Titolo originale | Doraibu mai kâ |
Anno | 2021 |
Genere | Drammatico, |
Produzione | Giappone |
Durata | 179 minuti |
Regia di | Ryûsuke Hamaguchi |
Attori | Hidetoshi Nishijima, Toko Miura, Reika Kirishima, Masaki Okada, Perry Dizon . |
Uscita | giovedì 23 settembre 2021 |
Tag | Da vedere 2021 |
Distribuzione | Tucker Film |
Rating | Consigli per la visione di bambini e ragazzi: |
MYmonetro | 4,09 su 29 recensioni tra critica, pubblico e dizionari. |
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Ultimo aggiornamento lunedì 7 marzo 2022
La storia di un uomo di teatro che supera il trauma della morte della moglie grazie all'incontro con una giovane autista. Il film ha ottenuto 4 candidature e vinto un premio ai Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 1 candidatura a David di Donatello, ha vinto un premio ai Golden Globes, 3 candidature e vinto un premio ai BAFTA, 1 candidatura a Cesar, ha vinto un premio ai Satellite Awards, ha vinto un premio ai Critics Choice Award, ha vinto un premio ai Spirit Awards, ha vinto 4 NSFC Awards, In Italia al Box Office Drive My Car ha incassato 334 mila euro .
ASSOLUTAMENTE SÌ
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Yûsuke Kafuku, un attore e regista che ha da poco perso la moglie per un'emorragia cerebrale, accetta di trasferirsi a Hiroshima per gestire un laboratorio teatrale. Qui, insieme a una compagnia di attori e attrici che parlano ciascuno la propria lingua (giapponese, cinese, filippino, anche il linguaggio dei segni), lavora all'allestimento dello Zio Vanja di Cechov. Abituato a memorizzare il testo durante lunghi viaggi in auto, Kafuku è costretto a condividere l'abitacolo con una giovane autista: inizialmente riluttante, poco alla volta entra in relazione con la ragazza e, tra confessioni e rielaborazione dei traumi (nel suo passato c'è anche la morte della figlia), troverà un modo nuovo di considerare sé stesso, il proprio lavoro e il mondo che lo circonda.
Tratto da un racconto di Murakami Haruki presente nella raccolta "Uomini senza donne", un lungo, complesso e struggente percorso nelle solitudini e nelle fragilità di un gruppo di uomini e di donne la cui vita ruota attorno al teatro.
Drive My Car è un film di parole: parole scritte in un testo, recitate su un palcoscenico, mimate con le mani, create nell'estasi del piacere o dette nell'abitacolo di un'automobile. Parole, ancora, usate per inventare storie, per confessare traumi, per ammettere colpe e trovare sé stessi. Hamaguchi Ryusuke, reduce dall'Orso d'argento all'ultima Berlinale con Wheel of Fortune and Fantasy, affina l'abituale stile elegante e composto, fatto di lunghi piani fissi e di intensi primi piani, e, abbandonando i toni spesso ironici dei lavori precedenti, entra nel dolore e nelle illusioni di un gruppo di personaggi le cui vite trovano un senso e una liberazione nel confronto reciproco. Il teatro da un lato, con la zona delle prove e il palcoscenico, e l'abitacolo della macchina di Kafuku (una Saab Turbo rossa) dall'altro, sono i due luoghi ideali del film. Al loro interno ciascun personaggio trova un rifugio, sia nel confronto con il testo da recitare, e in particolare con le parole universali dello "Zio Vanja" di Cechov, sia nella solitudine protettiva dei propri pensieri. Nel corso di tre intense ed emozionati ore, il film mette in scena la progressiva "distruzione" di questi due ambienti e l'evoluzione del suo protagonista: dalla ricerca individuale e soggettiva, Kafuku impara ad accogliere e ad ascoltare gli altri, aprendo lo spazio inviolabile dell'automobile a un'altra persona e osservando la realtà che lo circonda con altri occhi.
Un terzo luogo, in realtà, segna il film: la casa in cui Kafuku e la moglie vivono prima dell'improvvisa morte di lei, nella parte iniziale del film (che dura circa 40' minuti e al termine della quale arrivano significativamente i titoli di testa). Segnati dal trauma della morte della loro bambina, l'uomo e la donna, lui regista e lei sceneggiatrice, trovano ancora un'intesa negli amplessi sessuali in cui lei inventa strane storie dal significato oscuro (tratte anch'esse da racconti di Murakami): la parola, dunque, unisce due vite segnate dal dolore, ma al tempo stesso imprigiona il sopravvissuto Kafuku ai propri ricordi e al proprio senso di colpa. Immerso nella solitudine di ogni sguardo, di ogni pensiero e parola - anche non capita, anche mimata con il linguaggio dei segni, come sottolinea la bellissima idea dello spettacolo fra persone che non si capiscono l'un l'altra - Drive My Car è la storia di una rieducazione alla vita; la storia di un uomo gelosamente legato ai propri spazi che impara ad accogliere, ascoltare, donare. Il film va guardato con pazienza, come se lo spettatore, legato alle proprie parole e ai propri pensieri come i personaggi, dovesse anch'egli reimparare a guardare e ad ascoltare. Solo così ci si accorge di trovarsi di fronte a un capolavoro.
DRIVE MY CAR disponibile in DVD o BluRay |
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La morte dell’amata moglie è un evento che pesa ancora troppo nella vita di Yusuke Kafusu, noto regista teatrale giapponese, grande esperto di Cechov. Quando accetta di dirigere Zio Vanja in un festival ad Hiroshima incontrerà delle persone che in qualche modo sapranno rimettere in piedi la sua vita. In particolare le conversazioni con Misaki, la sua giovane autista, con la quale [...] Vai alla recensione »
Un film complesso, per pochi e ben preparati a confrontarsi con la lunga durata e lo stile del regista, fatto di lunghi silenzi e scene intime che portano lo spettatore all'interno della storia. Personalmente ho apprezzato la scelta del regista di non ridurre la storia della moglie del protagonista ad un banale prologo sintetico di cinque minuti, ma di raccontarne le vicende per esteso, in modo tale [...] Vai alla recensione »
Le recensioni ufficiali, e sono molte, parlano di capolavoro. E non sono parole esagerate, assolutamente no. È un film per cinefili, per intenditori, per gente a cui piace il silenzio e la magia della notte. Già, perché questo film è meglio guardarlo di notte e possibilmente da soli. Il protagonista parla poco, la giovane autista che la Casa di produzione cinematografica [...] Vai alla recensione »
Il regista teatrale Yusuke ama riamato la moglie Oto. Ma fra loro si è creato un abisso dalla morte prematura della loro figlia. Una sera Yusuke, che sa che la moglie pur amandolo lo tradisce, torna a casa tardi e la trova morta di emorragia cerebrale. Questo prologo, di ben 40 minuti, precede i titoli e il resto della storia. Yusuke accetta di recarsi ad Hiroshima per un progetto teatrale impegnativ [...] Vai alla recensione »
DRIVE MY CAR è un bellissimo film da vedere, ma richiede di andarci preparati e pronti. Lo spettatore deve essere preparato a 3 ore intense, fatto di dialoghi e pochi anzi pochissimi accadimenti, sui quali si costruisce il viaggio, personale più che fisico, richiamato dal titolo del film. Lo spettatore deve anche essere pronto ad accogliere la delicatezza espressiva, [...] Vai alla recensione »
Il film è caratterizzato da un'eleganza stilistica e narrativa eccelsa. Ma vorrei sapere quanti sono gli spettaori che riescono a tenere desta l'attenzione estrema che richiede per ben 180 minuti! Gli iintrecci narrativi sono troppi e complessi sintetizzati poi nella scena finale dove un monologo dello Zio Vania viene proposto con il linguaggio gestuale dei sordo- [...] Vai alla recensione »
L'inizio di questo film è molto interessante e le storie raccontate dalla moglie sono una poesia ancestrale. Poi, con la morte della donna, la storia si prolunga all'eccesso in un racconto per palati finissimi da seduta psicanalitica. Tre ore sono tante, anche perchè gli attori hanno un'espressività minimalista che stanca.
Drive my Car dà forma all’amore, a quel sentimento eterno in grado di sopravvivere alla morte. Non si può scappare dalla passione, soprattutto quando questa è stata forte come quella tra Yusuke e Oto. Drive my Car è un insieme di storie all’interno di una storia. La più intrigante è quella della studentessa raccontata da Oto e di cui il protagonista [...] Vai alla recensione »
Teatro e vita che si fondono. Oscar meritato. Se si pensa che era in lizza con il mediocre <<è stata la mano di Dio>> l'Oscar era logico e dovuto. A parte ciò : ottimo film. Veramente
Bisogna avere il coraggio di dirlo. Malgrado sia stato premiato a Cannes il film è mostruosamente prolisso Molte scene sono inutili , ripetitive , troppo lunghe Il regista non ha avuto il coraggio di tagliare tagliare tagliare. La tensione emotiva talora c'è , ma viene svilita dalle lungaggini. I continui riferimenti al testo di Cecov sono incomprensibili a chi non conosce il [...] Vai alla recensione »
Pesante,o sei un vero appassionato di silenzi e riflessioni oppure fai fatica a reggere..
Hamaguchi gira uno dei film più intensi, stratificati e densi di significato che il cinema abbia mai visto. L'eleganza della narrazione, il magnetismo della messa in scena, la perfezione della sceneggiatura. Tutto a servizio di un CAPOLAVORO di cui è difficile anche soltanto parlare e scrivere. Va visto e basta.
Ho trovato la storia un po' troppo enfatica come tipico di Murakami ma il film mi ha stregato per i suoi tempi lunghissimi e i ritmi dilatati e ripetitivi come la vita per cui a un certo punto si è creata la magia che mi ha fatto sentire parte di quello che stavo vedendo e non solo spettatore. Bellissime la cena a casa dell'aiuto regista e la scena del colloquio in macchina tra il regista [...] Vai alla recensione »
Recitazione elegante toni movenze tipiche del Sol Levante!! Cinematografia innovativa conferma quanto già visto in "IL gioco del destino e della fantasia" letteratura e poesia che si materializzano nelle immagini. La sceneggiatura meravigliosa declina i temi di Zio Vanja di Cechov, con un appello concedersi il diritto alla sofferenza.
Film godibile, penso sia un buon lavoro, mi piace pensare che la vera protagonista sia l'autista della saab rossa , e che dopo la morte della madre aveva aveva ereditato la saab, poi nel suo immaginario abbia costruito una storia col regista dove viene mostrato una verità abbastanza diffusa dove tutto mondo e paese , però per raccontare la storia bastavano 90 minuti.
Film lungo. Lunghissimo. Film lento. Lentissimo. Ma questi in sè non sono difetti. Il problema è la verbosità. E' un film tutto detto. Le emozioni sono dette, i deisideri sono detti così come le paure e le colpe. E' sorprendente come abbia ottenuto tanti consensi dalla critica, una pellicola che mortifica il cinema ed il suo potenziale immaginifico.
All’ultimo Festival di Cannes Ryûsuke Hamaguchi ha vinto la Palma d’oro per la Miglior Sceneggiatura con il suo ultimo film, Drive My Car, tratto da un racconto di Haruki Murakami. Pochi mesi prima, al Festival di Berlino con il precedente Il gioco del destino e della fantasia aveva invece ottenuto l’Orso d’Argento. Due riconoscimenti importanti che hanno imposto il talento di un regista capace di lavorare con le immagini e le parole, grazie a una regia pulita ed essenziale e alla capacità di convogliare emozioni in dialoghi pieni di verità e in silenzi carichi di rivelazioni.
Drive My Car, che uscirà nelle sale italiane il 23 settembre, ha per protagonista Kafuku, un regista che accetta di dirigere a teatro lo "Zio Vanja" di Cechov per ricominciare a vivere dopo la tragica morte della moglie. Ne abbiamo parlato con Ryûsuke Hamaguchi.
Come è nata l’idea di adattare un racconto di Murakami?
Ho cercato di rispettare il mondo di Murakami, dal momento che il scopo era rendere al cinema il suo racconto, la sua scrittura, e non tradirne lo spirito. La chiave di Drive My Car sta nelle parole che l’attore Takatsuki dice al protagonista Kafuku, il quale sa che il ragazzo è stato l’ultimo amante di sua moglie. «Per comprendere sé stessi bisogna prima comprendere gli altri». È questo che ho voluto comunicare nel film, affidandolo soprattutto alla recitazione degli interpreti.
Com’è stato incontrare il lavoro di Cechov, e in particolare lo Zio Vanya, attraverso il filtro di Murakami?
Cechov e lo Zio Vanja sono ovviamente fondamentali nel racconto di partenza. Leggendo Murakami si capisce come il personaggio di Vanja abbia una corrispondenza narrativa ed emotiva con Kafuku, il protagonista della storia. Entrambi devono cominciare una nuova vita dopo aver terminato quella precedente senza aver rivolto alla persona che amavano le domande che più contavano. Nel film, poi, Cechov assume un’importanza ulteriore per il fatto che al cinema non è possibile raccontare in prima persona e dunque mi servivano le battute del suo testo per comunicare l’intimità dei personaggi. Molte di queste battute sono già nel racconto di Murakami e credo siano una delle prove della grandezza di Cechov, la sua capacità di far dire ai personaggi cose che illustrano l’essenza della vita e che nel quotidiano nessuno di noi ha la possibilità o la libertà di dire apertamente.
Quali registi occidentali ti hanno maggiormente influenzato?
Moltissimi, ovviamente, ma se devo citarne uno dico Cassavetes. Credo che il punto di partenza del mio lavoro sia la visione al cinema, ventuno anni fa, di Mariti.
Drive My Car è un film è fatto di parole, di racconti, di storie nelle storie, ma prima di tutto è uno straordinario film di regia, per il modo con cui gestisce gli spazi, entri ed esci dalle scene. Come lo ha costruito da un punto di vista visivo?
All’origine del film c’è molta letteratura, c’è il racconto di Murakami, ci sono altri frammenti di sue storie, c’è Cechov. Tutto questo, però, non fa un film. Un film è fatto di movimenti, non solo di parole. Attraverso il movimento, perciò, un regista deve fare percepire le relazioni e i sentimenti, deve fare in modo che in ogni scena nascano movimenti reciproci fra i personaggi. In Drive My Car ero in difficoltà perché nell’abitacolo di un’automobile non ci si muove e nelle prove di lettura di uno spettacolo è difficile cogliere un’intonazione o un’emozione. Proprio per questo, però, ho cercato di cogliere con la cinepresa il movimento che nasce nell’intimo di ciascuno, affidandolo alle parole, alla voce o al corpo dei miei interpreti.
Puoi farci un esempio di questo tuo metodo?
Ad esempio quando, durante una cena a casa di due colleghi attori, Kafuku elogia la guida di Misaki, l’autista che la direzione del teatro le ha affidato, costringendolo ad adeguarsi a una situazione in cui non si ritrova. Nella scena Kafuku dichiara di ammirare molto la giovane ragazza, che però non è in campo. In quel momento la macchina da presa si abbassa e mostra Misaki accarezza il cane dei padroni di casa. Ecco, questa scena è un momento chiave della presentazione del personaggio, che fino a quel momento abbiamo vista guidare e restare spesso in silenzio, caparbia e decisa. Ora invece la vediamo per la prima volta in movimento, mentre ci dice implicitamente qualcosa di lei. Quando lavoravo alla sceneggiatura ho pensato che se Misaki avesse reagito alle parole di Kafuku con altre parole in qualche modo si sarebbe tradita, avrebbe perso credibilità. Così ho cercato di immaginare cosa sarebbe stato giusto farle fare e come avrei dovuto filmarla.
A proposito delle mancate parole di Misaki: qual è l’importanza del silenzio nel film?
Questa una domanda che mi fanno in molti e alla quale onestamente non avevo pensato mentre scrivevo il film. In Drive My Car ci sono due tipi di silenzio: uno legato al linguaggio dei segni, e dunque in grado di comunicare, e un altro che segna il rapporto fra Kafuku e Misaki. Le loro conversazioni si fanno sempre più rade mano a mano che si conoscono e nel finale, durante il lungo viaggio verso nord, arrivano a capirsi quasi senza parlare. È il loro silenzio a indicare la profondità del loro legame e in qualche modo a farsi anch’esso una forma di comunicazione.
Negli ultimi cinque o sei anni la sponda giapponese della settima arte ha visto nascere e affermarsi un apparentemente innocuo studente di cinema di nome Ryusuke Hamaguchi con una prepotenza che in tempi recenti avremmo potuto attribuire solo a Sion Sono. Un accostamento che sulla carta sembra non avere nemmeno senso, tanto sono diversi i due per stile, pensiero, formazione, vissuto.
Kafuku, un attore e regista teatrale che non riesce a superare la perdita della moglie Oto, accetta di dirigere Zio Vanja per un festival di Hiroshima, dove attori multilingue parleranno ciascuno il proprio idioma. Lì conosce Misaki, una giovane donna silenziosa incaricata di fargli da autista e di guidare la sua macchina. Viaggio dopo viaggio, superate le reciproche diffidenze, Kafuku e Misaki lasceranno [...] Vai alla recensione »
Dopo le opere "commerciali" degli esordi, nei quattro lungometraggi completati a partire dal crossover Antonioni-Ozu Happy Hour (2015) Ryusuke Hamaguchi ha chiarito ormai cosa intende farsene del cinema. Per lui, il cinema è un moltiplicatore della letteratura; qualcosa, cioè, che serve a portare a piena visualizzazione le strutture implicite del testo letterario - le quali peraltro vanno lasciate [...] Vai alla recensione »
Kafuku Yûsuke (Nishijima Hidetoshi) è attore e regista teatrale. Oto (Kirishima Reika) scrive sceneggiature televisive. Ed è il soggetto di una nuova sceneggiatura quello che lei gli racconta mentre fanno l' amore, nella prima sequenza di Drive my car (Doraibu mai kâ, Giappone, 2021, 179'). Lui la ascolta con attenzione, ed entra nel merito della storia.
C' era una volta un attore e regista teatrale con una moglie bellissima. Dopo l' amore, lei raccontava storia magnifiche. Al mattino, le aveva dimenticate e toccava a lui ricordargliele ( da sceneggiatrice, potevano tornare utili). I registi - parliamo sempre del personaggio - vengono invitati ai festival, gli aerei non partono per il gelo, i rientri improvvisi a casa possono riservare amare sorprese. [...] Vai alla recensione »
Dopo aver conquistato l' Orso d' Argento Gran Premio della Giuria a Berlino con Wheel of Fortune and Fantasy, il giapponese Hamaguchi Ryusuke ha bissato a Cannes - riconoscimento per la miglior sceneggiatura - con Drive My Car, per più di qualcuno il vincitore "morale" della 74esima edizione. Tratto dal racconto Uomini senza donne (Einaudi) di Haruki Murakami, racconta la storia di Yusuke Kafuku (Hidetoshi [...] Vai alla recensione »
Piaccia o non piaccia, il kolossal Dune vanta invece un merito non negoziabile: svetta, infatti, sugli stentati incassi che stanno dando un po' di respiro agli esercenti. Inoltre dopo i tentativi più o meno fallimentari di trasporre sullo schermo il romanzo di Frank Herbert (il film firmato da David Lynch nel 1984 è passato alla storia più che altro per il massacro operato sulla versione originale [...] Vai alla recensione »
Tre ore che non affaticano ovvero affaticano a seconda del grado di feeling individuale col cinema di Ryusuke Hamaguchi, la nuova star del cinefirmamento giapponese. Drive My Car è il secondo exploit, in effetti, di un anno fortunato perché vincitore del Premio alla migliore sceneggiatura di Cannes 2021 a distanza di poche settimane dal Gran Premio della Giuria della Berlinale andato a Il gioco del [...] Vai alla recensione »
Drive my car, presentato in anteprima mondiale all'ultimo Festival del Cinema di Cannes dove, depredato della Palma d'Oro, si è aggiudicato il premio per la sceneggiatura, esce oggi nelle sale italiane. Diretto da Ryusuke Hamaguchi (che quest'anno ha vinto anche l'Orso d'Argento alla Berlinale con "Il gioco del destino e della fantasia"), il film è tratto dall'omonimo racconto di Haruki Murakami presente [...] Vai alla recensione »
Un'auto rossa è la vera protagonista di Drive my car, l'ultimo film di Hamaguchi, premio per la miglior sceneggiatura all'ultimo festival di Cannes. Un'auto che corre, arranca, rimbalza, su e giù senza fiato lungo un nastro d'argento che percorre sinuoso i dintorni di Tokyo e poi l'isola di Honshu, su cui sorge la città di Hiroshima. Un'auto rossa, una Saab 9000 Turbo, che corre su e giù a volte senza [...] Vai alla recensione »
Uno accanto all' altra, nello spazio di una Saab 900, in quel viaggio di anime che li porterà fuori dalla crisalide dei loro dolori. Lui, il regista teatrale Kafuku (Nishijima Hidetoshi), ha appena perso Oto, la moglie amatissima e infedele (Kirishima Reika), lei, la guidatrice Misaki (Miura Toko), è segnata da un' infanzia difficile, nella lontana regione del' Hokkaido.
Premio per la migliore sceneggiatura a Cannes, Drive my car è il frutto di una sinergia fra tre grandi artisti: il regista Rysuke Hamaguchi, rivelazione del nuovo cinema giapponese, lo scrittore Haruki Murakami e il drammaturgo Anton echov. Muovendo da un racconto del suo celebre connazionale, Hamaguchi ci presenta Kafuku, regista e attore teatrale alle prese con la morte della moglie Oto e con la [...] Vai alla recensione »
Cosa racconta Drive My Car? Di un uomo, di una donna, di un incontro, l' inizio di tutte le storie che qui si fa però nuovamente imprevedibile, come se lo scoprissimo per la prima volta a cominciare dallo spazio che ne diviene protagonista: una Saab 900 rossa nella quale il «rituale» di un percorso - lavoro/casa ogni giorno uguale - compone pian piano la geografia di un viaggio intimo alla scoperta [...] Vai alla recensione »
Una Saab rossa come lettino dello psicanalista in questo road movie dell' anima. Kafuku, incapace di riprendersi dalla morte della moglie, confida traumi e paure a Oto, l' autista assegnatagli dal teatro dove sta mettendo in scena Zio Vanja di Cechov e che fa altrettanto. In sintesi, tre ore di dialoghi e confessioni, valse il premio per la sceneggiatura a Cannes.
C'è sempre questa logica balorda dietro l'offerta del cinema in Italia, con i suoi immancabili e assassini black-out estivi, e l'emergenza ha peggiorato le cose. Quindi gli ingorghi e le relative atrocità distributive uno se le aspetta sempre. Ma una cosa del genere no; che dal caos venga fuori una cosa bella, è quasi oltraggioso. Stavolta si ritrovano in sala a braccetto, a pochi metri (giorni) di [...] Vai alla recensione »
«Le fu grato di quel silenzio». Termina con queste parole il racconto Drive My Car di Haruki Murakami, contenuto in Uomini senza donne. E questo silenzio è un fine, non solo un finale: al silenzio bisogna saperci arrivare. Ma questo silenzio non è il contrario della parola e del rumore. Questo silenzio è quello che, le parole, le sostituisce. Che si sente, dunque, eccome.
Il 2021 dovrà essere ricordato non solo nel cinema giapponese ma anche in quello internazionale per la nascita di una stella. Luminosa, luminosissima. Si tratta di Hamaguchi Ryusuke (come da corretta grafia in giapponese, prima il cognome e poi il nome) che aveva vinto a marzo l'Orso d'Argento al Festival di Berlino 2021 con lo splendido Il gioco del destino e della fantasia (https://close-up.
Il riservato Kafuku, attore e regista di teatro, ha una curiosa abitudine. Ogni mattina, mentre guida la sua vecchia e nobile Saab per le strade di Tokyo, ripassa la parte grazie a un' audiocassetta registrata dalla moglie. La luminosa Oto, che di Kafuku è appunto la moglie, ha a sua volta uno strano dono: dopo aver fatto l' amore, e Oto e Kafuku fanno molto l' amore, inizia a raccontare strane storie [...] Vai alla recensione »
Da un racconto di Murakami contenuto nella raccolta Uomini senza donne, la storia di un regista teatrale che cerca in un testo da mettere in scena durante una residenza artistica a Hiroshima (è lo Zio Vanja di Cechov, ancora oggi di un'universalità sconvolgente) la spontaneità e l'immediatezza delle relazioni sfuggitegli nella vita. L'uomo ha perso la figlia e la moglie, non sale più sul palcoscenico, [...] Vai alla recensione »
Un road movie atipico, con tutto ciò che lo spostarsi comporta nelle vite dei personaggi: la crescita, la consapevolezza, la comprensione verso l'altro, ma senza davvero compiere un viaggio. O meglio, in Drive My Car Ryusuke Hamaguchi (che qualche mese fa ha vinto il Gran Premio della Giuria a Berlino con il precedente Wheel of Fortune and Fantasy) mette in movimento continuo i suoi personaggi nelle [...] Vai alla recensione »
Il Giappone aspettava un cineasta come Rysuke Hamaguchi, in grado sia di muoversi in continuità con la storia cinematografica nazionale sia di mettere in mostra uno sguardo sempre indagatore, curioso e alla ricerca del senso dell'umano, delle sue traversie, delle possibilità legate al caso, o destino se si preferisce. E il 2021, l'anno che riapre al grande schermo dopo la pandemia - non ancora superata, [...] Vai alla recensione »
Guidala tu, la mia auto. È una Saab Turbo, rossa. È lì che sono abituato a esercitare la mia memoria, dei copioni teatrali da imparare e da recitare, del mio privato, di mia moglie. In quest'auto ci sono io. Non è una semplice protezione dal mondo, o un banale involucro, o una mia protesi: è in verità il mio sguardo, e proprio per questo motivo sul sedile del "guidatore" non deve esserci nessun altro. [...] Vai alla recensione »
Miracolo dell' arte che raccoglie il respiro dei tempi, capita di trovare strane assonanze in film provenienti da differenti pianeti autoriali. Spalmato su tre ore, il giapponese Drive My Car di Ryusuke Hamaguchi si ispira all' omonimo racconto di Murakami; mentre in Bergman Island la francese Mia Hansen Love probabilmente rispecchia scene da un matrimonio con l' ex marito Olivier Assayas.
L'attore e regista teatrale Yusuke è sposato con la sceneggiatrice Oto, che muore. Anni dopo è chiamato a Hiroshima a mettere in scena "Zio Vanja", dove trova anche un giovane attore, che era l'amante della moglie. Nel frattempo gli viene assegnata un'autista, con la quale, durante i lunghi viaggi, stabilirà un contatto più personale. Per ora uno dei pochi film capace di scuotere la piattezza della [...] Vai alla recensione »
In concorso è stato presentato anche il film giapponese «Drive My Car» di Ryusuke Hamaguchi, tratto da un racconto di Haruki Murakami. Protagonista è un attore e direttore teatrale, la cui moglie muore improvvisamente portando con sé un segreto: alcuni anni dopo, durante un viaggio di lavoro, l'uomo, non ancora ripresosi dalla perdita, si troverà a confrontarsi con una ragazza sul mistero attorno a [...] Vai alla recensione »
Tra le opere più attese sulla Croisette c'è sicuramente il nuovo lavoro del giovane filmmaker giapponese Rysuke Hamaguchi, reduce dal gran premio della giuria dell'ultima Berlinale per Wheel of Fortune and Fantasy, film che ora è stato distribuito anche nelle sale italiane. Hamaguchi si era peraltro segnalato, nel panorama festivaliero, nel 2015 a Locarno con Happy Hour, opera di oltre cinque ore, [...] Vai alla recensione »
Da Tre piani a tre ore cioè la durata dello splendido Drive My Car di Hamaguchi Ryusuke da Haruki Murakami, entrata nipponica in Concorso. Dentro una Saab rossa 900 turbo attore celebre diventato regista cerca risposte riguardo morte della moglie. Lunghi dialoghi ipnotici e un amante (di lei) come complice. Magnifico. da Il Messaggero12 luglio 2021
Dopo aver conquistato l'Orso d'Argento Gran Premio della Giuria a Berlino pochi mesi fa, il giapponese Hamaguchi Ryusuke porta Drive My Car a Cannes, uno dei due titoli asiatici in lizza per la Palma della 74esima edizione. Tratto da un racconto di Murakami, racconta per tre ore la storia di Yusuke Kafuku (Hidetoshi Nishijima), un rinomato regista e interprete teatrale che sta mettendo in scena una [...] Vai alla recensione »