La 74esima edizione del Festival del Cinema di Cannes si racconta meglio in numeri, che per quanto riguarda l’Italia sono i seguenti: un solo italiano in concorso – Tre piani di Nanni Moretti, tratto dal romanzo dello scrittore israeliano Eshkol Nevo, titolo che era già confermato per la 73esima edizione saltata causa pandemia; un unico titolo alla Semaine, ovvero Piccolo Corpo di Laura Samani; quattro alla Quinzaine: A Chiara di Jonas Carpignano, Re Granchio di Alessio Rigo de Righi e Matteo Zoppis, Futura di Pietro Marcello, Francesco Munzi e Alice Rohrwacher, che racconta l’Italia di oggi con lo sguardo degli adolescenti, e Europa di Haider Rashid, nato a Fiesole da padre iracheno e madre italiana. 
 

A Marco Bellocchio, che porterà a Cannes il documentario Marx può aspettare dedicato al fratello suicida, verrà assegnata una meritatissima Palma d’Oro d’onore. Nessun italiano invece nella sezione Un Certain Regard.

Pochi titoli italiani ma eccellenti: due esordienti (Samani e la coppia registica Rigo de Righi e Zoppis) di grande forza pittorica ed espressiva annunciata; due documentari d’autore, Futura e Marx può aspettare di Marco Bellocchio dedicato al suo gemello morto suicida oltre 50 anni fa; e un film, Europa che racconta l’esperienza drammatica della migrazione. Quello che si vedrà a Cannes sarà dunque un cinema italiano di qualità che vola alto e porta avanti la tradizione di eccellenza per cui siamo noti nel mondo.

In concorso ben otto titoli francesi, a cominciare da Annette di Leos Carax, protagonisti Marion Cotillard e Adam Driver, che apre letteralmente le danze, dato che è un musical. E poi François Ozon con Tout s’est bien passe, Julia Ducournau (la regista di Raw) con il thriller Titane, Bruno Dumont con France, Jacques Audiard con Paris 13th District, Catherine Corsini con La Fracture, il franco-marocchino Nabil Ayouch con Casablanca Beats e Mia Hansen-Løve con Bergman Island. Fuori concorso la beniamina di Cannes Emmanuelle Bercot con De Son Vivant e fra le proiezioni di mezzanotte Jean-Cristophe Meurisse con Bloody Oranges.

Pochi i registi americani, ancora spaventati dalla pandemia: l’habitué di Cannes Wes Anderson con The French Dispatch, che porterà sulla Croisette parte del suo cast stellare che comprende, fra gli altri, Bill Murray, Tilda Swinton, Timothée Chalamet, Frances McDormand, Benicio Del Toro, Owen Wilson e Saoirse Ronan; e l’indie Sean Baker con Red Rocket. Più fuori concorso, Todd Haynes con il suo atteso The Velvet Underground e Tom McCarthy con Stillwater, cui si aggiunge al cinema sulla spiaggia F9, l’ultimo episodio della saga di Fast & Furious. 

Sempre in concorso un “fritto misto” di autori europei: dall’olandese Paul Verhoeven con Benedetta al belga Joachim Lafosse con The Restless; dal danese Joachim Trier con The Worst Person in the World al finlandese Juho Kuosmanen con Compartment No. 6, all’ungherese Ildikó Enyedi con The Story of My Wife. 

Per il “resto del mondo” in concorso ci sono lo scrittore e regista israeliano Nadav Lapid e il suo Ahed’s Knee, l’iraniano Ashgar Farhadi con A Hero, il russo Kirill Serebrennikov di Petrov’s Flu, il thailandese Apichatpong Weerasethakul con Memoria, il giapponese Ryusuke Hamaguchi di Drive My Car, l’australiano Justin Kurzel con Nitram e il regista del Chad Mahamat-Saleh Haroun e il suo Lingui.

Spike Lee sarà il presidente della giuria di concorso e occhieggia già dal poster di questa 74esima edizione. In giuria anche la regista austriaca Jessica Hausner e il regista brasiliano Kleber Mendonça Filho, l’attore sudcoreano Song Kang-Ho e l’attrice americana Maggie Gyllenhaal, più ben tre giurati francesi: l’attrice e regista Mélanie Laurent, l’attore di origine algerina Tahar Rahim, la cantante Mylène Farmer.

Infine 18mila accrediti richiesti, non si sa quanti accordati, vista la situazione complicata, per un festival che si svolgerà per la prima volta in uno dei mesi più caldi dell’estate durante il quale i turisti in villeggiatura già affollano la cittadina balneare; un protocollo sanitario per certi versi rigidissimo – un tampone ogni 48 ore per chi non è doppiamente vaccinato da almeno 15 giorni – e per altri sorprendente – le sale cinematografiche saranno piene fino alla massima capienza, apparentemente senza distanziamento sociale; mascherine durante tutte le proiezioni, che complessivamente, con i ritmi di visione “da festival”, possono durare svariate ore; e un sistema di prenotazioni online e di minutaggio in coda tutto da sperimentare.