blade
|
mercoledì 27 febbraio 2013
|
capace tarantino ma a metà!
|
|
|
|
Volevo mettere un mio commento ma da tiratardi e stanco quale sono stanotte non avevo intenzione di tessere chissa quale commento per dire quello che tu "xprince" in maniera più preparata di me hai fatto! aggiungo che Tarantino da dopo pulp fiction non supera il discreto e spesso ci sono delle parti e più nei suoi film che taglierei senza a nulla mancare! Notte!
|
|
[+] lascia un commento a blade »
[ - ] lascia un commento a blade »
|
|
d'accordo? |
|
opidum
|
lunedì 25 febbraio 2013
|
waltz paga da bere a tarantino
|
|
|
|
il mio commento l'ho già fatto ma oggi waltz ha vinto il suo secondo oscar sempre in un film di tarantino.
un record.
waltz poi è austriaco.
altro record.
poi (io mi ricordo solo john wayne nel grinta)non penso che un attore abbiat mai vinto l'oscar come miglior attore non protgonista in un western
ennesimo record
|
|
[+] lascia un commento a opidum »
[ - ] lascia un commento a opidum »
|
|
d'accordo? |
|
raffaelemarino
|
domenica 24 febbraio 2013
|
da vedere assolutamente
|
|
|
|
Un film esuberante, con tanta ironia scritta tra le righe, non mancano le "tarantinate"sangue che schizza e persone che volano colpite da pallottole,è proprio questa la peculiarità del film,inserire piccoli spunti grotteschi in un contesto cmq appartenuto alla realtà del passato. Come in legend bastard,altro bel film di tarantino, non manca la vendetta verso le razze predominanti del sistema raccontato nel film, cioè della razza bianca verso quella nera.Un film che può sembrare scontato ma che in realtà si fa guardare con interesse proprio perchè si perde l'attenzione verso il finale che già lo si intuisce dall'inizio e la si acquista verso la struttura del film;interessa molto di più lo svolgersi degli eventi, che della storia.
[+]
Un film esuberante, con tanta ironia scritta tra le righe, non mancano le "tarantinate"sangue che schizza e persone che volano colpite da pallottole,è proprio questa la peculiarità del film,inserire piccoli spunti grotteschi in un contesto cmq appartenuto alla realtà del passato. Come in legend bastard,altro bel film di tarantino, non manca la vendetta verso le razze predominanti del sistema raccontato nel film, cioè della razza bianca verso quella nera.Un film che può sembrare scontato ma che in realtà si fa guardare con interesse proprio perchè si perde l'attenzione verso il finale che già lo si intuisce dall'inizio e la si acquista verso la struttura del film;interessa molto di più lo svolgersi degli eventi, che della storia.Anche la Fotografia di Robert Richardson su scala di marrone e grigio è diretta magistralemte, da molto il senso di cupo, di vendetta, di "giustizia sia fatta". Gli attori hanno caratterizzato i loro personaggi in maniera divina non scadendo in copie di film passati e mantenendo sempre quel livello di verismo che solo in America si può apprezzare,Fox che abb apprezzato in un ray charls molto caratterizzato, qui lo troviamo asciutto che parla solo con gli occhi.Di caprio il cattivo , molto pulito in tutto il film tranne nella scena a tavolo qdo si arrabbia, forse troppo esagerato,waltz irriverente e divertente mai macchiettistico.Una sola pecca per me: 150 min è un pò troppo specialmente dopo un'ora e quaranta ho iniziato a sentire il voler raccontare un pò più del dovuto bastavano anche massimo due ore,parecchie scene si potevano alleggerire.Cmq il mio consiglio è di vederlo!!che il ciak sia con voi raffaele marino
[-]
|
|
[+] lascia un commento a raffaelemarino »
[ - ] lascia un commento a raffaelemarino »
|
|
d'accordo? |
|
eugenio
|
sabato 23 febbraio 2013
|
il western alla tarantino
|
|
|
|
Tarantino ritorna al cinema e lo fa con un genere da lui tanto amato in giovinezza. Lui stesso ha ammesso che il desiderio di girare il primo film fosse “scaturito” dalla visione di alcuni tra i western all’italiana più famosi di sempre come “Per un pugno di dollari” e “Ombre rosse”. In effetti, questa sua incursione nell’”arte del plagio” ha come protagonista quell’universo di “spaghetti-western” , di cowboy solitari e sudici, inespressivi o sprezzanti con il sigaro tra le labbra che hanno reso giustamente famoso il cinema.
La pellicola suona falsa sin dal titolo: “Django Unchained” ovvero Django libero, storia di una confusa caccia alle streghe e vendetta ambientata negli anni della guerra di secessione settant’anni prima della svastica scolpita in fronte di Landa (Inglourius bastards).
[+]
Tarantino ritorna al cinema e lo fa con un genere da lui tanto amato in giovinezza. Lui stesso ha ammesso che il desiderio di girare il primo film fosse “scaturito” dalla visione di alcuni tra i western all’italiana più famosi di sempre come “Per un pugno di dollari” e “Ombre rosse”. In effetti, questa sua incursione nell’”arte del plagio” ha come protagonista quell’universo di “spaghetti-western” , di cowboy solitari e sudici, inespressivi o sprezzanti con il sigaro tra le labbra che hanno reso giustamente famoso il cinema.
La pellicola suona falsa sin dal titolo: “Django Unchained” ovvero Django libero, storia di una confusa caccia alle streghe e vendetta ambientata negli anni della guerra di secessione settant’anni prima della svastica scolpita in fronte di Landa (Inglourius bastards).
L’orizzonte geografico è - nel rispetto della tradizione western- identificabile in una non meglio precisa località in Texas all’alba della guerra civile dove lo spettatore è introdotto in medias res nel cuore della vicenda dal cacciatore di taglie di origine tedesca Schultz (C. Waltz) ex dentista, ora bounty-killer, alla ricerca dei fratelli Brittle, tagliagole e rapinatori di diligenze. Schultz dalla mente fredda e calcolatrice ma dalla imprescindibile ironia, si imbatte nel “diversamente schiavo” Django (Jamie Fox) incatenato dai negrieri e sottoposto a terribili angherie. E’ il classico duro poco propenso alle chiacchiere (le cicatrici sulla schiena sono più eloquenti di mille parole) arrabbiato e dal desiderio impellente di trovare la moglie Broomild, venduta come forza lavoro in una piantagione di cotone gestita dal mercenario-faccia d’angelo Calvin Candie (Di Caprio).
Storia comune, stile disgiunto e quasi psichedelico. Già perché il leit-motiv della pellicola potrebbe essere questo: la ricerca, confusa, in un territorio spazzato dagli yankee e devastato dalla diversità delle leggi discriminatorie e dalla barbarie dei negrieri di una donna. Un western che non si colloca sotto il grande cielo della tradizione avulso quindi da quello finemente tracciato nelle classiche pellicole di Ford, Leone, Corbucci e che basa il suo epicentro sulla disperata salvezza della moglie di Django - la Brunilde di Sigfried per un paragone forzato con il poema epico medioevale - al cui interno muovono trame e intrighi, sparatorie pirotecniche, virtuosismi barocchi e un’abbondante spruzzata di sangue condito dallo humour al vetriolo del mascellone Tarantino (che si permette anche di apparire come comparsa fatta saltare in aria dopo pochi minuti).
La strana coppia,lo schiavo "negro" e l'improbabile dentista bianco coinvolgono certamente nella loro lunga epopea lo spettatore che rimane affascinato dalla rievocazione di un west privo di retoriche e naturalmente violento carico di potenza visiva con personaggi vivi nel loro splendore di egocentrica malignità e spietato schiavismo mercenario. I tratti caratteristici di Tarantino sono presenti: urla di dolore, uomini spogliati dalla propria identità e dignità, violenze permeate dal gusto di sbalordire e autocompiacersi anche nella citazione di pellicole passate, ma è tutto qui.
“La storia bastarda” preconfezionata mostra un gioco delle parti pirandelliano non equilibrato in bilico tra sorveglianti e sorvegliati che si scrutano, si studiano e infine si ammazzano in una picaresca scena da “Iene”. Con una differenza notevole: il cinismo e la crudeltà dei tempi di Pulp Fiction o la splendida caratterizzazione di Jackie Brown sono una chimerica illusione. Kate Washington (Broomild) è fossilizzata nel suo ruolo di schiava quasi automa nelle mani di chicchessia, Calvin Candy (Di Caprio) risulta fin troppo buffonesco per essere vero mentre Cristopher Waltz e Samuel L. Jackson (il dentista e lo sciancato secondo di Calvin) sono gli unici veri interpreti sardonici e ben costruiti al punto giusto che rendono il prezzo del biglietto “ripagato” anche dal mosaico di musiche anni 70 con una chicca di Elisa diretta da Morricone. Troppo poco. Dovremmo abituarci?
Mezza stella in piu’ per lo spettacolo dei sensi; il cuore rimane, ahimè, spezzato da un proiettile vagante esploso da una Colt.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a eugenio »
[ - ] lascia un commento a eugenio »
|
|
d'accordo? |
|
giampini
|
mercoledì 20 febbraio 2013
|
sembra kill bill diretto da s.leone
|
|
|
|
Film interessante ma poco originale,moltissime somiglianze con kill Bill ,infatti sembra un misto di sherlock holmes +kill Bill +qualcosa di un classico Western ...si poteva fate meglio
|
|
[+] lascia un commento a giampini »
[ - ] lascia un commento a giampini »
|
|
d'accordo? |
|
xprince
|
lunedì 18 febbraio 2013
|
tarantiniano a metà
|
|
|
|
Bisogna chiarire fin da subito una cosa: Tarantino è un grande regista e questo non si discute, ma è anche uno di quei registi che devono piacere! Per quanto mi riguarda apprezzo molto il suo cinema, sempre teso tra il realismo più assoluto e un'esasperazione della violenza tale da renderla poco credibile.
Django Unchained è diviso in due parti ben distinte: la prima che va dall'inizio fino alla morte di Monsieur Candie, la secondo che comprende ciò che resta del film. La prima parte è un mix di intrighi e sotterfugi, uccisioni e complotti. La trama è studiata fin nei minimi dettagli e i personaggi tessono una ragnatela intricata che lascia lo spettatore con il fiato sospeso.
[+]
Bisogna chiarire fin da subito una cosa: Tarantino è un grande regista e questo non si discute, ma è anche uno di quei registi che devono piacere! Per quanto mi riguarda apprezzo molto il suo cinema, sempre teso tra il realismo più assoluto e un'esasperazione della violenza tale da renderla poco credibile.
Django Unchained è diviso in due parti ben distinte: la prima che va dall'inizio fino alla morte di Monsieur Candie, la secondo che comprende ciò che resta del film. La prima parte è un mix di intrighi e sotterfugi, uccisioni e complotti. La trama è studiata fin nei minimi dettagli e i personaggi tessono una ragnatela intricata che lascia lo spettatore con il fiato sospeso. Del resto Tarantino non è nuovo a questo genere di "puzzle cinematografici", basti vedere Jackie Brown oppure, senza andare troppo lontano, Bastardi senza gloria. Inoltre l'interpretazione dei quattro "big" del cast, tra cui spicca su tutti quella di Christoph Waltz, impreziosisce ancor di più una pellicola fin qui praticamente perfetta.
Purtroppo le cose cambiano nell'ultima parte di film quando, ucciso il sovrano di Candyland, la trama di fatto si conclude, lasciando spazio ad un puro esercizio di stile tarantiniano. Il regista originario di Knoxville decide a questo punto di concludere la storia con un bel finale in pieno stile spaghetti wester, con il protagonista che si prende una vendetta altamente spettacolare sui suoi nemici. Io non critico la scelta in sè, ma quando un film viene tirato troppo per le lunghe anche quando non ha più niente da dire le cose cominciano a non funzionare più. In definitiva, un finale blando e noioso, che non può nascondersi dietro alle molteplici citazioni dei grandi classici del genere inseriti da Tarantino, rovina parzialmente un film che altrimenti avrebbe sfiorato il sublime.
[-]
[+] preciso
(di blade)
[ - ] preciso
|
|
[+] lascia un commento a xprince »
[ - ] lascia un commento a xprince »
|
|
d'accordo? |
|
dily98
|
lunedì 18 febbraio 2013
|
il mio commento personale sul film di tarantino
|
|
|
|
Molto bello come film come tutti quelli di Quentin Tarantino la sua tecnica penso che sia la migliore e stato realizzato bene per non parlare dei piani americani perfetti le musiche poi ... Voglio dire stupende, anche il cast devo dire ottimo devo dire che l'interpretazione di Christolpher Waltz nel ruolo del Dr. Schultz e stata davvero molto eccezionale anche le scenografie .
Mi è piaciuto molto come genere Western, la storia incredibilmente affascinante .
Lo consiglio a chi ama il cinema di Quentin Tarantino
|
|
[+] lascia un commento a dily98 »
[ - ] lascia un commento a dily98 »
|
|
d'accordo? |
|
ollipop
|
lunedì 18 febbraio 2013
|
quando il genio fa cinema
|
|
|
|
Tutto cio che fa cinema grande cinema è concentrato in questo capolavoro : ritmo incalzante personaggi indimenticabili sceneggiatura perfetta e regia magistrale ; il razzismo visto da Tarantino diventa storia del cinema , dialoghi poi essenziali
primi piani con sguardi che non necessitano di parole scene di violenza al limite dell'assurdo e del grottesco ma di una efficacia sconvolgente
Tutti si muovono in una sorta di teatro dove ognuno svolge un ruolo peculiare e fondamentale a costruire un affresco di rara efficacia . La recitazione poi supportata da un doppiaggio perfetto concorre a ingigantire questa pellicola che non conosce soluzioni di continuità ma ti incolla alla poltrona per oltre due ore e mezza .
[+]
Tutto cio che fa cinema grande cinema è concentrato in questo capolavoro : ritmo incalzante personaggi indimenticabili sceneggiatura perfetta e regia magistrale ; il razzismo visto da Tarantino diventa storia del cinema , dialoghi poi essenziali
primi piani con sguardi che non necessitano di parole scene di violenza al limite dell'assurdo e del grottesco ma di una efficacia sconvolgente
Tutti si muovono in una sorta di teatro dove ognuno svolge un ruolo peculiare e fondamentale a costruire un affresco di rara efficacia . La recitazione poi supportata da un doppiaggio perfetto concorre a ingigantire questa pellicola che non conosce soluzioni di continuità ma ti incolla alla poltrona per oltre due ore e mezza .
Il "visionario" di Tarantino la sua capacità geniale di mescolare personaggi e situazioni fanno di questa pellicola una sorta di antologia del cinema stesso dove cinema è spettacolo originalità e teatralità
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ollipop »
[ - ] lascia un commento a ollipop »
|
|
d'accordo? |
|
calandrino
|
domenica 17 febbraio 2013
|
un tarantino senza sapore
|
|
|
|
Di solito i filmi di Tarantino sono tutti conditi, tutti, con una salsa alla figaggine d'invenzione tarantiniana. Questa salsa ha tre ingredienti: dialoghi furbastri; musiche strambe che subito ti chiedi che roba sia e dopo dici che insomma ci sta proprio bene con quel che vedi; attori sconosciuti che fanno l'esibizione del secolo quando fino all'altro ieri non li apprezzava neanche la madre.
Ecco questa sarebbe la salsina gustosa che possiamo assaggiare in gran quantità nelle Iene, in Pulp Fiction, in Jackie Brown, in Bastardi senza gloria. Ma non in Django. Qui ci dobbiamo accontentare di un brodino insipido preparato con sparatorie a caso senza un senso logico e il solito brividino tarantinesco nel ripetere ad nauseam la parola "negro".
[+]
Di solito i filmi di Tarantino sono tutti conditi, tutti, con una salsa alla figaggine d'invenzione tarantiniana. Questa salsa ha tre ingredienti: dialoghi furbastri; musiche strambe che subito ti chiedi che roba sia e dopo dici che insomma ci sta proprio bene con quel che vedi; attori sconosciuti che fanno l'esibizione del secolo quando fino all'altro ieri non li apprezzava neanche la madre.
Ecco questa sarebbe la salsina gustosa che possiamo assaggiare in gran quantità nelle Iene, in Pulp Fiction, in Jackie Brown, in Bastardi senza gloria. Ma non in Django. Qui ci dobbiamo accontentare di un brodino insipido preparato con sparatorie a caso senza un senso logico e il solito brividino tarantinesco nel ripetere ad nauseam la parola "negro". Si può obbiettare che siamo in un filme che parla di schiavismo; be', ti rispondo io, però mica puoi riempire gran parte della sceneggiatura con una parola sola. Allora dillo che ti ci diverti e ti partono i risolini come un quattordicenne che cerca le parolacce sul vocabolario.
E poi gli attori, sì. Be', c'è sempre Waltz, ancora un gigante. Ma purtroppo c'è anche Foxx, che era meglio se era un cartonato con la sua faccia, ché tanto non ci accorgevamo della differenza.
Alla fine il brutto di 'sto filme è che ti fa desiderare che finisca il prima possibile per tornare a casa tua e finire quel solitario che non ti veniva. I dialoghi sono scritti dal gemello sfigato di Tarantino, quello che vorrebbe tanto parlare anche lui di Big Kahuna Burger e del latte delle vacche lorenesi, ma la meglio cosa che gli viene è un "che gli fai tu alle donne?" detto da Waltz a Django di fronte alla sua morosa svenuta. (Manco puoi dire "Che spasso, questa me la riciclo".) Le musiche sono scelte con un criterio che mi sfugge, forse col sorteggio (gangsta rap con Django a cavallo, capirai che trovata).
Passati i primi 40 minuti, che alla fine dici "vabbè, ci sta", ci si può benissimo chiudere nel bagno del cinema e fumarsi una sigaretta. Compatisco quelli che sono andati a vedere il filme con qualche fanboi: vi vedo proprio a tentare di formare nella mente qualche immagine divertente per trattenervi dal prendere a sputazzi il vostro amico a fianco a voi, quello tutto agitato come un bambino la sera del 24 dicembre.
[-]
|
|
[+] lascia un commento a calandrino »
[ - ] lascia un commento a calandrino »
|
|
d'accordo? |
|
ultimoboyscout
|
domenica 17 febbraio 2013
|
il primo negro a cavallo!
|
|
|
|
Il film più atteso, con buona pace dell'Academy, non un remake ne un sequel del leggendario western di Sergio Corbucci. Sceneggiatura vorticosa in cui Tarantino mette un assurdo cacciatore di taglie, schiavisti, "nigga" in fuga e servitori diabolici, il film è tutto nel viaggio a cavallo alla ricerca di Broomhilda (che di cognome fa Von Shaft, come Shaft personaggio amatissimo dal regista) moglie di Django venduta ad un'asta di schiavi. Strada facendo, Django, viene ripulito, prende gusto al suo nuovo lavoro di bounty hunter e finalmente giunge da Calvin Candie, l'uomo che ha comprato sua moglie e che ama farsi chiamare Monsieur Candie anche se non parla francese.
[+]
Il film più atteso, con buona pace dell'Academy, non un remake ne un sequel del leggendario western di Sergio Corbucci. Sceneggiatura vorticosa in cui Tarantino mette un assurdo cacciatore di taglie, schiavisti, "nigga" in fuga e servitori diabolici, il film è tutto nel viaggio a cavallo alla ricerca di Broomhilda (che di cognome fa Von Shaft, come Shaft personaggio amatissimo dal regista) moglie di Django venduta ad un'asta di schiavi. Strada facendo, Django, viene ripulito, prende gusto al suo nuovo lavoro di bounty hunter e finalmente giunge da Calvin Candie, l'uomo che ha comprato sua moglie e che ama farsi chiamare Monsieur Candie anche se non parla francese. Gli spaghetti western sono la grande passione di Tarantino e finalmente dopo 20 anni di carriera e 7 film (più un quarto di "Four rooms" e una partecipazione alla regia di "Sin City") il regista ci mette mano tra una marea di citazioni, Corbucci e Leone e un cast sontuoso per una rilettura del genere in chiave pulp, divertentissima, sanguinaria, sopra le righe, ovviamente "unchained"! Il regista di Knoxville è uno dei pochi che fa vendere il film più degli attori, ha una percentuale sugli incassi ed è l'unico che rende mainstream generi e sottogeneri di nicchia se non B-movie del tutto. Vista l'ambientazione lo si può definire come un southern, un delirio che alterna in maniera furiosa violenza e ironia, un paradossale blaxploitation movie contro razzismo e schiavismo. Tanti camei e irresistibili siparietti che culminano col fulminante scambio di battute tra nero e Foxx, i due Django più famosi e riusciti, è una storia folle di vendetta e schiavitù che oltre a omaggi e sublimi citazioni cinefile ci regala un magnifico DiCaprio, mai così cattivo, mai così da Oscar. Lo stile è quello eccessivo di Tarantino, divertente e grottesco al tempo stesso, racconta a modo suo, in maniera diretta e senza fronzoli ne peli sulla lingua un argomento off limits del cinema americano, è un mix ineccepibile di toni e generi, con un piccolo sbilanciamento degli equilibri tra i personaggi, un vero trionfo sotto ogni punto di vista, un distillato di Quentin Tarantino con monologhi acrobatici che è una gran festa. Protagonisti assoluti Waltz e la sua sottile ironia, DiCaprio che ruba la scena e ci porta nelle viscere del razzismo e ultima la violenza che deflagra grafica e catartica. Quentin fa centro inglobando incredibili idiozie che alimentano la vendetta e grazie a personaggi caricaturali sottolinea l'assurdità del razzismo. Solo il suo talento smisurato avrebbe potuto fondere schiavismo, spaghetti western ed epico romanticismo: perchè Django, con la d che è muta, è una cosa seria!
[-]
|
|
[+] lascia un commento a ultimoboyscout »
[ - ] lascia un commento a ultimoboyscout »
|
|
d'accordo? |
|
|