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Jean-Pierre Léaud

Jean-Pierre Léaud è un attore francese, è nato il 28 maggio 1944 a Parigi (Francia).
Nel 1966 ha ricevuto il premio come miglior attore al Festival di Berlino per il film Il maschio e la femmina. Jean-Pierre Léaud ha oggi 79 anni ed è del segno zodiacale Gemelli.

De quoi s'agit-il?

A cura di Fabio Secchi Frau

È stata la mia scuola di cinema. Lì, ho imparato moltissime cose utilissime, se non fondamentali, per il mio lavoro successivo. Quei film fatti con Truffaut, che ha seguito la mia crescita vista alla luce della vita di un unico personaggio, sono entrati nella storia del cinema e ne costituiscono delle pietre miliari».
Sono le parole di Jean-Pierre Léaud, il determinato artista (attore, aiutoregista e scrittore) che, nell'infuocata situazione politica e sociale della Francia (e dell'Europa, se non del mondo stesso) del '68, decise di combattere pensieri in pugno contro tutto ciò che era l'ideologia borghese e capitalista e la costrizione mentale e fin troppo rigida. Un attore che è stato il volto cinematografico di un grande regista, grazie al quale ha potuto ricevere lodi cantate da un lucido pubblico di intellettuali. Léaud ha uno sguardo limpido e fermo. L'ha sempre avuto. Fin da ragazzo. E noi lo sappiamo bene del resto, perché lo abbiamo visto letteralmente crescere sotto i nostri occhi. Così lontano dalla mediocrità contemporanea è l'idolo di tutti quelli autori legati alla sigla "Nouvelle Vague" ed è il nodo essenziale di un cinema che non c'è più.

Origini e formazione
Figlio dell'attrice Jacqueline Pierreux e del montatore Pierre Léaud, esordisce a 14 anni nel film di Georges Lampin Agli ordini del re (1958) con Jean Marais ed Eleonora Rossi Drago, ma balza già fra i più promettenti attori cinematografici quando François Truffaut lo vuole come protagonista del suo film autobiografico I quattrocento colpi (1959), dove interpreta l'alter ego del regista, Antoine Doinel, ruolo che riprenderà in altri quattro film: L'amore a vent'anni (1962), Baci rubati (1968), Non drammatizziamo... è solo questione di corna! (1970) e L'amore fugge (1979). Questa "pentalogia cinematografica", che è poi un capolavoro della settima arte, non solo farà entrare prepotentemente Truffaut fra i geni della macchina da presa, ma farà di Léaud un mito della recitazione francese, un vero e proprio anti-Jean-Paul Belmondo che accompagnerà il regista francese per tutta la sua vita professionale.

Carriera d'autore
Apprezzato anche da altri autori, reciterà per Jean Cocteau in Le testament d'Orphée, ou ne me demandez pas pourquoi! (1960), successivamente seguito dal film di Julien Duvivier Boulevard (1960). Ma non solo attore. Nella sua carriera artistica l'amore per il cinema è incontrastato, tanto che è anche un ottimo aiuto regista come dimostra in: La calda amante (1964) di Truffaut, Una donna sposata (1964) di Jean-Luc Godard e Mata-Hari - Agente segreto H21 (1964) di Jean-Louis Richard. Abbinerà infatti la recitazione al lavoro di aiuto regista in gran parte delle pellicole di Jean-Luc Godard da Il bandito delle undici (1966) a Una storia americana (1966). E sempre grazie a questo autore, vincerà l'Orso d'Argento come miglior interprete maschile protagonista per Il maschio e la femmina (1966), accanto a Brigitte Bardot.

Attivista politico
Militante nella politica, è da considerarsi un vero e proprio baluardo di quel vento di cambiamenti, ideologie, aspirazioni, comportamenti e aspettative che hanno soffiato nel 1968 su più di una generazione. Il desiderio, ribelle e spontaneo, di rottura di un assetto sociale e politico fondato sull'autoritarismo è fortemente presente in questo artista, tanto è vero che durante la dittatura militare in Brasile, lesse un discorso a un centinaio di studenti dell'Università di Brasilia, fomentandoli contro il loro stesso governo.

Diretto dai grandi maestri
Tornando al cinema, possiamo affermare che la sua filmografia è davvero impressionante, perché come si noterà, i registi con cui ha lavorato costituiscono il gotha della cinematografia europea, oltre che della già nominata Nouvelle Vague.
Dopo aver recitato anche in Italia per Pier Paolo Pasolini, sarà diretto ancora una volta da Truffaut, per il quale interpreterà un ruolo diverso da quello di Doinel in Le due inglesi (1971), poi sarà diretto da Jacques Rivette in Out 1 - Noli me tangere (1971) e il suo seguito Out 1 - Spectre (1972). Sarà poi il fidanzato di Maria Schneider, ossessionato dal cinema, nello scandaloso Ultimo tango a Parigi (1972) di Bernardo Bertolucci; più soft, invece, il ruolo che Truffaut gli confeziona nel capolavoro Effetto notte (1973). Passerà dietro la macchina da presa nel 1974, dirigendo il cortometraggio De quoi s'agit-il?, poi reciterà per Pupi Avati in Aiutami a sognare (1981).
Dopo numerosissimi film tv, per tutti gli anni Ottanta, attraverserà il cinema europeo con estrema leggerezza da Raoul Ruiz (Treasure Island, 1985) al beneamato Godard (Détective e Grandeur et decadence). Josiane Balasko, Catherine Breillat, Agnés Varda e Pierre Granier-Deferre sono i registi che precedono altri due grande incontri della sua carriera: quello con il regista Aki Kaurismäki - che lo vorrà nella commedia Ho affittato un killer (1990) e nel drammatico Vita da bohème (1992) - e quello con Olivier Assayas - che lo inserirà in Contro il destino (1991) e Irma Vep (1996). Piccolissimi i suoi ruoli in Mon homme (1996) di Bertrand Blier, Elizabeth (1998) di Shekhar Kapur e Che ora è laggiù? (2001) di Tsai Ming-liang, che comunque arricchiranno la sua filmografia, premiata da un César onorario nel 2000.
Nel 2011 viene diretto ancora una volta da Aki Kaurismäki, che lo vuole nel suo toccante e drammatico Miracolo a Le Havre. Incantevole protagonista di pellicole raccontate, quasi illustrate, da grandi maestri della settima arte, Léaud sa fare buon uso del suo viso, costruendo sulla sua mimica un crepuscolo emotivo, un profumo o un'oscurità che racconta, con pudore o meno, la vita. Vediamo ancora quell'irreprimibile desiderio di ribellione negli occhi di questo importante tassello della civiltà audiovisiva, che raccoglie sulle spalle la pesante eredità di quella strana avanguardia strettamente cinefila, che sembrava sempre combattuta fra timidezza e limpida determinazione. La stessa che diede impulso alla sua voglia di esserci e di agire... Ci si può ancora chiedere riguardo a Léaud e alla nuova onda del cinema francese «De quoi s'agit-il?»

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Drammatico, (Taiwan, Francia, Belgio - 2009), 138 min.
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