great steven
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mercoledì 7 gennaio 2015
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e il naufragar m'è dolce in questo mare...
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IL GIOVANE FAVOLOSO (IT, 2014) diretto da MARIO MARTONE. Interpretato da ELIO GERMANO, MICHELE RIONDINO, MASSIMO POPOLIZIO, ANNA MOUGLALIS, VALERIO BINASCO, PAOLO GRAZIOSI, IAIA FORTE, SANDRO LOMBARDI, RAFFAELLA GIORDANO, EDOARDO NATOLI, FEDERICA DE COLA, ISABELLA RAGONESE
Presentato in concorso alla 71° Mostra di Venezia, l’ultimo film di Martone ha come cardine l’esistenza artistica e privata di uno fra i maestri della poesia italiana del XIX secolo, Giacomo Leopardi, interpretato da un superbo E. Germano, davvero in formissima. Il giovane Giacomo è un bambino di straordinaria intelligenza, che vive nella casa/biblioteca di Recanati insieme ai fratelli Carlo e Paolina, coltivando un complesso rapporto col padre Monaldo, nobile dai modi rigidi e severi, e con la madre Adelaide Antici, religiosa in modo ossessivo, che priva il figlio di un’infanzia felice e ricca di giochi.
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IL GIOVANE FAVOLOSO (IT, 2014) diretto da MARIO MARTONE. Interpretato da ELIO GERMANO, MICHELE RIONDINO, MASSIMO POPOLIZIO, ANNA MOUGLALIS, VALERIO BINASCO, PAOLO GRAZIOSI, IAIA FORTE, SANDRO LOMBARDI, RAFFAELLA GIORDANO, EDOARDO NATOLI, FEDERICA DE COLA, ISABELLA RAGONESE
Presentato in concorso alla 71° Mostra di Venezia, l’ultimo film di Martone ha come cardine l’esistenza artistica e privata di uno fra i maestri della poesia italiana del XIX secolo, Giacomo Leopardi, interpretato da un superbo E. Germano, davvero in formissima. Il giovane Giacomo è un bambino di straordinaria intelligenza, che vive nella casa/biblioteca di Recanati insieme ai fratelli Carlo e Paolina, coltivando un complesso rapporto col padre Monaldo, nobile dai modi rigidi e severi, e con la madre Adelaide Antici, religiosa in modo ossessivo, che priva il figlio di un’infanzia felice e ricca di giochi. Insofferente alle ristrettezze di un ambiente così retrivo, Giacomo desidera allontanarsi dalle mura famigliari per dare libero sfogo alle sue esigenze intellettuali frequentando i circoli culturali di un’Italia ancora frammentata in ducati e regni e fuggendo anche fuori dallo Stato Pontificio. Nel corso della sua vita, conoscerà il letterato Pietro Giordani, col quale intratterrà una fitta corrispondenza epistolare, e l’intellettuale napoletano Antonio Ranieri, insieme a cui passerà gli ultimi anni della sua breve e tormentata esistenza nella città partenopea. A ventiquattro anni riesce finalmente a lasciare Recanati, ma la sua salute cagionevole lo obbliga a fermarsi a Firenze. Gli acciacchi e le malattie incalzanti a cui sarà soggetto lo renderanno, nel tempo, gobbo e quasi completamente cieco per un certo periodo. Si innamora, non ricambiato, della nobildonna Fanny Targioni Tozzetti, costruendo un triangolo amoroso fra lui, la donna e il migliore amico Ranieri, col quale condivide alloggio e salotti culturali continuando a comporre le sue opere in prosa e poesia, non sempre accolte però da una critica favorevole. Fra le vicende umane ed esistenziali del bravissimo poeta marchigiano, vengono ovviamente e obbligatoriamente introdotte le opere principali della sua immensa produzione letteraria: lo Zibaldone, l’ Infinito, il poema La Ginestra, analizzato ed esplicitato in un finale oscuro e particolarmente magico. Dopo la parentesi risorgimentale di successo ottenuta con il supremo Noi credevamo, Martone fa di nuovo un salto nel passato italiano ripescando uno dei poeti italici più conosciuti all’estero e indubbiamente più capaci di sorprendere in maniera suggestiva l’animo umano con la sincerità dei sentimenti e il pessimismo cosmico che traspare dai suoi intensi versi. La carta vincente risulta, praticamente all’occhio, lo straordinario Germano, che anche nei minimi particolari riproduce la figura deforme e claudicante che sicuramente non si sarebbe mai addetta ad un uomo con una mente così multiforme, attiva e produttiva. Elogi anche a Riondino, che fa con brio e impegno il fedele compagno di ventura Antonio Ranieri, e al doppiatore M. Popolizio, che interpreta il tirannico e inflessibile conte Monaldo, padre odiato di Giacomo. Nel repertorio femminile, spiccano I. Ragonese nella parte della sorella Paolina (con cui Giacomo ebbe frequenti contatti grafici per lettera) e R. Giordano nelle vesti della madre Adelaide. Bellissime la fotografia e la scenografia che ricostruiscono tanto tra gli anfratti delle caverne napoletane quanto negli ambienti sfarzosi marchigiani e romani l’atmosfera lussuosa ma anche contraddittoria di un’epoca contraddistinta dalle battaglie per la libertà di un Paese ancora non unito e da patriottismi emergenti e spingenti ai quali Leopardi non fu indifferente, associandosi ad essi con un impegno sociale degno della sua levatura morale e artistica. Per scrivere la sceneggiatura, il regista Martone si è fatto appoggiare da Ippolita Di Majo. L’unica pecca di questo indiscutibile capolavoro di nicchia forse non adeguatamente apprezzato è con ogni probabilità l’eccessiva lunghezza, che affatica lo spettatore e gli fa perdere un po’ il senso della misura indispensabile per ammirare una biografia priva di agiografie e vissuta con la passione di chi ama la poesia e sa valorizzarla come merita, anche a distanza di secoli. E Giacomo Leopardi non è stato tradito né travisato: la sua raffigurazione, merito di attori, regista, sceneggiatori e collaboratori tecnici tutti insieme in un unico sforzo, appare decisamente veritiera e fieramente libera da manierismi e forzature. Premio Pasinetti al Festival di Venezia per Germano.
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luciacinefila
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giovedì 4 dicembre 2014
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questo è il cienma italiano di cui sono fiera
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Appassionante, commovente, originale,storico, ironico; ti fa pensare(tanto...)tistupisce, ti commuove,ti affascina.
Un film dalle mille emozioni.Interpretazione da oscar per il nostro Elio Germano che da il meglio di se nei pochi sorrisi che con una gaiezza inattesa regala al suo personaggio. Il protagonista riesce a farci percepire quasi a toccare con mano le emozioni del suo personaggio.....l'affetto profondo che lo lo legava ai suoi fratelli, la voglia di scoprire il mondo lontano dal suo nido, la curiosità verso l'animo femminile e sopratutto la sua caparbietà nel fare della sua vita una ricerca continua verso il sapere....In particolar modo la sua estrema sincerità e la sua onestà intellettuale che lo differenziava in maniera abissale dai "letterati del tempo" che prima lo adulano e poi lo abbandonano temendolo!
Una considerazione a parte merita la delineazione del personaggio del Conte MOnaldo che sicuramente tanto deve all'attore che lo impersonifica ma che al tempo stesso è una delle figure meglio riuscite del lungometraggio.
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Appassionante, commovente, originale,storico, ironico; ti fa pensare(tanto...)tistupisce, ti commuove,ti affascina.
Un film dalle mille emozioni.Interpretazione da oscar per il nostro Elio Germano che da il meglio di se nei pochi sorrisi che con una gaiezza inattesa regala al suo personaggio. Il protagonista riesce a farci percepire quasi a toccare con mano le emozioni del suo personaggio.....l'affetto profondo che lo lo legava ai suoi fratelli, la voglia di scoprire il mondo lontano dal suo nido, la curiosità verso l'animo femminile e sopratutto la sua caparbietà nel fare della sua vita una ricerca continua verso il sapere....In particolar modo la sua estrema sincerità e la sua onestà intellettuale che lo differenziava in maniera abissale dai "letterati del tempo" che prima lo adulano e poi lo abbandonano temendolo!
Una considerazione a parte merita la delineazione del personaggio del Conte MOnaldo che sicuramente tanto deve all'attore che lo impersonifica ma che al tempo stesso è una delle figure meglio riuscite del lungometraggio.
Colpisce la immensa tenerezza che prova verso il suo figlio più debole, più delicato ma così geniale, verso quel figlio al quale avrebbe concesso qualsiasi cosa ma che teneva così stretto a sè perchè era il suo preferito!
Un uomo tutto di un pezzo, un nobile non solo per le sue origini ma sopratutto per la sua nobiltà di animo che si manifetsa nella sua caparbietà nel trasmettere alla propria prole i principi morali e religiosi con cui a sua volta era stato educato.Egli ben comprende "il male di vivere del suo Giacomo" e cerca di aiutarlo...purtroppo senza ottenere un risultato positivo.
Commovente la scena in cui Il padre si sostituisce a Giacomo nel tagliare la carne servita per il pasto.....ASSOLUTAMENTE DA NON PERDERE BELLISSIMO!!!!!!!!!!!!!
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martineden
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giovedì 4 dicembre 2014
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troppo pop, poco rock
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Mi aspettavo una lettura più visionaria e personale della vita di Leopardi.
In questo film invece il poeta è rappresentato secondo il consueto leit motif del genio incompreso e “mal dans sa peau”. Intendiamoci, si viaggia su livelli notevoli di intensità e qualità, che a tratti mi hanno molto emozionato, ma ho avuto l’impressione che il regista non abbia saputo osare, o abbia scelto di non stravolgere la vulgata leopardiana che lo vuole profondo erudito, menomato fisicamente, poco felice in amore, con madre anaffettiva e padre iper-esigente.
Per questo ho trovato dei punti di debolezza, anziché di forza, gli elementi estetici del film che lisciano il pelo a questa conventional wisdom: l’apparenza quasi chaplinesca, in redingote e bastone, oppure l’aneddoto assurto a leggenda metropolitana del suo rifiuto di usare il coltello a tavola, più volte citato nel film.
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Mi aspettavo una lettura più visionaria e personale della vita di Leopardi.
In questo film invece il poeta è rappresentato secondo il consueto leit motif del genio incompreso e “mal dans sa peau”. Intendiamoci, si viaggia su livelli notevoli di intensità e qualità, che a tratti mi hanno molto emozionato, ma ho avuto l’impressione che il regista non abbia saputo osare, o abbia scelto di non stravolgere la vulgata leopardiana che lo vuole profondo erudito, menomato fisicamente, poco felice in amore, con madre anaffettiva e padre iper-esigente.
Per questo ho trovato dei punti di debolezza, anziché di forza, gli elementi estetici del film che lisciano il pelo a questa conventional wisdom: l’apparenza quasi chaplinesca, in redingote e bastone, oppure l’aneddoto assurto a leggenda metropolitana del suo rifiuto di usare il coltello a tavola, più volte citato nel film.
Più nello specifico, l’azione e i meccanismi drammatici vengono sempre innescati da una tensione fra il poeta e il suo contesto sociale (prima problemi e scazzi con i genitori e il meschino ambiente di paese, poi con l’invidia altezzosa dei frequentatori dei circoli intellettuali fiorentini, poi con il beffardo volgo napoletano), ma mai da una riflessione più assoluta del poeta e della sua percezione di sé, e sulla sua angoscia esistenziale e della sua disperazione ontologica, di cui pure ha lasciato ampia traccia nelle sue opere.
Si potrebbe quasi rimproverare a Martone di aver ceduto allo stesso errore che Leopardi rimprovera ai suoi interlocutori nella scena della gelateria napoletana: “ non imputate al corpo quello che si deve al mio intelletto”, perché questo film imputa al depaysement sociale di leopardi quanto invece si deve al suo intelletto di filosofo e poeta eccelso, che è stato fonte di ispirazione e ammirazione per pensatori successivi come Nietsche e Schopenauer.
Partendo da questa base, gli elementi stilistici e sostanziali che ho più apprezzato sono costituiti dalle poche tracce visionarie/oniriche, quasi psichedeliche, come quando Giacomo sogna ad occhi aperti di ribellarsi violentemente al padre e allo zio che lo inquisiscono, oppure nella visualizzazione simbolista della natura matrigna sotto forma di un moloch di sabbia che si sbriciola. O ancora l’ottima colonna sonora elettronica di Apparat , al secolo Sascha Ring, anacronistica rispetto al film, così come fece Sophia Coppola con la sua Marie Antoinette.
Insomma la biografia ma soprattutto l’opera di Leopardi si presterebbero ad una lettura “rock” del personaggio che ne restituisse l’attualità e l’inquietudine universale provate dalle anime sensibili e talentuose davanti alla tragedia della condizione umana. Questa buffa tragicommedia del vivere in lui si riflettono in un percorso quasi cristologico di annientamento fisico che pure ha saputo affrontare con dignità ma anche con ironia
Da questo punto di vista, premesso a caratteri cubitali che recitare così intensamente l’infinito e la ginestra valgono il prezzo del biglietto, perché non attingere invece dallo zibaldone e dalle operette morali le sue pagine più intensamente visionarie ed esistenziali? sarebbe stato di sicuro più originale e avrebbe dischiuso ai più il drammatico splendore del Leopardi meno noto.
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enzo70
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giovedì 4 dicembre 2014
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un grande omaggio all'italia di un grande regista
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Martone sta da tempo provando a ridare lustro al nostro paese con film che vedono al passato glorioso di una nazione e di chi ne ha scritto la storia, contrapponendosi al disfattismo di una cultura popolare sempre più anemica. Il Leopardi di Martone rispecchia la biografia dell’uomo cui fu caro un colle dal quale scrutare l’infinito nel quale navigare. Poca poesia, però, e tanta vita, quella del giovane favoloso, chiuso nelle difficoltà di un fisico inadeguato e di una profonda sensibilità che trova sostanza nella cultura. L’altro protagonista di questo film è Antonio Ranieri, che proprio grazie alla scelta del regista napoletano torna alla ribalta nell’ambito dell’asfittico dibattito culturale italiano, dandogli, almeno, nuova linfa.
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Martone sta da tempo provando a ridare lustro al nostro paese con film che vedono al passato glorioso di una nazione e di chi ne ha scritto la storia, contrapponendosi al disfattismo di una cultura popolare sempre più anemica. Il Leopardi di Martone rispecchia la biografia dell’uomo cui fu caro un colle dal quale scrutare l’infinito nel quale navigare. Poca poesia, però, e tanta vita, quella del giovane favoloso, chiuso nelle difficoltà di un fisico inadeguato e di una profonda sensibilità che trova sostanza nella cultura. L’altro protagonista di questo film è Antonio Ranieri, che proprio grazie alla scelta del regista napoletano torna alla ribalta nell’ambito dell’asfittico dibattito culturale italiano, dandogli, almeno, nuova linfa. L’amico di Leopardi, infatti, è un’altra componente della vita stessa del poeta, il lato per certi profili umano, del grande sentimento dell’amicizia, del rispetto, per certi profili, dell’umanità. Come tutti i film di Martone il giovane favoloso richiede un notevole impegno allo spettatore, ma l’attenzione viene ben ripagata dalla sostanza della sceneggiatura che segue la rigidità narrativa del romanzo storico, in linea con l’ottimo “Noi credevamo”; e poi la capacità del miglior regista italiano del momento di produrre cultura senza cercare lo sfoggio di esercizi di erudizione tipici di una certa sotto cultura italiana, che nel cinema fa veri e proprio disastri, uno su tutti, il pessimo “Il resto di niente” di Antonietta de Lillo. L’ottima interpretazione di Elio Giordano e di Michele Riondino, in ruoli e con ritmi non semplici, sono un ulteriore elemento di forza di questa pellicola. E Viva Martone che cerca nelle nostre radici la forza per affrontare questo medioevo cui da soli ci stiamo condannando.
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baud14
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venerdì 28 novembre 2014
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il giovane spiritato
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Non voglio essere distruttivo. E’ un’operazione coraggiosa e fondata su un lavoro accurato di ricerca biografica e filologica. Non posso, tuttavia, non esprimere la mia personale delusione e il mio sconcerto per la rappresentazione di un Leopardi più che ispirato, spiritato, con occhi sempre sgranati tanto davanti all’”ultimo orizzonte” quanto di fronte al transessuale nel bordello napoletano (ma era proprio necessario…?). La sceneggiatura risulta spesso “telefonata”, zibaldoneggiante, piuttosto banale: una serie di massime, con ricerca di effetto, senza mai però sorprendere o quanto meno coinvolgere. Molto belle le ambientazioni, soprattutto nel contrasto tra interni ed esterni.
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elgatoloco
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lunedì 24 novembre 2014
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l'unico modo per mettere in scena leopardi
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Film di grande intelligenza e cultura(non ne dubitavamo, conoscendo Martone come regista teatrale, prima che cinematografico), con evidenti echi anche e soprattutto mozartiani, ben rilevati, "Il giovane favoloso"è, quasi certamente, l'unico modo per fare un film su Leopardi. Senza ripercorrerne pedissequamente le linee-guida della vita, Martone ci mostra sia lo studio matto e disperatissimo, sia l'aspirazione ad altro(Silvia, ma non solo, la vita, la sensualità), sempre, però, frustrata dalla salute, anche indotta dalla rigida educazione paterna. Contro una visione scolastica di un Leopardi"risorgimentale"(dove in primis bisognerebbe chiarire il lemma, l'aggettivo)Martone ci mostra il Leopardi"mezzo filosofo"(così si definiva Giacomo stesso), in realtà pensatore e poeta(un'endiadi totale)profondissimo.
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Film di grande intelligenza e cultura(non ne dubitavamo, conoscendo Martone come regista teatrale, prima che cinematografico), con evidenti echi anche e soprattutto mozartiani, ben rilevati, "Il giovane favoloso"è, quasi certamente, l'unico modo per fare un film su Leopardi. Senza ripercorrerne pedissequamente le linee-guida della vita, Martone ci mostra sia lo studio matto e disperatissimo, sia l'aspirazione ad altro(Silvia, ma non solo, la vita, la sensualità), sempre, però, frustrata dalla salute, anche indotta dalla rigida educazione paterna. Contro una visione scolastica di un Leopardi"risorgimentale"(dove in primis bisognerebbe chiarire il lemma, l'aggettivo)Martone ci mostra il Leopardi"mezzo filosofo"(così si definiva Giacomo stesso), in realtà pensatore e poeta(un'endiadi totale)profondissimo. Da considerare e da valutare con grande attenzione, anche nelle singole scene, che contengono sempre una produzione di senso assolutamente unica e irripetibile. Anche quando ci mostra l'aspetto meno gradevole della vita del poeta(scene del lupanare napoletano, con la prostituta che si rivela un ermafrodita, unitamente ai lazzi di cui Leopardi diviene bersaglio), "Il giovane favoloso"è film capace di catturarci, mostrandoci la vita di un pensatore "prigioniero dell'esistenza", dopo essere cresciuto in un ambiente chiuso, colto ma pieno di pregiudizi, come quello del conte Monaldo Leopardi, contestualizzato nella Recanati piccola e opprimente, specchio di un'"Italietta"che, nonostante le grandi spinte culturali, tendeva a chiudersi in sé. El Gato
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nunziett�
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giovedì 20 novembre 2014
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dolce e chiara è la notte e senza vento...
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Film intenso con Elio Germano che si espone in maniera totale. La parte giusta per lui.
Le percezioni passano attraverso lo schermo.
La morbidezza delle foglie, l'odore della pioggia, il freddo del vento, il sapore del gelato passano come per osmosi attraverso la complessa interpretazione che Martone fa del Leopardi.
Un film più che da vedere da 'sentire' per liberare il poeta e una parte di noi da quel suo senso tormentoso dell'esclusione e dell'amore negato.
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giuliog02
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mercoledì 19 novembre 2014
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cultura, natura, empatia, pulsioni, sentimenti
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Il giovane favoloso di Martone é un'opera di cultura, in favore della cultura ( spinge a riprendere in mano " Le operette morali " o altri testi leopardiani ). Recitazione splendida di Germano nelle vesti del poeta e recitazione di alto livello di tutti i protagonisti.. Accompagnamento musicale misurato e piacevole. Un film che si vede con piacere, la cui scenografia é di grande effetto e colpisce favorevolmente lo spettatore. Talune scene paiono quadri dei Macchiaioli. Perfette per trasmettere un'emozione che viviamo noi ora e che ha vissuto allora il poeta.
Il film mi é parso un poco distonico. Mi spiego. Nella prima parte - il vissuto a Recanati, Firenze, Roma - il filo della narrazione é conduttore e la scenografia é un mezzo espressivo, mentre nella seconda - Napoli - la scenografia prende nettamente il sopravvento e diviene conduttrice.
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Il giovane favoloso di Martone é un'opera di cultura, in favore della cultura ( spinge a riprendere in mano " Le operette morali " o altri testi leopardiani ). Recitazione splendida di Germano nelle vesti del poeta e recitazione di alto livello di tutti i protagonisti.. Accompagnamento musicale misurato e piacevole. Un film che si vede con piacere, la cui scenografia é di grande effetto e colpisce favorevolmente lo spettatore. Talune scene paiono quadri dei Macchiaioli. Perfette per trasmettere un'emozione che viviamo noi ora e che ha vissuto allora il poeta.
Il film mi é parso un poco distonico. Mi spiego. Nella prima parte - il vissuto a Recanati, Firenze, Roma - il filo della narrazione é conduttore e la scenografia é un mezzo espressivo, mentre nella seconda - Napoli - la scenografia prende nettamente il sopravvento e diviene conduttrice. Le scene sono un poco slegate e c'é - a mio avviso - un eccesso di napoletanità popolare, specie notturna, che poteva essere parzialmente ridotta.
Un quesito che mi pongo é il seguente: a quell'epoca Napoli era uno dei poli culturali della nazione, quale é il motivo per cui se ne vede così poca traccia nel film? E' voluta dalla regia al fine di marcare il distacco tra la parte culturale coercitiva del conte Monaldo e della anaffettiva madre nel periodo dell'infanzia e della gioventù a Recanati e, quindi, l'esplosione nella psiche del poeta dell'adagiarsi nella naturalità in un ambiente così lontano da quello delle origini o é un fatto storicamente provato di distanza tra Leopardi e il mondo culturale napoetano ?
Un film di notevole fattura, cui ci ha abituati Martone con Noi credevamo, che va visto
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ollipop
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lunedì 17 novembre 2014
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perfezione stilistica a discapito della profondita
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Ineccepibile dal punto di vista tecnico ottima recitazione altrettanto efficace ambientazione ma di Leopardi non ho visto nulla di originale : Poeta struggente in lotta con una natura avversa ma nessuna modernità : una stereotipata biografia perfetta in stile sceneggiato senza alcun slancio o sussulto ; tutto e' perfetto ma troppa preoccupazione nella ricerca del particolare che sfiora appena la profondità del poeta e il suo travaglio nella ricerca di una felicita ' mai raggiunta se pur velatamente agognata
film tuttavia da vedere per lo sforzo comunque encomiabile nell'affrontare una difficile impresa perche' Leopardi resta un poeta di non facile interpretazione
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filippo catani
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domenica 16 novembre 2014
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un giovane favoloso
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Il film traccia la vita di Giacomo Leopardi; dall'infanzia infelice a Recanati fino alla morte a Napoli.
Martone realizza un'impresa che potremmo definire storica; non era affatto facile rendere visivamente non solo la vita di Leopardi ma anche le sue opere principali. Questo è reso possibile dal fatto che i momenti in cui Leopardi recita parti o intere sue opere lo fa in momenti perfetti. Eccolo allora giovane stretto dentro Recanati che a suo dire lo sa solo apostrofare con nomignoli di scherno quali filosofo ad esempio. Il padre Monaldo gli mette a disposizione una biblioteca fantastica per i tempi sia per la quantità che per la qualità dei testi. Egli però vuole che tutti i suoi figli, e specialmente Giacomo, rimangano perennemente chiusi nella biblioteca marchigiana rifiutando qualsivoglia lusinga o rivoluzione.
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Il film traccia la vita di Giacomo Leopardi; dall'infanzia infelice a Recanati fino alla morte a Napoli.
Martone realizza un'impresa che potremmo definire storica; non era affatto facile rendere visivamente non solo la vita di Leopardi ma anche le sue opere principali. Questo è reso possibile dal fatto che i momenti in cui Leopardi recita parti o intere sue opere lo fa in momenti perfetti. Eccolo allora giovane stretto dentro Recanati che a suo dire lo sa solo apostrofare con nomignoli di scherno quali filosofo ad esempio. Il padre Monaldo gli mette a disposizione una biblioteca fantastica per i tempi sia per la quantità che per la qualità dei testi. Egli però vuole che tutti i suoi figli, e specialmente Giacomo, rimangano perennemente chiusi nella biblioteca marchigiana rifiutando qualsivoglia lusinga o rivoluzione. La madre è bigotta e distaccata e cura le finanze della famiglia e così per Giacomo saranno vere e proprie ancore di salvezza i suoi fratelli e in special modo Paolina. Leopardi riuscirà disperatamente a fuggire ma ovunque si trovi e sempre pieno di irrequietezza dovuta al rifiuto delle lusinghe dei letterati del tempo sulle "splendide sorti e progressive" dell'umanità. Purtroppo la sua salute debole non gli sarà d'aiuto specialmente nel rapporto con le donne mentre di grande aiuto sarà l'amicizia con Ranieri. E allora se nell'Ottocento era molto più facile rifugiarsi nella Provvidenza manzoniana, ecco che a noi abitanti del Novecento e Duemila suonano quasi profetiche le parole del poeta marchigiano. Chi non ha mai provato quel senso di smarrimento provato dal pastore errante? Chi non vorrebbe fare i conti con la "Natura matrigna" per chiedere spiegazioni dei tanti dolori e delle mille ingiustizie che attanagliano il mondo? Fra l'altro è meravigliosa la resa in immagini del dialogo principe delle Operette Morali ovvero quello tra la Natura e l'Islandese. Eppure, al contrario di quella che è ormai la vulgata scolastica e non solo, Leopardi era anche speranzoso e carico di voglia di vivere. Non per niente il suo testamento letterario che chiude il film è la Ginestra dove oltre alle consuete note dolorose sull'esistenza umana, Leopardi ci indica una via di salvezza e cioè quella di unirci tutti insieme per cercare almeno di contrastare la Natura. Elio Germano è perfetto nel dare vita ad un giovane favoloso e geniale che, come gran parte dei fenomeni, non venne particolarmente apprezzato dai suoi contemporanei ma da noi è considerato un pilastro della letteratura mondiale. Davvero un peccato che sia uscito da Venezia senza alcun riconoscimento; speriamo che la mancanza possa essere presto sanata in altri concorsi.
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