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David 2021, Volevo Nascondermi asso piglia tutto in un’edizione poco coraggiosa

La quasi totale esclusione tra i vincitori di Favolacce e delle candidate femminili dimostra che non è ancora tempo di rivoluzione.
di Paola Casella

mercoledì 12 maggio 2021 - Premi

L’asso piglia (quasi) tutto ai David di Donatello 2021 è Volevo nascondermi (guarda la video recensione), il bel film di Giorgio Diritti sul pittore Antonio Ligabue già premiato a Berlino per la magistrale interpretazione di Elio Germano, e poi penalizzato nell’uscita sala dall’arrivo della pandemia e del conseguente lockdown: sette statuette, per Miglior Film, Miglior Regia, Miglior Attore Protagonista, Miglior Autore della Fotografia (Matteo Cocco), Miglior Scenografia (Ludovica Ferrario, Alessandra Mura, Paola Zamagni), Miglior Suono (Carlo Missidenti, Filippo Toso, Luca Leprotti, Marco Biscarini e Francesco Tumminello) e Miglior Acconciatore (Aldo Signoretti). 

Seguono, con tre David ciascuno, Miss Marx (premiato per il Miglior Produttore, la Vivo film di Marta Donzelli – neo presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia – e Gregorio Paonessa;  Miglior costumista a Massimo Cantini Parrini, reduce dalla nomination agli Oscar per Pinocchio; e Miglior compositore ai Gatto ciliegia contro il grande freddo), e L’incredibile storia dell’isola delle rose, film Netflix eleggibile in virtù della deroga che ha permesso anche alle piattaforme di concorrere ai David (Miglior attrice non protagonista a Matilda De Angelis, Miglior attore non protagonista a Fabrizio Bentivoglio e Migliori effetti visivi a Stefano Leoni ed Elisabetta Rocca). 
 

I grandi esclusi sono Hammamet, che porta a casa solo il premio al Miglior Truccatore (Luigi Ciminelli, Andrea Leanza, Federica Castelli), Favolacce (guarda la video recensione), che assegna il David solo al montaggio di Esmeralda Calabria, e due film che avrebbero meritato sia più candidature che più statuette: Le sorelle Macaluso di Emma Dante e Cosa sarà di Francesco Bruni. Felici invece per Marco Pettenello e Gianni Di Gregorio che vincono per la Miglior Sceneggiatura Non Originale di Lontano lontano, altro titolo ingiustamente penalizzato dal lockdown.

In generale, questa 66esima premiazione è sembrata improntata alla tradizione e ai riconoscimenti a volti e nomi noti, da Sophia Loren, che vince il David come Miglior attrice per La vita davanti a sé, a Pietro Castellitto, che vince come Miglior Regista Esordiente per I predatori, mentre le vere novità, come i gemelli D’Innocenzo o il cast di Favolacce e Le sorelle Macaluso, dovranno aspettare tempi più coraggiosi. 

Anche la presenza femminile alla regia, più cospicua che in passato, torna a casa a mani vuote: nessun David alla regia per Susanna Nicchiarelli ed Emma Dante, ma anche per Ginevra Elkann e Alice Filippi, candidate nella categoria Miglior Regista Esordiente, così come Francesca Mazzoleni e Valentina Pedicini, candidate per il Miglior Documentario, premio vinto da Alex Infascelli con Mi chiamo Francesco Totti. Nessun tributo neppure alla scomparsa Pedicini, un lungo (e meritato) tributo invece a Mattia Torre, premiato come Miglior Sceneggiatore per Figli: il premio viene ritirato dalla figlia Emma che fa il discorso più bello della serata, profondamente commovente e sincero.

L’unica vera sorpresa, e il momento più esilarante della serata, è il David alla Miglior Canzone Originale che, invece di premiare la superfavorita Laura Pausini, già candidata all’Oscar con la sua "Io sì", va a "Immigrato" di Checco Zalone, peraltro ignorato come Miglior Regista Esordiente per Tolo Tolo, il campione di incassi dell’annus horribilis 2020, la cui uscita sala aveva preceduto di un soffio l’esplosione della pandemia. La reazione divertita della Pausini e quella genuinamente sorpresa di Luca Medici, con moglie e figlia già placidamente addormentate e una connessione internet che rende il suo discorso di accettazione smozzicato e incomprensibile, la dicono lunga sull’imprevedibilità di questo David, e danno una salutare scossa ad una cerimonia per il resto molto convenzionale.

È però importante aver visto quasi tutti i candidati presenti (sebbene distanziati) al Teatro dell’Opera di Roma, e ascoltare le parole di speranza del ministro della Cultura Dario Franceschini, convinto che “ci aspetti una grande stagione” e impegnato pubblicamente in grandi investimenti sul cinema. Ci auguriamo che il trend verso una maggiore inclusione dei giovani e delle donne porti in futuro anche a maggiori riconoscimenti, così che non debba piovere solo sul bagnato.


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