maramaldo
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domenica 26 ottobre 2014
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infelice il poeta, felice il film...
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...indovinato e fortunato. Niente di allegro, chiaro, Ma tutti d'accordo: Un giovane favoloso è ben ideato, ben costruito, ben condotto.
Vi si attraversano nobili emozioni e nel finale si è liricamente rapiti in una sospensione di puro pathos. Martone, poi, ai tristanzuoli psicologismi ha accortamente alternato squarci ariosi, affreschi colorati, carnalità vitalistiche. Mutuando all'occorrenza.
Ma qual è il messaggio che avrebbero dovuto cogliere gli adolescenti di quelle scolaresche avviate (forse, recalcitranti) a sorbirsi il film? Chi ha pensato seriamente che il protagonista avrebbe innescato in qualcuno di loro un processo di immedesimazione? E' stato fatto - spiegano - per avvicinare i giovani alla Poesia.
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...indovinato e fortunato. Niente di allegro, chiaro, Ma tutti d'accordo: Un giovane favoloso è ben ideato, ben costruito, ben condotto.
Vi si attraversano nobili emozioni e nel finale si è liricamente rapiti in una sospensione di puro pathos. Martone, poi, ai tristanzuoli psicologismi ha accortamente alternato squarci ariosi, affreschi colorati, carnalità vitalistiche. Mutuando all'occorrenza.
Ma qual è il messaggio che avrebbero dovuto cogliere gli adolescenti di quelle scolaresche avviate (forse, recalcitranti) a sorbirsi il film? Chi ha pensato seriamente che il protagonista avrebbe innescato in qualcuno di loro un processo di immedesimazione? E' stato fatto - spiegano - per avvicinare i giovani alla Poesia. Sarebbe a dire Elio Germano che recita dei versi (bravissimo, ma è tutto un patire, suo e nostro) oppure la luna che fa ogni tanto capolino?
Ho l'impressione che di Martone si siano fraintesi ispirazione e progetto: narrare la parabola esistenziale del pensiero di un genio raro, poeta eccelso e filosofo di abissi, accompagnamdolo nella discesa agli inferi della disillusione,della rabbia, dell'odio di sè, della disperazione.
Vi sembra che sia quello di cui han bisogno i nuovi venuti al mondo?
Vengono adombrati con la tendenziosità del moderno affabulatore alcuni aspetti controversi: oscurantismo oppressivo del padre che pur ha messo insieme migliaia di libri; inadeguatezza intellettuale di uomini di cultura che pur aiutarono a fare l'Italia. Ribelle, poi il Leopardi. Con tendenze anticlericali, simpatie liberali. Si dimentica Martone che il suo Giacomo fu definito sovrastorico, oggi si direbbe un alieno.
Scendiamo in quota e perdiamoci in frivolezze, Tutto è vanità fuorchè le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze.
Il caso Silvia. A parte il fatto che quando la tapina morì di tisi Giacomino era già da tempo evaso dal penitenziario di Recanati, nell'immortale canto abbiamo occhi ridenti e fuggitivi e non òmeri abbronzati e ben torniti come nel décolleté della florida ragazza che la impersona, ben lungi dal deperimento da mal sottile.
Altra licenza? Macchè. Felice fusion da fiction di classe: accuratezza storica (costume marchigiano del tempo) e gioiosa allegoria di gioventù e bellezza. Perfino con una morale: delibare entro scadenza altrimenti si incorre in rimpianti e pessimismo.
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[+] felipito permettimi di contestare un tuo assunto
(di angelo mandelli)
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daniela rossiello
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domenica 26 ottobre 2014
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l'assoluto mondo interiore
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè.
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè. Le sofferenze fisiche, le delusioni e gli struggimenti del cuore, la solitudine, tutto è stato necessario alla realizzazione del capolavoro della sua vita, che è il capolavoro della sua arte.
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daniela rossiello
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domenica 26 ottobre 2014
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l'assoluto mondo interiore
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè.
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè. Le sofferenze fisiche, le delusioni e gli struggimenti del cuore, la solitudine, tutto è stato necessario alla realizzazione del capolavoro della sua vita, che è il capolavoro della sua arte.
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marica.pao
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domenica 26 ottobre 2014
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il leopardi favoloso di martone
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Film che tratta di un autore "favoloso", in modo altrettanto profondo e poetico. La sensibilità del regista e il modo in cui si riesce a far coincidere opere e vita del poeta, seguendo le tappe che più lo hanno influenzato durante la sua esistenza, sono uniche.
Descrivere un'anima come quella di Leopardi è veramente arduo e sarebbe stato facile cadere nella banalità e nella pesantezza. L'immagine del poeta che ci viene descritta, rispecchia al contrario le più profonde caratteristiche del contino di Recanati, affrontando con una sintesi straordinaria i luoghi che sono stati più determinanti per lo sviluppo del suo pensiero.
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Film che tratta di un autore "favoloso", in modo altrettanto profondo e poetico. La sensibilità del regista e il modo in cui si riesce a far coincidere opere e vita del poeta, seguendo le tappe che più lo hanno influenzato durante la sua esistenza, sono uniche.
Descrivere un'anima come quella di Leopardi è veramente arduo e sarebbe stato facile cadere nella banalità e nella pesantezza. L'immagine del poeta che ci viene descritta, rispecchia al contrario le più profonde caratteristiche del contino di Recanati, affrontando con una sintesi straordinaria i luoghi che sono stati più determinanti per lo sviluppo del suo pensiero.
Dalla biblioteca del padre Monaldo, nella sua "fortezza" natale, passando poi per Firenze, dove ad attendere Leopardi si trovava un'aspra critica di valore politico, fino ad arrivare a Napoli, in cui il poeta mise a punto la sua concezione riguardante la vita umana e la natura.
Le citazioni delle opere del poeta si inseriscono scorrevolmente d a volte anche più celatamente, durante tutto il film e non risultano per questo eccessive o ridondanti.
Ciò che riesce perfettamente al regista è legare un pensiero così profondo come quello di Leopardi alle immagini sul grande schermo.
L'interpretazione dello stesso Elio Germano è poi qualche cosa di veramente eccezionale e personale, che ricrea di fronte allo spettatore un'immagine molto ben costruita del poeta di Recanati.
Il Giovane Favoloso è per questo un film che cattura la sensibilità dello spettatore a cominciare dalla prima scena e la restituisce soltanto alla fine, immersa nel pensiero di una grande personalità come quella di Leopardi.
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andreafalci
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domenica 26 ottobre 2014
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che dire ............................ di tutto .
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film valido nella fotografia, nella interpretazione, che si arroga la presunsione di farci digerire un G L scenografico ma no sostanziale, quindi bello da vedere ma poco profondo nel farci capire la vera personalità e pensiero del famoso poeta studiato nelle Patrie scuole.
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vanessa zarastro
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sabato 25 ottobre 2014
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melodramma in tre atti
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Un bel melodramma, cui mancava solo la musica di Verdi, che fa spaziare in un’Italia conservatrice e frammentata (Giacomo si fa fare il passaporto per andar via da Recanati…) piena di malattie fisiche (il colera) e di spocchie aristocratiche. Ma sarà cambiata poi? Gli sforzi fatti nel Novecento sembrano scomparire in dissolvenze una a una. Uno strepitoso Elio Germano interpreta Giacomo Leopardi con espressioni a tutto campo ricche di sfumature dalla rabbia all’angoscia, dal divertimento all’imbarazzo.
Avevo un’idea leggermente diversa di Leopardi, lo immaginavo molto più chiuso e “interiore”, credevo che le sue sofferenze fossero più celate, meno manifestate.
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Un bel melodramma, cui mancava solo la musica di Verdi, che fa spaziare in un’Italia conservatrice e frammentata (Giacomo si fa fare il passaporto per andar via da Recanati…) piena di malattie fisiche (il colera) e di spocchie aristocratiche. Ma sarà cambiata poi? Gli sforzi fatti nel Novecento sembrano scomparire in dissolvenze una a una. Uno strepitoso Elio Germano interpreta Giacomo Leopardi con espressioni a tutto campo ricche di sfumature dalla rabbia all’angoscia, dal divertimento all’imbarazzo.
Avevo un’idea leggermente diversa di Leopardi, lo immaginavo molto più chiuso e “interiore”, credevo che le sue sofferenze fossero più celate, meno manifestate. Pensavo anche che la situazione della “malinconia” fosse probabilmente più agro-dolce e maggiormente legata alla depressione, non come mostrato nel film, legata alla rabbia, all’angoscia e al desiderio di fuga. Credevo anche che Leopardi avesse quasi più disprezzo che odio per Recanati date le poesie anche di amore per quel luogo, ma sicuramente era un’idea che forse avevo immaginato.
Molto bella tutta la lunga prima parte a Recanati: il rapporto con il padre, il non rapporto con la madre bigotta, i giochi e le complicità tra fratelli. Sogni speranze e sofferenze sono quelle che tutti gli adolescenti in qualche misura hanno provato. I primi rossori con i primi innamoramenti, i primi dolori con la morte di Silvia…tutto è descritto in maniera magistrale. Bruscamente ci si ritrova dieci anni dopo a Firenze già amico di Antonio Ranieri e l’amata (da entrambi?) Fanny. La parte fiorentina ha il compito di evidenziare il lato pericolosamente “politico” di Leopardi, o almeno letto tale dall’intellighenzia. Il film, un po’ troppo lungamente non salta neanche un breve stop a Roma fino ad arrivare a Napoli in tre sistemazioni abitative diverse (l’ultima Torre del Greco). A Napoli Leopardi sembra ritrovare quella “Natura” che non gli è più ostile, finalmente fuori dai salotti fiorentini e dal bigottismo vaticano e recanatese, trova gioie e divertimenti con il popolo e con i giovani partenopei. Tutto il film gioca sull’ambiguità sessuale – ma Giacomo Leopardi amava gli uomini o le donne ? forse un pedofilo latente ? – descritto troppo represso e con un pessimo rapporto con il suo corpo per praticare alcuna sessualità.
Martone costruisce il film come sequenze di scenografie teatrali in cui sono inquadrate bellezze artistiche e naturali d’Italia; le migliori sono decisamente la prima parte a Recanati e l’ultima a Napoli, mentre Firenze e Roma sono un po’ da cartolina.
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virea
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sabato 25 ottobre 2014
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obiettivo quasi centrato.
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Giacchè trovo ridicolo sprecare spazio per manifestare la mia superfua stima per un autore cui illustri specialisti/e l'hanno espressa, vorrei usare questa occasioine per dire la mia, di vecchia insegnante liceale, su due questioni che considero di fondo per entrare nel mondo di Giacomo - "incarnato" da un insuperabile Germano, come tutti/e mi pare, hanno riconosciuto -.
La prima: sarebbe bastato "un minuto" in più di "Zibaldone" per fornire agli/alle spettatori/trici la "chiave" della Poesia leopardiana, i cui versi risonavano sì alti e smaglianti nel film, ma poco contestualizzati : sembrava insomma che sgorgassero dal nulla nell'animo del Poeta.
Non è così : Giacomo
avvertiva come essenziale il rapporto tra la sofferenza di una ragione che ci lega al reale e la meraviglia della creazione che da tale realtà ci lib(e)raverso l'oltre.
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Giacchè trovo ridicolo sprecare spazio per manifestare la mia superfua stima per un autore cui illustri specialisti/e l'hanno espressa, vorrei usare questa occasioine per dire la mia, di vecchia insegnante liceale, su due questioni che considero di fondo per entrare nel mondo di Giacomo - "incarnato" da un insuperabile Germano, come tutti/e mi pare, hanno riconosciuto -.
La prima: sarebbe bastato "un minuto" in più di "Zibaldone" per fornire agli/alle spettatori/trici la "chiave" della Poesia leopardiana, i cui versi risonavano sì alti e smaglianti nel film, ma poco contestualizzati : sembrava insomma che sgorgassero dal nulla nell'animo del Poeta.
Non è così : Giacomo
avvertiva come essenziale il rapporto tra la sofferenza di una ragione che ci lega al reale e la meraviglia della creazione che da tale realtà ci lib(e)raverso l'oltre..
Per ciò, la lingua della poesia non attinge al patrimonio linguistico comune, ma "cerca altro" , qc che le permetta di "dire" tale ulteriorità.
Quali saranno le fonti di questa creazione, se non , vichianamente, il mondo di quegli antichi che "leggono" da poeti il reale e quello ,analogo, dei fanciulli ? La magia che scaturisce da quei versi ha questo , ineludibile, fondamento . E azzardo che, se avesse avuto una madre amorevole, avrebbe trovato nel linguaggio di lei la terza fonte.
La seconda : sarebbe bastato "un minuto" in più de "La ginestra" per portare a compimento il profilo de "L'ultimo Leopardi", per dare ragione del disagio che la visione dell'esistenza del Nostro provocava generalmente nei volenterosi intellettuali del primo Risorgimento, per lasciarci di lui ,più che un profilo,un ritratto.
Alludo ovviamente a quel "titanismo" che gli fa rivendicare con fierezza assoluta la sua identità, così diversa da quella dei più, così lontana dal
patriottismo retorico delle canzoni giovanili.
Forse i due minuti si sarebbero potuti guadagnare utilmente sottraendoli alla suburra napoletana..
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[+] intelligente, colta, leale
(di angelo mandelli)
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kaipy
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sabato 25 ottobre 2014
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lungo e noioso
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Un film estremamente lungo e noioso. Troppo pedissequo al racconto biografico lasciando alle citazioni il compito di creare la magia. Una magia che arriva solo quando Leopardi si trasforma nell'Islandese che inveisce contro la Natura. Unico vero momento lirico del film.
Inoltre il film si dilata oltremisura sul colera e sulla visita al bordello.
Sembrava di assistere a sequenze tipiche dei documentari sugli autori.
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antonioderobbio
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sabato 25 ottobre 2014
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il leopardi capovolto
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Il regista Mario Martone, coadiuvato da un Elio Germano in splendida forma, restituisce un Leopardi più veritiero di come siamo stati abituati a conoscerlo. Ritroviamo il poeta privo di quell’immobile icona che per troppo tempo ha coperto la vera realtà dell’uomo e del poeta. In questo film delicato ed asciutto, è proprio il poeta che ci ricorda di essere prima di tutto un uomo, e con una rara sensibilità.
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Il regista Mario Martone, coadiuvato da un Elio Germano in splendida forma, restituisce un Leopardi più veritiero di come siamo stati abituati a conoscerlo. Ritroviamo il poeta privo di quell’immobile icona che per troppo tempo ha coperto la vera realtà dell’uomo e del poeta. In questo film delicato ed asciutto, è proprio il poeta che ci ricorda di essere prima di tutto un uomo, e con una rara sensibilità.
Il preambolo è situato nell’ormai nota siepe; Proprio l’ambientazione delle scene iniziali nella siepe ci fornisce una chiave di lettura del film, quello di riportare la creazione poetica alla loro realtà del tempo, far scorgere il momento ed il luogo preciso in cui scocca la scintilla del genio poetico. Si presenta, dunque, un Germano in un’intensa recitazione delle poesie, un soliloquio al di fuori della narrazione ritmica del film che regalano attimi di grande intensità. In questo cantuccio possiamo ritrovare la vera essenza del Leopardi, che diventa tutt’uno con la sua poesia. La prima parte del film indulge molto sulla vita di Giacomo nella casa paterna, austera e priva quasi del tutto degli affetti che tanto avrebbe voluto. Una madre anaffettiva ed un padre cieco ai reali bisogni del figlio rendono molto frustranti gli anni della giovinezza. La precaria salute comincia ad essere parte integrante della sua vita, ma sotto questo punto di vista essa rappresenta a volte uno sprone, a volte un polo dialettico che lo induce a superare se stesso. La biblioteca di casa, creata con tanto impegno e tanta cura dal padre Monaldo, dove Giacomo visse come un recluso, assurge qui a luogo simbolico della costrizione fisica e culturale, all’interno di una gabbia ancora più grande che è Recanati, tanto invisa al poeta. Se volessimo trovare delle incongruenze, potremmo notare una certa disparità tra le due parti. La prima, quasi tutta incentrata sulla gioventù del poeta, ambientata esclusivamente a Recanati, risulta molto scorrevole e narrativamente molto equilibrata, con una grande attenzione all’io interiore del poeta. La seconda, invece, un po’ troppo prolissa, leggermente disarticolata nelle diverse tappe della fuga leopardiana. Inoltre, sembra difficile da digerire quel 10 anni dopo in sovrimpressione che separa le due parti. La fuga (vana), cominciata già in tenera età e stroncata dal padre, rappresenta un leit-motiv all’interno della struttura del film, simboleggiando la voglia di forzare la gabbia delle costrizioni, siano esse fisiche innanzitutto, che politiche, culturali, sociali, affettive. Sembra che le mura delle carceri per Giacomo, siano concentriche. La biblioteca paterna, la gretta Recanati, poi Firenze, Roma e Napoli, nessun luogo gli è caro, sembra dirci il regista Martone. Sempre in fuga, prima con la complicità del fine Pietro Giordani, poi dell’inseparabile quanto dissoluto A. Ranieri, non riuscirà mai a ricongiungersi con l’umanità prima, nemmeno con la natura poi, lontana genitrice indifferente. A furia di esìli, traslochi forzati, sembra ripercorrere le gesta di picaresca memoria, se non fosse che niente riscatta l’animo del poeta, solo la poesia e l’ironia.
Proprio l’ironia è un altro grande tema narrativo del film, così caratterizzante il poeta quanto assente nella classica ricostruzione scolastica del Leopardi. Questa sua peculiarità parte proprio da se stesso, spesso dalle difficoltà fisiche che lo affliggono, per allargarsi ai circoli letterari, ai club politici, alla società tutta.
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