jackiechan90
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domenica 19 ottobre 2014
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favoloso il giovane ma anche il film
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Elio Germano riesce nel ruolo non facile del poeta Giacomo Leopardi negli anni che vanno dall'adolescenza a Recanati (l'infanzia ci viene mostrata in pochi attimi all'inizio e in rari flashback), la giovinezza con i primi successi (e insuccessi) letterari a Firenze e, infine, l'ultimo grande anelito di vita a Napoli con la declamazione dell'ultima grande poesia, "La Ginestra". Il film di Martone ha un tono e un ritmo molto teatrali e le sequenze della vita leopardiana sembrano proprio tre atti teatrali. Lo stile registico in compenso è molto postmoderno con alcune scene che assomigliano molto a dei "videoclip poetici", essenziali per dare corpo a ciò che di più astratto non può esserci cioè la poesia, soluzione che potrebbe fare scuola ed essere presa ad esempio per ulteriori lavori biopic come questo.
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Elio Germano riesce nel ruolo non facile del poeta Giacomo Leopardi negli anni che vanno dall'adolescenza a Recanati (l'infanzia ci viene mostrata in pochi attimi all'inizio e in rari flashback), la giovinezza con i primi successi (e insuccessi) letterari a Firenze e, infine, l'ultimo grande anelito di vita a Napoli con la declamazione dell'ultima grande poesia, "La Ginestra". Il film di Martone ha un tono e un ritmo molto teatrali e le sequenze della vita leopardiana sembrano proprio tre atti teatrali. Lo stile registico in compenso è molto postmoderno con alcune scene che assomigliano molto a dei "videoclip poetici", essenziali per dare corpo a ciò che di più astratto non può esserci cioè la poesia, soluzione che potrebbe fare scuola ed essere presa ad esempio per ulteriori lavori biopic come questo. Tutta la storia d'altronde è presa direttamente dagli scritti leopardiani e mescola continuamente finzione letteraria e realtà tanto che non è semplice capire il confine tra i due mondi. Da qui il titolo stesso dell'opera e il senso del Leopardi-pensiero che mescola le carte e fa della vita un immenso teatrino di cui farsi gioco ("non ero fatto per l'industria... ma per il sollazzo, il gioco"). Emblematica in questo senso anche la locandina del film che mostra il Germano-Leopardi con la testa capovolta creando così un senso di spaesamento nello spettatore già prima di vedere il film. Leopardi è "favoloso" in quanto sfuggente, dotato di una mente prodigiosa e di una profonda conoscenza dell'animo umano nonché di una grande ironia che il film mostra continuamente facendoci scoprire un lato del poeta non molto conosciuto così come la sua grande gioia di vivere, molto diversa dall'immaginario scolastico con cui siamo abituati a giudicare l'autore dell'"Infinito". è lui stesso a suggerirci di non giudicarlo dalle apparenze esteriori ma dal suo pensiero che non deriva necessariamente dalle sue condizioni fisiche. Se proprio dobbiamo trovare una pecca nel film potremmo dire che la divisione teatrale delle fasi della vita di Leopardi, operata da Martone, lascia talvolta da parte alcuni aspetti che potrebbero essere approfonditi meglio come il rapporto tra Leopardi e la madre, lasciata sullo sfondo rispetto al padre, mentre altre volta l'attenzione su aspetti non proprio rilevanti prevale sulla trama. ma a parte questi dettagli il film rimane anche l'affresco di un epoca evidenziata, in primo luogo, dai dialoghi che ricalcano il pensiero del tempo (non tanto diverso dal nostro) e la ricostruzione delle case, dei borghi, degli oggetti che fanno parte del mondo leopardiano. e, per ultimo, lo splendido paesaggio marchigiano dove possiamo anche noi vedere letteralmente la siepe "dove da tanta parte il guardo esclude", dovee "sedendo e mirando" possiamo contemplare "gli infiniti spazi e i sovrumani silenzi" e perderci naufragando dolcemente in questo mare.
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goldy
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sabato 18 ottobre 2014
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più corpo che anima
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Il regista dà per scontate troppe cose sulla vita di Leopardi e nel non volerne accennare per evitare l'agiografia ne dimentica troppe altre. Qualcosa di più per sorttolineare la sua grandezza di poeta e di uomo di pensiero lo poteva fare. Nella seconda metà ci si dimenticca perfino che stiamo perlando di lui perchè tutta l'enfasi è sulla camminata, sulla fatica fisica per non parlare della scena del bordello che ti stringe il cuore e che si poteva rendere anche meno greve e cavernosa. La morte di Silvia lasciamo perdere. Mentre la fotografia nelle scene di interni è bellissima , Martone non è altrettanto capace nelle scene in esterno dove i figuranti appaiono inamidati e lindi in vicoli e strade con selciati perfetti nuocendo alla credibilità dei luoghi.
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Il regista dà per scontate troppe cose sulla vita di Leopardi e nel non volerne accennare per evitare l'agiografia ne dimentica troppe altre. Qualcosa di più per sorttolineare la sua grandezza di poeta e di uomo di pensiero lo poteva fare. Nella seconda metà ci si dimenticca perfino che stiamo perlando di lui perchè tutta l'enfasi è sulla camminata, sulla fatica fisica per non parlare della scena del bordello che ti stringe il cuore e che si poteva rendere anche meno greve e cavernosa. La morte di Silvia lasciamo perdere. Mentre la fotografia nelle scene di interni è bellissima , Martone non è altrettanto capace nelle scene in esterno dove i figuranti appaiono inamidati e lindi in vicoli e strade con selciati perfetti nuocendo alla credibilità dei luoghi. La recitazione delle parti minori è imbarazzante. Non c'è fluidità nella narrazione così schematica sempre eccesivamente preoccupata di non voler cadere nell'induglio sentimentale. Ho lasciato la sala con un dolore sordo dentro per come Leopardi esce da questa pellicola anche se non nego che sia veritiera.
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[+] vero
(di maria)
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(di gpistoia1939)
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pisiran
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sabato 18 ottobre 2014
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favoloso ma non troppo..........
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Che Giacomo Leopardi non abbia avuto una vita favolosa è nell'immaginario di tutti, che il regista invece abbia voluto mostrarci la bramosia del vivere del Poeta si deduce dalla visione del film. La pellicola ci mostra ben due giovani favolosi, il Leopardi del film e il suo interprete Elio Germano che ha saputo recitare in modo magistrale tutto l'arco della vita del Poeta , interpretando sia il ruolo del giovane sia dell'adulto, accompagnandolo fino alla fine dei suoi giorni avvenuta in età ancora giovane (39). Il film di discreta fattura si avvale di una ottima fotografia e di musiche appropriate confezionate da un giovane musicista tedesco (Sascha Ring) che potrebbe essere scambiato per quel fenomeno di Gustav Santaolalla tanto sono delicate e incisive le musiche.
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Che Giacomo Leopardi non abbia avuto una vita favolosa è nell'immaginario di tutti, che il regista invece abbia voluto mostrarci la bramosia del vivere del Poeta si deduce dalla visione del film. La pellicola ci mostra ben due giovani favolosi, il Leopardi del film e il suo interprete Elio Germano che ha saputo recitare in modo magistrale tutto l'arco della vita del Poeta , interpretando sia il ruolo del giovane sia dell'adulto, accompagnandolo fino alla fine dei suoi giorni avvenuta in età ancora giovane (39). Il film di discreta fattura si avvale di una ottima fotografia e di musiche appropriate confezionate da un giovane musicista tedesco (Sascha Ring) che potrebbe essere scambiato per quel fenomeno di Gustav Santaolalla tanto sono delicate e incisive le musiche. Quindi tutto favoloso, dal titolo agli interpreti, alle musiche alla fotografia alla regia, meno purtroppo per lui, la stessa vita del Poeta, che di favoloso ha avuto ben poco dato che sembra sia rimasto vergine. Certo tutto è relativo, e se per noi oggi, abitanti del secondo millennio, diremo che ha avuto una vita insignificante, sicuramente ai quei tempi avremo trovato molti che la vita del Poeta sarebbe stata invidiabile. Se poi pensiamo che il vero senso della vita è l'amore, allora bisognerebbe accorgersi che le cose veramente importanti sono uguali ieri come oggi, e nei secoli. Film per tutti, specialmente per romantici. Buona visione al cinema. Pisiran Vr.
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melvin ii
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sabato 18 ottobre 2014
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un giovane desideroso d'amore
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Il biglietto d’acquistare per “Il giovane favoloso “è: 3)Di pomeriggio
Il giovane favoloso è un film del 2014 diretto da Mario Martone, scritto da Mario Martone e Ippolita Di Majo, prodotto da Piero degli Esposti e da Rai Cinema. È stato presentato in concorso alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Con :Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Isabella Ragonese, Anna Mouglalis, Valerio Binasco.
Il nome di Giacomo Leopardi evoca in ognuno di noi il tempo della scuola, dei compiti e delle infinite e noiose lezioni di italiano. Leopardi e le sue sudate carte rappresentano un passaggio inevitabile nelle nostre vite.
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Il biglietto d’acquistare per “Il giovane favoloso “è: 3)Di pomeriggio
Il giovane favoloso è un film del 2014 diretto da Mario Martone, scritto da Mario Martone e Ippolita Di Majo, prodotto da Piero degli Esposti e da Rai Cinema. È stato presentato in concorso alla 71ª Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Con :Elio Germano, Michele Riondino, Massimo Popolizio, Isabella Ragonese, Anna Mouglalis, Valerio Binasco.
Il nome di Giacomo Leopardi evoca in ognuno di noi il tempo della scuola, dei compiti e delle infinite e noiose lezioni di italiano. Leopardi e le sue sudate carte rappresentano un passaggio inevitabile nelle nostre vite. Leggiamo e studiamo il pessimismo cosmico leopardiano e ci scopriamo uomini ottimisti e fortunati. Ma chi era veramente Giacomo Leopardi ?
Chi era il ragazzo di Recanati che passò la sua giovinezza in uno studio matto e disperato?
I critici e i bibliografi del poeta hanno scritto di tutto e di più sull’autore e sulla sua vena artistica, ma forse ben poco sul giovane uomo.
Perché prima d’essere Leopardi l’intellettuale, vi era Giacomo il giovane. Il regista Martone con questo film tenta di raccontarci il lato umano del poeta, le sue difficoltà affettive con i genitori, i suoi problemi fisici. Giacomo(Germano) è un predestinato allo studio fin da bambino. Il padre, conte Monaldo(Popolizio) uomo colto e reazionario lo vuole sempre curvo sui libri. Giacomo non ha amici. Sono rari i momenti di svago con gli amati fratelli Carlo e Paolina(Ragonese). E’ un giovane anziano segnato anche da dolorosi problemi fisici. Le ossa si deformano, incurvato dal peso della solitudine e dall’assenza d’amore. Giacomo sogna carezze, affetto, stima, ma la madre fredda, bigotta e anaffettiva gli negherà sempre. Recanati per Giacomo diventa ben presto una prigione, un luogo troppo piccolo e provinciale incapace di saziare i suoi impeti culturali e di libertà. Dalla sua finestra osserva forse la giovane Silvia morire e il pensiero della morte diventa una costante compagna del poeta. Giacomo grazie al sostegno e alla stima del collega Giordani(Binasco) con cui intrattiene un ricco scambio epistolare, trova il coraggio per lasciare Recanati.Una tappa importante della vita di Leopardi sarà il soggiorno fiorentino dove si confronterà con altri autori e soprattutto con una mentalità liberale e più aperta. Leopardi sarà attratto dall’ardore politico e coverà un certa avversione per lo Stato Pontifico. A Firenze conoscerà il rivoluzionario napoletano Antonio Ranieri(Riondolino) con cui stringerà una profonda e lunga amicizia Martone ci mostra un Leopardi più personale e intimo, un ragazzo con delle incertezze anche dal punto di vista sessuale, indeciso nei gusti, confuso probabilmente. La fase finale della sua vita Giacomo la trascorrerà a Napoli, paradossalmente in difficili condizioni economiche. Come spesso accade alle persone di talento e di spessore, anche Leopardi non viene apprezzato dai suoi contemporanei non tanto nello stile ma sui contenuti definiti eccessivamente cupi e negativi.
Leopardi viene definito un pessimista, ma in vero è un uomo malinconico, cinico, disilluso che si pone tante domande sull’esistenza del mondo. Un uomo solo, abituato ai silenzi e ad osservare gli altri vivere. Era difficile raccontare l’essenza leopardiana fatta di staticità e contemplazione e il film ne coglie l’essenza solo in parte. La sceneggiatura divisa in tre momenti storici precisi:Recanti, Firenze e Napoli convince solo a tratti. Il Leopardi fanciullo desideroso di conoscere la vita e il mondo e il suo complesso rapporto d’amore con il padre emoziona e coinvolge il pubblico, ma poi l’attenzione scema causa un ritmo meno intenso per scivolare in finale piatto e noioso. Il pathos narrativo concentrato sul travaglio interiore e intellettuale di Leopardi è raccontato, descritto, ma poco sentito. Lo spettatore fa fatica ad entrare in simbiosi con il protagonista, non riesce a condividere il peso della solitudine esistenziale e comprenderne fino n fondo i motivi.
Forse questo progetto doveva avere uno sbocco più televisivo che cinematografico. Andava preparato un evento in due puntate. Presentato in questa maniera incuriosisce forse un pubblico adulto, ma lascia freddi i giovani.
La regia di Martone è teatrale, visionaria, onirica, ma lenta e prevedibile non aggiunge un quid creativo e innovativo al prodotto.
Elio Germano è un attore di talento e probabilmente un giovane uomo dotato di sensibilità, ma non è una persona malinconica. Interpreta la malinconia, porta sulla scena con dignità e bravura la solitudine, mostra l’ambigua intimità del personaggio, ma non riesce a farlo suo.
Meritevole di menzione è sicuramente Massimo Popolizio: capace di rendere con efficacia e talento la figura paterna determinante nel bene e nel male per la crescita umana e culturale di Leopardi.
Il resto del cast è senza lode e senza infamia.
Germano recita con ardore i versi del poeta Leopardi, ma l’uomo leopardi resta un’altra cosa con questa tiepida rappresentazione.
Lo spettatore non riesce a cogliere tutte le sfumature di un personaggio unico e diverso dalla sua stessa epoca. Un uomo infelice e vittima della sua intelligenza e sua fama di conoscenza. Un’anima sofferta capace però di cogliere meglio degli altri i cambiamenti della società e i tormenti dell’uomo
Leopardi fu sicuramente un giovane favoloso già all’epoca e chissà se vivesse ai giorni nostri forse andrebbe da un terapeuta e assumerebbe anti depressivi, ma magari tra un zibaldone e un operetta morale magari prenderebbe un gelato passeggiando sorridente in mezzo alla gente.
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[+] seifortemelvin
(di felicia t)
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maurizio meres
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sabato 18 ottobre 2014
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il poeta ribelle
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La realtà di questo film con una sceneggiatura accurata sfiora la perfezione cinematografica,l'anima del poeta si sente fortemente le sue poesie sono musica e proietta lo spettatore nell'oblio poetico nei sentimenti più profondi,attraverso la sofferenza fisica la voglia di amare e di sognare ,la ricerca continua di se stesso ,aprirsi mentalmente e confrontarsi in quel periodo storico, la voglia di vivere sopraffatta dalla sua negativita interiore.
Film perfetto l'ambientazione a Recanati conoscendola benissimo rispecchia in tutto la realtà di quel periodo nella sua casa tutt'ora si respira il profumo dei libri,tutto è rimasto come allora,la sua finestra dove sognava l'amore,il suo angolo nel giardino dove attraverso un meraviglioso panorama pensava leggeva e respirava un po' di libertà rimanendoci per ore fissando chissà che cosa ,ma sempre con la mente proiettata nella ricerca del sapere.
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La realtà di questo film con una sceneggiatura accurata sfiora la perfezione cinematografica,l'anima del poeta si sente fortemente le sue poesie sono musica e proietta lo spettatore nell'oblio poetico nei sentimenti più profondi,attraverso la sofferenza fisica la voglia di amare e di sognare ,la ricerca continua di se stesso ,aprirsi mentalmente e confrontarsi in quel periodo storico, la voglia di vivere sopraffatta dalla sua negativita interiore.
Film perfetto l'ambientazione a Recanati conoscendola benissimo rispecchia in tutto la realtà di quel periodo nella sua casa tutt'ora si respira il profumo dei libri,tutto è rimasto come allora,la sua finestra dove sognava l'amore,il suo angolo nel giardino dove attraverso un meraviglioso panorama pensava leggeva e respirava un po' di libertà rimanendoci per ore fissando chissà che cosa ,ma sempre con la mente proiettata nella ricerca del sapere.Le altre ambientazioni di quel periodo,Firenze noiosa e faziosa,Roma opprimente per il poeta schiava di se stessa ,Napoli arrogante ma gioiosa ,forse qui trova la sua libertà ,ma anche la sua fine non fece in tempo a ritornare nella sua Recanati o forse non volle tornarci.
Strutturalmente il film è perfetto Martone riesce a far scorrere il film splendidamente tagli scena perfetti ambientazioni superlative, tutti gli attori bravissimi ,ottima la figura del padre di Leopardi magnificamente interpretata dal bravissimo Massimo Popolizio ,che dire di Elio Germano si è talmente immedesimato entrando nell'anima del poeta da farlo sentire ancora tra noi ,una delle più belle interpretazioni cinematografiche di tutti i tempi,sicuramente questo film entrerà nei classici,potrebbe essere anche usato come insegnamento scolastico per riavvicinare la gioventù e non solo al grande patrimonio letterario Italiano.Un italiano non può perdersi questo film è la nostra storia e scolasticamente amato e odiato.
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aldo s.
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sabato 18 ottobre 2014
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germano favoloso leopardi. l'infinito da brivido..
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. Di favoloso innanzitutto c'è Elio Germano, che non impersona solo il grande Giacomo, ma si e' incarnato in lui. Era proprio lui. Sorprendente!Emozionante! Grandioso! Leopardi era li,vivo sullo schermo!Confesso che all'inizio ho pianto. Ho pianto quando Germano ha declamato, facendoli naturalmente suoi, i versi dell'Infinito, sull'ermo colle del Tabor. Un momento toccante. La scelta registica poteva attingere a più spunti. Avrei spaziato di più, con la cinepresa, sui monti Azzurri, sul mare davanti. La prima parte con Recanati l'arrivo di Pietro Giordani( figura apparsa subito positiva, molto più del badante Ranieri)la visita alla Basilica di Loreto dove il Giordani invita a toccare le statue esterne del rivestimento della Santa Casa dl Bramante, e' senza dubbio la migliore, ma e' incompleta.
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. Di favoloso innanzitutto c'è Elio Germano, che non impersona solo il grande Giacomo, ma si e' incarnato in lui. Era proprio lui. Sorprendente!Emozionante! Grandioso! Leopardi era li,vivo sullo schermo!Confesso che all'inizio ho pianto. Ho pianto quando Germano ha declamato, facendoli naturalmente suoi, i versi dell'Infinito, sull'ermo colle del Tabor. Un momento toccante. La scelta registica poteva attingere a più spunti. Avrei spaziato di più, con la cinepresa, sui monti Azzurri, sul mare davanti. La prima parte con Recanati l'arrivo di Pietro Giordani( figura apparsa subito positiva, molto più del badante Ranieri)la visita alla Basilica di Loreto dove il Giordani invita a toccare le statue esterne del rivestimento della Santa Casa dl Bramante, e' senza dubbio la migliore, ma e' incompleta. Avrei insistito di più con gli scenari e i paesaggi delle Marche, fonte di ispirazione della maggior parte della sua produzione poetica. Il regista Martone propende troppo per la macchiettista Napoli e poco per le Marche. E secondo noi ha sbagliato. Doveva cimentarsi anche su questo per non dare una stucchevole immagine da cartolina della nostra regione. Essendo egli riuscito benissimo a togliere la patina scolastica e a filmare quella che è' LA POESIA, cioè l' Infinito, speravo che riuscisse a fare altrettanto con " Il sabato del villaggio" e quelle "Alla luna" e "Canto notturno di un pastore dell' Asia". C'è Silvia che muore, ma non c'è' l'interpretazione della poesia "A Silvia" , che doveva essere recitata subito dopo la morte della giovane. E' troppo marginale nel film il ruolo di Isabella Aragonese nei panni di Paolina, la sorella. La seconda parte sul periodo napoletano sottolinea i cliché errati che gli ambienti letterari del tempo avevano nei confronti del poeta di Recanati, giudicato e liquidato come pessimista cosmico solo per via della sua infermità e non per la grandezza e attualità del suo pensiero. Era ampollosa, ridondante, pallosa e pesante. Faceva perdere il filo della narrazione e tutto l'entusiasmo iniziale. Torna sui binari solo a chiusura del film con la scena dell'eruzione del Vesuvio, ne "La Ginestra". Cartellino giallo per il femminiello nei bassi di Napoli. Poteva evitare questa discesa negli inferi di quello che ha fatto apparire come uno sfigato sessuofobico. Non ce n'era bisogno. Anche se molti andranno a vedere questa pellicola, perché e' di moda,dico che non e' alla portata di tutti, se non c'è una sensibilità innata e un'infarinatura letteraria a monte. VOTO 9 al primo tempo, 5 al secondo.
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leoda
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sabato 18 ottobre 2014
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la spiritualità perduta
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In questo mondo arido e superficiale, difficilmente oggi può essere condivisa la sublime spiritualità del poeta e la grande difficoltà di chi così è riuscito a tradurla filmicamente.
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(di maurizio meres)
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romifran
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sabato 18 ottobre 2014
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delicatissimo, dolente giacomo...
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All'uscita dal cinema, con la consueta abilità che noi insegnanti abbiamo nel cesellare "tranchants", si commentava che il film (bellissimo e meravigliosamente interpretato da Elio Germano) sarebbe potuto risultare ostico alla comprensione di studenti non adeguatamente preparati. Sul momento ho condiviso; mi sembrava un'osservazione pertinente. Poi, tornando a casa, ancora irretita dalla bellezza delle immagini, stordita dai versi modernissimi del poeta recanatese, addolorata dalle profonde sofferenze inferte dall'ingrata Natura al gracile "contino", ho riflettuto, invece, che la visione di un film come questo dovrebbe avvenire proprio nelle scuole. Cosa importa se ai più sfuggiranno i dettagli della biografia del poeta? Cosa cambia che gli studenti non sappiano che Fanny fu molto amata da Leopardi senza che lei mai lo corrispondesse? E chi non capirebbe (dai tenerissimi gesti protettivi che compie) che Antonio Ranieri era di Leopardi amico fidato e carissimo e che gli fu accanto fino all'ultimo respiro? Ciò che arriverebbe dritto al cuore dei ragazzi, invece, è l'avventura umana e terrena di un giovane che fu ragazzo come loro e che, a differenza loro, non poté scegliere di amare, studiare liberamente e vivere secondo le sue naturali pulsioni.
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All'uscita dal cinema, con la consueta abilità che noi insegnanti abbiamo nel cesellare "tranchants", si commentava che il film (bellissimo e meravigliosamente interpretato da Elio Germano) sarebbe potuto risultare ostico alla comprensione di studenti non adeguatamente preparati. Sul momento ho condiviso; mi sembrava un'osservazione pertinente. Poi, tornando a casa, ancora irretita dalla bellezza delle immagini, stordita dai versi modernissimi del poeta recanatese, addolorata dalle profonde sofferenze inferte dall'ingrata Natura al gracile "contino", ho riflettuto, invece, che la visione di un film come questo dovrebbe avvenire proprio nelle scuole. Cosa importa se ai più sfuggiranno i dettagli della biografia del poeta? Cosa cambia che gli studenti non sappiano che Fanny fu molto amata da Leopardi senza che lei mai lo corrispondesse? E chi non capirebbe (dai tenerissimi gesti protettivi che compie) che Antonio Ranieri era di Leopardi amico fidato e carissimo e che gli fu accanto fino all'ultimo respiro? Ciò che arriverebbe dritto al cuore dei ragazzi, invece, è l'avventura umana e terrena di un giovane che fu ragazzo come loro e che, a differenza loro, non poté scegliere di amare, studiare liberamente e vivere secondo le sue naturali pulsioni. Arriverebbe al cuore dei ragazzi che la sofferenza interiore di un'anima (che vorrebbe ma non può) conduce alla creazione di versi unici e ancor oggi attualissimi. Rifletterebbero di certo sul fatto che nessuna vita va sprecata e che l'amore di una persona cara, il dono incomparabile della salute, la possibilità di realizzare i propri sogni sarebbero un autentico viatico per affrontare il lungo cammino del nostro viaggio terreno. Sarebbero condotti a riflettere su valori universali, che trascendono la "spazzatura mediatica" alla quale essi sono quotidianamente sottoposti. Noi siamo uscite dal cinema col desiderio di rileggere Giacomo Leopardi, noi che lo abbiamo studiato con passione, pensandolo infelice ed ignorando che nel suo dolore c'era un grido d'amore sublime.
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(di maria)
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melania
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venerdì 17 ottobre 2014
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film bello ed emozionnte
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Premetto che amo molto Leopardi,i suoi canti sono quanto di più bello esista nell'arte poetica,per cui ho visto il film con forte interesse e l'ho seguito con emozione.Il film a me è piaciuto molto,non mi sono stancata neanche per un attimo,ho trovato eccellente l'ambientazione,stupenda l'interpretazione di elio germano che ha dato il maglio di sè.certamente non è un film di massa,temo che lo spettatore che non è animato da interessi per la biografia di Leopardi e per la sua lirica possa annoiarsi.
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stemha
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venerdì 17 ottobre 2014
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resto delusa...
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Fortuna che prima di entrare in sala avevo preso un caffè..
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(di angelo mandelli)
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