C'era una volta... a Hollywood |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch.
continua»
Titolo originale Once Upon a Time in Hollywood.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 161 min.
- USA 2019.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 18 settembre 2019.
MYMONETRO
C'era una volta... a Hollywood
valutazione media:
3,74
su
-1
recensioni di critica, pubblico e dizionari.
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Troppo Tarantino vittima del suo cinema
di Emiliano Morreale La Repubblica
Era il film più atteso del festival, è stato per molti la delusione del festival. Un film sconcertante, tanto da lasciare il sospetto che ci sia un senso che sfugge alla prima visione. Ma a caldo, l'impressione è quella di un'operazione mancata, di un film fiacco che non aggiunge niente alla carriera del suo autore. I fan del regista (una comunità estesa e implacabile, meno numerosa magari di quella di Star Wars ma altrettanto maniacale) troveranno pane per i loro denti perché, come si dice in questi casi per i grandi registi, qui "c'è tutto il suo cinema". Con C'era una volta a... Hollywood, in Italia dal 19 settembre, Tarantino sembra aver voluto soddisfare i suoi fan più che spiazzarli, richiamando tutto il repertorio: gli spaghetti western e il feticismo dei piedi, i lunghi dialoghi e il profluvio di citazioni preferibilmente non mainstream (da Tre femmine in soffitta a Missione compiuta stop, bacioni Matt Helm al Tarzan texano Ron Ely, ma anche Bruce Lee, Steve McQueen e mille altri). Tra i cinefili partirà la caccia ai riferimenti, e fioccheranno le interpretazioni sulla rilettura della storia, le metafore del cinema e della visione (c'è un personaggio cieco, altri che si guardano sullo schermo, e pezzi di cinema vero e di cinema ricostruito che si intrecciano). L'accumulo di vinili, locandine, trailer, fumetti rimane un modernariato vintage che soffoca il film, non riesce a farsi altro e a dare l'aria del tempo: si pensi, per contrasto, a come raccontava quei luoghi e quell'anno un film come Vizio di forma di Paul Thomas Anderson. Tarantino sembra sempre un supercinefilo nerd che si è perso la grande festa della Hollywood classica, e prova a riportarla in vita. E la festa di tutte le feste è in questo senso quella finale, il suo funerale ideale, ossia il massacro di Bel Air, in cui persero la vita Sharon Tate e i suoi invitati, nell'agosto del 1969, per mano degli adepti di Charles Manson. Del resto, la cinefilia è anche una forma di necrofilia, e per Tarantino, i cui film sono sempre danze di morte, è vero in modo particolare: un amore per le cose morte e dimenticate, venerate anche nel loro deperimento e nel loro essere cascami reietti del passato. L'ombra della strage di Bel Air grava sul film, che però la prende di sbieco, raccontando una coppia di amici, l'attore Rick Dalton, "cattivo" di mille film che non ha mai sfondato (DiCaprio) ed è il vicino di casa della coppia Polanski/ Tate, e la sua controfigura Cliff Boothe (Brad Pitt), i loro incontri e la loro estraneità a una Hollywood in crisi, tra telefilm western e trasferte in Europa, attrici bambine e produttori sopra le righe (un cameo di Al Pacino). Una serie di episodi e siparietti a volte azzeccati, che dovrebbero forse dare l'idea di uno sperdimento, di un lungo crepuscolo, ma che sono più che altro costruiti a freddo, e in alcuni casi faticosi, come la lunga ricostruzione, tra parodia e calco in scala 1:1, di un brutto film western che è però, per l'attore interpretato da Di-Caprio, un paradossale momento di riscatto. PS: Tarantino nei giorni scorsi, e addirittura in un "pizzino" letto prima della proiezione, ha invitato la stampa a non fare spoiler sul film. Ma in realtà c'è poco da spoilerare: giusto una trovatina finale, che ovviamente non riveliamo ma della quale si può dire che, anche quella, Tarantino l'aveva già usata in un altro film.
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