Un sequel in piena salute e in pieno mito. Che fa volare altissimo lo spettatore. Azione, USA2022. Durata 131 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il film riporta sul grande schermo Tom Cruise nei panni del celebre Pete "Maverick" Mitchell, già protagonista del film cult degli anni '80, Top Gun. Espandi ▽
A sessant'anni Pete "Maverick" Mitchell è ancora un 'semplice' officiale al servizio dell'aereonautica americana. Aveva tutto per diventare generale ma Mav se ne infischia delle stelle e dell'uniforme, preferisce essere un pilota collaudatore e superarsi a colpi di Mach. In ritiro in un hangar, tra ricordi gloriosi e 'riparazioni', è richiamato dai suoi superiori per addestrare una flotta che dovrà affrontare una missione ad alto rischio in territorio nemico: lo smantellamento di una base segreta di uranio. Tra i giovani allievi c'è Bradley Bradshaw, figlio di Goose, amico e copilota, morto accidentalmente anni primi durante un'esercitazione. La loro relazione fatica a decollare mentre i demoni tuonano come un F-14 e la missione incombe. Quella militare e quella formativa.
Top Gun: Maverick è un sequel in piena salute e in pieno mito. Stesse amicizie virili, stesse rivalità per pilotare caccia potenti, stessa tensione omoerotica dietro ai Ray-Ban, stessa spiaggia e naturalmente stessi titoli di testa, che riprendono l'incipit di Tony Scott sul celebre tema di Harold Faltermeyer.
Le sequenze d'azione, iperboliche e impressionanti, impattano fisicamente i protagonisti e restituiscono al film culto di Tony Scott una nuova giovinezza. Top Gun: Maverick non rivoluzionerà la settima arte ma vi porterà al settimo cielo. Da vedere in sala, obbligatoriamente. Recensione ❯
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La storia di un viaggio nell'Italia del 2019, epico e comico, intrapreso su una Jeep del 1979 senza né tetto né sportelli né parabrezza. Espandi ▽
Emiliano De Vito ha 25 anni, è orfano di padre e ha sempre vissuto "in un bozzolo": laureato summa cum laude in Lettere Antiche ha scoperto che il suo pezzo di carta non ha valore in un mondo dove la sua generazione "deve solo correre". Ma arriva l'occasione giusta: fare da assistente a Vittorio Vezzosi, un autore che ha scritto un solo romanzo, "I lupi dentro", che molti anni prima è stato un caso editoriale. Un'influencer, Carlita Cosmay, si è innamorata di quel romanzo e chiede a gran voce un sequel, e i suoi sette milioni di follower formano un'onda inarginabile. Peccato che Vezzosi odi i social e non veda di buon occhio nemmeno l'idea di scrivere il seguito del suo primo e unico successo letterario. A Emiliano toccherà spronarlo (e anche spiarlo, nelle intenzioni dell'editore) perché porti il compito a termine.
La parte del film che prende la forma di un road movie fa pensare a Il sorpasso (tantopiù che il cinquantenne alla guida si chiama Vittorio) anche se Cappuccio fa esplicitamente riferimento è La dolce vita, ma purtroppo siamo molto lontani da entrambi.
Malgrado le buone intenzioni e il supporto del romanzo che ha alle spalle il film di Cappuccio appare come una torta non riuscita, e i suoi interpreti, soprattutto Giuseppe Maggio nei panni di Emiliano, sembrano costantemente a disagio con il loro personaggio. Recensione ❯
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Un survival movie che si rifà a un immaginario riprodotto, copiato, celebrato. Thriller, USA2022. Durata 97 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Due uomini scoprono l'esistenza della pepita d'oro più grande della storia. Dovranno trovare un modo per portarla via. Espandi ▽
In un futuro prossimo, in una landa desolata e desertica, Virgil, un uomo proveniente da ovest, si presenta a un avamposto diretto al confine. La sua metà è un fantomatico luogo dove qualcuno dovrebbe dargli un lavoro e per arrivare a destinazione paga un passaggio al burbero Keith, proprietario di un pick-up. Poco dopo la partenza, il mezzo si ferma e durante la sosta Virgil scopre un gigantesco masso d'oro che potrebbe cambiare la vita di entrambi. Così, mentre Keith, riparato il mezzo, torna indietro per recuperare uno scavatore, Virgil resta a guardia del masso: sotto il sole cocente, preda di animali selvatici e di allucinazioni, l'uomo perde contatto con la realtà, fino a quando viene avvicinato da una misteriosa vagabonda...
Fin dagli anni '70, già prima dell'arrivo di Mad Max, il deserto australiano è diventato l'ambientazione ideale di storie distopiche: Gold riprende la medesima tradizione contaminandola con quella del survival movie.
Il mondo di Gold, che dipinge in toni cupi un crepuscolo della razza umana che non prelude ad alcune sera, è il frutto di decine di film venuti prima, e l'aereo come altri elementi - i toni apocalittici alla The Road, la fotografia dai toni seppia di The Rover, film interpretato da Anthony Hayes, qui regista oltreché interprete nei panni di Keith e sceneggiatore con Polly Smith) - si rifà a un immaginario riprodotto, copiato, celebrato. Recensione ❯
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Una commedia gradevole intrisa della nostalgia di ogni migrante che ha lasciato la sua terra. Commedia, 2022. Durata 95 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il film ruota intorno alla storia di due fratelli e un'eredità contesa alla morte del padre. Espandi ▽
Salvatore Macaluso detto Salvo è proprietario di una pizzeria a Milano: la moglie Teresa sta alla cassa, il figlio Enzo aiuta a fare le pizze. Ma il locale sta affondando nei debiti, e per uscirne Salvo è costretto a rivolgersi ad un'usuraia. Proprio allora però arriva il messaggio che il padre di Salvo è venuto a mancare e un notaio invita l'uomo a tornare nella nativa Sicilia per dare l'ultimo saluto al defunto e leggerne il testamento. Per Salvo quel testamento potrebbe rappresentare la boccata d'aria tanto sperata, e anche il resto della sua famiglia non sarà contrario ad allontanarsi temporaneamente da Milano: Enzo non vuole fare il pizzaiolo ma il sound designer, la figlia Emma è appena tornata dall'Olanda lasciandosi alle spalle Master e fidanzato. Peccato che in Sicilia trovino Calogero detto Lillo, il fratello con cui Salvo non parla da anni, e che ha altri progetti per l'eredità.
A funzionare è soprattutto la piacevolezza dei tre attori principali: lo stesso Baglio, Lucia Ocone nei panni di Teresa e Giovanni Calcagno in quelli di Lillo, che fanno del loro meglio per farci sospendere l'incredulità in nome della loro naturalezza di interpreti.
Certo, un po' di realismo in più non avrebbe guastato, ma Una boccata d'aria si lascia guardare e fa leva sulla figura centrale di Salvo. Recensione ❯
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Al suo esordio Jasmine Trinca firma un film tra favola e realtà, in grado di trasformare il dolore in ricercata raffinatezza. Drammatico, Italia2022. Durata 93 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una bambina ama sua madre, ma sua madre ama Marcel, il suo cane. Un evento imprevedibile le porterà in viaggio, avvicinandole e svelando loro, oltre ogni dolore, le vie grandi e segrete dell'amore. Espandi ▽
Alla sua opera prima Jasmine Trinca affronta con la consapevolezza di chi conosce la storia del cinema un tema molto personale in equilibrio tra favola e realtà. Quando un autore si trova ad affrontare il suo primo lungometraggio, se lo è nell'intimo non lavora su commissione e non accetta compromessi. Jasmine Trinca si rivela tale realizzando un film che non strizza l'occhio al box office trasfigurando un reale rapporto Jasmine/genitrice offrendogli un contesto di dolorosa astrazione. È come se l'attrice nel momento in cui dirige la sua 'opera prima' avesse bisogno di avere vicino sia chi esordisce, Maayane, sia chi invece le offre la solidità di una carriera riconosciuta e riconoscibile. In questo film di presenze/assenze, in cui quella della madre risulta dominante, il loro esserci permette a Jasmine Trinca di muovere le sue dita di regista all'esordio con la stessa partecipe perizia di quella della sua giovane protagonista sui tasti del sassofono che utilizza come strumento di comunicazione. Il sax di Jasmine è un film che saprà parlare agli spettatori che amano un cinema che sa trasformare il dolore in ricercata raffinatezza. Recensione ❯
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Un ex sicario si trova a dover badare a una ragazza di 17 anni che si mette subito nei guai. Espandi ▽
Ui-gang è un sicario che ha deciso di ritirarsi. Ha una bella casa e tutto il denaro che gli serve per vivere, ma un giorno la sua fidanzata deve partire per una vacanza sull'isola di Jeju e prima di andare gli fa una richiesta. La sua compagna di viaggio ha una figlia di 17 anni, Yoon-ji, che verrà lasciata da sola durante la vacanza di tre settimane. Ui-gang accetta a malincuore di prendersene cura e di fare in modo che la ragazza non si metta nei guai.
Ma lei ci si mette, nei guai. Yoon-ji non è una cattiva ragazza, ma fa delle scelte sbagliate e, prima di rendersene conto, si ritrova in una situazione ben più pericolosa di quanto avesse mai immaginato. Ma nel momento il cui Yoon-ji si ritrova nei guai fin sopra i capelli, anche i suoi sequestratori si ritroveranno a dover affrontare qualcosa di più grande di loro, quando Ui-gang si fa vivo per riportare a casa la ragazza. Recensione ❯
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Il trionfo dell'Italia nei mondiali dell''82 in un documentario dalle immagine inedite. Espandi ▽
Quando la nazionale italiana di calcio lascia il paese alla volta della Spagna, dove si giocano i campionati mondiali del 1982, il clima è prima disinteressato e poi, dopo tre pareggi iniziali, addirittura ostile nei confronti di una squadra che non convince e le cui convocazioni suscitano dubbi, a cominciare dal centravanti Paolo Rossi che non gioca da due anni. Messi di fronte all’ultimo appello in una partita decisiva contro l’Argentina di Maradona, gli azzurri si lanciano però in una cavalcata sorprendente e trionfale che nessuno si aspettava. Pochi momenti sportivi nella nostra storia sono così cinematografici come l’urlo di Tardelli, immagine simbolo di un torneo, di una generazione e di un’epoca intera. Ma tutto il mondiale del 1982 possiede in realtà la struttura drammatica perfetta, così imprevedibile nel suo rovesciamento che trasforma le tensioni e gli stenti iniziali in una incredibile vittoria finale, a Madrid contro la Germania Ovest. Lo racconta nel quarantennale del trionfo la Stand by me di Simona Ercolani, la quale rielabora per il cinema la ricetta televisiva che rese celebre Sfide. Un racconto minuzioso e le storie umane sono il trampolino che consente di abbandonarsi all’esaltazione una volta che la cavalcata si fa inarrestabile, e si finisce tutti a cantare “Cuccuruccucù Paloma” di Battiato con Bruno Conti. Recensione ❯
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Una gustosissima cavalcata attraverso l'impresa epica dei Mondiali dell'82. Che coinvolge anche chi di calcio non sa nulla. Documentario, Italia2022. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Il film ripercorre le sette partite, come le tappe di un viaggio, che hanno portato l'Italia, guidata dal CT Enzo Bearzot, ad aggiudicarsi la Coppa del mondo e a compiere questa straordinaria impresa. Espandi ▽
È l'11 luglio 1982, e la nazionale di calcio italiana è stata appena proclamata Campione del Mondo. Tutto il Paese esulta, il presidente Sandro Pertini in prima fila, tutti festeggiano la squadra e il suo mister, Enzo Bearzot, come fossero eroi. Ed è proprio seguendo lo schema classico della narrazione definito come Il viaggio dell'eroe, identificato da Joseph Cambell e codificato per il cinema dallo sceneggiatore Chris Vogler, che Manlio Castagna, sulla base di un soggetto di Manuela Cacciamani che co-firma con lui la sceneggiatura, racconta quel manipolo di giocatori che fecero l'impresa.
Il risultato è un racconto epico più che un resoconto sportivo, in grado di coinvolgere emotivamente anche chi di calcio non sa nulla, e soprattutto chi quel 1982 già c'era e ricorda l'entusiasmo travolgente di un momento elettrizzante della storia italiana.
Castagna ci fa entrare nel vivo dell'azione e dentro quei piccoli schermi che hanno realizzato all'epoca le telecronache dei Mondiali, ricava inquadrature ravvicinatissime che stanno sui volti più che sulle azioni di gioco, e il montaggio di Diego Capitani è un capolavoro di velocità e sintesi, riproducendo quella febbre che ha contagiato tutta l'Italia, ben visibile nel suo esondare in strada, in preda ad una gioia incontenibile e ad un orgoglio patriottico finalmente ritrovato. Recensione ❯
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La straordinaria storia di un uomo, Amin, che decide di rivelare per la prima volta un doloroso segreto nascosto per oltre vent'anni. Espandi ▽
Flee è la storia di un incontro: del regista Jonas Poher Rasmussen con quello strano ragazzo che, sul treno che portava entrambi a scuola, sedeva solo con lo sguardo fisso davanti a sé; e di quello stesso ragazzo di origine afghana, di nome Amin, che nel corso degli anni ha trovato di raccontare all’amico la sua storia. Flee è un documentario d’animazione, genere oggi molto frequentato, che usa il tratto a disegno per mettere una distanza tra l’obiettivo della macchina da presa e l’intimità del protagonista. Rasmussen lavora in maniera semplice ed elementare, come in fondo dimostra anche l’ultima inquadratura del film, che trova il fotorealismo nel momento in cui si congeda dallo stesso Amin. Costretto ad abbandonare il suo paese da ragazzino, Amin ha perduto l’idea di casa, di protezione, di sicurezza… L’animazione diventa così una fase di passaggio, la strada necessaria da percorrere – dopo tutte le miglia consumate, dopo tutte le partenze e i ritorni – per arrivare finalmente nella propria casa. Recensione ❯
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Un racconto onesto ed empatico della malattia come catalizzatore delle migliori energie famigliari. Commedia, Italia2021. Durata 90 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un film che rappresenta in tutta la sua essenza il valore di una famiglia unita contro qualsiasi insormontabile difficoltà. Espandi ▽
Franco ha appena affrontato un importante colloquio di lavoro a Roma e torna orgogliosamente nella sua casa in Puglia dove lo aspettano la moglie Anna e la figlia Alessandra. Con lui c'è Andrea, il figlio che vive nella Capitale e vuole farsi strada nel mondo della musica, ignorando i consigli del padre che gli augura una carriera più simile alla sua. In Puglia c'è anche il fratello Silvano, rimasto vedovo, che abita nella stessa villetta famigliare. Ma proprio quando gli arriva la conferma di aver superato il colloquio e sta per diventare direttore di un'importante acciaieria, Franco ha un'emorragia cerebrale che lo spedisce d'urgenza al pronto soccorso, e tutta la famiglia si riunisce intorno a lui in attesa di un suo miglioramento.
Domenico Fortunato, regista e protagonista di questa storia nel ruolo centrale di Franco, racconta la malattia come catalizzatore delle migliori energie famigliari.
Sono credibili e commoventi anche le interpretazioni di Donatella Finocchiaro nei panni di Anna e soprattutto di Giorgio Colangeli in quelli di Silvano, che teme di perdere il fratello Franco così come ha perduto la propria moglie e sa di dover essere un sostegno forte per la cognata e i suoi figli, in particolare Andrea, ragazzo inquieto e tormentato. Recensione ❯
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La vita di una ragazza viene sconvolta dall'incontro di un ragazzo in un bar. Espandi ▽
Nadia ha 16 anni (quasi diciassette come tiene a precisare), frequenta l'Istituto Alberghiero con buoni risultati e tende a condurre una vita solitaria. L'incontro con un ragazzo incontrato in un bar cambierà completamente la sua vita. Mentre segue il percorso e le scelte di Nadia, chi conosce il cinema di Wilma Labate non può fare a meno di riandare con la memoria a Domenica.
Sono trascorsi esattamente vent'anni ma lo sguardo della regista è ancora, come allora, intenso e partecipe nei confronti di una figura femminile 'forte' alla cui consistenza hanno contribuito, in fase di sceneggiatura, i fratelli D’Innocenzo. Grazie all'intensità costantemente controllata (e quindi mai sopra le righe) di Alma Noce, Labate ci offre un ritratto di un'adolescente che soffre ma sa anche scegliere, superando in consapevolezza gli adulti che le dovrebbero fare da guida. Recensione ❯
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Un tenero viaggio nella memoria, un'opera di finzione di alto profilo. Drammatico, Francia, Libano, Canada2021. Durata 102 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Una ragazza scopre l'adolescenza della madre tramite una misteriosa scatola di ricordi. Espandi ▽
Il passato è una terra straniera, ma a volte capita che da quella terra torni indietro qualcosa. L'appassionante melodramma al femminile Memory Box mescola tematiche di nostalgia, memoria e narrazione del sé in una storia che celebra le possibilità di scambio inter-generazionale. Lo firmano Joana Hadjithomas e Khalil Joreige, due nomi non noti al grande pubblico ma che garantiscono che Memory Box vada aldilà di un pur ben realizzato racconto a due prospettive tra una madre e una figlia. Nativi anche loro di Beirut, e cresciuti durante il periodo della guerra civile, i due artisti hanno basato un'intera carriera sul mettere insieme i pezzi e i retaggi culturali di un paese attraverso i decenni, utilizzando tecniche sperimentali e documentarie che abbracciano l'intero spettro dell'audiovisivo. Ora finalmente convogliate in un'opera di finzione d'alto profilo, queste esperienze donano ai ricordi di Maia vissuti attraverso gli sguardi furtivi di Alex una dimensione tattile e caleidoscopica oltre che commovente. Recensione ❯
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Albert deve occuparsi quotidianamente di Mia, una bambina di dieci anni. Espandi ▽
Da qualche parte in Europa, metà del ventesimo secolo. Il cinquantenne Albert deve badare Mia che di anni ne ha dieci. Il compito più importante è occuparsi della dentiera di ghiaccio che deve essere cambiata più volte al giorno. Vivono da soli in un grande appartamento: le persiane sono sempre chiuse, Mia non esce mai e la giornata scorre secondo un rituale immutabile. Ogni settimana, il telefono suona e una voce maschile interroga Albert sulla salute della ragazza. Ogni settimana Albert risponde con le stesse risposte, finché un giorno quella voce comunica ad Albert che dovrà portare la ragazza a Parigi. Devastato, il mondo di Albert si sgretola lentamente. Recensione ❯
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Un'ampia carrellata che prova a raccontare una delle figure artistiche più importanti degli ultimi 50 anni. Documentario, Italia2021. Durata 100 Minuti. Consigli per la visione: Ragazzi +13
Un emozionante viaggio all'interno della vita e della carriera del più importante uomo di spettacolo italiano. Espandi ▽
All’inizio era un altro progetto. Nel 2018 Edoardo Leo avrebbe dovuto realizzare un documentario su A me gli occhi, please, lo spettacolo che nel 1976 ha cambiato il recente panorama teatrale, con Proietti che è stato seguito per due anni nei camerini, durante le prove e gli spettacoli. Poi, dopo la morte dell’attore il 2 novembre 2020, si cambia strada. Il racconto di questo lavoro è dichiaratamente insufficiente per mostrare quello che ha lasciato Proietti nella sua carriera di oltre 50 anni. Dentro a Luigi Proietti detto Gigi ci sono tre documentari.
Dei tre documentari il primo è quello più compiuto, il secondo è quello più classico, il terzo è quello invece del rimpianto. Una carrellata ampia, segnata da una voce-off che in alcuni momenti è apparsa troppo insistente ma utilizzata da Edoardo Leo per sottolineare quello che è stato il suo rapporto con Proietti e quella che è la sua visione su di lui. In più, anche se ci sono molte informazioni sul suo legame con Roma, non ne è emerso in pieno il rapporto viscerale di dipendenza. C’è tantissimo di Proietti in questo lavoro ma si voleva vedere ancora di più. La sua figura è ancora molto viva e presente nel nostro immaginario. Proprio per questo, forse il valore di Luigi Proietti detto Gigi aumenterà nei prossimi anni. Recensione ❯
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Un fantasy di matrice letteraria che guarda all'attualità e prosegue il ricambio generazionale dell'anime d'autore nipponico. Animazione, Giappone2021.
Una maestosa epopea fantasy che segna il debutto alla regia di Masashi Ando. Espandi ▽
Gli orfani inconsolabili dello studio Ghibli possono colmare la mancanza dei film di Isao Takahata e Hayao Miyazaki con le nuove opere degli allievi di cotanti maestri. Tra questi anche Masashi Ando e Masayuki Miyaji, che hanno unito le forze per adattare “The Deer King”, una serie di romanzi di Nahoko Uehashi di ambientazione fantasy ma con un’inconsueta preminenza di tematiche biomediche e religiose. L’esito è di difficile fruizione per il grande pubblico e chi cerca in The Deer King il pathos tragico e la forza visiva delle opere Ghibli probabilmente resterà deluso. Ma è anche da questi passi coraggiosi, ancorché stentati, che transita il cammino del difficile ricambio generazionale dell’anime d’autore nipponico. Recensione ❯
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