no_data
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martedì 28 ottobre 2014
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leopardi oltre la siepe?
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Al di là del riferimento scontato ai "polverosi programmi liceali", quasi come sparare sulla croce rossa, l'autrice della recensione dimostra di non conoscere affatto il pensiero di Leopardi. Afferma infatti che il poeta "sapeva guardare oltre il confine 'che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude', mentre è proprio il contrario: Leopardi esclude volutamente il mondo che sta oltre la siepe, per concentrarsi sulle sensazioni, le immagini e la vista interiore, che gli permettono di provare il piacere dell'immaginazione poetica. Insomma, Leopardi non era affatto un rivoluzionario per la sua epoca, anzi era un conservatore, e lo sapeva benissimo: oggi sarebbe un antirenziano convinto.
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Al di là del riferimento scontato ai "polverosi programmi liceali", quasi come sparare sulla croce rossa, l'autrice della recensione dimostra di non conoscere affatto il pensiero di Leopardi. Afferma infatti che il poeta "sapeva guardare oltre il confine 'che da tanta parte dell'ultimo orizzonte il guardo esclude', mentre è proprio il contrario: Leopardi esclude volutamente il mondo che sta oltre la siepe, per concentrarsi sulle sensazioni, le immagini e la vista interiore, che gli permettono di provare il piacere dell'immaginazione poetica. Insomma, Leopardi non era affatto un rivoluzionario per la sua epoca, anzi era un conservatore, e lo sapeva benissimo: oggi sarebbe un antirenziano convinto.
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nino pell.
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lunedì 27 ottobre 2014
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interessante capolavoro biografico; grande germano
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Questa volta il regista Martone regala alla storia del Cinema italiano un assoluto capolavoro contemporaneo. Questa pellicola, che narra le fasi salienti della vita del poeta e compositore Giacomo Leopardi, trasmette in noi spettatori la positiva sensazione di una fluida e suadente scorrevolezza dei contenuti, nonostante che si tratti di un film biografico della durata di circa due ore e venti minuti. In particolare l'interpretazione dello straordinario attore Elio Germano, nel ruolo del poeta Leopardi, ci risulta così aderente alla sensibilità e all'animo introspettivo del protagonista, soprattutto nei momenti di riflessione poetica in cui egli decanta nella sua mente i suoi preziosi poemi, resi per sempre immortali nella storia della Letteratura italiana, riuscendo a farci immedesimare nei suoi pensieri ed a capire il suo estremo senso di malinconia, ma allo stesso tempo, caratterizzato da una rara dolcezza.
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Questa volta il regista Martone regala alla storia del Cinema italiano un assoluto capolavoro contemporaneo. Questa pellicola, che narra le fasi salienti della vita del poeta e compositore Giacomo Leopardi, trasmette in noi spettatori la positiva sensazione di una fluida e suadente scorrevolezza dei contenuti, nonostante che si tratti di un film biografico della durata di circa due ore e venti minuti. In particolare l'interpretazione dello straordinario attore Elio Germano, nel ruolo del poeta Leopardi, ci risulta così aderente alla sensibilità e all'animo introspettivo del protagonista, soprattutto nei momenti di riflessione poetica in cui egli decanta nella sua mente i suoi preziosi poemi, resi per sempre immortali nella storia della Letteratura italiana, riuscendo a farci immedesimare nei suoi pensieri ed a capire il suo estremo senso di malinconia, ma allo stesso tempo, caratterizzato da una rara dolcezza. Il regista Martone suddivide in questa sua opera cinematografica la storia di Leopardi in 3 momenti importanti della sua vita, rappresentati dai tre luoghi che più hanno segnato l'esperienza umana e artistica del protagonista: gli anni dell'infanzia e dell'adolescenza vissuti nella casa di Recanati, caratterizzati da un'educazione ferrea e rigida dei genitori e dove il nostro Leopardi ha sviluppato la sua cultura grazie alla vasta biblioteca di famiglia, scrivendo, tra l'altro,le sue prime opere; la fase intermedia della vita del poeta vissuta a Firenze, nella quale Leopardi viene letto soprattutto dal punto di vista politico e per questo viene emarginato; infine la città di Napoli in cui Leopardi ha vissuto gli ultimi anni della sua vita e dove, nella città di Torre del Greco, egli compone "La Ginestra" sui cui versi si conclude in maniera enfatica e superlativa questo autentico capolavoro cinematografico del regista Martone. Decisamente meritevole di essere premiato sia come miglior film della stagione e sia come migliore interpretazione da parte del grande e unico Elio Germano.
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flyanto
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lunedì 27 ottobre 2014
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un favoloso e toccante ritratto di leopardi
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Film in cui si racconta della biografia di Leopardi, dagli anni giovanili trascorsi a Recanati rinchiuso nella biblioteca paterna a studiare e leggere insieme ai due fratelli più giovani, oppresso dai genitori e da tutto l'ambiente provinciale e chiuso, a quella dei suoi soggiorni prima a Firenze in compagnia dell'amico Antonio Ranieri e poi a Roma e soprattutto a Napoli sempre con il fidato Ranieri, sino alla sua morte avvenute in una casa alle pendici del Vesuvio..
In questa sua ultima opera Mario Martone presenta il ritratto del poeta Leopardi in maniera molto fedele alle sue biografie riuscendo a dare di questo sfortunato ed eccelso poeta un'immagine molto vicina ed attinente a ciò che viene tramandato sia, appunto, dagli scritti biografici che soprattutto dalle sue opere stesse.
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Film in cui si racconta della biografia di Leopardi, dagli anni giovanili trascorsi a Recanati rinchiuso nella biblioteca paterna a studiare e leggere insieme ai due fratelli più giovani, oppresso dai genitori e da tutto l'ambiente provinciale e chiuso, a quella dei suoi soggiorni prima a Firenze in compagnia dell'amico Antonio Ranieri e poi a Roma e soprattutto a Napoli sempre con il fidato Ranieri, sino alla sua morte avvenute in una casa alle pendici del Vesuvio..
In questa sua ultima opera Mario Martone presenta il ritratto del poeta Leopardi in maniera molto fedele alle sue biografie riuscendo a dare di questo sfortunato ed eccelso poeta un'immagine molto vicina ed attinente a ciò che viene tramandato sia, appunto, dagli scritti biografici che soprattutto dalle sue opere stesse. Per raccontare ciò il regista napoletano ricorre anche alla descrizione, quanto mai minuziosa e precisa, dell'ambiente ristretto in cui Leopardi era nato ed aveva trascorso tutta la sua giovinezza: Recanati dove non solo la mancanza di una certa apertura mentale venne da lui avvertita e sofferta ma anche il ristretto, bigotto, austero ed anafettivo ambiente familiare non riuscì mai a costituire per lui una fonte di gioia e serenità. Nella prima parte del film viene così descritto l'ambiente geografico e soprattutto familiare e le scene molto ben girate e rappresentate ricordano moltissimo quelle di molte opere di Mauro Bolognini stesso. La seconda parte del film, invece, è incentrata tutta sul peggioramento dello stato di salute del poeta e sulle città, appunto Firenze, Roma e Napoli, e sugli ambienti letterari di queste che egli è stato solito frequentare venendo a contatto e confrontandosi con altri illustri intellettuali del tempo.
Ma il pregio maggiore di questa pellicola di Martone, a mio parere, non sta tanto nel racconto autobiografico in sè del giovane poeta, ma soprattutto nella scelta al fine di interpretare Leopardi dell'attore Elio Germano che qui si conferma essere uno dei più grandi talenti del cinema italiano contemporaneo. Egli riesce infatti a dare e soprattutto a comunicare allo spettatore l' anima inquieta ed altamente sensibile del poeta, il suo tormento interiore, unito anche a quello fisico, e la sua concezione disincantata e dolente, per non dire disperata, dell'esistenza.
Inoltre, reputo necessario aggiungere che varrebbe la pena di guardare il film solo per ascoltare i testi poetici leopardiani recitati in maniera eccelsa e toccante da Elio Germano, nel generale contesto peraltro inseriti perfettamente da Martone.
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sylviuccia
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domenica 26 ottobre 2014
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film senza poesia
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Niente di più di quello che si sapeva sulla vita di Leopardi, un Elio Germano inadatto ad entrare nell'animo, un film di maniera, di buona fotografia, stereotipato, scolastico. Mi sono annoiata, aspettavo continuamente quel quid che mi facesse enozionare o comprendere fino in fondo .Non è arrivato, il film finisce senza convincere. Un film che racconta ma non trasmette poesia
[+] privo di emozioni e poesia
(di polda)
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no_data
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domenica 26 ottobre 2014
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poesia e sensibilità.
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Martone sviluppa il film con un crescendo di sensibilità poetica, oltre che drammatica. Momenti di pura poesia sono quelli della declamazione dell' Infinito e delle altre poesie nel momento della loro ideazione. Elio Germano rende interpreta con grande bravura il dramma di un giovane uomo estremamente sensibile, che vede il proprio corpo diventare sempre più deforme e preda della sofferenza, e si sente escluso o trattato con affettazione dagli altri. Amo molto Leopardi e credo che questo film contribuisca alla conoscenza della sua personalità.
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gaeta59
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domenica 26 ottobre 2014
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emozione mancata
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
La rappresentazione scelta da Martone è tutta esteriore scivolando via via nel macchiettismo persino stucchevole.
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
La rappresentazione scelta da Martone è tutta esteriore scivolando via via nel macchiettismo persino stucchevole.
Ci attendevamo dal film ben altri aneliti.
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domenica 26 ottobre 2014
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emozione mancata
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
La rappresentazione scelta da Martone è tutta esteriore scivolando via via nel macchiettismo persino stucchevole.
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
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domenica 26 ottobre 2014
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emozione mancata
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
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domenica 26 ottobre 2014
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emozione mancata
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
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luigi chierico
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domenica 26 ottobre 2014
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un vero capolavoro tutto italiano
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“O patria mia,vedo le mura e gli archi…degli avi nostri,ma la gloria non vedo”, scriverebbe ancor oggi,dopo 200 anni il nobile favoloso poeta Giacomo Leopardi a cui l’ ottimo regista Mario Martone ha dedicato quest’opera,completa in ogni sua componente.
Un film in cui certo eccelle l’interpretazione di Elio Germano nella parte di G. Leopardi e,a seguire,di Massimo Popolizio,il padre,e di Michele Riondino,l’amico Ranieri,ma su cui non cui si può fare a meno di soffermarci sono: la luce,la fotografia,il doppiaggio,la ricostruzione ambientale,la scelta dei testi del poeta magnificamente declamati e la musica.
La fotografia del pluripremiato Renato Berta non è spettacolare perché il tema trattato non lo permetteva,è invece molto efficace e superlativa nella scelta della luce negli interni e negli esterni: Bellissima la foto di Firenze che si riflette sull’Arno,del terrazzo su Torre Annunziata e tante a lume di candela.
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“O patria mia,vedo le mura e gli archi…degli avi nostri,ma la gloria non vedo”, scriverebbe ancor oggi,dopo 200 anni il nobile favoloso poeta Giacomo Leopardi a cui l’ ottimo regista Mario Martone ha dedicato quest’opera,completa in ogni sua componente.
Un film in cui certo eccelle l’interpretazione di Elio Germano nella parte di G. Leopardi e,a seguire,di Massimo Popolizio,il padre,e di Michele Riondino,l’amico Ranieri,ma su cui non cui si può fare a meno di soffermarci sono: la luce,la fotografia,il doppiaggio,la ricostruzione ambientale,la scelta dei testi del poeta magnificamente declamati e la musica.
La fotografia del pluripremiato Renato Berta non è spettacolare perché il tema trattato non lo permetteva,è invece molto efficace e superlativa nella scelta della luce negli interni e negli esterni: Bellissima la foto di Firenze che si riflette sull’Arno,del terrazzo su Torre Annunziata e tante a lume di candela. La colonna sonora è solo armonia e canto,brani scelti da opere classiche italiane. I panorami,le strade,i ruderi romani sono italiani. Recanati e la casa del conte Monaldo Leopardi e la siepe “che di tanta parte il guardo esclude” è tutta lì, tramandata ai posteri,all’Infinito. Roma, Firenze,Napoli come Recanati conservano il fascino del tempo che fu. Soltanto in questa Italia è possibile girare un film del genere;anche l’angelo,una poetessa Saffo bellissima,una statua che parla a uomini e donne d‘ogni età,d’ogni origine. Il mare ed il Vesuvio con la sua eruzione in una Napoli povera ma generosa,dove il calore umano e la fede si confondono con la cattiveria. La scena delle lucciole notturne incontrate per strada,prese ed uccise da una certa gioventù, preannuncia ben altra più grave violenza che non conosce pietà,neanche dinanzi al dolore e alla tragedia. Per le strade lastricate corre Giacomo con suo fratello, corrono le carrozze. Da questo film biografico ci si aspettava tanta poesia,invece se ne declamano poche, pochissimo rispetto alla mole di produzione del poeta e scrittore,ma tutto il film è una poesia. Quando però Giacomo “Sedendo e mirando interminati spazi” declama,con la voce prestargli dall’attore,la poesia “L’Infinito”, il numeroso ed attento pubblico cade in un silenzio assoluto,i cuori si fermano, l’emozione è grande e strappa l’applauso. Un vero capolavoro tutto italiano che solo l’Italia si può permettere di offrire al suo pubblico.
Poeta pessimista o “Maestro di vita eroica” come fu definito nel 1937?, un secolo dopo della sua morte,avvenuta ad appena 39 anni. Sono stato diffidente nell’andare a vedere questo film,ritenendo che sarebbe stata ancora una volta sostenuta a spada tratta la tesi sulla sua natura pessimista trasfusa in tutte le sue opere come argomentato da tanti critici. Pensavo che il film non mi sarebbe piaciuto sostenendo,al contrario,che Leopardi non era pessimista,ma deluso dalla vita: “O natura o natura perché non rendi poi quel che prometti allor, perché di tanto inganni i figli tuoi?” Il coraggio del Giovane poeta, nell’ affrontare ogni genere di avversità non consente una diversa’analisi. Certo, in pectore,fu un Silvio Pellico,suo contemporaneo,e allorché gli animi che erano in fermento giunsero al 1848 e alle successive guerre di indipendenza tanti italiani sarebbero tornati a dire,come egli scrive ”Alma terra natia,la vita che mi diedi ecco ti rendo”!. Il Canto de “La ginestra” accompagna lo spettatore grato al poeta ed al regista.chibar22@libero.it
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