C'era una volta... a Hollywood |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch.
continua»
Titolo originale Once Upon a Time in Hollywood.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 161 min.
- USA 2019.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 18 settembre 2019.
MYMONETRO
C'era una volta... a Hollywood
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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love L.A.di Dave SanFeedback: 5626 | altri commenti e recensioni di Dave San |
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martedì 19 gennaio 2021 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Il cinema che si racconta è già noto per film come Ave Cesare! dei Cohen. Tarantino però percorre un’altra strada. Non tesse una trama gialla, ma ricostruisce gli ultimi momenti di un fatto di cronaca nerissima. Decisamente modificandolo. Manson si scorge soltanto in una breve sequenza di perlustrazione. Per il resto Cliff Booth e Rick Dalton (Pitt e DiCaprio), occupano l'obiettivo da addetti ai lavori. Le rispettive storie si intrecciano a quella di Sharon Tate (Margot Robbie), tra party e passeggiate in auto, in una Los Angeles ospitale e solare. Una sequenza significativa la vede entrare a cinema per guardare il proprio film incontrando l'empatia del "consumatore". Sdraiata sulla poltrona assiste divertita insieme al pubblico. Rick Dalton cerca di far decollare la sua carriera interpretando personaggi canaglia nei Western, sino ad approdare alle produzioni Italiane. La sequenza in cui recita mirabilmente la sua parte in 'Lancer' lo ripaga dalla crisi che lo investe nel camerino, aggredendo le sue debolezze. Cliff Booth incontra una giovane hippie che lo conduce allo Spahn Ranch, dove porterà i saluti al vecchio amico George. L'atmosfera che accompagna la scena è lugubre e vagamente torbida. Malgrado il paesaggio rigoglioso e “agrituristico”, qualcosa di losco aleggia... Booth non ne sembra particolarmente scosso e conclude la sua visita replicando agli imprevisti. Diversamente dalle precedenti, questa pellicola sembra più un affresco. Illustra l’ambiente Hollywoodiano con disposizione confidenziale e nostalgica. Le vicende dei protagonisti vengono presentate con gusto faceto, utilizzando montaggi e punti di vista esplicitamente cinematografici. La trama e il ritmo narrativi sembrano forse meno accattivanti rispetto ai precedenti lungometraggi. In chiusura nondimeno, il regista convoglierà la sua vena più ‘pulp’, con una sequenza lisergica e sanguigna. Dopo che Dalton scaccia in malo modo gli hippie dello Spahn, questi tenteranno un’irruzione violenta. Pessima idea. Tra sigarette allucinogene, lanciafiamme e pitbull inferociti, il regista cala il sipario in rosso. Ci porta quindi in casa Polansky insieme a Dalton per trascorrere la serata. Se in Inglorious Basterds il cineasta offre un finale modernizzato, forse qui, adatta il contesto ai tempi. Spettacolarizzazioni a parte.
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