deniserost
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giovedì 13 novembre 2014
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discreto ma troppo lento
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Il giovane favoloso: film che racconta la vita del nostro famoso poeta Giacomo Leopardi e che aiuta a comprenderne la sofferenza fisica in contrasto con il piacere delle attività intelletuali per il protagonista. Ambientazione scadente nella prima parte del film fuori da casa Leopardi e, a mio parere, davvero troppo lento. Film discreto.
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kronos
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giovedì 13 novembre 2014
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germano giovane favoloso
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Il primo film dedicato a Giacomo Leopardi non si svincola dalle regole del biopic cine-televisivo, quantomeno sotto il profilo narrativo: la sensazione è che una scansione a flash-back, piuttosto che rigidamente cronologica, avrebbe giovato alle pellicola.
Beninteso, Martone non s'è risparmiato e ha spesso esibito scelte registiche, di montaggio e mixaggio di grande classe. Ma il vero valore aggiunto del film, quell'ingrediente che ne giustifica davvero la visione, è l'interpretazione di Elio Germano: perfettamente a suo agio sia nel rappresentare la deformità fisica del poeta, che il travaglio psicologico e sociale, da il meglio di sè nella declamazione delle poesie più iconiche di Leopardi, toccando il cuore dello spettatore, anche del più distratto.
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Il primo film dedicato a Giacomo Leopardi non si svincola dalle regole del biopic cine-televisivo, quantomeno sotto il profilo narrativo: la sensazione è che una scansione a flash-back, piuttosto che rigidamente cronologica, avrebbe giovato alle pellicola.
Beninteso, Martone non s'è risparmiato e ha spesso esibito scelte registiche, di montaggio e mixaggio di grande classe. Ma il vero valore aggiunto del film, quell'ingrediente che ne giustifica davvero la visione, è l'interpretazione di Elio Germano: perfettamente a suo agio sia nel rappresentare la deformità fisica del poeta, che il travaglio psicologico e sociale, da il meglio di sè nella declamazione delle poesie più iconiche di Leopardi, toccando il cuore dello spettatore, anche del più distratto.
Per gli studenti "Il giovane favoloso" è una visione necessaria.
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maria f.
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mercoledì 12 novembre 2014
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evviva i buoni film!
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La storia è stata raccontata egregiamente. L'interpretazione di tutti è stata magistrale.
I colori, la musica, la fotografia incantevoli.
Le poesie recitate da Elio Germano mi hanno catturata, come se le avessi ascoltate per la prima volta.
Il suo recitare è magnifico proprio perché è un non recitare.
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La storia è stata raccontata egregiamente. L'interpretazione di tutti è stata magistrale.
I colori, la musica, la fotografia incantevoli.
Le poesie recitate da Elio Germano mi hanno catturata, come se le avessi ascoltate per la prima volta.
Il suo recitare è magnifico proprio perché è un non recitare.
Giacomo e Elio un tutt'uno.
A un certo punto mi è sembrato di essermi collocata in un punto nascosto e di spiarlo per cogliere, attraverso Elio, ogni vibrazione di Giacomo nell'esprimere l'incanto che provava nell'ammirare ora la bellezza della natura ora parlando intimamente con l'infinito.
Ecco, la Scuola se fosse in grado di regalare agli studenti tanti di questi momenti, fatti di poesie , liriche, versi non “declamati” ma letti in modo da far affiorare appieno l'autentico significato, sicuramente avrebbe vinto non una battaglia ma la guerra contro l'indifferenza e l'ignoranza che alberga e s'impossessa in special modo di anime giovani che si abbandonano e vagano soli per il mondo virtuale senza una vera guida.
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affascinailtuocuore
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mercoledì 12 novembre 2014
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il giovane favoloso: qualche semplice riflessione
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Il Giovane Favoloso di Mario Martone è davvero stupefacente. Ti fa vivere 137 minuti di tensione e di immedesimazione nei tormenti e nelle estasi del giovane poeta, così potenti che senti forte, alla fine, di uscire a respirare aria di ordinaria mediocrità, per sopravvivere alla vertigine e tornare alla normalità della vita di ogni giorno.
Il poeta è un condensato esplosivo e rivoluzionario di pulsioni vitali. Arte, amore, desideri, passioni, delusioni e rabbia, ironia e ricerca della felicità vivono imprigionati in un corpo che si dilata e si comprime sotto la loro spinta.
Il corpo si dilata mostrando come la vitalità dei desideri riesca ad andare oltre la sua fragilità sofferente; si comprime nell’assecondare giocoforza i cambiamenti che lo percorrono, progressivamente e inesorabilmente.
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Il Giovane Favoloso di Mario Martone è davvero stupefacente. Ti fa vivere 137 minuti di tensione e di immedesimazione nei tormenti e nelle estasi del giovane poeta, così potenti che senti forte, alla fine, di uscire a respirare aria di ordinaria mediocrità, per sopravvivere alla vertigine e tornare alla normalità della vita di ogni giorno.
Il poeta è un condensato esplosivo e rivoluzionario di pulsioni vitali. Arte, amore, desideri, passioni, delusioni e rabbia, ironia e ricerca della felicità vivono imprigionati in un corpo che si dilata e si comprime sotto la loro spinta.
Il corpo si dilata mostrando come la vitalità dei desideri riesca ad andare oltre la sua fragilità sofferente; si comprime nell’assecondare giocoforza i cambiamenti che lo percorrono, progressivamente e inesorabilmente.
Nell’atmosfera speciale di Torre del Greco il corpo di Giacomo raggiunge uno stato di sintesi fisica, naturale e poetica nell’ eruzione terrificante del Vesuvio e nella composizione de La Ginestra. La visione che si offre allo spettatore è piena di contraddizioni: Giacomo: un corpo contratto e rilassato di fronte al mare, la ginestra: un fiore ammaliante nato su terreni feroci; il Vesuvio: mostro rombante, minaccioso e sublime.
Bravissimo Elio Germano che, sotto la guida attenta di Martone, è riuscito ad usare il corpo come strumento perfetto di comunicazione. I suoi occhi, il sorriso, le mani, le gambe, la postura diventano i compagni di viaggio fedeli di Giacomo, l’esploratore dell’anima e del mondo.
-Isabella Ragonese-Paolina LeopardiIsabella Ragonese ha interpretato il ruolo della sorella Paolina in modo altrettanto corporeo. Le sue reazioni ai gesti e alle parole dei fratelli e del padre Monaldo sono fatte di movimenti e sguardi discreti, ma chiarissimi nel loro significato. Svelano una giovane donna, intelligente e bella, sacrificata da ottuse convenzioni religiose e maschiliste.
Leopardi,_Giacomo_(1798-1837)_-_ritr__A_Ferrazzi,_Recanati,_casa_LeopardiTutta la narrazione di eventi, di luoghi e di persone rimane confinata in un background, importante quanto si vuole, ma ravvivato solo dalla presenza di Giacomo. Non aggiungo altro sugli aspetti puramente letterari perchè non sono in grado di analizzarli e valutarli in modo adeguato.
Ho voluto vedere il film solo per incontrare Giacomo Leopardi, il Giovane Favoloso, fuori dagli schemi dei ricordi scolastici o professionali.
E questo incontro magico e appassionato c’è stato, eccome!
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angelo umana
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lunedì 10 novembre 2014
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letteratura da favola
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Questo film forse non porterà vere e proprie torme di studenti al cinema per conoscere Leopardi, uno spettacolo di Benigni potrebbe risultare più acconcio per avvicinar loro un grande della nostra letteratura e renderlo piacevole fuori dai “barbosi” banchi di scuola, ma Martone ha nei suoi film la virtù di rigorose indagini storiche e uno dei suoi meriti ne Il giovane favoloso è quello di presentare Leopardi come essere umano ancor prima che come poeta. E’ come se gli si fosse seduto accanto a studiare, similmente al fratello minore e all’amatissima sorella Paolina, sua speciale consigliere e supporter, e avesse parlato con lui, ritraendone momenti della fanciullezza e della gioventù passata in casa nella ricchissima biblioteca di famiglia.
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Questo film forse non porterà vere e proprie torme di studenti al cinema per conoscere Leopardi, uno spettacolo di Benigni potrebbe risultare più acconcio per avvicinar loro un grande della nostra letteratura e renderlo piacevole fuori dai “barbosi” banchi di scuola, ma Martone ha nei suoi film la virtù di rigorose indagini storiche e uno dei suoi meriti ne Il giovane favoloso è quello di presentare Leopardi come essere umano ancor prima che come poeta. E’ come se gli si fosse seduto accanto a studiare, similmente al fratello minore e all’amatissima sorella Paolina, sua speciale consigliere e supporter, e avesse parlato con lui, ritraendone momenti della fanciullezza e della gioventù passata in casa nella ricchissima biblioteca di famiglia. Scriveva all’amico letterato Pietro Giordani, che scoprì e apprezzò tra i primi i suoi scritti: Trovo felicità nello studio. Soffrirei indicibilmente se non lo facessi. E’ il mio unico divertimento. Eppure ad esso fu costretto ancora bambino insieme ai fratelli dal padre, il conte Monaldo. Se questi era severo, benché avesse già intuito il valore del figlio e lo sostenesse negli studi, la mamma lo era ancora di più, con in aggiunta le “catene” dei valori religiosi, i sacramenti e la cristiana rassegnazione. Giacomo non veniva lasciato uscire solo, era quasi sempre accompagnato dal fratello o da altro personale, ciò apparteneva all’etichetta dei Conti ma lui era anche il primogenito gracile. Nel povero centro di Recanati la sua famiglia si distingueva, oltreché per i libri le carrozze e i cavalli, anche per gli abiti che, ai primi dell’800 e in varie epoche del passato, erano indicativi del grado sociale.
Leopardi è nel film prima bambino dedìto ai giochi coi fratelli e poi giovane adolescente. Ha come dirimpettaia una bellissima ragazza che morirà presto e con la quale parrebbe aver potuto intessere una relazione, forse fu lei a ispirare la sua musa Silvia, che si dice essere la figlia del cocchiere di casa Leopardi. L’adolescente è pervaso dai venti di rinnovamento che provengono dall’Europa - “Odio questa vile prudenza” dirà coraggiosamente davanti a suo padre - ma soprattutto dal desiderio di tutti gli adolescenti di affrancarsi dal giogo dei genitori, andarsene, scoprire il mondo o almeno l’Italia, relazionarsi a chi condivideva i suoi interessi. Le città in cui risiederà per un tempo, mostrate nel film, sono prima Bologna poi Roma e infine Napoli, dove vivrà con l’amico Antonio Ranieri.
La natura deve essergli sembrata benevola se egli la interrogava sui destini dell’uomo e il senso del nascere e della vita, come fa parlando alla luna che osserva il vecchierel bianco, infermo, mezzo vestito e scalzo o l’ermo colle che gli fu sempre caro. Ma furono le sue condizioni fisiche e l’immensa malinconia che lo accompagnarono a fargli definire la vita umana infelice e la natura matrigna. Io non ho bisogno di stima, di gloria o di altre cose simili. Io ho bisogno di amore, di entusiasmo, di fuoco di vita. Sperando e sognando la felicità, l’ha cantata come nessun comune mortale meglio avrebbe potuto fare. Lui che non possedette il bello della vita, lo descrisse come solo chi lo apprezza sa fare (la gioventù del loco lascia le case e per le vie si spande, e mira ed è mirata e in cor s’allegra).
Martone ha inquadrature accurate e lente. Ha chiamato Elio Germano a impersonare Leopardi: l’attore recita in modo eccellente la sua parte, ma il suo viso appare scanzonato, disilluso, spesso ironico pure di fronte alle negazioni subite o a possibili gelosie, ad esempio il bacio mai avuto e solo immaginato di una donna, amante dell’amico Ranieri. Se i nostri giovani li imitassero, viene detto nel film parlando dei letterati: se i nostri ragazzi lo volessero conoscere, saprebbero il valore di molte cose che hanno e danno per scontate. Piccolissima riflessione: vivere appena 39 anni – è successo a molti altri geni delle arti in genere o persone utili all’umanità – ed essere ricordati per l’eternità.
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francesca meneghetti
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domenica 9 novembre 2014
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controcorrente
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Dopo aver letto commenti del pubblico e recensioni ufficiali, a cui si deve senz'altro rispetto, sento però il bisogno di dire che vado tendenzialmente controcorrente.
Favolosa l'interpretazione di Elio Germano, ok. Buona la contestualizzazione, storica e familiare, funzionale forse a delle intenzioni didascaliche da parte di Martone, ma non strettamente necessarie ad afferrare la grandezza di Leopardi. Anzi, non trovo motivato questo eccessivo radicamento nel suo tempo, che non gli apparteneva proprio, perché Leopardi ironizzava sia sulla cultura spiritualista del romanticismo italiano, sia sui facili miti del progresso tecnico-scientifico, con straordinaria profondità e modernità di pensiero, non riconducibile semplicemente alla malattia.
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Dopo aver letto commenti del pubblico e recensioni ufficiali, a cui si deve senz'altro rispetto, sento però il bisogno di dire che vado tendenzialmente controcorrente.
Favolosa l'interpretazione di Elio Germano, ok. Buona la contestualizzazione, storica e familiare, funzionale forse a delle intenzioni didascaliche da parte di Martone, ma non strettamente necessarie ad afferrare la grandezza di Leopardi. Anzi, non trovo motivato questo eccessivo radicamento nel suo tempo, che non gli apparteneva proprio, perché Leopardi ironizzava sia sulla cultura spiritualista del romanticismo italiano, sia sui facili miti del progresso tecnico-scientifico, con straordinaria profondità e modernità di pensiero, non riconducibile semplicemente alla malattia. Che viveva con coraggio e ironia (questa sì, invece, è colta da Martone).
In questo modo, il regista ha impedito, a mio avviso, di cogliere il valore universale delle riflessioni e della poesia leopardiane. Personalmente avrei visto bene un film decontestualizzato, o trapiantato altrove, magari in India, a contatto con il buddismo, con il quale Leopardi, al pari di Shopenauer, filosofo del dolore, aveva delle affinità (ad es. il rispetto di ogni essere vivente; l'individuazione dell'amore di sé come fonte di dolore, nella fase giovanile; il senso della compassione, in età adulta).
In secondo luogo, si vede poco nel film l'innamoramento di Leopardi per la natura e le sue illusioni (l'altra faccia della natura matrigna). I paesaggi leopardiani, notturni e no, sono scarsi. La bellezza della gioventù, ridotta al caso di Teresa Fattorini, alias Silvia (ma si insegna che l'identificazione tradizionale con Teresa è superflua e convenzionale! SIlvia è simbolo di tutte le speranze e le illusioni giovanili, non conta l'identificazione).
Infine, attraverso un'operazione poco condivisibile di "spionaggio" nella sfera privata di Leopardi, facendo passare per verità anche elementi che sono di dubbia ricostruzione, ne esce un personaggio più caricaturale di quanto sia nella vulgata scolastica (degli studenti. Ci mancava anche l'episodio con il femminiello. Ma la vita di Leopardi non ci appartiene! Ci appartiene invece la sua opera.
Si propone questo film alle scuole (sono arrivate promozioni in tal senso), ma non vorrei che finisse come il film "la marchesa von O di Romher". film tragico, accompagnato in diversi punti da grasse risate del pubblico per l'eccesso di pathos o di sfortuna . Non vorrei che gli studenti se ne uscissero con la convinzione che da uno sfigato come lui non ci si poteva aspettare che una visione così tragica della vita da non essere sostenibile.
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holden60
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domenica 9 novembre 2014
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il vuoto in un bel pacco regalo
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Grande cura degli ambienti e dei costumi, bella fotografia, colonna sonora molto apprezzabile per la sua originalità e soprattutto eccezionale interprete principale. Solo una domanda: il film dov'è? Ci si accosta ad un film su Leopardi portandosi dietro inevitabilmente ciò che già si sa di lui e delle sue opere, poco o tanto che sia. Dalla visione di questo film si esce senza niente di più, tranne quei particolari biografici che di solito sono materia di uno sceneggiato televisivo. Che senso ha un film su un artista che ha riversato in tutte le sue opere, e sopratutto nelle sue straordinarie poesie, la sua disperata visione filosofica senza che niente si comprenda di questa disperazione? Un film su un essere dilaniato dall'intensità del suo sentire realizzato con didascalica freddezza, al punto che gli unici momenti realmente emozionanti sono ottenuti grazie alla recitazione integrale dei suoi testi poetici.
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Grande cura degli ambienti e dei costumi, bella fotografia, colonna sonora molto apprezzabile per la sua originalità e soprattutto eccezionale interprete principale. Solo una domanda: il film dov'è? Ci si accosta ad un film su Leopardi portandosi dietro inevitabilmente ciò che già si sa di lui e delle sue opere, poco o tanto che sia. Dalla visione di questo film si esce senza niente di più, tranne quei particolari biografici che di solito sono materia di uno sceneggiato televisivo. Che senso ha un film su un artista che ha riversato in tutte le sue opere, e sopratutto nelle sue straordinarie poesie, la sua disperata visione filosofica senza che niente si comprenda di questa disperazione? Un film su un essere dilaniato dall'intensità del suo sentire realizzato con didascalica freddezza, al punto che gli unici momenti realmente emozionanti sono ottenuti grazie alla recitazione integrale dei suoi testi poetici. Si racconta una vita tormentata senza che nulla si comprenda delle ragioni di questo tormento, si dà per scontata la grandezza della sua opera senza mai addentrarsi realmente la complessità del mondo emotivo del suo autore. Il film è solo vuota rappresentazione, racconto senz'anima perfettamente confezionato.
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lanco
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sabato 8 novembre 2014
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film da vedere, ma con diverse lacune
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Tutti sanno chi è stato Leopardi e il film ne ripropone aluni episodi della vita fino all'epilogo.
Il film si evidenzia per la accurata ricostruzione degli ambienti e dell'epoca.
Elio Germano è perfettamente calato nel personaggio.
Fa impressione ricordarsi di Silvia, che si chiamava Teresa, scoprire che era analfabeta.
Purtroppo nello sviluppo il racconto perde alcuni pezzi necessari che probabilmente sono stati tagliati in montaggio. Così non si sa di come nasca l'amicizia col Ranieri, che è personaggio che appare senza spiegazione.
Il finale è nettamente pesante con 5 minuti di declamazione di versi del poeta, che dopo 2 ore di proiezione arrivano a colmare qualsiasi misura
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fabio cesarini
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sabato 8 novembre 2014
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leopardi favoloso e umano.
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Il giovane favoloso è un film importante. Raccontare Leopardi, le trame infinite della sua mente, il tormento del suo corpo e ancor più quello del suo animo, è un'ambizione che merita rispetto. E farlo evitando pericolose sofisticherie non fa che aggiungere consapevolezza all'opera. Mario Martone affida il suo sapere ad una struttura narrativa lineare, cristallina, che esclude vorticosi azzardi stilistici inscenando un biopic equilibrato e privo d’indugi. L’infanzia di Giacomo (Elio Germano in una delle sue parti migliori) a Recanati viene appena accennata: è un’infanzia felice, lieta, segnata dal sincero e profondo amore dei fratelli.
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Il giovane favoloso è un film importante. Raccontare Leopardi, le trame infinite della sua mente, il tormento del suo corpo e ancor più quello del suo animo, è un'ambizione che merita rispetto. E farlo evitando pericolose sofisticherie non fa che aggiungere consapevolezza all'opera. Mario Martone affida il suo sapere ad una struttura narrativa lineare, cristallina, che esclude vorticosi azzardi stilistici inscenando un biopic equilibrato e privo d’indugi. L’infanzia di Giacomo (Elio Germano in una delle sue parti migliori) a Recanati viene appena accennata: è un’infanzia felice, lieta, segnata dal sincero e profondo amore dei fratelli. Giacomo cresce nella sontuosa biblioteca del padre. Luogo suggestivo, solenne, miniera di sapere e opprimente rifugio che lo isola da quell’universo all’orizzonte che il giovane poeta brama di conoscere e scoprire. Da quei ripiani zeppi viene tutto il suo sapere: è da lì che partono le prime inquietudini esistenziali, le prime scintille poetiche. Giacomo studia, compone, mette le sue competenze a disposizione del microcosmo in cui vive, fatto di una realtà troppo stretta, limitante e compiaciuta nel professare trazione e disciplina. Difficile il rapporto con la madre, donna ostile e incomprensiva; spigoloso quello col padre, uomo fin troppo severo, che odia la parola rivoluzione e predica in ogni istante le virtù aprioristiche di cattolicesimo e nobiltà. Leopardi medita la fuga, la cerca, la implora e la ottiene. Un salto di dieci anni e lo ritroviamo a Firenze, con l’amico Antonio Ranieri (Michele Riondino). Da qui Roma e poi Napoli, in un viaggio verso la scoperta segnato dall'aggravarsi della malattia, da un profondo romanticismo, dal consolidamento del pessimismo, da un'essenza solitaria e dalla cordialità di un'amicizia, che lo accompagnerà fino alla morte. Nella sua atipicità di uomo malato e avveniristico intellettuale Leopardi appare isolato, frainteso. Una vacua felicità sta illudendo l'umanità, quell'umanità distratta e sommaria che gli nega grandezza e universalità di pensiero, e che ancora una volta, come a Recanati, lo circonda, lo soffoca. Martone non estremizza Leopardi. Il ritratto che fa del poeta non completa le vicende della sua breve esistenza, né l’eclettismo del suo pensiero. Martone rende Leopardi più uomo, più terreno: egli tituba, corre, si imbarazza, libera la sua collera. Poi si arresta, osserva, sente, e in uno slancio della mente recita ieratico versi di sublime poesia. In questo film una figura culturale di rilievo assoluto s' innalza sopra le barriere erette nei decenni dall' immaginario comune, mostrandosi con informale tradizione al grande pubblico. Forse un limite al valore artistico del film, di certo un’ opera da vedere per conoscere e riscoprire qualcosa di assolutamente imprescindibile.
Ci trovi su FB: Storie di Cinema
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angelo mandelli
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sabato 8 novembre 2014
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il giovane favoloso alias elio germano
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Nel mio precedente commento non ho detto una sola parola su Elio Germano. L'ho fatto volutamente perchè volevo ritagliare per lui uno spazio specifico.
Credo che sia il più grande attore italiano degli ultimi 50 anni almeno. E mi scusino Gassman, Mastroianni, Sordi o Tognazzi o anche Benigni dei quali ho il massimo rispetto. Le sue " letture" dell'Infinito o della Ginestra fanno impallidire il ricordo di letture dantesche o di declamazioni da Mattatore.
Spero che il film abbia nel 2015 un'otttima distribuzione americana perchè l'interpretazione che Elio ha dato di Giacomo Leopardi vale almeno una Nomination agli Oscar 2016. Se la diedero al Cyrano di Depardieu molto più la meriterebbe Elio.
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Nel mio precedente commento non ho detto una sola parola su Elio Germano. L'ho fatto volutamente perchè volevo ritagliare per lui uno spazio specifico.
Credo che sia il più grande attore italiano degli ultimi 50 anni almeno. E mi scusino Gassman, Mastroianni, Sordi o Tognazzi o anche Benigni dei quali ho il massimo rispetto. Le sue " letture" dell'Infinito o della Ginestra fanno impallidire il ricordo di letture dantesche o di declamazioni da Mattatore.
Spero che il film abbia nel 2015 un'otttima distribuzione americana perchè l'interpretazione che Elio ha dato di Giacomo Leopardi vale almeno una Nomination agli Oscar 2016. Se la diedero al Cyrano di Depardieu molto più la meriterebbe Elio. E gli Americani apprezzano molto i film biografici. Vai Elio!! Sei Grande!
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