fabio cesarini
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sabato 8 novembre 2014
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leopardi favoloso e umano.
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Il giovane favoloso è un film importante. Raccontare Leopardi, le trame infinite della sua mente, il tormento del suo corpo e ancor più quello del suo animo, è un'ambizione che merita rispetto. E farlo evitando pericolose sofisticherie non fa che aggiungere consapevolezza all'opera. Mario Martone affida il suo sapere ad una struttura narrativa lineare, cristallina, che esclude vorticosi azzardi stilistici inscenando un biopic equilibrato e privo d’indugi. L’infanzia di Giacomo (Elio Germano in una delle sue parti migliori) a Recanati viene appena accennata: è un’infanzia felice, lieta, segnata dal sincero e profondo amore dei fratelli.
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Il giovane favoloso è un film importante. Raccontare Leopardi, le trame infinite della sua mente, il tormento del suo corpo e ancor più quello del suo animo, è un'ambizione che merita rispetto. E farlo evitando pericolose sofisticherie non fa che aggiungere consapevolezza all'opera. Mario Martone affida il suo sapere ad una struttura narrativa lineare, cristallina, che esclude vorticosi azzardi stilistici inscenando un biopic equilibrato e privo d’indugi. L’infanzia di Giacomo (Elio Germano in una delle sue parti migliori) a Recanati viene appena accennata: è un’infanzia felice, lieta, segnata dal sincero e profondo amore dei fratelli. Giacomo cresce nella sontuosa biblioteca del padre. Luogo suggestivo, solenne, miniera di sapere e opprimente rifugio che lo isola da quell’universo all’orizzonte che il giovane poeta brama di conoscere e scoprire. Da quei ripiani zeppi viene tutto il suo sapere: è da lì che partono le prime inquietudini esistenziali, le prime scintille poetiche. Giacomo studia, compone, mette le sue competenze a disposizione del microcosmo in cui vive, fatto di una realtà troppo stretta, limitante e compiaciuta nel professare trazione e disciplina. Difficile il rapporto con la madre, donna ostile e incomprensiva; spigoloso quello col padre, uomo fin troppo severo, che odia la parola rivoluzione e predica in ogni istante le virtù aprioristiche di cattolicesimo e nobiltà. Leopardi medita la fuga, la cerca, la implora e la ottiene. Un salto di dieci anni e lo ritroviamo a Firenze, con l’amico Antonio Ranieri (Michele Riondino). Da qui Roma e poi Napoli, in un viaggio verso la scoperta segnato dall'aggravarsi della malattia, da un profondo romanticismo, dal consolidamento del pessimismo, da un'essenza solitaria e dalla cordialità di un'amicizia, che lo accompagnerà fino alla morte. Nella sua atipicità di uomo malato e avveniristico intellettuale Leopardi appare isolato, frainteso. Una vacua felicità sta illudendo l'umanità, quell'umanità distratta e sommaria che gli nega grandezza e universalità di pensiero, e che ancora una volta, come a Recanati, lo circonda, lo soffoca. Martone non estremizza Leopardi. Il ritratto che fa del poeta non completa le vicende della sua breve esistenza, né l’eclettismo del suo pensiero. Martone rende Leopardi più uomo, più terreno: egli tituba, corre, si imbarazza, libera la sua collera. Poi si arresta, osserva, sente, e in uno slancio della mente recita ieratico versi di sublime poesia. In questo film una figura culturale di rilievo assoluto s' innalza sopra le barriere erette nei decenni dall' immaginario comune, mostrandosi con informale tradizione al grande pubblico. Forse un limite al valore artistico del film, di certo un’ opera da vedere per conoscere e riscoprire qualcosa di assolutamente imprescindibile.
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angelo mandelli
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sabato 8 novembre 2014
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il giovane favoloso alias elio germano
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Nel mio precedente commento non ho detto una sola parola su Elio Germano. L'ho fatto volutamente perchè volevo ritagliare per lui uno spazio specifico.
Credo che sia il più grande attore italiano degli ultimi 50 anni almeno. E mi scusino Gassman, Mastroianni, Sordi o Tognazzi o anche Benigni dei quali ho il massimo rispetto. Le sue " letture" dell'Infinito o della Ginestra fanno impallidire il ricordo di letture dantesche o di declamazioni da Mattatore.
Spero che il film abbia nel 2015 un'otttima distribuzione americana perchè l'interpretazione che Elio ha dato di Giacomo Leopardi vale almeno una Nomination agli Oscar 2016. Se la diedero al Cyrano di Depardieu molto più la meriterebbe Elio.
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Nel mio precedente commento non ho detto una sola parola su Elio Germano. L'ho fatto volutamente perchè volevo ritagliare per lui uno spazio specifico.
Credo che sia il più grande attore italiano degli ultimi 50 anni almeno. E mi scusino Gassman, Mastroianni, Sordi o Tognazzi o anche Benigni dei quali ho il massimo rispetto. Le sue " letture" dell'Infinito o della Ginestra fanno impallidire il ricordo di letture dantesche o di declamazioni da Mattatore.
Spero che il film abbia nel 2015 un'otttima distribuzione americana perchè l'interpretazione che Elio ha dato di Giacomo Leopardi vale almeno una Nomination agli Oscar 2016. Se la diedero al Cyrano di Depardieu molto più la meriterebbe Elio. E gli Americani apprezzano molto i film biografici. Vai Elio!! Sei Grande!
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angelo mandelli
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sabato 8 novembre 2014
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il giovane favoloso o "dell'emozione"
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Oggi ho visto "Il giovane favoloso" e ne ho ricavato una grande emozione. Credo che Mario Martone si sia confermato un regista di grande qualità: sensibile, versatile, intelligente, rispettoso e pudico.
Sensibile perchè ha trattato il grande poeta non come un mito, ma come un uomo alla ricerca di sé e del significato dell'esistenza di tutti gli esseri umani.
Versatile perchè il genere biografia si presta all'esercizio di stile, alla prova finalizzata a mostrare la propria competenza registica e non alla rappresentazione dell'umanità del personaggio rappresentato.
Intelligente perchè ci ha mostrato aspetti della vita di Leopardi che non conosciamo; mai saputo io dalla scuola che il padre aveva tanto influenzato la preparazione culturale del giovane Giacomo.
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Oggi ho visto "Il giovane favoloso" e ne ho ricavato una grande emozione. Credo che Mario Martone si sia confermato un regista di grande qualità: sensibile, versatile, intelligente, rispettoso e pudico.
Sensibile perchè ha trattato il grande poeta non come un mito, ma come un uomo alla ricerca di sé e del significato dell'esistenza di tutti gli esseri umani.
Versatile perchè il genere biografia si presta all'esercizio di stile, alla prova finalizzata a mostrare la propria competenza registica e non alla rappresentazione dell'umanità del personaggio rappresentato.
Intelligente perchè ci ha mostrato aspetti della vita di Leopardi che non conosciamo; mai saputo io dalla scuola che il padre aveva tanto influenzato la preparazione culturale del giovane Giacomo. Sapevo solo del suo difficile rapporto con una madre fredda, severa e quasi indifferente.
Rispettoso perchè ha cercato di mostrarci tutti i diversi momenti significativi della sua vita, povera di riconoscimenti realmente sentiti e di affetti a volte mal collocati o poco corrisposti.
Pudico perchè con molta discrezione ci ha mostrato la relazione tra Leopardi e Ranieri senza pretendere di arrivare alla verità assoluta. Comunque evitando immagini o parole che potessero dare soluzioni ad un mistero che tale deve restare, in mancanza di testimoni credibili o prove documentali.
Ma Martone ed il suo film sono molto più di quanto da me espresso sopra sopra.
C'è un amore smisurato per il cinema di sensazioni, emozioni ed atmosfere che la pellicola ci restituisce con immagini stupende, dense di suggestioni, capaci di rendere ambienti e stati d'animo, intuizioni e scoperte del poeta e dell'uomo. Un uomo di grande statura etica e di grandi dubbi, spesso incapace di esprimere quello che prova nel discorso e nella relazione interpersonale ma capace di soluzioni meravigliose e definitive nell'estremo rifugio dell'immagine poetica.
Il film è anche un omaggio - poco capito dalla critica - allo stupendo e misconosciuto patrimonio culturale che è costituito dalla pittura romantica del primo ottocento italiano:
- l'apparizione fulminea del cadente Palazzo di Donn'Anna a Napoli, magnifica riproduzione del bellissimo dipinto di Esposito;
- l'eruzione del Vesuvio che abbiamo visto innumerevoli volte nelle gouaches degli antiquari di Napoli o Capri;
- i personaggi femminili del film, perfette incarnazioni dei ritratti delle modelle di Palagi, Benvenuti, Tominz e addirittura della Madame Aymon del francese Ingres (il ricciolo nei capelli sulla fronte della deliziosa Paolina Ranieri).
Una ricostruzione di ambienti, caratteri e personaggi in linea con la tradizione estetica del miglior Visconti e di quella umana ed umanistica di Ermanno Olmi.
Ma "Il giovane favoloso" è anche un film di interpreti. Tanti e tutti troppo bravi per essere minutamente ricordati. Ma non posso dimenticare il superbo Massimo Popolizio che da' vita ad un Conte Monaldo (il padre di Giacomo)inflessibile, severo, pretenzioso ma anche innamoratissimo dei suoi figli. O Michele Riondino, esuberante Ranieri; strenuo nel suo dedicarsi al grande uomo di cui ha riconosciuto il valore artistico, frigido nel calpestarlo e prevaricarlo nell'impeto della sensualità, dedito a soccorrerlo nella sofferenza.
Una critica: il film è troppo lungo. Le immagini sono tutte belle ma qualcosa andrebbe tagliato nella seconda parte.
E un'accusa: perché non recitare l'immortale "A Silvia" ? Perché troppo conosciuta? Martone il Sublime non è mai Banale!
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(di antonello chichiricco)
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mareincrespato70
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venerdì 7 novembre 2014
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leopardi eroe romantico inneggia alla vita
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Vita e poetica di Giacomo Leopardi, ma soprattutto geografia umana della sua sensibilità, della sua lucida ironia letteraria, anticipatrice incompresa, nonché filosoficamente geniale.
Mario Martone, brillante regista ed intellettuale contemporaneo, ci regala il “suo” Leopardi filmando un autentico capolavoro. Il percorso narrativo si sviluppa a partire dall'infanzia e prima giovinezza a Recanati, e poi ,dopo la tappa intermedia e “politica” di Firenze, si conclude con l'epilogo partenopeo tra Napoli e Torre del Greco, illustrato con forti tinte emotive e rappresentative. Martone tratteggia un Leopardi figlio del Romanticismo, prigioniero ed inquieto nella sua Recanati, dove le sue passioni si intrecciano tra “uno studio matto e disperato” nella biblioteca paterna e la contemplazione della bellezza, sia della natura che di qualche bel volto femminile (si assiste alla prematura scomparsa di Silvia) E' un poeta afflitto da suoi problemi di salute, ma il regista sottolinea come questo non gli impedisca un pensiero, brillante, poetico e politico, che gli permette di svuotare sia la retorica conservatrice bigotta e cattolica (della famiglia e della Società), sia quella delle “magnifiche sorti progressive” (“non concepisco masse felici composte da individui infelici”).
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Vita e poetica di Giacomo Leopardi, ma soprattutto geografia umana della sua sensibilità, della sua lucida ironia letteraria, anticipatrice incompresa, nonché filosoficamente geniale.
Mario Martone, brillante regista ed intellettuale contemporaneo, ci regala il “suo” Leopardi filmando un autentico capolavoro. Il percorso narrativo si sviluppa a partire dall'infanzia e prima giovinezza a Recanati, e poi ,dopo la tappa intermedia e “politica” di Firenze, si conclude con l'epilogo partenopeo tra Napoli e Torre del Greco, illustrato con forti tinte emotive e rappresentative. Martone tratteggia un Leopardi figlio del Romanticismo, prigioniero ed inquieto nella sua Recanati, dove le sue passioni si intrecciano tra “uno studio matto e disperato” nella biblioteca paterna e la contemplazione della bellezza, sia della natura che di qualche bel volto femminile (si assiste alla prematura scomparsa di Silvia) E' un poeta afflitto da suoi problemi di salute, ma il regista sottolinea come questo non gli impedisca un pensiero, brillante, poetico e politico, che gli permette di svuotare sia la retorica conservatrice bigotta e cattolica (della famiglia e della Società), sia quella delle “magnifiche sorti progressive” (“non concepisco masse felici composte da individui infelici”).
Straordinario ed intenso il commento musicale scelto da Martone che, nel raccontare l'infelicità esistenziale ed erotica di Leopardi, esalta, quasi di contrappasso, la sua ricchezza umana, la sua disponibilità e curiosità intellettuale verso chi e cosa lo circonda; intensa, struggente e significativa è la celebrazione dell'amicizia (di tutta una vita) tra l'amico Ranieri e il poeta, sodalizio fuori dal tempo per la sua sorprendente e sincera carica emotiva, quanto più vicino forse a certi archetipi esistenziali dei nostri antenati e/o filosofi Greci.
Tutti bravi gli attori, ma il film celebra uno straordinario, indimenticabile Elio Germano che mette tutto se stesso per aderire, empaticamente, fisiognomicamente al personaggio, a quel Giacomo Leopardi di cui recita opere e poesie cogliendole nella loro rappresentazione emotiva, a partire da quando e perchè sono state concepite. Bravissimi anche Michele Riondino (Antonio Ranieri) e Massimo Popolizio (Monaldo Leopardi), Isabella Ragonese interpreta Paolina Leopardi e contribuisce alla rappresentazione tenera ed efficace dell'affetto profondo dei tre fratelli, cresciuti insieme a Recanati. Mario Martone, dopo e con Paolo Sorrentino, onora Napoli e l'Italia nel mondo.
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(di angelo mandelli)
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dajees
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giovedì 6 novembre 2014
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inutile
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Va bene, magari é l'età ma questo film in me non ha suscitato nessun sentimento.La storia del Leopardi é mirabile e affascinante, ma dal punto di vista cinematografico é inutile, chi voleva conoscere la storia di Leopardi non aveva necessità di andare al cinema, bastava aprire un libro o internet. 2 stelle perché é fatto bene, apparte alcuni errori come la gobba sulla spalla sinistra,ma per il resto raccontato in modo abbastanza dettagliato. La cinematografia italiana, sará un commento magari controcorrente ma è in crisi premio oscar incluso, ormai l'italiano medio ha bisogno di film più stimolanti, come per citarne uno presente nello stesso festival di Venezia è anime nere, ma é tutto un altro film.
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Va bene, magari é l'età ma questo film in me non ha suscitato nessun sentimento.La storia del Leopardi é mirabile e affascinante, ma dal punto di vista cinematografico é inutile, chi voleva conoscere la storia di Leopardi non aveva necessità di andare al cinema, bastava aprire un libro o internet. 2 stelle perché é fatto bene, apparte alcuni errori come la gobba sulla spalla sinistra,ma per il resto raccontato in modo abbastanza dettagliato. La cinematografia italiana, sará un commento magari controcorrente ma è in crisi premio oscar incluso, ormai l'italiano medio ha bisogno di film più stimolanti, come per citarne uno presente nello stesso festival di Venezia è anime nere, ma é tutto un altro film.
Per concludere: è necessario conoscere il Leopardi ma non grazie al cinema ma alla sua poetica che ha incantato, incanta e incanterà chiunque lo legga.
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994matteo
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mercoledì 5 novembre 2014
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molto impegnato...
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Non è per niente facile portare su pellicola la vita di un grande artista come Leopardi. Qui ne è venuto fuori un Giacomo per certi aspetti diverso da quello che è stato realmente, sembrava come "incapace" di relazionarsi col mondo esterno perché chiuso nella sua introspezione, e non viceversa (depresso perché impedito di relazionarsi coi suoi coetanei e la realtà che lo circondava). Inoltre Leopardi AMAVA lo studio, nel film sembra invece che ne fosse in qualche modo costretto.
Esagerati anche I problemi fisici del poeta. Inoltre era necessaria, come prerequisito, una buona conoscenza della vita di Leopardi, a causa del forte distacco temporale tra le due parti del film.
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Non è per niente facile portare su pellicola la vita di un grande artista come Leopardi. Qui ne è venuto fuori un Giacomo per certi aspetti diverso da quello che è stato realmente, sembrava come "incapace" di relazionarsi col mondo esterno perché chiuso nella sua introspezione, e non viceversa (depresso perché impedito di relazionarsi coi suoi coetanei e la realtà che lo circondava). Inoltre Leopardi AMAVA lo studio, nel film sembra invece che ne fosse in qualche modo costretto.
Esagerati anche I problemi fisici del poeta. Inoltre era necessaria, come prerequisito, una buona conoscenza della vita di Leopardi, a causa del forte distacco temporale tra le due parti del film.
Inoltre la scena del " s' agapo' ", verso la fine, era proprio necessaria?? (leggermente fuori luogo, x me da evitare!!!)
Per il resto ottima l'interpretazione di Elio Germano, e anche la fotografia
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iuras
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martedì 4 novembre 2014
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una svolta di immagine
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Un Germano (Leopardi) perfetto ,una puntuale ricostruzione ambientale,una architettura di palazzi e vie ,una narrazione lenta e un po claustrofobica ma che coinvolge lo spettatore in una atmosfera di sofferenza pur connotata da sprazzi di speranza,una affascinante mescolanza di musiche dell'epoca e di oggi, costituiscono un tutto funzionale all'obbiettivo che si pone il regista Martone ma non sono la vera grandezza del film : Quello che Martone è riuscito a realizzare è l'aver superato gli schemi di pessimismo ed infelicità, attribuiti principalmente ad un fisico malato e quasi deforme, che ci sono stati passati da testi scolastici con volute forzature religiose e politiche.
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Un Germano (Leopardi) perfetto ,una puntuale ricostruzione ambientale,una architettura di palazzi e vie ,una narrazione lenta e un po claustrofobica ma che coinvolge lo spettatore in una atmosfera di sofferenza pur connotata da sprazzi di speranza,una affascinante mescolanza di musiche dell'epoca e di oggi, costituiscono un tutto funzionale all'obbiettivo che si pone il regista Martone ma non sono la vera grandezza del film : Quello che Martone è riuscito a realizzare è l'aver superato gli schemi di pessimismo ed infelicità, attribuiti principalmente ad un fisico malato e quasi deforme, che ci sono stati passati da testi scolastici con volute forzature religiose e politiche.Il Leopardi che ci appare dal film è quello di un uomo (poeta,filosofo,scrittore ) voglioso di vita ,"di fuoco" ,di "affetto", che vuole combattere contro la ristrettezza ,il conservatorismo della società della sua Recanati e in seguito degli ambienti dei Circoli politici,letterari ,mondani e bigotti che finiscono per emarginarlo ;questa principalmente è la tristezza dell'uomo. Un uomo di una forza combattiva , di una aspettativa di "infiniti orizzonti" , ammaestramento di morale ben al di là del mero pessimismo comunemente attribuitogli: Per sentire ciò dal film è però necessario recepire e metabolizzare , e qui è la difficoltà, stralci delle poesie,delle opere e di frasi (che in questa sede sarebbeimpossibile riportare ) sapientemente scelte ed inserite nei vari contesti dal regista Martone . Per chi volesse approfondire , almeno una seconda visione del film sarebbe consigliabile .
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queen_giuly
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martedì 4 novembre 2014
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un film fatto male
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L'idea poteva anche essere carina, ma il film è stato girato in modo pessimo.
La biografia si limita a dire quello che tutti sanno: era gobbo per lo studio e suo padre era molto rigido.
E poi?
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saint loup
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lunedì 3 novembre 2014
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il favoloso mancato
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Anche Visconti sognava di fare un film su Proust, ma si arrese di fronte all'impotenza di rappresentare in celluloide l'immensita' di un ' anima. Forse anche Martone avrebbe dovuto avere la stessa umilta' con Leopardi. Per quanto il film sia molto dettagliato e attento alla ricostruzione storica e biografica del Poeta, il regista confeziona un prodotto che, tranne i momenti di pura elegia, non emoziona e annoia. L'uomo Leopardi è rappresentato con tratti caratteriali e fisici ai limiti del grottesco: nevrotico, psicotico, e patetico fino al disgusto. Incomprensibili le lunghe carrellate su scene altrettanto incomprensibili come quella delle lupanare o quelle delle infinite passeggiate del Poeta al solo scopo di mettere in bella mostra la sua deformita'.
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Anche Visconti sognava di fare un film su Proust, ma si arrese di fronte all'impotenza di rappresentare in celluloide l'immensita' di un ' anima. Forse anche Martone avrebbe dovuto avere la stessa umilta' con Leopardi. Per quanto il film sia molto dettagliato e attento alla ricostruzione storica e biografica del Poeta, il regista confeziona un prodotto che, tranne i momenti di pura elegia, non emoziona e annoia. L'uomo Leopardi è rappresentato con tratti caratteriali e fisici ai limiti del grottesco: nevrotico, psicotico, e patetico fino al disgusto. Incomprensibili le lunghe carrellate su scene altrettanto incomprensibili come quella delle lupanare o quelle delle infinite passeggiate del Poeta al solo scopo di mettere in bella mostra la sua deformita'. Perfino le sequenze sulla genesi della creazione poetica risultano stucchevoli e artificiose, cosi come lo sono le rappresentazioni del natio borgo selvaggio e quelle del soggiorno napoletano, con tanto di eruzione del Vesuvio scolasticamente computerizzata. E dei riferimenti piu ' che espliciti alla presunta omosessualita' del Poeta che dire? Dopo i turbamenti sessuali alla vista di Ranieri nudo e la camporella agreste col ragazzino napoletano mancava solo un clamoroso outing ad effetto. Senza parlare delle imperdonabili assenze: A Silvia e Il Sabato del villaggio totalmente bypassate. Non ci siamo. La bella fotografia e l'ottima colonna sonora non riescono a compensare un risultato ambizioso ma mancato in pieno.
Anche Visconti sognava di fare un film su Proust, ma si arrese di fronte all'impotenza di rappresentare in celluloide l'immensita' di un ' anima. Forse anche Martone avrebbe dovuto avere la stessa umilta' con Leopardi. Per quanto il film sia molto dettagliato e attento alla ricostruzione storica e biografica del Poeta, il regista confeziona un prodotto che, tranne i momenti di pura elegia, non emoziona e annoia. L'uomo Leopardi è rappresentato con tratti caratteriali e fisici ai limiti del grottesco: nevrotico, psicotico, e patetico fino al disgusto. Incomprensibili le lunghe carrellate su scene altrettanto incomprensibili come quella delle lupanare o quelle delle infinite passeggiate del Poeta al solo scopo di mettere in bella mostra la sua deformita'. Perfino le sequenze sulla genesi della creazione poetica risultano stucchevoli e artificiose, cosi come lo sono le rappresentazioni del natio borgo selvaggio e quelle del soggiorno napoletano, con tanto di eruzione del Vesuvio scolasticamente computerizzata. E dei riferimenti piu ' che espliciti alla presunta omosessualita' del Poeta che dire? Dopo i turbamenti sessuali alla vista di Ranieri nudo e la camporella agreste col ragazzino napoletano mancava solo un clamoroso outing ad effetto. Senza parlare delle imperdonabili assenze: A Silvia e Il Sabato del villaggio totalmente bypassate. Non ci siamo. La bella fotografia e l'ottima colonna sonora non riescono a compensare un risultato ambizioso ma mancato in pieno.
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dromex
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lunedì 3 novembre 2014
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oltre la vita di leopardi
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Nell'ottimo film di Mario Martone c'è molto da imparare e non solo su Giacomo Leopardi.
Perché e cosa? Nel film di Martone si riflette per esempio sull'educazione familiare dell'epoca: il padre di Giacomo impone una vita "casta" e "lontana dai guai" al figlio perché altrimenti il buon nome della famiglia sarebbe rovinato. Ma non succede anche oggi quando famiglie ricche e professionisti in carriera impongono (benché non sempre volontariamente) una vita ai figli obbligandoli a proseguire gli studi di famiglia o comunque a soddisfare quanto non fatto da loro nella vita, reprimendo la personalità dei figli stessi? Quanti genitori "credono" di aiutare i propri figli ma al contrario li uccidono internamente?!
A parte ciò sicuramente va apprezzato un film intenso, molto dettagliato ma comunque scorrevole e mai noioso.
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Nell'ottimo film di Mario Martone c'è molto da imparare e non solo su Giacomo Leopardi.
Perché e cosa? Nel film di Martone si riflette per esempio sull'educazione familiare dell'epoca: il padre di Giacomo impone una vita "casta" e "lontana dai guai" al figlio perché altrimenti il buon nome della famiglia sarebbe rovinato. Ma non succede anche oggi quando famiglie ricche e professionisti in carriera impongono (benché non sempre volontariamente) una vita ai figli obbligandoli a proseguire gli studi di famiglia o comunque a soddisfare quanto non fatto da loro nella vita, reprimendo la personalità dei figli stessi? Quanti genitori "credono" di aiutare i propri figli ma al contrario li uccidono internamente?!
A parte ciò sicuramente va apprezzato un film intenso, molto dettagliato ma comunque scorrevole e mai noioso. Ciò grazie sicuramente ad un bel cast con Elio Germano in testa, perfettamente inserito nel Leopardi interpretato.
Interessante infine la nota dell'eruzione del Vesuvio, probabilmente quella del 1834.
Un film che sicuramente lascia il segno.
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