Un capitolo cinematografico del franchise che vede insieme per la prima volta Jackie Chan e Ralph Macchio. Espandi ▽
In seguito alla tragica morte del fratello, Li Fong deve lasciare la scuola di kung fu a Pechino, per trasferirsi a New York con la madre. Una sera entra dentro il locale "Victory Pizza" gestito da Victor, un tempo ottimo pugile e ora è perseguitato dal suo strozzino, dove conosce sua figlia Mia. Mentre si trova con lei in metropolitana, viene colpito a tradimento da Conor, il suo ex, campione di karate in match spesso clandestini. La madre gli ha esplicitamente vietato di tornare a combattere e lo ha messo nelle mani di un tutor coetaneo, Alan, per farlo studiare.
Lui però ha altri piani. Prima aiuta Victor, che vuole tornare sul ring per combattere e saldare così i suoi debiti, insegnandogli le tecniche delle arti marziali e poi decide di partecipare al grande torneo 5 Buroughs dove è strafavorito Conor. Per farlo combattere al meglio delle sue possibilità e ribaltare i pronostici, accorre in suo aiuto il suo maestro Mr.Han che si rivolge a sua volta a Daniel LaRusso, il primo 'karate kid'.
Jonathan Entwistle, al suo primo lungometraggio, ha un intento ambizioso rispetto all'esito finale. Il nuovo Karate Kid non è supereroe (anche se viene citato Peter Parker) né normale e più umano ma solo una versione un po' più anonima di quelli che lo hanno preceduto. Recensione ❯
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Una favola anticapitalista inconfondibilmente di Wes Anderson. Ancora una volta ci fa rimpiangere di non avere abbastanza occhi per divorare tutta la bellezza. Azione, Commedia, Thriller - USA2025. Durata 105 Minuti.
Zsa-zsa Korda lascia l'eredità alla figlia novizia. Ma tra figli trascurati, segreti e sabotaggi, la lotta per il potere è appena cominciata. Espandi ▽
Anatole «Zsa-zsa» Korda, magnate quasi immortale, colleziona nemici e incidenti aerei, a cui sopravvive a dispetto dei suoi sabotatori. In un clima da predazione capitalistica e di morte prossima, Korda mette in ordine i suoi affari e decide di lasciare la sua immensa fortuna a sua figlia, novizia imperturbabile. Salvo che il nostro ha altri nove figli, tutti maschi, che non ha il tempo o il desiderio di amare. La trama fenicia non rappresenta una rivoluzione per Wes Anderson, una constatazione che però non dà ragione ai detrattori e alle riduzioni schematiche, perché la sua estetica è sempre stata al servizio di uno scopo, di un modo di raccontare il mondo. L’approccio metodico, che si traduce sempre in estetica splendente e ridondanza, innesca questa volta un ritmo più frenetico e un racconto quasi orientato all’azione. È uno strano viaggio in un deserto andersoniano sorprendentemente pieno, una favola anticapitalista che ha il suo centro nevralgico nella relazione padre-figlia. Recensione ❯
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Un atto d'amore per il cinema analogico, per il fantastico su pellicola come non se ne vedevano da tempo. Avventura, Fantasy - USA2025. Durata 96 Minuti.
Una giovane ragazza che scappa di casa, impara a comunicare con una specie animale apparentemente poco socievole, conosciuta come Ochi. Espandi ▽
In un piccolo villaggio della fittizia isola di Carpathia il tempo sembra essersi fermato e la vita scorre seguendo ancora ritmi rurali, disturbati solo da qualche automobile. Sull'isola vivono gli ochi, una specie di primati dal pelo bluastro e capace di comunicare con versi dalla strana musicalità. Gli uomini li cacciano da sempre e l'attuale capo dei cacciatori è Maxim, il padre di Yuri, una ragazzina introversa che si sfoga solo ascoltando la musica black metal degli Hell Throne. Quando trova un cucciolo ferito di ochi decide di accudirlo di nascosto e poi di aiutarlo a tornare a casa e ritrovare sua madre. Lungo il cammino realizzerà di saper comunicare con lui e ritroverà a sua volta la madre, che si era separata dal marito dopo una orrenda lite. Maxim si metterà però sulle tracce della figlia, insieme ad alcuni cacciatori bambini, tra cui Dasha, il fratello adottivo di Yuri.
Una fiaba realizzata con la magia vintage di un cinema dagli effetti speciali in larghissima parte analogici: animatronic, pittura matte e pupazzi. Straordinario il lavoro anche sulla colonna sonora, peccato il racconto sia a tratti stereotipato e a tratti stridente. Se il film non riesce a essere coerente nella scrittura, è però perfetto nella realizzazione artigianale, sia per la meravigliosa animazione degli ochi, sia per il lavoro sui set. Uno sforzo produttivo davvero meticoloso, un atto d'amore per il cinema analogico, per il fantastico su pellicola come non se ne vedevano da tempo, che avrebbe meritato una narrazione più solida, ma che rimane encomiabile Recensione ❯
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Uno dei più convincenti live action Disney, che riafferma un messaggio mai stucchevole di inclusività e di pace. Avventura, Azione - USA2025. Durata 108 Minuti.
Il remake live action del film d'animazione Lilo & Stitch del 2002. Espandi ▽
Una solitaria bambina hawaiana di nome Lilo, sorellina di Nani, stringe un forte legame di amicizia con un alieno a cui dà il nome Stitch credendo si tratti di un cane. In realtà l'esperimento 626 è stato creato dallo strambo scienziato Jumba Jookiba come arma di distruzione. Ora che Stitch è giunto sulla terra per sfuggire al controllo del suo creatore dovrà vedersela sia con gli umani che con gli alieni che lo inseguono. Disney prosegue il progetto di portare sul grande schermo, in live action, i suoi classici di animazione. Questo remake di Lilo & Stitch del 2002 risulta essere uno dei più convincenti. Sarà la forza innovativa della storia già presente nell’originale animato, sarà la visione del regista Dean Fleischer Camp già autore dello splendido lavoro in stop motion Marcel the Shell, sarà la scelta azzeccata delle interpreti delle due sorelle protagoniste, fatto sta che Lilo & Stitch in versione live action funziona soprattutto perché ancorato in un certo modo alla realtà. Come nell’originale, la forza del racconto contemporaneo trova piena soddisfazione nell’ambientazione delle isole Hawaii che, nell’immaginario collettivo, richiamano gli echi di una cultura atavica. Perché è sempre il tempo di un film Disney in cui (ri)affermare un messaggio di inclusività e di pace che è naturale, e per questo mai stucchevole. Recensione ❯
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Ethan Hunt deve fermare un'IA ribelle che controlla tutto e minaccia l'umanità. Per farlo, deve recuperare il suo codice sorgente da un sottomarino affondato. Espandi ▽
La fine del mondo è vicina ma Ethan Hunt non è lontano e riparte da dove aveva lasciato. Recuperata una preziosa chiave crociata, deve raggiungere adesso il Sevastopol, un sottomarino nucleare russo, distrutto dall’Intelligenza Artificiale, che giace sotto la calotta polare. La chiave gli permetterà di recuperare il ‘codice sorgente’ dell’IA e di disinnescarla. Mentre Hunt cerca una soluzione, l’IA prende progressivamente il controllo delle armi di distruzione di massa. Il tempo stringe, non resta che correre. Ancora e ancora. Dopo aver salvato il cinema, Tom Cruise salva il mondo. Non stiamo esagerando, perché la sua nuova missione impossibile manifesta un (buon) senso di onnipotenza. Mai come in Mission: Impossible personaggio e uomo coincidono. Isolati dal sistema, è a loro che i servizi segreti come Hollywood ricorrono per garantire la longevità del pianeta o del cinema. E alla chiamata nessuna delle due star può resistere, offrendo lo struggente spettacolo di sé in due movimenti prodigiosi che rendono obbligatorio vedere The Final Reckoning sul grande schermo. Recensione ❯
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L'emozionante storia di un padre e una figlia. Espandi ▽
Jenny non perdona a suo padre Alvaro di aver abbandonato lei e sua madre, allontanandosi anche da Roma. Alvaro invece cerca di rimanere accanto alla figlia il più spesso possibile. Quando Alvaro ha un ictus, e si ritrova ad aver bisogno di assistenza domestica, Jenny, che si sente in colpa per aver trattato male suo padre fino al momento dell'ictus, decide di lasciare tutto e andare ad assistere il padre nella sua casa vicino al mare.
Come gocce d'acqua è la storia del riavvicinamento di un padre e una figlia che si sono voluti molto bene e continuano a volersene, anche a dispetto di ogni accadimento, ma non sanno come dimostrarselo.
Sono ottime le interpretazioni degli attori, a cominciare dalla giovane Sara Silvestro, davvero una rivelazione per naturalezza e presenza scenica nei panni di Jenny, per proseguire con Edoardo Pesce, intenso e ricco di sfumature nel ruolo di Alvaro. Recensione ❯
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La storia è ambientata in un'antica valle dominata dalla giungla selvaggia, dove la natura regna incontrastata e ogni passo può nascondere un pericolo. Espandi ▽
In una foresta nell’età della pietra, Maracuda è il giovane figlio dell’autorevole capo tribù Rock e avverte il peso di non riuscire a soddisfare le aspettative del padre il quale sogna per lui un futuro di gloria come suo erede. Per mettersi alla prova e dimostrare di valere, Maracuda si avventura da solo nel cuore della giungla selvaggia dove incontra Tink, un uccello extraterrestre con lo strano e ingestibile potere di trasformare tutte le creature in qualcos’altro. Lo stesso Rock, per errore, viene tramutato in un bruco, dando il via a una rocambolesca avventura in cui Tink, Maracuda e sua sorella Spring dovranno trovare un rimedio e insieme un nuovo e migliore equilibrio familiare. In mezzo alla giungla, si ridefiniscono ruoli e legami, ed emerge — in maniera pedagogica ma non didascalica — un’idea di famiglia basata sull’ascolto reciproco e sull’empatia. In maniera leggera ma non banale, pedagogica senza risultare didascalica, emerge un’idea di famiglia nuova, non basata sull’autorità o sull’imposizione ma sull’ascolto reciproco e sul rispetto delle diversità. Il film riesce a parlare ai bambini come agli adulti, offrendo un modello di famiglia non ideale ma fondata su relazioni imperfette; una famiglia che cambia e che per questo forse può funzionare. Recensione ❯
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Un film che nel suo apparente disordine sa mostrare l'animo femminile in tutta la sua complessità. Magistrale Valeria Golino. Drammatico, Italia, Francia2025. Durata 115 Minuti.
Roma, 1980. Uscita dal carcere, Goliarda Sapienza cerca un lavoro per evitare lo sfratto. Ignorata come scrittrice, trova conforto solo nelle ex compagne di cella. Espandi ▽
Roma, 1980: la scrittrice Goliarda Sapienza è appena uscita dal carcere, dove è stata rinchiusa per aver rubato e rivenduto dei gioielli. Ora che è fuori, deve trovarsi un lavoro. Nel cassetto ha il manoscritto di “L’arte della gioia”, che sarà pubblicato solo postumo. Nel tempo sospeso dopo la sua scarcerazione Goliarda trova conforto solo nella presenza di due ex compagne di carcere, Roberta e Barbara. Fuori si basa in buona parte sui due romanzi in cui Goliarda Sapienza ha raccontato la sua esperienza carceraria e ricostruisce lo spaesamento della scrittrice, una volta rientrata in quello che la gente perbene chiama la normalità. L’interpretazione di Golino è magistrale nel mantenersi sottotono e nel giocare in sottrazione. Con il suo andamento scomposto e apparentemente distratto, Fuori è il racconto fedele di un percorso interiore che si dipana in modo disordinato ma non casuale, e porta in sé l’eredità di Cassavetes nella capacità di mostrare l’animo femminile nella sua complessità con totale aderenza emotiva, senza inseguire una trama canonica. Recensione ❯
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Il film racconta la storia d'amore tra Francesca Morvillo e Giovanni Falcone, uniti nel coraggio e nella lotta alla mafia fino alla strage di Capaci. Espandi ▽
Palermo, 1979. La sostituta procuratore presso il tribunale per i minorenni Francesca Morvillo vede arrestato un suo ex alunno che ha ucciso il padre. È sposata con un giurista, ma di lì a poco incontrerà l'uomo del destino, il giudice istruttore Giovanni Falcone. L'attrazione è immediata, non solo personale ma anche professionale. Purtroppo la loro dedizione al lavoro e la loro rettitudine li condannerà, insieme, alla strage di Capaci.
Ricky Tognazzi e Simona Izzo dirigono la storia di Morvilllo e Falcone partendo da un'ottica privata - non a caso il loro film da registi e sceneggiatori si intitola con i loro nomi propri, Francesca e Giovanni - ma non ne dimenticano mai la dimensione pubblica e politica, sia perché è stata determinante per la loro formazione individuale, sia perché il pubblico ne deve (ri)conoscere il portato storico imprescindibile nella storia del nostro Paese.
La marcia in più del film è l'interpretazione di Ester Pantano, una delle attrici più interessanti del panorama italiano contemporaneo. Recensione ❯
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Un uomo aggrappato ai successi del passato si trova a fare i conti con un presente nostalgico e solitario. Una storia dolce e malinconica, ma che lascia luce alla speranza. Espandi ▽
Umberto è uno sceneggiatore avvilito. Si nasconde dalla vita e aiuta una giovane sceneggiatrice a scrivere una storia, ammira una suora armena pulire i vetri delle finestre, passa le serate in un locale a bere alcolici. Un ragazzo bussa alla sua porta, e gli rivela una notizia importante. Una sua ex viene a trovarlo e gli regala una serata diversa, un'altra deve decidere se finanziare o no la sua storia, e una suora lo accompagna al cimitero dov'è sepolta sua madre. Lì Umberto, per gli amici Umbe, dovrà fare i conti con traumi e memorie del passato.
È un film malinconico, a tratti poetico, a tratti catatonico, ma sempre infarcito di aforismi, quello che segna il debutto alla regia dello sceneggiatore Umberto Contarello. L'influenza sorrentiniana (Sorrentino produce e co-sceneggia il film) è dichiarata e risulta evidente nella messa in scena, come anche nel tipo di ironia e nella descrizione di certi personaggi.
La cifra del racconto si assesta tra il decadente e l'ironico, con un umorismo alla Kaurismäki, specie nell'insistenza sull'ossessione filoamericana del "turning point" degli sceneggiatori contemporanei e nel rivendicare l'importanza delle "scene che non servono a niente", ma anche nella "to do list" in cui il protagonista inserisce compiti come "andare in banca a chiedere pietà" e "non impazzire". Recensione ❯
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La vera storia di Emma Schmidt, conosciuta anche con lo pseudonimo di Anna Ecklund. Tra i casi di possessione ufficialmente riconosciuti dalla Chiesa Cattolica. Espandi ▽
Iowa, 1928. Padre Joseph Steiger riceve da un suo superiore un incarico delicato. Si tratta del caso di una donna, Emma Schmidt, che soffre molto, per cause che sembrano sfuggire alle possibilità di cura della scienza medica. È quindi necessario praticare un esorcismo. Padre Joseph ha il compito di prendere nota di quanto accade durante l'esorcismo, mentre ad assistere l'esorcista sono le suore del convento cui si appoggia la parrocchia. Le prime sedute dell'esorcismo mostrano subito che le cose non saranno facili.
Ispirato, ci viene detto in didascalia, a fatti veri, è un film esorcistico di stampo molto classico, che segue il percorso narrativo codificato dal capostipite, L'esorcista.
Il tormento e il desiderio di riscatto del sacerdote più giovane fanno da contraltare alla fede incrollabile del saggio esorcista, che forse sembra ancora più saggio per il naturale carisma di un grande attore come Al Pacino, che dona al suo personaggio la sua notevole personalità e capacità interpretativa. Recensione ❯
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Un dramma esistenziale che gioca con i punti di vista per raccontare una storia realistica, ma dai toni grotteschi e surreali. Drammatico, Italia2025. Durata 94 Minuti.
Il dramma di un uomo che cerca un senso di riscatto dopo la morte di un amico. Espandi ▽
Colleghi e amici fraterni, Cesare e Mauro lavorano entrambi come guardie giurate in una miniera ormai in disuso, in cui un tempo erano impiegati come operai. In una Sardegna soleggiata, arida e desolata, i due condividono le proprie giornate, trascorrendo in compagnia la pausa pranzo in una piccola sala dotata soltanto di un tavolo e un televisore. Al pomeriggio, invece, nel dopolavoro operaio, ballano insieme le canzoni della loro gioventù. Tutto procede con assonnata monotonia, finché un giorno arriva ai due una notizia che sembra farli sperare in un futuro migliore: una multinazionale cinese potrebbe finalmente acquistare il giacimento in cui lavorano, conferendogli una nuova vita. I sogni di Cesare e Mauro sembrano tuttavia destinati a infrangersi tragicamente.
Esordio al lungometraggio del regista sardo Sergio Scavio, La guerra di Cesare racconta il dramma esistenziale di due ex operai, reiventatisi guardie giurate dopo la chiusura della miniera in cui erano entrambi impiegati. Uomini al tramonto, frustrati dal fallimento di una rivoluzione operaia che sembra ormai definitivamente destinata a non realizzarsi, Cesare e Mauro raccontano la fine di un’epoca e dei suoi ideali. Nonostante alcuni dialoghi un po’ ingessati, si tratta di un film capace di raccontare con grande originalità un tema più volte affrontato dal cinema italiano – quello della crisi della sinistra e delle sue istanze - e Sergio Scavio si presenta come un regista dallo stile riconoscibile e profondamente personale. Recensione ❯
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Ritratto di una donna forte ed indipendente che nasconde un passato di sofferenza. Espandi ▽
In ospedale, al capezzale di sua madre, l'americana Esther Horowitz riceve una lettera con una missione: rintracciare in Israele una donna vissuta negli anni Trenta in quelle terre. Tra una peripezia e l'altra, spinta dall'urgenza di scoprire la verità si farà aiutare dal professore Zayde e scoprirà la storia del contadino vedovo Moshe e della grintosa Yehudit, che coinvolse anche il romantico sognatore Yaakov e il pratico commerciante Globerman in una sorta di "tribù" di padri protettori per il figlio.
I ruoli femminili risultano assolutamente centrali e di spessore, forti delle convincenti interpretazioni della memorabile Ana Ularu e di Mili Avital, ma convincono anche i personaggi maschili. Questo film non è un giallo, non è un thriller, non è un film storico, e non è solo un film che racconta l'esperienza degli ebrei che a inizio Novecento lasciarono l'Europa per sfuggire alle persecuzioni con il proposito di costruire una nuova società. È una storia sull'importanza delle proprie radici, sulla genitorialità e tanto altro.
Il film è una plurisfaccettata storia d'amore (a due binari, due epoche e più trascorsi emotivi), in cui l'altro è ancora di salvezza, empatia e supporto insostituibile, in una parola: casa. Recensione ❯
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Una commedia nera, con rimandi al western in stile balcanico, che riflette sulla morte come momento vitale di trasformazione e rinascita. Espandi ▽
Bobkata (Stoyan Doychev), proprietario di un'agenzia funebre sull'orlo del collasso, si trova intrappolato in un vortice di debiti e pressioni per vendere la sua attività, ultimo legame con la madre appena scomparsa. Bobkata lotta con le proprie ferite interiori e le incertezze del futuro, intrappolato tra la vita e la morte. Determinato a non arrendersi, una speranza sembra arrivare quando bussa alla sua porta Joana (Mariana Krumova) una ricca, anziana e malata ex ballerina del periodo socialista che gli chiede di organizzare il suo funerale e avere il prestigioso Pacchetto Eternità. Tra rivelazioni inaspettate, minacce, lezioni di ballo per anziani e altre situazioni tragicomiche, Bobkata verrà a patti col suo passato. Recensione ❯
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Un tenero ed energico ritratto, non privo di poesia, di un rapporto padre e figlia tutto da costruire. Drammatico, Germania, Italia2025. Durata 113 Minuti.
Un padre non ha la minima idea di come reagire quando si ritrova davanti Leo, la figlia tedesca adolescente mai conosciuta. Espandi ▽
Luca Marinelli interpreta il non facile ruolo di Paolo, padre tutt'altro che nato per esserlo. Inadeguato, vulnerabile, irrisolto, non ha la minima idea di come reagire quando si ritrova davanti Leo, la figlia tedesca adolescente mai conosciuta. Ecco che il coming of age diventa di entrambi, figlia e padre, adolescente e adulto in formazione a confronto, dentro un doloroso gioco di specchi che la regista ha il merito di portare sullo schermo con sobrietà, misura e senza retorica. A parte qualche urlo di troppo, funziona il racconto di questo rapporto tutto da costruire che si nutre di paste improvvisate, canzoni, bagni, illustrazioni di tatuaggi, sorrisi e silenzi condivisi. Jung firma un dramma familiare a tratti molto duro, con un padre che si ostina a ricadere nell'errore e nascondere a tutti questa figlia ritrovata e il dolore di quest'ultima, che sente tutto il peso dell'impropria etichetta dell'errore. Ma anziché firmare un film "camera e cucina", la regista ha il merito di far respirare i suoi personaggi, e il pubblico con loro. Recensione ❯
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