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ollipop
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lunedì 17 novembre 2014
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perfezione stilistica a discapito della profondita
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Ineccepibile dal punto di vista tecnico ottima recitazione altrettanto efficace ambientazione ma di Leopardi non ho visto nulla di originale : Poeta struggente in lotta con una natura avversa ma nessuna modernità : una stereotipata biografia perfetta in stile sceneggiato senza alcun slancio o sussulto ; tutto e' perfetto ma troppa preoccupazione nella ricerca del particolare che sfiora appena la profondità del poeta e il suo travaglio nella ricerca di una felicita ' mai raggiunta se pur velatamente agognata
film tuttavia da vedere per lo sforzo comunque encomiabile nell'affrontare una difficile impresa perche' Leopardi resta un poeta di non facile interpretazione
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filippo catani
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domenica 16 novembre 2014
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un giovane favoloso
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Il film traccia la vita di Giacomo Leopardi; dall'infanzia infelice a Recanati fino alla morte a Napoli.
Martone realizza un'impresa che potremmo definire storica; non era affatto facile rendere visivamente non solo la vita di Leopardi ma anche le sue opere principali. Questo è reso possibile dal fatto che i momenti in cui Leopardi recita parti o intere sue opere lo fa in momenti perfetti. Eccolo allora giovane stretto dentro Recanati che a suo dire lo sa solo apostrofare con nomignoli di scherno quali filosofo ad esempio. Il padre Monaldo gli mette a disposizione una biblioteca fantastica per i tempi sia per la quantità che per la qualità dei testi. Egli però vuole che tutti i suoi figli, e specialmente Giacomo, rimangano perennemente chiusi nella biblioteca marchigiana rifiutando qualsivoglia lusinga o rivoluzione.
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Il film traccia la vita di Giacomo Leopardi; dall'infanzia infelice a Recanati fino alla morte a Napoli.
Martone realizza un'impresa che potremmo definire storica; non era affatto facile rendere visivamente non solo la vita di Leopardi ma anche le sue opere principali. Questo è reso possibile dal fatto che i momenti in cui Leopardi recita parti o intere sue opere lo fa in momenti perfetti. Eccolo allora giovane stretto dentro Recanati che a suo dire lo sa solo apostrofare con nomignoli di scherno quali filosofo ad esempio. Il padre Monaldo gli mette a disposizione una biblioteca fantastica per i tempi sia per la quantità che per la qualità dei testi. Egli però vuole che tutti i suoi figli, e specialmente Giacomo, rimangano perennemente chiusi nella biblioteca marchigiana rifiutando qualsivoglia lusinga o rivoluzione. La madre è bigotta e distaccata e cura le finanze della famiglia e così per Giacomo saranno vere e proprie ancore di salvezza i suoi fratelli e in special modo Paolina. Leopardi riuscirà disperatamente a fuggire ma ovunque si trovi e sempre pieno di irrequietezza dovuta al rifiuto delle lusinghe dei letterati del tempo sulle "splendide sorti e progressive" dell'umanità. Purtroppo la sua salute debole non gli sarà d'aiuto specialmente nel rapporto con le donne mentre di grande aiuto sarà l'amicizia con Ranieri. E allora se nell'Ottocento era molto più facile rifugiarsi nella Provvidenza manzoniana, ecco che a noi abitanti del Novecento e Duemila suonano quasi profetiche le parole del poeta marchigiano. Chi non ha mai provato quel senso di smarrimento provato dal pastore errante? Chi non vorrebbe fare i conti con la "Natura matrigna" per chiedere spiegazioni dei tanti dolori e delle mille ingiustizie che attanagliano il mondo? Fra l'altro è meravigliosa la resa in immagini del dialogo principe delle Operette Morali ovvero quello tra la Natura e l'Islandese. Eppure, al contrario di quella che è ormai la vulgata scolastica e non solo, Leopardi era anche speranzoso e carico di voglia di vivere. Non per niente il suo testamento letterario che chiude il film è la Ginestra dove oltre alle consuete note dolorose sull'esistenza umana, Leopardi ci indica una via di salvezza e cioè quella di unirci tutti insieme per cercare almeno di contrastare la Natura. Elio Germano è perfetto nel dare vita ad un giovane favoloso e geniale che, come gran parte dei fenomeni, non venne particolarmente apprezzato dai suoi contemporanei ma da noi è considerato un pilastro della letteratura mondiale. Davvero un peccato che sia uscito da Venezia senza alcun riconoscimento; speriamo che la mancanza possa essere presto sanata in altri concorsi.
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deniserost
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giovedì 13 novembre 2014
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discreto ma troppo lento
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Il giovane favoloso: film che racconta la vita del nostro famoso poeta Giacomo Leopardi e che aiuta a comprenderne la sofferenza fisica in contrasto con il piacere delle attività intelletuali per il protagonista. Ambientazione scadente nella prima parte del film fuori da casa Leopardi e, a mio parere, davvero troppo lento. Film discreto.
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kronos
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giovedì 13 novembre 2014
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germano giovane favoloso
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Il primo film dedicato a Giacomo Leopardi non si svincola dalle regole del biopic cine-televisivo, quantomeno sotto il profilo narrativo: la sensazione è che una scansione a flash-back, piuttosto che rigidamente cronologica, avrebbe giovato alle pellicola.
Beninteso, Martone non s'è risparmiato e ha spesso esibito scelte registiche, di montaggio e mixaggio di grande classe. Ma il vero valore aggiunto del film, quell'ingrediente che ne giustifica davvero la visione, è l'interpretazione di Elio Germano: perfettamente a suo agio sia nel rappresentare la deformità fisica del poeta, che il travaglio psicologico e sociale, da il meglio di sè nella declamazione delle poesie più iconiche di Leopardi, toccando il cuore dello spettatore, anche del più distratto.
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Il primo film dedicato a Giacomo Leopardi non si svincola dalle regole del biopic cine-televisivo, quantomeno sotto il profilo narrativo: la sensazione è che una scansione a flash-back, piuttosto che rigidamente cronologica, avrebbe giovato alle pellicola.
Beninteso, Martone non s'è risparmiato e ha spesso esibito scelte registiche, di montaggio e mixaggio di grande classe. Ma il vero valore aggiunto del film, quell'ingrediente che ne giustifica davvero la visione, è l'interpretazione di Elio Germano: perfettamente a suo agio sia nel rappresentare la deformità fisica del poeta, che il travaglio psicologico e sociale, da il meglio di sè nella declamazione delle poesie più iconiche di Leopardi, toccando il cuore dello spettatore, anche del più distratto.
Per gli studenti "Il giovane favoloso" è una visione necessaria.
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maria f.
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mercoledì 12 novembre 2014
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evviva i buoni film!
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La storia è stata raccontata egregiamente. L'interpretazione di tutti è stata magistrale.
I colori, la musica, la fotografia incantevoli.
Le poesie recitate da Elio Germano mi hanno catturata, come se le avessi ascoltate per la prima volta.
Il suo recitare è magnifico proprio perché è un non recitare.
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La storia è stata raccontata egregiamente. L'interpretazione di tutti è stata magistrale.
I colori, la musica, la fotografia incantevoli.
Le poesie recitate da Elio Germano mi hanno catturata, come se le avessi ascoltate per la prima volta.
Il suo recitare è magnifico proprio perché è un non recitare.
Giacomo e Elio un tutt'uno.
A un certo punto mi è sembrato di essermi collocata in un punto nascosto e di spiarlo per cogliere, attraverso Elio, ogni vibrazione di Giacomo nell'esprimere l'incanto che provava nell'ammirare ora la bellezza della natura ora parlando intimamente con l'infinito.
Ecco, la Scuola se fosse in grado di regalare agli studenti tanti di questi momenti, fatti di poesie , liriche, versi non “declamati” ma letti in modo da far affiorare appieno l'autentico significato, sicuramente avrebbe vinto non una battaglia ma la guerra contro l'indifferenza e l'ignoranza che alberga e s'impossessa in special modo di anime giovani che si abbandonano e vagano soli per il mondo virtuale senza una vera guida.
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affascinailtuocuore
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mercoledì 12 novembre 2014
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il giovane favoloso: qualche semplice riflessione
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Il Giovane Favoloso di Mario Martone è davvero stupefacente. Ti fa vivere 137 minuti di tensione e di immedesimazione nei tormenti e nelle estasi del giovane poeta, così potenti che senti forte, alla fine, di uscire a respirare aria di ordinaria mediocrità, per sopravvivere alla vertigine e tornare alla normalità della vita di ogni giorno.
Il poeta è un condensato esplosivo e rivoluzionario di pulsioni vitali. Arte, amore, desideri, passioni, delusioni e rabbia, ironia e ricerca della felicità vivono imprigionati in un corpo che si dilata e si comprime sotto la loro spinta.
Il corpo si dilata mostrando come la vitalità dei desideri riesca ad andare oltre la sua fragilità sofferente; si comprime nell’assecondare giocoforza i cambiamenti che lo percorrono, progressivamente e inesorabilmente.
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Il Giovane Favoloso di Mario Martone è davvero stupefacente. Ti fa vivere 137 minuti di tensione e di immedesimazione nei tormenti e nelle estasi del giovane poeta, così potenti che senti forte, alla fine, di uscire a respirare aria di ordinaria mediocrità, per sopravvivere alla vertigine e tornare alla normalità della vita di ogni giorno.
Il poeta è un condensato esplosivo e rivoluzionario di pulsioni vitali. Arte, amore, desideri, passioni, delusioni e rabbia, ironia e ricerca della felicità vivono imprigionati in un corpo che si dilata e si comprime sotto la loro spinta.
Il corpo si dilata mostrando come la vitalità dei desideri riesca ad andare oltre la sua fragilità sofferente; si comprime nell’assecondare giocoforza i cambiamenti che lo percorrono, progressivamente e inesorabilmente.
Nell’atmosfera speciale di Torre del Greco il corpo di Giacomo raggiunge uno stato di sintesi fisica, naturale e poetica nell’ eruzione terrificante del Vesuvio e nella composizione de La Ginestra. La visione che si offre allo spettatore è piena di contraddizioni: Giacomo: un corpo contratto e rilassato di fronte al mare, la ginestra: un fiore ammaliante nato su terreni feroci; il Vesuvio: mostro rombante, minaccioso e sublime.
Bravissimo Elio Germano che, sotto la guida attenta di Martone, è riuscito ad usare il corpo come strumento perfetto di comunicazione. I suoi occhi, il sorriso, le mani, le gambe, la postura diventano i compagni di viaggio fedeli di Giacomo, l’esploratore dell’anima e del mondo.
-Isabella Ragonese-Paolina LeopardiIsabella Ragonese ha interpretato il ruolo della sorella Paolina in modo altrettanto corporeo. Le sue reazioni ai gesti e alle parole dei fratelli e del padre Monaldo sono fatte di movimenti e sguardi discreti, ma chiarissimi nel loro significato. Svelano una giovane donna, intelligente e bella, sacrificata da ottuse convenzioni religiose e maschiliste.
Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr__A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_LeopardiTutta la narrazione di eventi, di luoghi e di persone rimane confinata in un background, importante quanto si vuole, ma ravvivato solo dalla presenza di Giacomo. Non aggiungo altro sugli aspetti puramente letterari perchè non sono in grado di analizzarli e valutarli in modo adeguato.
Ho voluto vedere il film solo per incontrare Giacomo Leopardi, il Giovane Favoloso, fuori dagli schemi dei ricordi scolastici o professionali.
E questo incontro magico e appassionato c’è stato, eccome!
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angelo umana
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lunedì 10 novembre 2014
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letteratura da favola
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Questo film forse non porterà vere e proprie torme di studenti al cinema per conoscere Leopardi, uno spettacolo di Benigni potrebbe risultare più acconcio per avvicinar loro un grande della nostra letteratura e renderlo piacevole fuori dai “barbosi” banchi di scuola, ma Martone ha nei suoi film la virtù di rigorose indagini storiche e uno dei suoi meriti ne Il giovane favoloso è quello di presentare Leopardi come essere umano ancor prima che come poeta. E’ come se gli si fosse seduto accanto a studiare, similmente al fratello minore e all’amatissima sorella Paolina, sua speciale consigliere e supporter, e avesse parlato con lui, ritraendone momenti della fanciullezza e della gioventù passata in casa nella ricchissima biblioteca di famiglia.
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Questo film forse non porterà vere e proprie torme di studenti al cinema per conoscere Leopardi, uno spettacolo di Benigni potrebbe risultare più acconcio per avvicinar loro un grande della nostra letteratura e renderlo piacevole fuori dai “barbosi” banchi di scuola, ma Martone ha nei suoi film la virtù di rigorose indagini storiche e uno dei suoi meriti ne Il giovane favoloso è quello di presentare Leopardi come essere umano ancor prima che come poeta. E’ come se gli si fosse seduto accanto a studiare, similmente al fratello minore e all’amatissima sorella Paolina, sua speciale consigliere e supporter, e avesse parlato con lui, ritraendone momenti della fanciullezza e della gioventù passata in casa nella ricchissima biblioteca di famiglia. Scriveva all’amico letterato Pietro Giordani, che scoprì e apprezzò tra i primi i suoi scritti: Trovo felicità nello studio. Soffrirei indicibilmente se non lo facessi. E’ il mio unico divertimento. Eppure ad esso fu costretto ancora bambino insieme ai fratelli dal padre, il conte Monaldo. Se questi era severo, benché avesse già intuito il valore del figlio e lo sostenesse negli studi, la mamma lo era ancora di più, con in aggiunta le “catene” dei valori religiosi, i sacramenti e la cristiana rassegnazione. Giacomo non veniva lasciato uscire solo, era quasi sempre accompagnato dal fratello o da altro personale, ciò apparteneva all’etichetta dei Conti ma lui era anche il primogenito gracile. Nel povero centro di Recanati la sua famiglia si distingueva, oltreché per i libri le carrozze e i cavalli, anche per gli abiti che, ai primi dell’800 e in varie epoche del passato, erano indicativi del grado sociale.
Leopardi è nel film prima bambino dedìto ai giochi coi fratelli e poi giovane adolescente. Ha come dirimpettaia una bellissima ragazza che morirà presto e con la quale parrebbe aver potuto intessere una relazione, forse fu lei a ispirare la sua musa Silvia, che si dice essere la figlia del cocchiere di casa Leopardi. L’adolescente è pervaso dai venti di rinnovamento che provengono dall’Europa - “Odio questa vile prudenza” dirà coraggiosamente davanti a suo padre - ma soprattutto dal desiderio di tutti gli adolescenti di affrancarsi dal giogo dei genitori, andarsene, scoprire il mondo o almeno l’Italia, relazionarsi a chi condivideva i suoi interessi. Le città in cui risiederà per un tempo, mostrate nel film, sono prima Bologna poi Roma e infine Napoli, dove vivrà con l’amico Antonio Ranieri.
La natura deve essergli sembrata benevola se egli la interrogava sui destini dell’uomo e il senso del nascere e della vita, come fa parlando alla luna che osserva il vecchierel bianco, infermo, mezzo vestito e scalzo o l’ermo colle che gli fu sempre caro. Ma furono le sue condizioni fisiche e l’immensa malinconia che lo accompagnarono a fargli definire la vita umana infelice e la natura matrigna. Io non ho bisogno di stima, di gloria o di altre cose simili. Io ho bisogno di amore, di entusiasmo, di fuoco di vita. Sperando e sognando la felicità, l’ha cantata come nessun comune mortale meglio avrebbe potuto fare. Lui che non possedette il bello della vita, lo descrisse come solo chi lo apprezza sa fare (la gioventù del loco lascia le case e per le vie si spande, e mira ed è mirata e in cor s’allegra).
Martone ha inquadrature accurate e lente. Ha chiamato Elio Germano a impersonare Leopardi: l’attore recita in modo eccellente la sua parte, ma il suo viso appare scanzonato, disilluso, spesso ironico pure di fronte alle negazioni subite o a possibili gelosie, ad esempio il bacio mai avuto e solo immaginato di una donna, amante dell’amico Ranieri. Se i nostri giovani li imitassero, viene detto nel film parlando dei letterati: se i nostri ragazzi lo volessero conoscere, saprebbero il valore di molte cose che hanno e danno per scontate. Piccolissima riflessione: vivere appena 39 anni – è successo a molti altri geni delle arti in genere o persone utili all’umanità – ed essere ricordati per l’eternità.
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francesca meneghetti
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domenica 9 novembre 2014
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controcorrente
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Dopo aver letto commenti del pubblico e recensioni ufficiali, a cui si deve senz'altro rispetto, sento però il bisogno di dire che vado tendenzialmente controcorrente.
Favolosa l'interpretazione di Elio Germano, ok. Buona la contestualizzazione, storica e familiare, funzionale forse a delle intenzioni didascaliche da parte di Martone, ma non strettamente necessarie ad afferrare la grandezza di Leopardi. Anzi, non trovo motivato questo eccessivo radicamento nel suo tempo, che non gli apparteneva proprio, perché Leopardi ironizzava sia sulla cultura spiritualista del romanticismo italiano, sia sui facili miti del progresso tecnico-scientifico, con straordinaria profondità e modernità di pensiero, non riconducibile semplicemente alla malattia.
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Dopo aver letto commenti del pubblico e recensioni ufficiali, a cui si deve senz'altro rispetto, sento però il bisogno di dire che vado tendenzialmente controcorrente.
Favolosa l'interpretazione di Elio Germano, ok. Buona la contestualizzazione, storica e familiare, funzionale forse a delle intenzioni didascaliche da parte di Martone, ma non strettamente necessarie ad afferrare la grandezza di Leopardi. Anzi, non trovo motivato questo eccessivo radicamento nel suo tempo, che non gli apparteneva proprio, perché Leopardi ironizzava sia sulla cultura spiritualista del romanticismo italiano, sia sui facili miti del progresso tecnico-scientifico, con straordinaria profondità e modernità di pensiero, non riconducibile semplicemente alla malattia. Che viveva con coraggio e ironia (questa sì, invece, è colta da Martone).
In questo modo, il regista ha impedito, a mio avviso, di cogliere il valore universale delle riflessioni e della poesia leopardiane. Personalmente avrei visto bene un film decontestualizzato, o trapiantato altrove, magari in India, a contatto con il buddismo, con il quale Leopardi, al pari di Shopenauer, filosofo del dolore, aveva delle affinità (ad es. il rispetto di ogni essere vivente; l'individuazione dell'amore di sé come fonte di dolore, nella fase giovanile; il senso della compassione, in età adulta).
In secondo luogo, si vede poco nel film l'innamoramento di Leopardi per la natura e le sue illusioni (l'altra faccia della natura matrigna). I paesaggi leopardiani, notturni e no, sono scarsi. La bellezza della gioventù, ridotta al caso di Teresa Fattorini, alias Silvia (ma si insegna che l'identificazione tradizionale con Teresa è superflua e convenzionale! SIlvia è simbolo di tutte le speranze e le illusioni giovanili, non conta l'identificazione).
Infine, attraverso un'operazione poco condivisibile di "spionaggio" nella sfera privata di Leopardi, facendo passare per verità anche elementi che sono di dubbia ricostruzione, ne esce un personaggio più caricaturale di quanto sia nella vulgata scolastica (degli studenti. Ci mancava anche l'episodio con il femminiello. Ma la vita di Leopardi non ci appartiene! Ci appartiene invece la sua opera.
Si propone questo film alle scuole (sono arrivate promozioni in tal senso), ma non vorrei che finisse come il film "la marchesa von O di Romher". film tragico, accompagnato in diversi punti da grasse risate del pubblico per l'eccesso di pathos o di sfortuna . Non vorrei che gli studenti se ne uscissero con la convinzione che da uno sfigato come lui non ci si poteva aspettare che una visione così tragica della vita da non essere sostenibile.
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holden60
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domenica 9 novembre 2014
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il vuoto in un bel pacco regalo
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Grande cura degli ambienti e dei costumi, bella fotografia, colonna sonora molto apprezzabile per la sua originalità e soprattutto eccezionale interprete principale. Solo una domanda: il film dov'è? Ci si accosta ad un film su Leopardi portandosi dietro inevitabilmente ciò che già si sa di lui e delle sue opere, poco o tanto che sia. Dalla visione di questo film si esce senza niente di più, tranne quei particolari biografici che di solito sono materia di uno sceneggiato televisivo. Che senso ha un film su un artista che ha riversato in tutte le sue opere, e sopratutto nelle sue straordinarie poesie, la sua disperata visione filosofica senza che niente si comprenda di questa disperazione? Un film su un essere dilaniato dall'intensità del suo sentire realizzato con didascalica freddezza, al punto che gli unici momenti realmente emozionanti sono ottenuti grazie alla recitazione integrale dei suoi testi poetici.
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Grande cura degli ambienti e dei costumi, bella fotografia, colonna sonora molto apprezzabile per la sua originalità e soprattutto eccezionale interprete principale. Solo una domanda: il film dov'è? Ci si accosta ad un film su Leopardi portandosi dietro inevitabilmente ciò che già si sa di lui e delle sue opere, poco o tanto che sia. Dalla visione di questo film si esce senza niente di più, tranne quei particolari biografici che di solito sono materia di uno sceneggiato televisivo. Che senso ha un film su un artista che ha riversato in tutte le sue opere, e sopratutto nelle sue straordinarie poesie, la sua disperata visione filosofica senza che niente si comprenda di questa disperazione? Un film su un essere dilaniato dall'intensità del suo sentire realizzato con didascalica freddezza, al punto che gli unici momenti realmente emozionanti sono ottenuti grazie alla recitazione integrale dei suoi testi poetici. Si racconta una vita tormentata senza che nulla si comprenda delle ragioni di questo tormento, si dà per scontata la grandezza della sua opera senza mai addentrarsi realmente la complessità del mondo emotivo del suo autore. Il film è solo vuota rappresentazione, racconto senz'anima perfettamente confezionato.
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lanco
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sabato 8 novembre 2014
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film da vedere, ma con diverse lacune
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Tutti sanno chi è stato Leopardi e il film ne ripropone aluni episodi della vita fino all'epilogo.
Il film si evidenzia per la accurata ricostruzione degli ambienti e dell'epoca.
Elio Germano è perfettamente calato nel personaggio.
Fa impressione ricordarsi di Silvia, che si chiamava Teresa, scoprire che era analfabeta.
Purtroppo nello sviluppo il racconto perde alcuni pezzi necessari che probabilmente sono stati tagliati in montaggio. Così non si sa di come nasca l'amicizia col Ranieri, che è personaggio che appare senza spiegazione.
Il finale è nettamente pesante con 5 minuti di declamazione di versi del poeta, che dopo 2 ore di proiezione arrivano a colmare qualsiasi misura
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