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Ultimo aggiornamento venerdì 11 novembre 2022
Una coppia di modelli, Carl e Yaya, partecipa a una crociera di lusso insieme a un bizzarro gruppo di super ricchi e a un comandante con un debole per gli alcolici e Karl Marx. Il film ha ottenuto 3 candidature a Premi Oscar, Il film è stato premiato al Festival di Cannes, 1 candidatura a David di Donatello, 2 candidature a Golden Globes, 3 candidature a BAFTA, 5 candidature e vinto 4 European Film Awards, 1 candidatura a Cesar, 1 candidatura a Critics Choice Award, 1 candidatura a NSFC Awards, In Italia al Box Office Triangle of Sadness ha incassato 1 milioni di euro .
CONSIGLIATO SÌ
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I modelli Carl e Yaya, dopo aver discusso di denaro una sera al ristorante, vengono invitati ad una crociera di lusso, tra milionari soli e accompagnati di varie provenienze e anziani e gentili fabbricanti d'armi. Ma la sera della cena col capitano una terribile mareggiata getta ospiti e equipaggio nel caos più totale, e i due bellissimi si ritrovano spiaggiati su un'isola, senza essere in grado di procurarsi aiuto né cibo.
Ostlund ama indubbiamente mettere il dito nella piaga ma ancora di più ama osservare la piaga da una prospettiva originale, spesso contraria al comune senso di marcia.
La sequenza iniziale del film, con la sfilata di modelli uomini interrogati sui loro diritti calpestati (guadagnano un terzo delle colleghe femmine) inaugura subito un gioco di ribaltamenti che continuerà con l'imposizione da parte della miliardaria russa di un bagno in mare a tutta l'equipaggio della nave e approderà definitivamente in superficie con l'episodio finale sull'isola e la presa del potere da parte di chi, nel mondo pre naufragio, era ultima fra gli ultimi. Ma ciò che rende speciale questo approccio è l'aggiunta dell'umorismo: il fatto che, in quel prologo da antologia, ci sia l'inquadratura del cane, e che il pomeriggio "libero" dell'equipaggio preveda la discesa sullo scivolo, e che sull'isola appaia il sottomarino dell'amore. Si ride moltissimo, infatti, in Triangle of Sadness, mentre va in scena, in maniera spettacolarmente orribile, la fine della civiltà occidentale. E si ride senza dimenticare che lo si sta facendo a partire da una questione seria (come dimostrano le sue conseguenze drammatizzate), perché è a questo scomodo miscuglio che il regista mira. Per quanto le immagini abbiano un ruolo centrale nella sua opera, e il suo guardare con lenti senza filtro il comportamento umano sia spesso il motore della sua indagine cinematografica, Ostlund è anche un regista di parole: il linguaggio è causa ed effetto della sua graffiante ironia (basti pensare a Woody Harrelson, capitano marxista di una nave abitata solo da ultra ricchi, che propone le sue riflessioni politiche al microfono di bordo nella notte dell'apocalisse) ed è proprio a partire da un tabù del linguaggio, per cui sarebbe poco educato parlare di soldi, che hanno inizio, a cascata, le sarcastiche argomentazioni di questo assurdo postulato (dall'oligarca che si è arricchito col letame al vomito indotto dalla combinazione di Champagne e "forza maggiore"). Una durata minore avrebbe dato più compattezza al film, più fulmineità (la terza parte è di gran lunga meno originale del resto) ma, nonostante ciò, si esce ritemprati dalla visione di Triangle of Sadness, felici che ci sia qualcuno che ci prende ancora ferocemente in giro e colpisce alla testa.
TRIANGLE OF SADNESS disponibile in DVD o BluRay |
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Triangle of Sadness porta i suoi protagonisti dal lusso alla miseria, da un ambiente protetto e servile ad uno selvaggio e allo stato brado dove tutte le differenze economiche si annullano giocoforza. Nonostante un plot twist che apparentemente potrebbe ribaltare ancora una volta lo stato delle cose, e nonostante un climax finale volutamente ambiguo, il film è molto netto nell’affermazione [...] Vai alla recensione »
Il triangolo della tristezza non sono altro che le rughe parallele che partono dalle ali del naso e scendono fino agli angoli della bocca (dette anche rughe nasolabiali) formando appunto un triangolo. Sono le rughe d’espressione, le rughe del sorriso, un difetto che Carl, il protagonista, un modello, che dopo qualche anno di grande successo fatica a trovare un ingaggio, si sente rinfacciare [...] Vai alla recensione »
Uno sciamare di corpi di modelle e modelli elettrizzati dalla speranza della fama, di apparire sulle riviste di moda. Corpi perfetti da rattristare chi non ce li ha più così levigati. In una breve inquadratura un cagnolino in mezzo alla sala vuota dove il casting avviene, è bello immaginare che stia pensando “ma cosa fanno questi qua?”.
Non dirò dove si annida il Triangolo della Tristezza, lo scoprirete quasi subito guardando le prime scene.. A spoilerare ci ha già pensato Marianna Cappi con la sua recensione, purtroppo, laddove da questo bel film di Ostlund è invece meglio lasciarsi trasportare, stupire e divertire, senza sapere sin dall'inizio "come andrà a finire", Una delle protagoniste [...] Vai alla recensione »
Mi è capitato più volte di leggere libri scritti da autori scandinavi e in ognuno di essi ho percepito una prolissità accentuata e molesta, un aspetto molto presente anche nel film in questione, che intendiamoci, è un buon lavoro , si guarda volentieri e si ride, seppure a denti stretti, per cui poteva essere tranquillamente alleggerito da dialoghi o reiterazioni superflue, [...] Vai alla recensione »
Film completamente sopravvalutato, che incredibilmente ha racimolato Palma d'oro a Cannes e nomination agli Oscar. Sul lato dei fattori positivi si può registrare ben poco (qualche dialogo, qualche battuta, il personaggio del capitano dello yacht, un'altra ottima prova di Woody Harrelson), per il resto la storia è letteralmente copiata da altri film (basti vedere "Male and [...] Vai alla recensione »
Come si fa a ridere vedendo quel che mostra questo film che più trash non si può? Pedantemente didascalico e oltremodo ridondante nel mostrare i vizi delle società occidentali moderne. La scena dell'ammazzamento della povera asinella a colpi di pietra sulla testa tra le grida festanti dei naufraghi deficienti è insostenibile.
Un film che alterna qualche buona idea ad altre veramente gazzillore e pacchiane che di cinematico non hanno proprio nulla. Tutto in questo film è così banale e buttato lì quasi a caso. La sceneggiatura tratta temi delicati quali il comunismo, la società e il ruolo dell'uomo nella stessa con una superficialità che fa davvero arrabbiare, la recitazione lascia davvero [...] Vai alla recensione »
Buon film, ma non perfetto. La parte finale (il naufragio) è eccessiva e troppo lunga; fa pensare a "Travolti da un insolito destino..." della nostra Wertmueller, mentre mi pare di cogliere un riferimento alla epica scena di Mr. Creosote in "Monty Python - Il senso della vita" nella vomitata globale durante il pranzo sullo yacht in tempesta. Forse eccessivo anche la figura del capitano comunista dello [...] Vai alla recensione »
Genialata spassosissima, satira spinta agli estremi del tragico e del buon gusto. Tra scatologici eccessi e stupidità varie di nuovi e vecchi ricchi, le riflessioni sono inevitabili, soprattutto con il ribaltamento delle gerarchie che impazza nella seconda parte del film, quella meno riuscita, sull'isola. Il confronto tra il comandante ed il riccone imprenditore di concimi, ping pong di citazioni, [...] Vai alla recensione »
Film del regista svedese che prosegue ad esporci la sua satira sociale dopo averlo già fatto con The square. Indubbiamente è un lungometraggio da vedere e soprattutto da far vedere in quest'epoca cinematografica di infiniti supereroi, mediocri horror o commedie che fanno pochissimo ridere. Poco pubblicizzato in Italia, poche sale dove viene proiettato, nonostante la presenza di numerose [...] Vai alla recensione »
con un montaggio maggiormente serrato ed un più attento controllo dei tempi tra le varie fasi in cui si snoda la vicenda lo avrebbe probabilmente reso un capolavoro. In ogni caso, resta un film godibile e non banale come ahimè troppo spesso capita di assistere.
Se avete stomaci forti, un po' di esperienza nautica e un malox in tasca, avrete tutto il kit di sicurezza per visionare Triangle of Sadness. Io che di natura non sono un patito del pulp trash fine a sé, ma resto misteriosamente incantato da programmi televisivi come Pimple Popper e Vite al Limite, dove è proprio il gusto ad essere messo al limite, ho provato una soddisfazione [...] Vai alla recensione »
Un film strano, discontinuo e con qualche banalità di troppo. Mostra l'arroganza dei ricchi nei confronti del resto del mondo soccombente. Gioca con lo scambio di ruoli seguendo il copione del grottesco. Un messaggio tutto sommato da non sottovalutare, pur avendo sbagliato il tiro. La pandemia di arroganza, dopo i problemi degli ultimi anni, ha attecchito anche nelle classi popolari.
Un film che dura oltre due ore che passano veloci e non fanno addormentare neanche lo spettatore più assonnato. Almeno credo. Dopo "The square", un altro film dello stesso regista in cui bisogna cogliere il significato delle scene, dei personaggi e dei ruoli. In "Triangle the sadness" sono proprio i ruoli imposti nella società che vengono messi in discussione o che [...] Vai alla recensione »
Non ha avuto, come ovvio, la distribuzione che meriterebbe, ma se vi capita vi consiglio questo film - vincitore della palma d'Oro a Cannes - che descrive in maniera impietosa sia la società in cui viviamo nel suo complesso (la metafora della barca che naviga senza nessuno al timone, mentre il capitano è chiuso in cabina in compagnia delle sue bottiglie), sia le micro-organizzazioni [...] Vai alla recensione »
Come si fa a ridere vedendo quel che mostra questo film che più trash non si può? Pedantemente didascalico e oltremodo ridondante nel mostrare i vizi delle società occidentali moderne. La scena dell'ammazzamento della povera asinella a colpi di pietra sulla testa tra le grida festanti dei naufraghi deficienti è insostenibile.
Il messaggio che il film vuole dare ha un suo valore ( anche se un po' scontato) e il modo in cui lo vuole raccontare sarebbe anche interessante ma qui è la forma che infastidisce e rende il film disgustoso proprio da un punto di vista visivo. Non si capisce la necessità di calcare così la mano su alcune scene così raccapriccianti che dovrebbero far ridere perché [...] Vai alla recensione »
Niente di peggio che voler raccontare il mondo con una metafora che poi non si riesce a gestire. Il fallimento si evidenzia nella ridicola schermaglia dialettica su mali e pregi del marxismo in opposizione al capitalismo Una scelta stilistica che denuncia l'incapacità del regista a sviluppare la narrazione con soluzioni meno esplicite e più originalmente creative. [...] Vai alla recensione »
I primi film di Ruben Östlund (Gitarrmongot, Involuntary, Play) erano giochi di sguardo affilatissimi, constatazioni cliniche di costumi e automatismi comportamentali tra sociologia e provocazione, con sospensione del giudizio e ordito disagio spettatoriale di marca quasi hanekiana. Questo approccio ha iniziato a impregnarsi di forme più popolari a partire da Forza maggiore dove sul dilemma morale [...] Vai alla recensione »
Ruben Östlund, svedese classe 1974 e giovane regista per l'anagrafica speciale dell'industria cinematografica, è il Michael Jordan della Croisette. Nessuno come lui per media realizzativa. Tre partecipazioni, tre primi premi (due palme, un certain regard). Avendo il primo massimo alloro a The Square consacrato un Autore, era inevitabile che le aspettative, l'hype e la pressione circolassero potenti [...] Vai alla recensione »
Perfetto per una Palma d'oro "anticonformista" assegnata da giurati che più allineati e corretti non si potrebbero immaginare, "Triangle of Sadness" dopo l'exploit a Cannes sta attirando l'attenzione di cinefili e cineforum a caccia di emozioni iconoclaste. Purtroppo, però, l'apologo firmato da Ostlund scivola senza ammortizzatori nel limbo di una satira vecchia e stantia grazie a cui si rivela al [...] Vai alla recensione »
La Palma d'Oro a Cannes premia un apologo grottesco che sembra un reperto degli anni '70, tra Marco Ferreri e Lina Wertmuller, con echi di Bunuel e Makavejev. Una crociera di ricconi guidata da un capitano marxista e ubriacone naufraga e i superstiti finiscono su un'isola, comandati dalla donna delle pulizie, unica a sapersela cavare alle prese con la natura selvaggia.
Diciamolo subito senza far tanto gli schizzinosi. Lo svedese "Triangle of Sadness" è uno degli oggetti più potenti apparsi in questi anni nella categoria (oggi tra scurata) dei film "grand public". Non solo per ciò che mostra e racconta. ma proprio per come lo fa. Facile liquidarlo come della lotta di classe e satira di genere additando gli eccessi: troppo lungo il naufragio, troppo vomito che schizza [...] Vai alla recensione »
A Cannes piace - è risaputo - adottare e fidelizzare. Sono tanti i registi già molto famosi che i loro nuovi film li presentano solo a quel Festival. Restando all'Italia pensiamo anche solo ai casi di Paolo Sorrentino (5 volte, un Gran Premio della Giuria per Il Divo), a Nanni Moretti (7 volte e una Palma d'Oro per La stanza del figlio), a Matteo Garrone (4 volte e due Gran Premi della Giuria per Gomorra [...] Vai alla recensione »
Tre capitoli. Fidanzati a cena, modello lui, modella influencer lei, litigata per il conto. Crociera di lusso, con i fidanzati di cui sopra e vecchioni assortiti anche russi, chi ha fatto fortuna con i fertilizzanti chi con le mine antiuomo, chi si dichiara tanto vicino al popolo. Per il finale, si veda alla voce Wertmüller. Risultato: seconda Palma d'oro per Robert Östlund.
Triangle of sadness, Palma d'Oro all'ultimo Festival di Cannes, è finalmente nei nostri cinema. Dopo aver ricevuto lo stesso ambito premio per The Square (2017), il regista svedese Östlund fa il bis con un film che si prende gioco dell'élite economica mondiale e racconta la trasversalità della natura manipolatoria del potere. Carl (Harris Dickinson) e Yaya (Charlbi Dean) formano una coppia di modelli [...] Vai alla recensione »
Il più contemporaneo - e spassoso - tra i registi premiati a Cannes. Lasciate perdere le donne ingravidate da una Cadillac e premiate con la Palma d'oro da Spike Lee solo in quanto donne ingravidate da una Cadillac (il regista ha girato qualche spot per la Cadillac, del tutto ignaro di questo extra). Ruben Ôstlund è il regista svedese di "The Square", Palma d'oro nel 2017: metteva in ridicolo non I [...] Vai alla recensione »
Premiato con la Palma d'Oro a Cannes, il nuovo film del brillante cantore svedese del cinismo contemporaneo è un'autopsia del corpo sociale odierno, agonizzante dopo la caduta delle grandi ideologie e avvelenato dall'edonismo. Ruben Östlund mette in scena il viaggio iniziatico - in tre atti - di una giovane coppia di modelli, diretti verso una profonda presa di coscienza dei propri schemi comportamentali. [...] Vai alla recensione »
Carl, aitante modello e Yaya, seducente influencer da social, partono per una crociera di lusso frequentata solo da milionari provenienti da ogni parte del mondo. In seguito a una serie di rocamboleschi eventi che mineranno l'armonia a bordo, la vacanza assume toni sempre più apocalittici. La situazione degenera ulteriormente quando lo yacht affonda e alcuni superstiti si trovano naufraghi su un'isola [...] Vai alla recensione »
Uno yacht da 250 milioni di euro pieno di turisti oltremodo ricchi che affonda insieme al suo capitano comunista e ubriacone: è il capitalismo, bellezza. Anzi, di più: è il naufragio del secolo breve, la fine ingloriosa del Novecento, ma immortalata dai selfie idioti di questa instagrammabile (e insopportabile) nostra epoca. E' il film pazzo, divertente, provocatorio, caustico, feroce e disturbante [...] Vai alla recensione »
Più si guarda da vicino il tema della bellezza, più appare brutto. D'altra parte, la ricchezza è oscena da qualunque angolo si guardi. L'irriverente e satirico Ruben Ostlund va dritto al punto, guardando da vicino il mondo elitario dei supermodelli e quello dei superricchi in Triangle of sadness, titolo che prende spunto da un termine usato nell'ambiente della moda per indicare la ruga a forma di V [...] Vai alla recensione »
Il cinema grottesco e dissacrante di Ruben Östlund zampilla fuori da un water, investendo con i suoi liquami una società oscena e spregevole dominata da una élite capricciosa che veste Balenciaga e guarda dall'alto in basso chi può permettersi solo H&M. Il prologo (esilarante) del suo nuovo film - Triangle of Sadness, Palma d'oro a Cannes, la seconda dopo quella conquistata nel 2017 con "The Square" [...] Vai alla recensione »
Si è parlato molto, al termine dell'ultimo Festival di Cannes, della Palma d'Oro vinta da questo Triangle of Sadness, la seconda ottenuta dal regista Ruben Östlund, che era già arrivato al prestigioso riconoscimento col suo precedente The Square (risalente al 2017). Se si considera, poi, che il film ancora precedente di Östlund, Forza maggiore (del 2014) aveva vinto il premio della giuria della sezione [...] Vai alla recensione »
Esce in Italia The triangle of sadness, il film con cui lo svedese Ruben Ostlund ha vinto al Festival di Cannes, quasi consecutivamente, la seconda Palma d'oro dopo The Square, radiografia delle mode artistiche e delle ingiustizie sociali unite in un racconto cinico e disturbante. Ora la ruga della tristezza riporta l'autore in un alveo di critica più tradizionale e anche un poco banale: la "triangle [...] Vai alla recensione »
«Mi sa che dobbiamo fargli il botox». Lo dicono di un aspirante modello che non sa camminare a ritmo dei Bee Gees e che viene subito escluso dal pubblico di una sfilata dove rimane senza sedia. È dunque finito il dominio del maschio? È un tema al centro di Triangle of Sadness di Ruben Östlund, Palma d'oro all'ultimo Festival di Cannes dove il nostro adorabile modello sfigato Carl (Harris Dickinson, [...] Vai alla recensione »
L'attore di origine croata Zlatko Buric si era fatto nota- re dal pubblico internazionale nella fortunata trilogia polizesca danese Pusher (1996, 2004 e 2005) - scritta tra gli altri da Nicolas Winding Refn e interpretata da Mad Mikkelsen al suo debutto. In Pusher, Buric incarnava con stupefacente convinzione un boss della droga di origine serba chiamato Milo.
Una coppia formata da un modello e una influencer (la 32enne Charlbi Dean, morta di recente), viaggiano su uno yacht dove il capitano non esce mai dalla cabina. La nave si rovescia e i superstiti finiscono su un'isola deserta, dove i rapporti di potere muteranno. Triangle of Sadness, vincitore a Cannes, è un film che si compiace del suo messaggio sul ribaltamento dei rapporti di classe, ma impantanandosi [...] Vai alla recensione »
La satira di Triangle of Sadness è così vecchia e stantia che per scriverne vengono in mente - sarà un limite di chi scrive - solo modelli altrettanto vecchi e stantii. Nanni Moretti che parla di quei film dove un uomo e una donna su un'isola deserta si sbranano perché il regista non crede nell'umanità o la cosa divertente che non farò mai più di David Foster Wallace.
Ho sempre sognato di proiettare qualcosa di Ruben Östlund (probabilmente Play) in un cineforum radical chic, per trasformare le vignette invisibili sopra le teste degli spettatori in colore verde e grassetto (se non l'avete capita, recuperate Asterix e la zizzania, poi mi ringrazierete). D'altronde, non abbiamo più Marco Ferreri e ci dobbiamo accontentare degli agent provocateur dei giorni nostri. Vai alla recensione »
Dopo la première mondiale al 75° Festival di Cannes, suggellata dalla vittoria della Palma d'Oro, Triangle of Sadness ha fatto tappa alla 17esima Festa del Cinema di Roma nella sezione "Best of" pochi giorni prima dell'uscita nelle sale nostrane il 27 ottobre con Teodora Film. Ma indipendentemente dalla cornice festivaliera o dello schermo che ne ha accolto o ne accoglierà le immagini da qui alle prossime [...] Vai alla recensione »
Carl e Yaya, modelli e influencer, sono invitati su uno yacht per una crociera di lusso, ma scoppia una tempesta. Diviso in tre capitoli, il film di Ostlund (alla sua seconda Palma D'Oro) ne vanta un primo assai riuscito, prologo teatrale e parlatissimo che porta sul piatto il politicamente corretto, la uber richness, apparenza & presenzialismo (e conseguente bellezza come capitale), temi pervertiti [...] Vai alla recensione »
Dopo aver inchiodato l'ego maschile con Forza maggiore e preso in giro il mondo dell'arte in The square, lo svedese Ruben Östlund parte all'attacco del mondo dei ricchi, raccontando il naufragio di uno yacht gigantesco che fa pensare a Buñuel rifatto dai fratelli Farrelly. Un film che non va per il sottile, la commedia perfetta per i nostri tempi. Dopo un prologo zoolanderesco nel mondo della moda, [...] Vai alla recensione »
Ormai il cinema di Ruben Östlund è sufficientemente chiaro: descrizione, definizione, precipitazione, dénouement. Questo il passo. Il resto è casualità apparente, grottesco ghiacciato, caos. Non ne esce lui, Östlund. Non ne escono i film. Mai. Neppure quest'ultimo Triangle of Sadness: che prende le mosse da una coppia, lui modello lei modella, per finire su uno yacht e poi su un'isola.
Lo sguardo corrucciato che disegna sul volto il triangolo della tristezza dopo il quadrato che delimitava lo spazio dell'altruismo: i teoremi dell'astrazione sociale nell'epoca delle apparenze, che Ruben Östlund va elaborando nel suo cinema, sono perfetti strumenti di comunicazione simbiotica col mondo contemporaneo. Hanno il merito di spaginare la scansione dei ruoli in cui, a qualsiasi livello del [...] Vai alla recensione »
Se vi piacciono i film misurati e compatti, Triangle of Sadness non fa per voi. Squilibrato, esagerato, prolisso, come già il precedente, premiato The Square. Ma più di quest'ultimo, pieno di motivi interessanti, a partire da una riflessione, articolata e non banale, sul tema del denaro. Il dislivello della nostra società ha ispirato, negli ultimi anni, più di un cineasta, basti pensare ad opere come [...] Vai alla recensione »
Il ritorno di due palme d'oro. Lo svedese Östlund in Triangle Of Sadness fa naufragare su isola deserta umile ciurma e passeggeri di uno yacht da 240 milioni di dollari composti da commercianti di fertilizzanti russi («Io vendo merda!») influencer fighetti e venditori di armi (esploderanno per una granata fatta da loro). Mix di Travolti da un insolito destino (1974) della Wertmüller più Monty Python [...] Vai alla recensione »
Vincitore di Un Certain Regard con il suo primo film, For- za maggiore (2014), e della Palma d'oro con il secondo, The Square (2017), il fenomeno Ruben Östlund arriva a Cannes nella nuvola di compiaciuta superiorità che emanano i suoi film e che ben incarna il concetto di cinema d'autore di prestigio portato avanti da questo festival. Lars von Trier venticinque anni fa.
In crociera, alcuni personaggi ricchi cercano svago, mentre la nave viene sballottata da un forte temporale. Finale da Isola dei famosi. Östlund continua la sua operazione di dissacrazione di una società fondata sul capitale e sulla bellezza, a cominciare dalla scena iniziale con un casting di ragazzi a torso nudo per fare passerella. Scava con il consueto sarcasmo, al tempo stesso feroce ma anche [...] Vai alla recensione »
Ruben Östlund è uno che attraverso il cinema vuole parlare della società in cui vive, uno che non si tira indietro di fronte allo scherno e alla valutazione morale. Ruben Östlund è un regista che mostra chiaramente quali sono le sue influenze (il finale di Forza maggiore cita scopertamente Buñuel; in Triangle of Sadness, il suo nuovo film, è impossibile non pensare a Marco Ferreri e ai Monty Python), [...] Vai alla recensione »
Dall'arte contemporanea di The Square, Palma d'oro a Cannes nel 2017, al dietro le quinte delle sfilata con le intervista ai modelli e il dettaglio, dichiaratamente accennato, del 'triangolo di tristezza' sul volto. Ma è solo un flash prima dei titoli di testa. Suddiviso in tre parti (Carl e Yaya; lo yacht; l'isola), Triangle of Sadness vede protagonista una coppia formata da un modello e una influencer, [...] Vai alla recensione »
I chirurghi estetici chiamano 'triangolo della tristezza' la zona in mezzo agli occhi che invecchia il viso. Un paio di punturine di botox fanno miracoli. "Triangle of Sadness" è il titolo paradossale scelto da Ruben Ostlund per completare la trilogia iniziata con "Forza Maggiore" (2014) e proseguita con "The Square", provocatorio capolavoro premiato nel 2017 con la Palma d'oro.
"Da ciascuno secondo le proprie capacità a ciascuno secondo i propri bisogni". Muove da un'istanza marxiana il quinto lungometraggio di finzione dello svedese classe 1974 Ruben Östlund, salito alla ribalta internazionale con Forza maggiore (Turist) nel 2014 e poi consacrato dalla Palma d'Oro a The Square nel 2017. A Cannes 75 compete con Triangle of Sadness, che sceglie quale Virgilio una coppia di [...] Vai alla recensione »