gaeta59
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domenica 26 ottobre 2014
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emozione mancata
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
La rappresentazione scelta da Martone è tutta esteriore scivolando via via nel macchiettismo persino stucchevole.
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Del Leopardi poeta è rimasto ben poco, il film non riesce quasi mai a creare simbiosi tra lo spettatore e l'universo interiore del grande recanatese. I momenti emozionali sono davvero pochi: sarebbero stati molti di più se si fosse dato più spazio alle sue meravigliose poesie, come sarebbe stato logico e per nulla scontato. Perchè Martone ci ha privati del pathos di A Silvia e del mondo del Sabato del villaggio piuttosto che della Quiete dopo la tempesta? Perché ha banalizzato l'inizio del Canto notturno di un pastore errante dell'Asia facendo recitare le prime parole da Giordani come fosse una filastrocca?
La rappresentazione scelta da Martone è tutta esteriore scivolando via via nel macchiettismo persino stucchevole.
Ci attendevamo dal film ben altri aneliti.
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luigi chierico
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domenica 26 ottobre 2014
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un vero capolavoro tutto italiano
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“O patria mia,vedo le mura e gli archi…degli avi nostri,ma la gloria non vedo”, scriverebbe ancor oggi,dopo 200 anni il nobile favoloso poeta Giacomo Leopardi a cui l’ ottimo regista Mario Martone ha dedicato quest’opera,completa in ogni sua componente.
Un film in cui certo eccelle l’interpretazione di Elio Germano nella parte di G. Leopardi e,a seguire,di Massimo Popolizio,il padre,e di Michele Riondino,l’amico Ranieri,ma su cui non cui si può fare a meno di soffermarci sono: la luce,la fotografia,il doppiaggio,la ricostruzione ambientale,la scelta dei testi del poeta magnificamente declamati e la musica.
La fotografia del pluripremiato Renato Berta non è spettacolare perché il tema trattato non lo permetteva,è invece molto efficace e superlativa nella scelta della luce negli interni e negli esterni: Bellissima la foto di Firenze che si riflette sull’Arno,del terrazzo su Torre Annunziata e tante a lume di candela.
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“O patria mia,vedo le mura e gli archi…degli avi nostri,ma la gloria non vedo”, scriverebbe ancor oggi,dopo 200 anni il nobile favoloso poeta Giacomo Leopardi a cui l’ ottimo regista Mario Martone ha dedicato quest’opera,completa in ogni sua componente.
Un film in cui certo eccelle l’interpretazione di Elio Germano nella parte di G. Leopardi e,a seguire,di Massimo Popolizio,il padre,e di Michele Riondino,l’amico Ranieri,ma su cui non cui si può fare a meno di soffermarci sono: la luce,la fotografia,il doppiaggio,la ricostruzione ambientale,la scelta dei testi del poeta magnificamente declamati e la musica.
La fotografia del pluripremiato Renato Berta non è spettacolare perché il tema trattato non lo permetteva,è invece molto efficace e superlativa nella scelta della luce negli interni e negli esterni: Bellissima la foto di Firenze che si riflette sull’Arno,del terrazzo su Torre Annunziata e tante a lume di candela. La colonna sonora è solo armonia e canto,brani scelti da opere classiche italiane. I panorami,le strade,i ruderi romani sono italiani. Recanati e la casa del conte Monaldo Leopardi e la siepe “che di tanta parte il guardo esclude” è tutta lì, tramandata ai posteri,all’Infinito. Roma, Firenze,Napoli come Recanati conservano il fascino del tempo che fu. Soltanto in questa Italia è possibile girare un film del genere;anche l’angelo,una poetessa Saffo bellissima,una statua che parla a uomini e donne d‘ogni età,d’ogni origine. Il mare ed il Vesuvio con la sua eruzione in una Napoli povera ma generosa,dove il calore umano e la fede si confondono con la cattiveria. La scena delle lucciole notturne incontrate per strada,prese ed uccise da una certa gioventù, preannuncia ben altra più grave violenza che non conosce pietà,neanche dinanzi al dolore e alla tragedia. Per le strade lastricate corre Giacomo con suo fratello, corrono le carrozze. Da questo film biografico ci si aspettava tanta poesia,invece se ne declamano poche, pochissimo rispetto alla mole di produzione del poeta e scrittore,ma tutto il film è una poesia. Quando però Giacomo “Sedendo e mirando interminati spazi” declama,con la voce prestargli dall’attore,la poesia “L’Infinito”, il numeroso ed attento pubblico cade in un silenzio assoluto,i cuori si fermano, l’emozione è grande e strappa l’applauso. Un vero capolavoro tutto italiano che solo l’Italia si può permettere di offrire al suo pubblico.
Poeta pessimista o “Maestro di vita eroica” come fu definito nel 1937?, un secolo dopo della sua morte,avvenuta ad appena 39 anni. Sono stato diffidente nell’andare a vedere questo film,ritenendo che sarebbe stata ancora una volta sostenuta a spada tratta la tesi sulla sua natura pessimista trasfusa in tutte le sue opere come argomentato da tanti critici. Pensavo che il film non mi sarebbe piaciuto sostenendo,al contrario,che Leopardi non era pessimista,ma deluso dalla vita: “O natura o natura perché non rendi poi quel che prometti allor, perché di tanto inganni i figli tuoi?” Il coraggio del Giovane poeta, nell’ affrontare ogni genere di avversità non consente una diversa’analisi. Certo, in pectore,fu un Silvio Pellico,suo contemporaneo,e allorché gli animi che erano in fermento giunsero al 1848 e alle successive guerre di indipendenza tanti italiani sarebbero tornati a dire,come egli scrive ”Alma terra natia,la vita che mi diedi ecco ti rendo”!. Il Canto de “La ginestra” accompagna lo spettatore grato al poeta ed al regista.chibar22@libero.it
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maramaldo
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domenica 26 ottobre 2014
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infelice il poeta, felice il film...
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...indovinato e fortunato. Niente di allegro, chiaro, Ma tutti d'accordo: Un giovane favoloso è ben ideato, ben costruito, ben condotto.
Vi si attraversano nobili emozioni e nel finale si è liricamente rapiti in una sospensione di puro pathos. Martone, poi, ai tristanzuoli psicologismi ha accortamente alternato squarci ariosi, affreschi colorati, carnalità vitalistiche. Mutuando all'occorrenza.
Ma qual è il messaggio che avrebbero dovuto cogliere gli adolescenti di quelle scolaresche avviate (forse, recalcitranti) a sorbirsi il film? Chi ha pensato seriamente che il protagonista avrebbe innescato in qualcuno di loro un processo di immedesimazione? E' stato fatto - spiegano - per avvicinare i giovani alla Poesia.
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...indovinato e fortunato. Niente di allegro, chiaro, Ma tutti d'accordo: Un giovane favoloso è ben ideato, ben costruito, ben condotto.
Vi si attraversano nobili emozioni e nel finale si è liricamente rapiti in una sospensione di puro pathos. Martone, poi, ai tristanzuoli psicologismi ha accortamente alternato squarci ariosi, affreschi colorati, carnalità vitalistiche. Mutuando all'occorrenza.
Ma qual è il messaggio che avrebbero dovuto cogliere gli adolescenti di quelle scolaresche avviate (forse, recalcitranti) a sorbirsi il film? Chi ha pensato seriamente che il protagonista avrebbe innescato in qualcuno di loro un processo di immedesimazione? E' stato fatto - spiegano - per avvicinare i giovani alla Poesia. Sarebbe a dire Elio Germano che recita dei versi (bravissimo, ma è tutto un patire, suo e nostro) oppure la luna che fa ogni tanto capolino?
Ho l'impressione che di Martone si siano fraintesi ispirazione e progetto: narrare la parabola esistenziale del pensiero di un genio raro, poeta eccelso e filosofo di abissi, accompagnamdolo nella discesa agli inferi della disillusione,della rabbia, dell'odio di sè, della disperazione.
Vi sembra che sia quello di cui han bisogno i nuovi venuti al mondo?
Vengono adombrati con la tendenziosità del moderno affabulatore alcuni aspetti controversi: oscurantismo oppressivo del padre che pur ha messo insieme migliaia di libri; inadeguatezza intellettuale di uomini di cultura che pur aiutarono a fare l'Italia. Ribelle, poi il Leopardi. Con tendenze anticlericali, simpatie liberali. Si dimentica Martone che il suo Giacomo fu definito sovrastorico, oggi si direbbe un alieno.
Scendiamo in quota e perdiamoci in frivolezze, Tutto è vanità fuorchè le belle illusioni e le dilettevoli frivolezze.
Il caso Silvia. A parte il fatto che quando la tapina morì di tisi Giacomino era già da tempo evaso dal penitenziario di Recanati, nell'immortale canto abbiamo occhi ridenti e fuggitivi e non òmeri abbronzati e ben torniti come nel décolleté della florida ragazza che la impersona, ben lungi dal deperimento da mal sottile.
Altra licenza? Macchè. Felice fusion da fiction di classe: accuratezza storica (costume marchigiano del tempo) e gioiosa allegoria di gioventù e bellezza. Perfino con una morale: delibare entro scadenza altrimenti si incorre in rimpianti e pessimismo.
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[+] felipito permettimi di contestare un tuo assunto
(di angelo mandelli)
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daniela rossiello
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domenica 26 ottobre 2014
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l'assoluto mondo interiore
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè.
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè. Le sofferenze fisiche, le delusioni e gli struggimenti del cuore, la solitudine, tutto è stato necessario alla realizzazione del capolavoro della sua vita, che è il capolavoro della sua arte.
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daniela rossiello
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domenica 26 ottobre 2014
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l'assoluto mondo interiore
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè.
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Il film Il giovane favoloso conquista, perché riesce a rendere la complessità del mondo interiore di Leopardi. Si può vivere una vita favolosa percorrendo i mille meandri della propria anima, entrando in contatto con la propria sensibilità e dandole voce.
E' un invito ai giovanissimi, e anche ai più grandi, a non cercare instancabilmente all'esterno gli stimoli per una vita piena e felice, ma ad indirizzare la ricerca di felicità verso l'assoluto della propria anima. Si dirà che quella di Leopardi non è stata un'esistenza felice. Ma come avrebbe potuto raggiungere la massima espressione del proprio talento e quindi di sè, se non vivendo come ha vissuto? Può una vita pienamente compiuta dirsi infelice? La parabola della sua vita, così come ricostruita dal film, dimostra che nessun momento della sua vita è stato superfluo, ma ogni attimo necessario al compimento di sè. Le sofferenze fisiche, le delusioni e gli struggimenti del cuore, la solitudine, tutto è stato necessario alla realizzazione del capolavoro della sua vita, che è il capolavoro della sua arte.
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marica.pao
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domenica 26 ottobre 2014
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il leopardi favoloso di martone
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Film che tratta di un autore "favoloso", in modo altrettanto profondo e poetico. La sensibilità del regista e il modo in cui si riesce a far coincidere opere e vita del poeta, seguendo le tappe che più lo hanno influenzato durante la sua esistenza, sono uniche.
Descrivere un'anima come quella di Leopardi è veramente arduo e sarebbe stato facile cadere nella banalità e nella pesantezza. L'immagine del poeta che ci viene descritta, rispecchia al contrario le più profonde caratteristiche del contino di Recanati, affrontando con una sintesi straordinaria i luoghi che sono stati più determinanti per lo sviluppo del suo pensiero.
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Film che tratta di un autore "favoloso", in modo altrettanto profondo e poetico. La sensibilità del regista e il modo in cui si riesce a far coincidere opere e vita del poeta, seguendo le tappe che più lo hanno influenzato durante la sua esistenza, sono uniche.
Descrivere un'anima come quella di Leopardi è veramente arduo e sarebbe stato facile cadere nella banalità e nella pesantezza. L'immagine del poeta che ci viene descritta, rispecchia al contrario le più profonde caratteristiche del contino di Recanati, affrontando con una sintesi straordinaria i luoghi che sono stati più determinanti per lo sviluppo del suo pensiero.
Dalla biblioteca del padre Monaldo, nella sua "fortezza" natale, passando poi per Firenze, dove ad attendere Leopardi si trovava un'aspra critica di valore politico, fino ad arrivare a Napoli, in cui il poeta mise a punto la sua concezione riguardante la vita umana e la natura.
Le citazioni delle opere del poeta si inseriscono scorrevolmente d a volte anche più celatamente, durante tutto il film e non risultano per questo eccessive o ridondanti.
Ciò che riesce perfettamente al regista è legare un pensiero così profondo come quello di Leopardi alle immagini sul grande schermo.
L'interpretazione dello stesso Elio Germano è poi qualche cosa di veramente eccezionale e personale, che ricrea di fronte allo spettatore un'immagine molto ben costruita del poeta di Recanati.
Il Giovane Favoloso è per questo un film che cattura la sensibilità dello spettatore a cominciare dalla prima scena e la restituisce soltanto alla fine, immersa nel pensiero di una grande personalità come quella di Leopardi.
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andreafalci
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domenica 26 ottobre 2014
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che dire ............................ di tutto .
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film valido nella fotografia, nella interpretazione, che si arroga la presunsione di farci digerire un G L scenografico ma no sostanziale, quindi bello da vedere ma poco profondo nel farci capire la vera personalità e pensiero del famoso poeta studiato nelle Patrie scuole.
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vanessa zarastro
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sabato 25 ottobre 2014
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melodramma in tre atti
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Un bel melodramma, cui mancava solo la musica di Verdi, che fa spaziare in un’Italia conservatrice e frammentata (Giacomo si fa fare il passaporto per andar via da Recanati…) piena di malattie fisiche (il colera) e di spocchie aristocratiche. Ma sarà cambiata poi? Gli sforzi fatti nel Novecento sembrano scomparire in dissolvenze una a una. Uno strepitoso Elio Germano interpreta Giacomo Leopardi con espressioni a tutto campo ricche di sfumature dalla rabbia all’angoscia, dal divertimento all’imbarazzo.
Avevo un’idea leggermente diversa di Leopardi, lo immaginavo molto più chiuso e “interiore”, credevo che le sue sofferenze fossero più celate, meno manifestate.
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Un bel melodramma, cui mancava solo la musica di Verdi, che fa spaziare in un’Italia conservatrice e frammentata (Giacomo si fa fare il passaporto per andar via da Recanati…) piena di malattie fisiche (il colera) e di spocchie aristocratiche. Ma sarà cambiata poi? Gli sforzi fatti nel Novecento sembrano scomparire in dissolvenze una a una. Uno strepitoso Elio Germano interpreta Giacomo Leopardi con espressioni a tutto campo ricche di sfumature dalla rabbia all’angoscia, dal divertimento all’imbarazzo.
Avevo un’idea leggermente diversa di Leopardi, lo immaginavo molto più chiuso e “interiore”, credevo che le sue sofferenze fossero più celate, meno manifestate. Pensavo anche che la situazione della “malinconia” fosse probabilmente più agro-dolce e maggiormente legata alla depressione, non come mostrato nel film, legata alla rabbia, all’angoscia e al desiderio di fuga. Credevo anche che Leopardi avesse quasi più disprezzo che odio per Recanati date le poesie anche di amore per quel luogo, ma sicuramente era un’idea che forse avevo immaginato.
Molto bella tutta la lunga prima parte a Recanati: il rapporto con il padre, il non rapporto con la madre bigotta, i giochi e le complicità tra fratelli. Sogni speranze e sofferenze sono quelle che tutti gli adolescenti in qualche misura hanno provato. I primi rossori con i primi innamoramenti, i primi dolori con la morte di Silvia…tutto è descritto in maniera magistrale. Bruscamente ci si ritrova dieci anni dopo a Firenze già amico di Antonio Ranieri e l’amata (da entrambi?) Fanny. La parte fiorentina ha il compito di evidenziare il lato pericolosamente “politico” di Leopardi, o almeno letto tale dall’intellighenzia. Il film, un po’ troppo lungamente non salta neanche un breve stop a Roma fino ad arrivare a Napoli in tre sistemazioni abitative diverse (l’ultima Torre del Greco). A Napoli Leopardi sembra ritrovare quella “Natura” che non gli è più ostile, finalmente fuori dai salotti fiorentini e dal bigottismo vaticano e recanatese, trova gioie e divertimenti con il popolo e con i giovani partenopei. Tutto il film gioca sull’ambiguità sessuale – ma Giacomo Leopardi amava gli uomini o le donne ? forse un pedofilo latente ? – descritto troppo represso e con un pessimo rapporto con il suo corpo per praticare alcuna sessualità.
Martone costruisce il film come sequenze di scenografie teatrali in cui sono inquadrate bellezze artistiche e naturali d’Italia; le migliori sono decisamente la prima parte a Recanati e l’ultima a Napoli, mentre Firenze e Roma sono un po’ da cartolina.
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virea
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sabato 25 ottobre 2014
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obiettivo quasi centrato.
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Giacchè trovo ridicolo sprecare spazio per manifestare la mia superfua stima per un autore cui illustri specialisti/e l'hanno espressa, vorrei usare questa occasioine per dire la mia, di vecchia insegnante liceale, su due questioni che considero di fondo per entrare nel mondo di Giacomo - "incarnato" da un insuperabile Germano, come tutti/e mi pare, hanno riconosciuto -.
La prima: sarebbe bastato "un minuto" in più di "Zibaldone" per fornire agli/alle spettatori/trici la "chiave" della Poesia leopardiana, i cui versi risonavano sì alti e smaglianti nel film, ma poco contestualizzati : sembrava insomma che sgorgassero dal nulla nell'animo del Poeta.
Non è così : Giacomo
avvertiva come essenziale il rapporto tra la sofferenza di una ragione che ci lega al reale e la meraviglia della creazione che da tale realtà ci lib(e)raverso l'oltre.
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Giacchè trovo ridicolo sprecare spazio per manifestare la mia superfua stima per un autore cui illustri specialisti/e l'hanno espressa, vorrei usare questa occasioine per dire la mia, di vecchia insegnante liceale, su due questioni che considero di fondo per entrare nel mondo di Giacomo - "incarnato" da un insuperabile Germano, come tutti/e mi pare, hanno riconosciuto -.
La prima: sarebbe bastato "un minuto" in più di "Zibaldone" per fornire agli/alle spettatori/trici la "chiave" della Poesia leopardiana, i cui versi risonavano sì alti e smaglianti nel film, ma poco contestualizzati : sembrava insomma che sgorgassero dal nulla nell'animo del Poeta.
Non è così : Giacomo
avvertiva come essenziale il rapporto tra la sofferenza di una ragione che ci lega al reale e la meraviglia della creazione che da tale realtà ci lib(e)raverso l'oltre..
Per ciò, la lingua della poesia non attinge al patrimonio linguistico comune, ma "cerca altro" , qc che le permetta di "dire" tale ulteriorità.
Quali saranno le fonti di questa creazione, se non , vichianamente, il mondo di quegli antichi che "leggono" da poeti il reale e quello ,analogo, dei fanciulli ? La magia che scaturisce da quei versi ha questo , ineludibile, fondamento . E azzardo che, se avesse avuto una madre amorevole, avrebbe trovato nel linguaggio di lei la terza fonte.
La seconda : sarebbe bastato "un minuto" in più de "La ginestra" per portare a compimento il profilo de "L'ultimo Leopardi", per dare ragione del disagio che la visione dell'esistenza del Nostro provocava generalmente nei volenterosi intellettuali del primo Risorgimento, per lasciarci di lui ,più che un profilo,un ritratto.
Alludo ovviamente a quel "titanismo" che gli fa rivendicare con fierezza assoluta la sua identità, così diversa da quella dei più, così lontana dal
patriottismo retorico delle canzoni giovanili.
Forse i due minuti si sarebbero potuti guadagnare utilmente sottraendoli alla suburra napoletana..
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[+] intelligente, colta, leale
(di angelo mandelli)
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