Il giovane favoloso |
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Un film di Mario Martone.
Con Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Anna Mouglalis, Valerio Binasco.
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Biografico,
durata 137 min.
- Italia 2014.
- 01 Distribution
uscita giovedì 16 ottobre 2014.
MYMONETRO
Il giovane favoloso ![]() ![]() ![]() ![]() ![]() |
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Germano Favoloso Leopardi. L'infinito da brivido..
di Aldo S.Feedback: 103 |
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sabato 18 ottobre 2014 | |||||||||||||||||||||||||||||||||||||
. Di favoloso innanzitutto c'è Elio Germano, che non impersona solo il grande Giacomo, ma si e' incarnato in lui. Era proprio lui. Sorprendente!Emozionante! Grandioso! Leopardi era li,vivo sullo schermo!Confesso che all'inizio ho pianto. Ho pianto quando Germano ha declamato, facendoli naturalmente suoi, i versi dell'Infinito, sull'ermo colle del Tabor. Un momento toccante. La scelta registica poteva attingere a più spunti. Avrei spaziato di più, con la cinepresa, sui monti Azzurri, sul mare davanti. La prima parte con Recanati l'arrivo di Pietro Giordani( figura apparsa subito positiva, molto più del badante Ranieri)la visita alla Basilica di Loreto dove il Giordani invita a toccare le statue esterne del rivestimento della Santa Casa dl Bramante, e' senza dubbio la migliore, ma e' incompleta. Avrei insistito di più con gli scenari e i paesaggi delle Marche, fonte di ispirazione della maggior parte della sua produzione poetica. Il regista Martone propende troppo per la macchiettista Napoli e poco per le Marche. E secondo noi ha sbagliato. Doveva cimentarsi anche su questo per non dare una stucchevole immagine da cartolina della nostra regione. Essendo egli riuscito benissimo a togliere la patina scolastica e a filmare quella che è' LA POESIA, cioè l' Infinito, speravo che riuscisse a fare altrettanto con " Il sabato del villaggio" e quelle "Alla luna" e "Canto notturno di un pastore dell' Asia". C'è Silvia che muore, ma non c'è' l'interpretazione della poesia "A Silvia" , che doveva essere recitata subito dopo la morte della giovane. E' troppo marginale nel film il ruolo di Isabella Aragonese nei panni di Paolina, la sorella. La seconda parte sul periodo napoletano sottolinea i cliché errati che gli ambienti letterari del tempo avevano nei confronti del poeta di Recanati, giudicato e liquidato come pessimista cosmico solo per via della sua infermità e non per la grandezza e attualità del suo pensiero. Era ampollosa, ridondante, pallosa e pesante. Faceva perdere il filo della narrazione e tutto l'entusiasmo iniziale. Torna sui binari solo a chiusura del film con la scena dell'eruzione del Vesuvio, ne "La Ginestra". Cartellino giallo per il femminiello nei bassi di Napoli. Poteva evitare questa discesa negli inferi di quello che ha fatto apparire come uno sfigato sessuofobico. Non ce n'era bisogno. Anche se molti andranno a vedere questa pellicola, perché e' di moda,dico che non e' alla portata di tutti, se non c'è una sensibilità innata e un'infarinatura letteraria a monte. VOTO 9 al primo tempo, 5 al secondo.
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