C'era una volta... a Hollywood |
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Un film di Quentin Tarantino.
Con Leonardo DiCaprio, Brad Pitt, Margot Robbie, Emile Hirsch, Margaret Qualley.
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Titolo originale Once Upon a Time in Hollywood.
Drammatico,
Ratings: Kids+13,
durata 161 min.
- USA 2019.
- Warner Bros Italia
uscita mercoledì 18 settembre 2019.
MYMONETRO
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Una Hollywood tutta d'oro Il grande sogno di Tarantino
di Emiliano Morreale La Repubblica
Ogni film di Quentin Tarantino, ultimo regista superstar, è un evento per i suoi fan planetari. In questo caso poi, oltre al cast (Brad Pitt, Leonardo Di Caprio, Margot Robbie e mille altri, da Al Pacino a Kurt Russell), c'era la curiosità di una storia che ruota intorno alla famigerata strage di Bel Air (agosto 1969), quando la setta di Charles Manson massacrò Sharon Tate incinta e i suoi ospiti. C'era una volta a Hollywood lambisce questa tragedia attraverso la storia di un divo televisivo in declino (DiCaprio), sempre più fuori posto nel cinema che cambia, e del suo fedele stuntman (Pitt), che si trovano come vicini di casa proprio Tate e il marito Roman Polanski. La Hollywood che i personaggi attraversano è una specie di terra di nessuno: è finita l'epoca d'oro, non è ancora arrivata la generazione di Coppola o Spielberg, e i due protagonisti si muovono orfani e smarriti. In loro evidentemente Tarantino si rispecchia: regista di successo mondiale, è però sempre legato al trauma del "dopo", di essere arrivato quando la Grande Festa era finita. E dunque rimette in scena un'ipotetica festa finale, la festa suprema, il funerale di Hollywood. La grande invenzione di Tarantino è stata, paradossalmente, un nuovo ritmo dato al passato, specie quello dei media. Una Tarantinoland in cui i tempi e luoghi si sommano. Da Sergio Leone ha imparato a costruire i film attraverso momenti forti, virtuosistici, come all'opera o nel musical. Qui però molti momenti funzionano meno del solito, troppo preparati e di testa, e stranamente proprio sul versante cinefilo (un'apparizione di Bruce Lee, l'interminabile ricostruzione di un western di serie B). È come se ormai il regista si mettesse in scena, si guardasse girare, e desse soddisfazione agli appassionati con le consuete citazioni (da Corbucci ai film di Matt Helm) e gli intrecci di realtà e finzione. Per lui, del resto, la Storia sembra essere un'appendice della cultura pop, da esso generata: il contesto conta poco, è un paesaggio di pellicole rovinate, frammenti graffiati, colori sgargianti o dilavati. Cinefilo e necrofilo, ama le cose morte (specie quelle povere e brutte). La cosa che resta, alla fine, è proprio questo senso di morte, di crepuscolo, di un mondo che non smette di finire e di cui Tarantino assapora la fine sperando, con la bacchetta magica del suo cinema, di riportarlo in vita trasformato in perversa bellezza.
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