televisivo e non si riesce più a capire quale sia la vera faccia.
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aporema
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venerdì 13 maggio 2016
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ottima recensione
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La recensione di My Movies è eccellente. Un solo appunto: "eco" è femminile.
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dario
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mercoledì 27 aprile 2016
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indovinato
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C'è qualche pausa e qualche faciloneria, ma la direzione di Virzì è impeccabile e gli attori funzionano quasi tutti molto bene. La vicenda, vista da più angolazioni, è interessante e la morale spesso azzeccata. Troppo sulfurei i personaggi, troppo macchiette (tranne Serena e il suo ragazzo, entrambi incisivi). L'insieme è valido, coinvolge e fa riflettere, tuttavia il pericolo semplicismo non è evitato.
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darkovic
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lunedì 21 marzo 2016
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bello
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Bel film , e' sempre un piacere accorgersi che il cinema italiano non e' solo polpettoni pseudosociali con sottofondo di sinistra,naturalmente finanziati coi nostri soldini.
Ma qua c'e' una buona storia ,egregiamente diretta con buoni colpi di scena e una discreta vena di giallo.
Ottimi poi tutti gli interpreti, a partire da una superlativa interpretazione del Fabrizio Giffuni (bravo,bravo) ,per me una sorpresa,passando per gli esperti ,Bentivoglio,Lo Cascio,Gigio Alberti e Bebo Storti ,per me non una sorpresa,sino alle brave Golino ,purtroppo piccola ma intensa la sua parte ,e una Bruni Tedeschi brava , un po sempre monocorde.
Anche i giovani Giovanni Anzaldo,Guglielmo Pinelli e un ottima Matilde Gioli completano un cast di tutto rispetto.
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Bel film , e' sempre un piacere accorgersi che il cinema italiano non e' solo polpettoni pseudosociali con sottofondo di sinistra,naturalmente finanziati coi nostri soldini.
Ma qua c'e' una buona storia ,egregiamente diretta con buoni colpi di scena e una discreta vena di giallo.
Ottimi poi tutti gli interpreti, a partire da una superlativa interpretazione del Fabrizio Giffuni (bravo,bravo) ,per me una sorpresa,passando per gli esperti ,Bentivoglio,Lo Cascio,Gigio Alberti e Bebo Storti ,per me non una sorpresa,sino alle brave Golino ,purtroppo piccola ma intensa la sua parte ,e una Bruni Tedeschi brava , un po sempre monocorde.
Anche i giovani Giovanni Anzaldo,Guglielmo Pinelli e un ottima Matilde Gioli completano un cast di tutto rispetto.
Che dire ,avanti cosi, e' un piacere ed un onore vedere del cinema nostrano , cosi'di qualita'.
La sceneggiatura ,ben scritta ,mi ha lasciato solo il dubbio di un incongruenza,ma sara stata una mia svista,non ho capito perche'il giovane rampollo pulisca le impronte dalla macchina ,non potendo sapere chi sia stato a giudare la macchina che ha causato l'incidente mortale.buona anche la fotografia
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