Triangle of Sadness

Marco Contino

Il cinema grottesco e dissacrante di Ruben Östlund zampilla fuori da un water, investendo con i suoi liquami una società oscena e spregevole dominata da una élite capricciosa che veste Balenciaga e guarda dall'alto in basso chi può permettersi solo H&M. Il prologo (esilarante) del suo nuovo film - Triangle of Sadness, Palma d'oro a Cannes, la seconda dopo quella conquistata nel 2017 con "The Square" - prende le mosse proprio da una metafora ispirata alla moda che attraversa tutto il film. Alcuni modelli a torso nudo si preparano a un casting e, quasi per gioco, mimano le espressioni del volto a seconda che la pubblicità riguardi una marca di lusso o un brand economico: uno spartiacque che assurge a modello sociale, in un mondo che rifiuta i problemi e gli affanni, anche delle impercettibili rughe di corrucciamento tra gli occhi e il naso. [...]

di Marco Contino, articolo completo (4297 caratteri spazi inclusi) su Il Mattino di Padova 28 ottobre 2022