Perchè affrontare la poesia, l'opera, il pensiero di Leopardi e darlo in pasto agli spettatori svogliati di un sabato sera? Perchè cercare nel film stesso la ragione di un film che al solo pensiero doveva fare tremare le vene ai polsi di registi ben più scafati (o più avvezzi a modulare la qualità dell'opera con le esigenze del botteghino)? Perchè Martone è un autore, per nostra fortuna, che fonda il suo lavoro su solide basi letterarie (non a caso non gli sono estranee le tavole del palcoscenico teatrale), distillando opere di notevole consapevolezza e completezza.
Perchè affrontare la montagna Leopardi? Perchè forse non era mai stato fatto o tentato da nessun altro. Perchè si sente nell'aria asfittica del nostro presente l'esigenza di parlare di poesia e in poesia. Come dice lo stesso giovane Giacomo al mentore Giordani: lo so sarei più oggettivo se scrivessi in prosa, ma quando affondo la luce del pensiero nel profondo del mio animo, allora mi viene più naturale parlare in poesia.
Ecco dunque la ragione di un'opera che ha il grande merito di essere filologicamente rigorosa, e fedele alla materia della narrazione sino al più crudele stoicismo, ma al contempo profondamente innovativa e contemporanea nei suoi moduli espressivi.
Il film, se un limite dobbiamo trovarlo, si fa prendere per mano da una sceneggiatura scabra e quasi documentaristica. La lente della macchina da presa indaga sugli aneliti del giovane Giacomo con spietata oggettività. Ma è veramente un difetto? Ricorda a volte i lungometraggi storici di Rossellini, dove volutamente la mano del regista si fa fredda e distante al cospetto di temi giganteschi. Ecco dunque sotto ai nostri occhi la trasformazione di Gregor Samsa-conte Giacomo da giovane fanciullo in mostriciattolo deforme, dipanando come da un gomitolo la complessità del pensiero e della poesia di Leopardi.
E veniamo a dire un altro nome, che volutamente lasciamo in fondo a queste righe: Elio Germano, gigantesco e maturo interprete, che presta il volto, la voce ed il corpo incondizionatamente ad un progetto senza dubbio difficile e arduo. Germano è probabilmente il vero vincitore di questo film. Non possiamo non rimarcare la grande ammirazione per una interpretazione veramente di grande spessore. Solo lui meriterebbe cinque stelle.
Uscendo dalla sala abbiamo un solo grande rammarico. Quale sarà la fortuna di questo film? Difficilmente collocabile al di fuori dei confini nazionali, destinato ad un pubblico che ha voglia di avventurarsi lungo la sintassi dei versi leopardiani. Chiedo una cortesia agli insegnanti di lettere: per favore, non portateci le classi.
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