foffola40
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venerdì 17 ottobre 2014
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leopardi è vivo
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dividiamo subito gli spettatori fra i possibili ammiratori di questo bel film di Martone e gli altri che o lo eviteranno o non lo capiranno. Fra i primi sicuramente chi ha amato Leopardi a scuola grazie ad una insegnante valida e quelli che lo hanno frequentato ancora da grandi. Il regista non ha tradito l'animo del poeta, complesso più di quanto si creda superficialmente, anzi ne ha evidenziato l'aspetto filosofico, sociale e l'ironia tagliente e colta.
Elio Germano superbo nella interpretazione, bene gli altri attori in particolare i fratelli , Monaldo, il padre, e l'amico Ranieri. Molto accurata la sceneggiatura corale di alcune scene come quella del bordello napoletano, della osteria, meno riuscite le brevi scene del colera a Napoli troppo macchiettistiche.
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dividiamo subito gli spettatori fra i possibili ammiratori di questo bel film di Martone e gli altri che o lo eviteranno o non lo capiranno. Fra i primi sicuramente chi ha amato Leopardi a scuola grazie ad una insegnante valida e quelli che lo hanno frequentato ancora da grandi. Il regista non ha tradito l'animo del poeta, complesso più di quanto si creda superficialmente, anzi ne ha evidenziato l'aspetto filosofico, sociale e l'ironia tagliente e colta.
Elio Germano superbo nella interpretazione, bene gli altri attori in particolare i fratelli , Monaldo, il padre, e l'amico Ranieri. Molto accurata la sceneggiatura corale di alcune scene come quella del bordello napoletano, della osteria, meno riuscite le brevi scene del colera a Napoli troppo macchiettistiche. Comunque le difficoltà notevoli della operazione di produrre un film sul nostro più grande poeta sono state brillantemente superate da un regista raffinato e coltivato.
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(di deluso)
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marghe96liv
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venerdì 17 ottobre 2014
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film spettacolare
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Un film spettacolare, con un Elio Germano immenso, veramente straordinario. Un film da vedere assolutamente...
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uppercut
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mercoledì 10 settembre 2014
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sette domande
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Premesso che un'operazione così coraggiosa vola al di sopra di ogni stelletta,e bisogna volerle bene, sette domande sette, fatte sottovoce:
- ma chi si è inventato l'invettiva a Madre Natura rappresentata proprio così come l'ho vista con i miei occhi?
- chi ha deciso che il padre di Silvia doveva parlare proprio così come l'ho sentito con le mie orecchi (e nel momento più tragico del film...)?
- chi non si è preoccupato di comunicare al povero Elio Germano che cavolo di sintomatologia caratterizzava la malattia del povero Leopardi (purtroppo sembra se la debba inventare ad ogni scena)?
- chi se l'è sentita di andare a scomodare la povera Isabella Ragonese per quattro sguardi quattro fatti tutti di sottecchi, con il libro in mano e il cuore pieno di segreta gelosia?
- chi se l'è sentita di piazzare la lunazza col Photoshop in un contesto che parrebbe virare sul realismo filologico (al punto che la troupe va pure a invadere la casa del Poeta.
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Premesso che un'operazione così coraggiosa vola al di sopra di ogni stelletta,e bisogna volerle bene, sette domande sette, fatte sottovoce:
- ma chi si è inventato l'invettiva a Madre Natura rappresentata proprio così come l'ho vista con i miei occhi?
- chi ha deciso che il padre di Silvia doveva parlare proprio così come l'ho sentito con le mie orecchi (e nel momento più tragico del film...)?
- chi non si è preoccupato di comunicare al povero Elio Germano che cavolo di sintomatologia caratterizzava la malattia del povero Leopardi (purtroppo sembra se la debba inventare ad ogni scena)?
- chi se l'è sentita di andare a scomodare la povera Isabella Ragonese per quattro sguardi quattro fatti tutti di sottecchi, con il libro in mano e il cuore pieno di segreta gelosia?
- chi se l'è sentita di piazzare la lunazza col Photoshop in un contesto che parrebbe virare sul realismo filologico (al punto che la troupe va pure a invadere la casa del Poeta...)?
- chi si è inventato la scena del femminiello, imbarazzante e, se vogliamo, anche poco strategica (quale insegnante si assumerà più la responsabilità di portarsi il tutto in classe)?
- chi si è accorto troppo tardi che la cifra giusta era propria quella della scena finale: con la bella voce di Elio Germano, il suo ritratto silenzioso e le immagini evocative?
Non credo che la risposta (per lo meno a tutte sette) sia Martone...
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[+] giuste osservazioni
(di maria)
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[+] le sette meraviglie del mondo
(di angelo mandelli)
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gaiart
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domenica 7 settembre 2014
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il giovane (elio) è favoloso!
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Il giovane favoloso
“Non vivono fino alla morte,
se non quei molti che restano fanciulli tutta la vita”
A parte l’interpretazione magistrale di Elio Germano, uno dei più grandi attori italiani, il giovane (Elio) è favoloso non solo narrando il Leopardi, con le sue ansie e problematiche fisiche crescenti negli anni, (volgendo a un finale in cui arriva persino ad accartocciarsi su se stesso), ma è magico anche per la sensibilità con cui intesse la poesia, le antinomie filosofiche, la fragilità, la forza e l’emblema della cultura italiana ottocentesca.
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Il giovane favoloso
“Non vivono fino alla morte,
se non quei molti che restano fanciulli tutta la vita”
A parte l’interpretazione magistrale di Elio Germano, uno dei più grandi attori italiani, il giovane (Elio) è favoloso non solo narrando il Leopardi, con le sue ansie e problematiche fisiche crescenti negli anni, (volgendo a un finale in cui arriva persino ad accartocciarsi su se stesso), ma è magico anche per la sensibilità con cui intesse la poesia, le antinomie filosofiche, la fragilità, la forza e l’emblema della cultura italiana ottocentesca.
Germano non ha rivali e meritava di sicuro la Coppa Volpi a Venezia. Cosa che ovviamente non è avvenuta!
Ma si sa, il mondo non va mai come lo si vuole e, di pari passo alla perdita progressiva di poesia dalle nostre vite, che si sgretolano tra “Grandi e Varie Bruttezze”, oltre al mancato premio a Germano, non va nessun riconoscimento né al bellissimo film, nè al geniale regista Mario Martone. La poesia è morta!
A celebrarne il funerale, i tre luoghi eletti da Martone nell’escursus del giovane per riesumarla: la claustrofobica Recanati con la natura e lo studio “matto e disperatissimo” nella biblioteca paterna, la Firenze che non è congeniale dati i circoli politici e letterari che emargineranno il poeta e infine la magica Napoli, patria di Martone. Sarà un caso che anche Sorrentino è di Napoli o la genialità da Oscar sgorga solo là e al sud?
Il regista ha saputo ricreare un ambiente naturale ideale e ostile, elegante negli interni, motivati da ottime scenografie, personaggi calzanti, originali guizzi di sceneggiatura come il Vesuvio in eruzione e l’avventura sessuale tra le prostitute nei bassifondi del periodo napoletano di Leopardi, o altri vari espedienti per non avvolgere del tedio leopardiano anche il cine-spettatore, date le due ore e venti di proiezione.
Interessante poi l’accostamento di visioni antiche a musica contemporanea, ricreando lo spaesamento del poeta sui suoi lettori che, in questo caso, ha fatto vincere il primo Premio Piero Piccioni indetto dalla Gervasuti Foundation - Official Collateral Venice Film Festival Award – accostando Rossini alla musica elettronica del tedesco Sasha Ring (alias Apparat) e il canadese Doug Van Nort con il brano Outer.
Ottimi anche gli altri attori; sarà forse perché aveva fondato a Taranto "La setta dei poeti estinti" che Michele Riondino sente bene il ruolo di Antonio Ranieri, che si spupazza la bella Anna Mouglalis, Fanny. Egli è anche l’amico fidato di Leopardi, che lo salva da tutto e tutti, proteggendolo con quell’amore da Pater Familias assente in Monaldo - Massimo Popolizio.
Quest’ultimo passato dall’essere l’avido e ignorantone chirurgo plastico, ricostruttore di visi e corpi sfasciati ne La grande Bellezza alla sua antitesi, Monaldo Leopardi, padre coltissimo, autoritario e dispotico, riesce alla perfezione.
Così come l’intento di Martone di riesumare la poesia, ormai estinta in un paese di politici, soubrettes e quaquaraquà.
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peer gynt
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lunedì 1 settembre 2014
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come filmare l'anima di un poeta
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Raramente capita di vedere un film biografico così scorrevole e così aderente all'anima del personaggio rappresentato. Martone riesce con grande convinzione ad estrarre dal suo film il Leopardi più attuale possibile. Ne divide la vicenda biografica in 3 atti ideali, rappresentati dai tre luoghi che più hanno segnato l'esperienza umana e artistica del poeta: la chiusa e conservatrice Recanati, dove accende una luce inaspettata la visione della popolana Silvia, inscritta nella finestra di fronte; la capitale intellettuale Firenze, dove Leopardi viene letto soprattutto dal punto di vista politico e per questo viene emarginato; e infine la Napoli di Martone, la parte più ispirata dal punto di vista figurativo, forse proprio a causa della carta d'identità partenopea del regista.
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Raramente capita di vedere un film biografico così scorrevole e così aderente all'anima del personaggio rappresentato. Martone riesce con grande convinzione ad estrarre dal suo film il Leopardi più attuale possibile. Ne divide la vicenda biografica in 3 atti ideali, rappresentati dai tre luoghi che più hanno segnato l'esperienza umana e artistica del poeta: la chiusa e conservatrice Recanati, dove accende una luce inaspettata la visione della popolana Silvia, inscritta nella finestra di fronte; la capitale intellettuale Firenze, dove Leopardi viene letto soprattutto dal punto di vista politico e per questo viene emarginato; e infine la Napoli di Martone, la parte più ispirata dal punto di vista figurativo, forse proprio a causa della carta d'identità partenopea del regista. Qui per sottolineare la qualità del lavoro di Mario Martone basti citare due scene: l'avventura di Leopardi nelle grotte dove esercitano la loro professione le prostitute napoletane, vera e propria discesa agli inferi del poeta nella carnalità irriverente e violenta, e la dura requisitoria di Leopardi contro la Natura, gigantesca statua di sabbia (con le fattezze di sua madre) che va progressivamente sgretolandosi. Due scene di forte impatto visivo, che preludono al finale, dominato dal colera che si diffonde in Napoli e dal Vesuvio, che trasforma il mondo in quel luogo inospitale e quasi infernale dove solo la ginestra resta ad illuminare con il suo vivo colore una terra arida e deserta.
Infine non va taciuta la superlativa prova di Elio Germano nei panni, anche fisicamente sofferti, di un poeta tutto ripiegato su se stesso dal dolore della sua (e della nostra) condizione umana.
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limperiale
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giovedì 14 agosto 2014
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il giovane favoloso ...immedesimazioni perfette..
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non esprimo un voto per un film che non ho ancora visto ...
ma di esprimo la mia incontenibilità nell'attenderlo prossimamente sui teleschermi
sempre vostra
mara aliasa limperiale ...
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g_andrini
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mercoledì 2 luglio 2014
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attesa...
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Dovrebbe arrivare nelle sale questo autunno, e partecipare alla Biennale di Venezia di quest'anno. E' un film che attendo da molto tempo, credo si rivelerà una piacevolissima sorpresa (ho già deciso di acquistare il dvd o blu-ray).
[+] girato in digitale
(di g_andrini)
[ - ] girato in digitale
[+] forse il mio entusiasmo è eccessivo.
(di g_andrini)
[ - ] forse il mio entusiasmo è eccessivo.
[+] uscirà il 16 ottobre.
(di g_andrini)
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[+] 31 agosto ... alla biennale di venezia
(di limperiale)
[ - ] 31 agosto ... alla biennale di venezia
[+] stando al calendario ufficiale...
(di g_andrini)
[ - ] stando al calendario ufficiale...
[+] nuove clip...
(di g_andrini)
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