lella53
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venerdì 24 ottobre 2014
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semplicemente "favoloso"
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Tutto quello che potevo aspettarmi da questa opera sublime, irrequieta, è un continuo travolgere di emozioni, sensazioni che Giacomo (Elio) suscita durante tutta la durata del film, il resto fa da cornice.
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snoyze
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venerdì 24 ottobre 2014
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leopardi: ragazzo come tanti, ma poeta come pochi.
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Leopardi fu in vita un illustre poeta, distrutto dalla salute cagionevole e costretto spesso dal padre ad uno studio intenso e senza sosta, che non riuscì mai a sentirsi uno come gli altri...solo perchè la vita gli remava contro, era triste, era depresso, aspettava la morte.
Ma quando "il giovane Leo" ci viene insegnato a scuola, noi impariamo spesso ad odiare le sue poesie finendo per odiare anche lui...Ma in con questo film possiamo perfettamente vedere come le poesie di Giacomo Leopardi scaturivano nella sua testa curva verso il suolo, lui non era altro che un giovane ragazzo che amava scrivere quello che gli passava per la testa, essendo un ragazzo triste e solo ciò che riusciva a produrre era sempre morte e depressione.
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Leopardi fu in vita un illustre poeta, distrutto dalla salute cagionevole e costretto spesso dal padre ad uno studio intenso e senza sosta, che non riuscì mai a sentirsi uno come gli altri...solo perchè la vita gli remava contro, era triste, era depresso, aspettava la morte.
Ma quando "il giovane Leo" ci viene insegnato a scuola, noi impariamo spesso ad odiare le sue poesie finendo per odiare anche lui...Ma in con questo film possiamo perfettamente vedere come le poesie di Giacomo Leopardi scaturivano nella sua testa curva verso il suolo, lui non era altro che un giovane ragazzo che amava scrivere quello che gli passava per la testa, essendo un ragazzo triste e solo ciò che riusciva a produrre era sempre morte e depressione. Mario Martone e la SPETTACOLARE recitazione di Elio Germano portano la storia del giovane Giacomo in un altro punto di vista, molto attuale. Leopardi è parte della nostra storia e tutto ciò che ha scritto è eterno, quindi le sue poesie devono essere sentite per quello che lui sentiva nel momento in cui le scriveva, il film ci porta sempre lì, accanto al povero poeta che guardando fuori dalla finestra compone. Le città in cui il poeta viaggiava sono rappresentate a pieno, grazie a splendide panoramiche con giochi di luce (diurna o notturna) e l'accompagnamento musicale è sempre azzeccato e molte volte anche fuori dalle righe.
Insomma un film che può dare tanto a chi ama poesie o storie di persone che hanno avuto poco dalla vita, ma che sono comunque riuscite a dare tanto. Giacomino uno di noi...
P.S.
Io ho appena finito il liceo, precisamente 4 mesi fa, e sono ancora fresco di Leopardi, ma per coloro che vogliono vedere il film ma non ricordano molto della sua vita o delle sue poesie consiglio di dare una veloce ripassata!
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(di deluso)
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consu13
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giovedì 23 ottobre 2014
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emozionante
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Il giovane favoloso, film eccellente. Interpretazione di Elio Germano sensazionale, ricco di sfumature, di emozioni dette con gli occhi, voce profonda.
I luoghi che sono veramente quelli in cui leopardi ha vissuto rendono il film una sorta di documentario artistico, cosi come i vari dialettii dei personaggi, dal marchigiano al napoletano. Interessanti le scene che esprimono l’interiorità urlante e spaventosa e lacerante di Leopardi. Il calore asfissiante ed infernale del bordello. La diversità tra il Ranieri e Leopardi. Le varie classi sociali che vengono descritte con pennellate dai colori sgargianti. La magia della lucciola, tristemente uccisa da un uomo, metafora di come certi uomini non hanno bisogno della poesia, e siano capaci di uccidere l ‘ultimo fato debole e raro di bellezza mondana.
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Il giovane favoloso, film eccellente. Interpretazione di Elio Germano sensazionale, ricco di sfumature, di emozioni dette con gli occhi, voce profonda.
I luoghi che sono veramente quelli in cui leopardi ha vissuto rendono il film una sorta di documentario artistico, cosi come i vari dialettii dei personaggi, dal marchigiano al napoletano. Interessanti le scene che esprimono l’interiorità urlante e spaventosa e lacerante di Leopardi. Il calore asfissiante ed infernale del bordello. La diversità tra il Ranieri e Leopardi. Le varie classi sociali che vengono descritte con pennellate dai colori sgargianti. La magia della lucciola, tristemente uccisa da un uomo, metafora di come certi uomini non hanno bisogno della poesia, e siano capaci di uccidere l ‘ultimo fato debole e raro di bellezza mondana.
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consu13
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giovedì 23 ottobre 2014
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il film favoloso
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Il giovane favoloso, film eccellente. Interpretazione di Elio Germano sensazionale, ricco di sfumature, di emozioni dette con gli occhi, voce profonda.
I luoghi che sono veramente quelli in cui leopardi ha vissuto rendono il film una sorta di documentario artistico, cosi come i vari dialettii dei personaggi, dal marchigiano al napoletano. Interessanti le scene che esprimono l’interiorità urlante e spaventosa e lacerante di Leopardi. Il calore asfissiante ed infernale del bordello. La diversità tra il Ranieri e Leopardi. Le varie classi sociali che vengono descritte con pennellate dai colori sgargianti. La magia della lucciola, tristemente uccisa da un uomo, metafora di come certi uomini non hanno bisogno della poesia, e siano capaci di uccidere l ‘ultimo fato debole e raro di bellezza mondana.
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Il giovane favoloso, film eccellente. Interpretazione di Elio Germano sensazionale, ricco di sfumature, di emozioni dette con gli occhi, voce profonda.
I luoghi che sono veramente quelli in cui leopardi ha vissuto rendono il film una sorta di documentario artistico, cosi come i vari dialettii dei personaggi, dal marchigiano al napoletano. Interessanti le scene che esprimono l’interiorità urlante e spaventosa e lacerante di Leopardi. Il calore asfissiante ed infernale del bordello. La diversità tra il Ranieri e Leopardi. Le varie classi sociali che vengono descritte con pennellate dai colori sgargianti. La magia della lucciola, tristemente uccisa da un uomo, metafora di come certi uomini non hanno bisogno della poesia, e siano capaci di uccidere l ‘ultimo fato debole e raro di bellezza mondana.
Il giovane favoloso. E favoloso lo era veramente. A giacomo era impossibile non volergli bene. Lo constatiamo dalle sue poesie, dalle sue riflessioni, dall’amicizia che nonostante le mille difficoltà e rinunce, legava Ranieri al marchese. Gli siamo vicini per il suo pensiero, per la bellezza che ci ha regalato e anche, per la sua malattia, per la sua vita in cui spesso ha ricoperto le parti del perdente, eppure cosi grande. Leopardi rappresenta la rivincita di chi nella vita non è bello, né felice e spensierato. È la rivincita di tutti coloro che non si sentono a proprio agio, che si sentono in gabbia in questo mondo, che non sono contraccambiati nell’amore, e di coloro che vedono e percepiscono il malessere insito nel cosmo e negli uomini gretti e meschini. Ma nonostante ciò, capace di cercare la bellezza. Di vederla in una ginestra, in una ragazza del popolo, nella luna. In questo uomo emerge la voglia di vita, nonostante la vita venga cosi spesso denigrata,emerge la voglia di amare e di scoprire il mondo e nuove persone. Ciò è percepibile nella volontà di Leopardi di fuggire dalla gabbia di Recanati,un luogo troppo gretto e arretrato di mentalità e soprattutto di sensibilità per uno spirito egregio e geniale e oserei dire ribelle come quello leopardiano. Ma forse il problema non è Recanati. È lo stesso mondo e vita che rappresentano dei limiti per leopardi. Il poeta non è, come spesso si suole rappresentarlo, un giovane triste la cui vita risulta una collezione di sofferenze e sventure. Un inetto infelice. Tutt’altro: Leopardi è un giovane che vuole di più dalla vita. Vuole scoprire la vita. Non ha limiti, e se ne va. Convive con un giovane e attraente uomo, frequenta i salotti, passeggia con i proletari, ama il gelato, e si innamora platonicamente e carnalmente. Forse era uno spirito ribelle piu di quanto possiamo immaginare. Leopardi ci insegna che il vero ribelle è colui che pensa con la usa testa, colui che ha il coraggio di aprire le porte del proprio cuore, che è capace di amore. Leopardi era anche l’uomo scontroso, che tanto fece soffrire la sua famiglia e poi Ranieri e Paolina. Colui che non ascoltava le raccomandazioni del medico e che non voleva trasferirsi, che dormiva di giorno e vegliava di notte.
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alexander 1986
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giovedì 23 ottobre 2014
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il giovane è favoloso, martone un po' meno
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Un bravissimo Elio Germano dona le sue fattezze a Giacomo Leopardi nel ritorno alla regia di Martone dai tempi di 'Noi credevamo' (2010). Viene raccontata la vita del poeta dall'infanzia di Recanati alla morte napoletana, saltandone diversi passaggi ma tutto sommato restituendone i tratti salienti. Vengono presentati in particolare i rapporti con i fratelli Carlo e Paolina, il padre Monaldo, Pietro Giordani e Antonio Ranieri; e poi la malattia fisica, il senso di oppressione provato nella vita di provincia, gli amori frustrati. Emerge la storia di un giovane eccezionale come da titolo, al di là del fatto che egli risponda al nome di Giacomo Leopardi. A lungo andare emerge però anche la difficoltà di raccontare sullo schermo le ragioni per cui quel giovane, tutto sommato, risponda al nome di Giacomo Leopardi e non a quello di qualcun altro.
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Un bravissimo Elio Germano dona le sue fattezze a Giacomo Leopardi nel ritorno alla regia di Martone dai tempi di 'Noi credevamo' (2010). Viene raccontata la vita del poeta dall'infanzia di Recanati alla morte napoletana, saltandone diversi passaggi ma tutto sommato restituendone i tratti salienti. Vengono presentati in particolare i rapporti con i fratelli Carlo e Paolina, il padre Monaldo, Pietro Giordani e Antonio Ranieri; e poi la malattia fisica, il senso di oppressione provato nella vita di provincia, gli amori frustrati. Emerge la storia di un giovane eccezionale come da titolo, al di là del fatto che egli risponda al nome di Giacomo Leopardi. A lungo andare emerge però anche la difficoltà di raccontare sullo schermo le ragioni per cui quel giovane, tutto sommato, risponda al nome di Giacomo Leopardi e non a quello di qualcun altro.
Di fatto un film su Leopardi presta il fianco a diversi ordini di problemi. Alcuni sono di carattere generale e riguardano il genere del biopic: concentrarsi sulla singola personalità comporta giocoforza il sacrificio del senso della complessità dato dal contesto. In questo senso il problema non si pone più di tanto perché se c’è un tratto costante nella vita del poeta, esso consiste nell’assenza di mondanità. Il Nostro non si godeva la vita, ciò è pacifico. Quattro scorci recanatesi – alcune scene sono state girate nella tenuta ancor oggi visitabile – bastano a inquadrare metà pellicola. Da qui deriva il secondo ordine di difficoltà affrontato da Martone ovvero l’esigenza di costruire comunque un film su una vita ricchissima solo interiormente. Tanto più che il regista opta per una narrazione prevalentemente realistica, con rare concessioni a istanze simboliste o a soluzioni alternative sullo stile adottato da altre pellicole per casi analoghi.
Se si adotta uno stile normale si rischia infatti di finire nella stessa trappola in cui cade Martone, perché è impossibile raccontare la vita ‘esteriore’ di Leopardi senza cadere nell’esposizione continua della disgrazia e delle sue conseguenze. Diventa pertanto impossibile sfuggire alla tentazione di raccontare la costituzione filosofica del personaggio, o anche la sua malinconia, senza ricondurla alla sfortuna personale. Cosciente di ciò, Martone prova ad affrontare questo problema già nell’economia del racconto nelle figure dei tanti detrattori del poeta, tutti rigorosamente brutti e antipatici. Ma non ci riesce, perché il suo modo di raccontare questa biografia non offre soluzioni più efficaci. Lo spettatore (spero rara avis) che vedrà ‘Il giovane favoloso’ senza sapere un’acca su Leopardi, continuerà a pensare che il pessimismo cosmico derivi al protagonista solo dalla frustrazione per non aver potuto vivere una vita decente. E quindi dovremmo chiederci se il regista napoletano abbia davvero reso un servizio al grande italiano o se non ci abbia dimostrato una volta di più che il miglior modo per conoscerlo resta lo studio del suo testamento spirituale, ovvero delle sue opere.
Pur ammettendo di essere in presenza di una pellicola meritoria sotto molti aspetti, su quello tecnico non meno che su quello culturale, non si ha pertanto la sensazione di assistere a un’opera realmente all’altezza della materia trattata.
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luca scial�
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giovedì 23 ottobre 2014
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la vita di un grande poeta nostrano
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A quattro anni di distanza dallo "storico" Noi credevamo, che ci mostra l'altra faccia della medaglia de l'Unità d'Italia, Mario Martone torna al cinema con un altro film non facile, sulla vita del grande poeta e scrittore Giacomo Leopardi. Una figura complessa, sofferta, pessimista ma al contempo affascinato e incuriosito dalla vita e dalla natura. Ha affidato questo difficile ruolo a Elio Germano, che se la cava egregiamente, da quando il giovane Giacomo è rinchiuso nella sua biblioteca sperando nella fuga, fino all'arrivo gioioso a Napoli ma con una salute precaria e un aspetto fisico torvo. La pellicola è un classico film biografico, molto attinente e strutturato con linearità e conformità, senza scatti fantasiosi e onirici visti nel recente Pasolini.
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A quattro anni di distanza dallo "storico" Noi credevamo, che ci mostra l'altra faccia della medaglia de l'Unità d'Italia, Mario Martone torna al cinema con un altro film non facile, sulla vita del grande poeta e scrittore Giacomo Leopardi. Una figura complessa, sofferta, pessimista ma al contempo affascinato e incuriosito dalla vita e dalla natura. Ha affidato questo difficile ruolo a Elio Germano, che se la cava egregiamente, da quando il giovane Giacomo è rinchiuso nella sua biblioteca sperando nella fuga, fino all'arrivo gioioso a Napoli ma con una salute precaria e un aspetto fisico torvo. La pellicola è un classico film biografico, molto attinente e strutturato con linearità e conformità, senza scatti fantasiosi e onirici visti nel recente Pasolini. Qualche sequenza è intervallata dalla lettura fuori campo di alcune sue poesie; una scelta inevitabile, sebbene manchino alcune delle sue famose e che sicuramente non avrebbero guastato coi fatti: come A Silvia o Il sabato del villaggio.
Il film prende poi una vena pittoresca quando il poeta arriva a Napoli, rimarcando in modo forse eccessivamente stereotipato, gli aspetti grotteschi di una città troppo spesso dipinta tale dalla cinematografia. Qui Leopardi respirerà gli ultimi istanti della sua vita (trasferendosi poi a Torre del Greco), ritrovando quella vitalità troppo spesso soffocata nell'arco della sua vita da quel pessimismo che non lo abbandonerà mai e che non farà apprezzare fino in fondo le sue opere, in un'epoca illusa dal positivismo illuminista. Ma Leopardi, col suo realismo, più che pessimismo, ha solo anticipato dove l'uomo sarebbe andato a finire: l'infelicità.
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catcarlo
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giovedì 23 ottobre 2014
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il giovane favoloso
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Per realizzare un’idea a lungo accarezzata, Martone decide di seguire un percorso non certo semplice ed evita di blandire il pubblico con una biografia leopardiana che si accontenti di ripetere quanto del poeta è di pubblico dominio. Utilizzandone spesso le parole, il regista e la co-sceneggiatrice Ippolita di Majo restituiscono i tanti tormenti e le poche gioie dell’autore dei ‘Canti’: ne scavano a fondo l’animo, ma non si dimenticano di metterne in risalto una lucidità intellettuale che lo rendeva, per molti versi, in anticipo sui tempi grazie a una rielaborazione cinematografica concentrata sul messaggio universale anche a costo di lasciare in secondo piano, ad esempio, la passione patriottica.
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Per realizzare un’idea a lungo accarezzata, Martone decide di seguire un percorso non certo semplice ed evita di blandire il pubblico con una biografia leopardiana che si accontenti di ripetere quanto del poeta è di pubblico dominio. Utilizzandone spesso le parole, il regista e la co-sceneggiatrice Ippolita di Majo restituiscono i tanti tormenti e le poche gioie dell’autore dei ‘Canti’: ne scavano a fondo l’animo, ma non si dimenticano di metterne in risalto una lucidità intellettuale che lo rendeva, per molti versi, in anticipo sui tempi grazie a una rielaborazione cinematografica concentrata sul messaggio universale anche a costo di lasciare in secondo piano, ad esempio, la passione patriottica. Sono tutti aspetti che danno la misura di un’ambizione notevole, percependo la quale lo spettatore si ritrova a guardare con maggiore indulgenza le pecche che pure ci sono, impedendo al film di raggiungere quel livello complessivo che ci si sarebbe aspettati dando un’occhiata agli ingredienti. Soprattutto nella prima parte, il coinvolgimento emotivo di chi guarda non riesce a scattare e questo malgrado la narrazione della difficile giovinezza nel ‘natio borgo selvaggio’ di Recanati ispezioni con cura la crescente fragilità del poeta nei confronti del mondo e, in special modo, dell’oppressivo padre Monaldo (Popolizio), la cui figura dimostra che a volte la cultura può inaridire l’animo. La ribellione di Giacomo vorrebbe essere urlata e invece è solo sussurrata, come nella splendida scena del faccia a faccia con il genitore e lo zio al confronto della quale altre parti finiscono per risultare assai meno incisive: al disotto delle attese la descrizione del (non-)rapporto con Teresa/Silvia (a parte il bel viso di Gloria Ghergo) e anche la messa in immagini de ‘L’infinito’ non ha la forza delle parole che accompagna. La scelta di inserire l’intero testo è comunque vincente, dimostrando che si può portare la poesia al cinema così da dimostrare quanto sia viva e attuale: non è l’unico componimento che si può udire, per intero o parzialmente, nelle due ore e un quarto abbondanti di durata, letto più che recitato dalla voce fuori campo di Germano, la cui meravigliosa prova nei panni di Leopardi è di sicuro una delle carte vincenti.dell’intero lavoro. L’attore romano, ovviamente sempre in scena, ricrea infatti una figura credibilissima e struggente in una di quelle interpretazioni che nobilitano una carriera: non sempre chi gli sta intorno appare all’altezza e forse la scelta di far parlare tutti quanti in una sorta di italiano ‘anticato’ ha contribuito a rafforzare una tale impressione. Se funzionano l’irruenza di Michele Riondino nei panni dell’amico Antonio Ranieri o la remissiva sorella Paolina di Isabella Ragonese (per non parlare della popolana di Iaia Forte) gli altri danno a volte l’impressione di recitare come un libro stampato con la conseguenza di raffreddare le emozioni: fuori fuoco appare poi Anna Mouglalis che, oltretutto, ha qualche anno di troppo per interpretare Fanny Targioni-Tozzetti, l’ispiratrice del Ciclo di Aspasia. Quando se ne innamora, Leopardi è infine riuscito a lasciare Recanati in una seconda parte di film separata dalla prima da un salto temporale di dieci anni: mentre il poeta si muove tra Firenze, Roma e Napoli, lo spessore emotivo cresce e, con esso, la qualità del racconto anche grazie ad alcuni scarti ricchi di immaginazione e fuori dai liniti del reale, come la bella resa dell’invettiva alla Natura. E’ come se, avvicinandosi alla città natale, Martone decidesse di lasciarsi andare insieme al suo personaggio che ha un’ultimo sussulto di vitalità andando all’osteria in un basso e poi azzardando la visita a un bordello in una sequenza con più di un accento felliniano. Si tratta di un rilassamento che costa forse qualche minuto di troppo, ma conduce a una chiusa molto toccante sui versi de ‘La ginestra’, valorizzati dalle immagini della fotografia, assai efficace come in tutto il film, di Renato Berta e dalla musica elettronica di Sacha Ring che, alternandosi senza forzature con Rossini, sottolinea molti fra i passaggi più significativi aggiungendovi un notevole pathos – uno per tutti: lo struggersi di Giacomo ripreso dall’alto accanto all’Arno dopo il crollo delle illusioni su Fanny.
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no_data
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giovedì 23 ottobre 2014
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elio gemano il nostro dustin hoffmann
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Un grandissimo Elio Germano che si "incarna" magistralmente nella sofferente figura di Giacomo.
Un Leopardi un pò troppo strapazzato e umiliato dalla sorte e dai letterati del suo tempo, diventa quasi marginale, per dare spazio ad una eccellente fotografia della nostra Italia di inizio ottocento, così diversa allora nelle sue varie regioni, così come lo è ancora oggi. Una Napoli quasi fantascientifica.
La scenografia, le ambientazioni, confermano un Martone, eccellente nella narrazione storica, quasi un sequel di "come eravamo", dedicato a un genio incompreso.
Da vedere sicuramente.
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lucadm_96
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mercoledì 22 ottobre 2014
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elio germano strabiliante
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L'interpretazione di Elio Germano ne "Il Giovane Favoloso" è sicuramente una delle sue migliori recitazioni: attivo, energico e convincente. A tratti un po' "vago", il film viene tenuto in piedi dalle magistrale reciazione di Germano: ogni persona che guarda il film è in grado lei stessa di calarsi nel personaggio di Giacomo Leopardi. Lui rappresenta il capisaldo di tutto il film, grazie al quale il film risulta essere un capolavoro.
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no_data
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mercoledì 22 ottobre 2014
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decisamente troppo rock per leopardi!
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Il giovane favoloso. Germano sì, ironico ed espressivo, bravissimo attore. Martone ed il suo film invece non mi hanno convinto. Fuori luogo in primis la sua definizione "un Kurt Cobain dell'Ottocento", ecco che forse quella personalissima e a mio parere, totalmente inopportuna idea rock Martone ha cercato di trasmettercela con il suo film, con quelle vesti ed ambientazioni forzatamente ottocentesche, eccessivamente ottocentesche, quasi carnevalesche. Luoghi comuni e forzature, la processione ed i dialoghi dei personaggi nel periodo napoletano fanno quasi sorridere. Totalmente innaturali. Film nel complesso guardabile, sarà anche per la bravura del protagonista, ma terribilmente scolastico.
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Il giovane favoloso. Germano sì, ironico ed espressivo, bravissimo attore. Martone ed il suo film invece non mi hanno convinto. Fuori luogo in primis la sua definizione "un Kurt Cobain dell'Ottocento", ecco che forse quella personalissima e a mio parere, totalmente inopportuna idea rock Martone ha cercato di trasmettercela con il suo film, con quelle vesti ed ambientazioni forzatamente ottocentesche, eccessivamente ottocentesche, quasi carnevalesche. Luoghi comuni e forzature, la processione ed i dialoghi dei personaggi nel periodo napoletano fanno quasi sorridere. Totalmente innaturali. Film nel complesso guardabile, sarà anche per la bravura del protagonista, ma terribilmente scolastico. Narra ciò che tutti sanno, non aggiunge nulla.
Ed in ultimo, non per ordine d'importanza, sbanca al botteghino.. Perdonate lo snobismo ma anche questo è eccessivamente rock per un film sulla vita di un grande poeta!
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