Il giovane favoloso

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Un film di Mario Martone. Con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco.
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Biografico, durata 137 min. - Italia 2014. - 01 Distribution uscita giovedì 16 ottobre 2014. MYMONETRO Il giovane favoloso * * * 1/2 - valutazione media: 3,60 su -1 recensioni di critica, pubblico e dizionari.
   
   
   

Non raggiunge la sufficienza! Valutazione 2 stelle su cinque

di no_data


Feedback: 103
domenica 24 maggio 2015

 ANALISI
 
La pellicola non ha saputo sfruttare quella che sarebbe stata una sceneggiatura già fatta, corrispondente ai pensieri de “Lo Zibaldone”, “Le Operette Morali” e de “I canti” i quali vengono anche poco citati o sono completamente inesistenti nel film. La vita di Leopardi non è agganciata a questi scritti ma nel lungometraggio si può sicuramente cogliere la preoccupazione della sua situazione fisica. Anche per quanto riguarda le poesie queste sono poche: manca, ad esempio, la nota “A Silvia” nel momento della morte dell’amata e alla quale si aggiunge un’allucinazione del poeta dove questa apre gli occhi nella bara. Lo stesso vale per “Il dialogo di un islandese con la Natura”, dove quest’ultima si presenta sottoforma di statua di roccia che si sgretola, perde pezzi e nello stesso momento parla al protagonista.
 
Quasi mai appaiono colori vivaci nel periodo che si svolge a Recanati, quasi a sottolineare l’oscurità e la malinconia che regnano sovrane in questo triste paese. Le ambientazioni originali, le decisioni di svolgere le riprese nelle città dove veramente Leopardi ha trascorso le diverse fasi della sua vita hanno reso il tutto più realistico. La colonna sonora è varia: sono presenti momenti con musiche classiche che accompagnano, per esempio, la proclamazione della poesia “L’infinito” e momenti con quelle moderne, soprattutto del compositore berlinese Apparat, pseudonimo di Sascha Ring, che formano un forte ma ben riuscito contrasto con le scene tragiche e tristi.
 
Il film è molto lento e presenta numerosi buchi nella sceneggiatura (come il salto di 10 anni nella prima parte e l’inspiegabile assenza di fasi importantissime nella vita del poeta come il ritorno a Recanati corrispondente alla riscoperta della vena poetica).
 
Elio Germano interpreta Giacomo Leopardi. Sicuramente un personaggio difficilissimo in cui calarsi, nel quale si deve fingere di avere un così grave problema fisico. Leopardi è devastato dal fatto che non incontrerà mai la sua anima gemella e che, soprattutto, non incontrerà mai l’amore (reciproco) e il vero senso della vita.
Michele Riondino interpreta Antonio Ranieri. Questo è il migliore amico di Leopardi e nonostante le numerose differenze che questi due personaggi presentano rimangono uniti fino alla fine. Ranieri è un uomo bello, affascinante e seducente mentre Leopardi è gobbo e non attrae nessuno. Ranieri vive l’attimo e Leopardi pensa in grande e guarda sempre al futuro o alle conseguenze che potrebbe portare un’azione, cosa che non fa l’amico.
Massimo Popolizio interpreta Monaldo Leopardi. Il padre di Giacomo, interessato solo allo studio di quest’ultimo e dei suoi fratelli. Persona meno fredda della moglie che in alcuni momenti si presenta anche vicino al primogenito ma si dimostra fedele a questo solo quando lui obbedisce.
Anna Mouglalis interpreta Fanny Targioni Tozzetti. Il secondo amore di Giacomo che però da lei non viene ricambiato. Ha una storia con Antonio Ranieri al quale, quando è costretta a salutarlo, gli elenca le differenze tra lui e l’amico Leopardi. Alla fine di questa conservazione si dimostrerà anche arrabbiata o in qualche modo offesa rifiutando il bacio sulla mano di Ranieri come gesto di saluto e uscendo dalla sala senza girarsi indietro.
Valerio Binasco interpreta Pietro Giordani. Il personaggio che potrebbe essere considerato come una sorta di fonte di ispirazione per Leopardi ma che alla fine si rivela solo come un accompagnatore alle feste.
Edoardo Natoli e Isabella Ragonese interpretano rispettivamente Carlo e Paolina Leopardi. Sono i fratelli del protagonista a cui rimangono sempre attaccati sentimentalmente. In una delle scene più belle del film, il saluto ai fratelli da parte di Leopardi prima del tentativo di fuga, si può comprendere il bene reciproco che questi tre personaggi provano l’uno per l’altro ma che nonostante questo Carlo e Paolina decidano di lasciarlo andare perché comprendono anch’essi che Recanati non è il posto adatto a lui.
Raffaella Giordano interpreta Adelaide Antici. La madre fredda e incapace di trasmettere calore umano a Leopardi che compare poco nel film nonostante sia un personaggio molto interessante.
Paolo Graziosi interpreta Carlo Antici. E’ il fratello della madre di Giacomo, quindi suo zio. Personaggio presente maggiormente nella prima parte del lungometraggio, le sue caratteristiche sono quelle di un uomo autorevole.
Federica De Cola interpreta Paolina Ranieri. E’ la sorella di Antonio Ranieri e nell’ultimo periodo di vita di Giacomo Leopardi si trasferisce da loro e aiuta il poeta con i suoi scritti.
Iaia Forte (nome d’arte di Maria Rosaria Forte) interpreta la signora Rosa, la padrona di casai di  Napoli: temendo che Leopardi sia malato di colera, non affitta volentieri ai due amici la casa, si comporta in modo burberoe lo stesso poeta la sogna mentre scassina la loro camera per rubare oggetti da una cassetta. E’ sospettosa che la malattia di Giacomo sia contagiosa e per questo a paura a far alloggiare lui e il suo amico in una delle sue stanze.
Molti di questi attori hanno già lavorato con il regista Mario Martone nel film “Noi credevamo”, come Michele Riondino, Valerio Binasco o Edoardo Natoli.
Il film è ambientato nell’arco di vita di Giacomo Leopardi, anche se non finisce con la sua morte.
La lingua usata nei dialoghi e’ molto vicina a quella utilizzata nelle opere del poeta e, dopo un iniziale spaesamento, questa scelta  favorisce l’inserimento delle poesie  nel racconto del film.
 
COMMENTO
Prima di iniziare l’analisi vorrei preannunciare che va riconosciuto il merito a Mario Martone di aver portato sul grande schermo la vita di un poeta come Giacomo Leopardi ma che questo progetto sarebbe potuto essere elaborato in modo migliore e quindi ha mancato una grande occasione di portare agli spettatori quello che veramente è il messaggio che Giacomo Leopardi, a suo tempo, voleva far intendere. Detto questo, inizio l’analisi.
 
Come ho già scritto nell’analisi, la sceneggiatura è piena di buchi e si concentra molto sulla situazione fisica precaria del protagonista tralasciando la proclamazione di numerose poesie che forse in alcuni momenti sarebbero state più appropriate. Infatti sono presenti, per essere un film sul poeta Giacomo Leopardi, poche rappresentazioni poetiche (manca, ad esempio “A Silvia”) mentre viene troppo sottolineata la condizione fisica del protagonista, insistendo sulla sua gobba e aggiungendo un particolare elemento: il bastone. Questo rappresenta la vecchiaia e perciò fa comprendere, in modo abbastanza esagerato, che Leopardi si sente vecchio in un’età dove non dovrebbe essere così.
La colonna sonora e il linguaggio sono i fattori più belli e interessanti secondo me della pellicola. Li ho messi insieme perché bisogna considerare, come scritto nell’analisi, la colonna sonora come una base musicale e il linguaggio e i dialoghi in generale come il testo della canzone, poetico e gradevole ma, in questo caso, troppo lungo e approfondito.
Se si fossero tagliati anche solo 30 minuti di film sarebbe stato molto più gradevole. In questo modo lo spettatore si annoia, anche perché il ritmo è lento.
Io avrei approfondito più personaggi al posto di alcune delle numerose scene dove Leopardi cammina pensieroso, come la madre Adelaide Antici, personaggio sicuramente interessante per le sue caratteristiche di madre fredda e la figura di Silvia, che è veramente poco trattata nel film e che forse meriterebbe un po’ più di minuti, essendo il primo amore di Leopardi e forse l’unico dove ci sia un interesse quasi reciproco.
 
Elio Germano dà vita ad un’interpretazione per la quale vi è un termine inglese adatto: “overacting”. Questo vuol dire che lui “esagera” la recitazione dando troppa espressione al personaggio pur mantenendo una forte emotività. Nella prima parte del film Germano appare anche bravo, ma continuando la visione si nota questa sua caratteristica anche dal fatto che mantiene la stessa faccia per tutta la durata della pellicola, non cambiando mai l’espressione ma esagerando l’unica che è capace di recitare.
Michele recita normalmente senza presentare né alti né bassi, così come Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Raffaella Giordano, Paolo Graziosi, Federica De Cola e Iaia Forte
L’interpretazione di Edoardo Natoli e Isabella Ragonese non brilla per originalità mentre quella di Paolo Graziosi è corretta senza nessun picco anche se trovo il suo personaggio inutile nella storia.
 
 “Il dialogo di un islandese con la Natura”, dove quest’ultima si presenta sottoforma di statua di roccia che si sgretola mi è sembrato molto in stile “La storia infinita (1984)”, dove anche in questo vi erano due statue le quali mentre parlavano al protagonista cadevano in pezzi.
 
Le luci sono una conseguenza dell’emozione che si vuole trasmettere al pubblico e, per esempio, se la scena è malinconia la luce sarà opaca e scura anche se in più parti sono presenti forti contrasti.
Il film ha riscosso un grande e inaspettato successo segno che questa figura rappresenti per gli italiani il “supereroe” nazionale, mentre per me rappresenta solo un grande esponente della letteratura italiana e romantica mondiale.
VOTO: 5 1/2

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