stk.invincibile
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giovedì 6 giugno 2013
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bellissimo!
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Bellissimo...un turbine di semplici emozioni pure sin dalle prime battute del dottore..
E il magico genio di Quentin si rivela ancora degno di tale stima con un remake personale e pieno di carattere dell'originale prima pellicola di Corbucci senza denaturarne la bellezza.Geniale il cameo del tu per tu al bancone del bar del nuovo col vecchio Django ( Franco Nero) che attraverso questo film divenne famoso agli occhi degli amanti del western all'italiana.
Essenziale la figura del dottore e della sua geniale e divertente comicita'.Intelligente ,operativo e di gran suspence..che altro dire..Bellissimo!
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il critico 89
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lunedì 3 giugno 2013
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grande film
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Grande film, interpretazione straordinaria degli attori, bella storia,azione e sparatorie e alcuni momenti che strappano risate, Tarantino colpisce ancora.
Oltre 2 ore di film ma volevo non finisse mai.
[+] un film che rivedi volentieri piu' di una volta
(di stk.invincibile)
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fallen
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mercoledì 29 maggio 2013
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la formula di tarantino non graffia più come prima
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Pur essendo un grandissimo estimatore di Tarantino, non posso esimermi dall'ammettere di essere, in parte, rimasto deluso da questa sua ultima fatica.
Prima di esporre il giudizio, ritengo doveroso fare una premessa: chi ben conosce i registri stilistici adottati dal regista sa benissimo quanto possa apparire ridicolo, in film come " Django " e il precedente " Inglorious bastards ", pretendere una pedante e pertinace fedeltà ai fatti storici, e una riverente serietà e sensibilità nell'affrontare certi argomenti; e credo, a tal proposito, che muovere una critica in questa direzione sarebbe decisamente fuori luogo.
Il cinema di Tarantino va preso per quello che é: un mero " divertissement estetico ", un rindondante e barocco gioco di citazioni e virtuosismi suggestivi, miranti sì a colpire, ma non certo a lasciare il segno.
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Pur essendo un grandissimo estimatore di Tarantino, non posso esimermi dall'ammettere di essere, in parte, rimasto deluso da questa sua ultima fatica.
Prima di esporre il giudizio, ritengo doveroso fare una premessa: chi ben conosce i registri stilistici adottati dal regista sa benissimo quanto possa apparire ridicolo, in film come " Django " e il precedente " Inglorious bastards ", pretendere una pedante e pertinace fedeltà ai fatti storici, e una riverente serietà e sensibilità nell'affrontare certi argomenti; e credo, a tal proposito, che muovere una critica in questa direzione sarebbe decisamente fuori luogo.
Il cinema di Tarantino va preso per quello che é: un mero " divertissement estetico ", un rindondante e barocco gioco di citazioni e virtuosismi suggestivi, miranti sì a colpire, ma non certo a lasciare il segno.
E' chiaro che questa sua " dimensione ludica ", questo suo " mirabolante, stucchevole senso di bellezza ", tanto seducente quanto superficiale, non può essere compreso da chi affronta il cinema con profondità e razionalità; con questo, sia chiaro, non voglio offendere nessuno.
Nondimento, non si può negare che etichettare Tarantino come un " regista d'intrattenimento " sarebbe oltremodo azzardato: l'arte, almeno per come la vedo io, non dev'essere necessariamente un linguaggio volto a trasmettere profondità e sensibilità verso determinate temi e realtà, o messaggi di rivoltà sociale, denuncia politica e spirito d'umanità; al contrario, l'artista può lavorare, com'è appunto il caso di Tarantino, sulla ricerca di un'esteticità malizosa e seducente, che incanti il fruitore come quando si ammira un dipinto. E' questo ciò che, a mio modesto parere, distingue l'arte dal puro intrattenimento: quest'ultimo è corrotto dalla logica del mercato, dalla scelta di un linguaggio fruibile a tutti e dettato dal gusto comune; l'arte, di converso, è un atto puro, esente da ogni interesse fuoché quelli dell'artista stesso.
Detto questo, trovo che quest'ultimo " Django " sia perfettamente inquadrabile nel percorso stilistico di Tarantino. Quello che non funziona? Questa volta, la dimensione ludica, che è ormai il tratto distintivo dei suoi film, risulta decisamente scialba e scolorita. Il godimento estetico che, in opere come " Kill Bill ", struggeva ed ammaliava come in un dipinto impressionista, in questo film, è limitato a pochi, brevi momenti, in cui, tra l'altro, le trovate figurative di un tempo appaiono invecchiate.
Tuttavia, per merito di alcuni aspetti positivi quali l'interpretazione magistrale di Dicaprio e Waltz, il divertente connubio tra western e film d'azione, i dialoghi sopra le righe e le musiche molto suggestive, il mio voto non può scendere al di sotto delle tre stelle. Mezzo punto in più per il personaggio di Mr Candie: ho sempre avuto un debole per i cattivi dall'aria arrogante e signorile :-). In conclusione: dico buon film, godibile e divertemente, e con personaggi efficaci e ben costruiti, ma la formula di Tarantino non graffia più come prima. Un bel passo indietro rispetto ad " inglorious Bastards ".
Fallen
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zummone
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mercoledì 29 maggio 2013
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il solito folle tarantino
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Chi pensava che Quentin Tarantino, l'enfant prodige del cinema dei primi anni '90 e ora quotato maestro di un genere tutto suo, avesse esagerato con "Bastardi senza gloria", dovrà ricredersi.La sua ultima pellicola, "Django unchained", è ispirata alla lontana e liberamente rivisitata dallo spaghetti-western "Django" di Sergio Corbucci, del 1966, protagonista Franco Nero (che qui appare in una breve e simpatica scena, dialogando con il protagonista).
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Chi pensava che Quentin Tarantino, l'enfant prodige del cinema dei primi anni '90 e ora quotato maestro di un genere tutto suo, avesse esagerato con "Bastardi senza gloria", dovrà ricredersi.La sua ultima pellicola, "Django unchained", è ispirata alla lontana e liberamente rivisitata dallo spaghetti-western "Django" di Sergio Corbucci, del 1966, protagonista Franco Nero (che qui appare in una breve e simpatica scena, dialogando con il protagonista). Ed è fuori da ogni regola. Ma se il protagonista del film italiano era un misterioso cowboy che trascinava una mitragliatrice, dentro una cassa da morto, il Django qui è uno schiavo nero e liberato (J. Foxx), dall'eccentrico e simpaticissimo dott. Schultz (C. Waltz), ex dentista e ora cacciatore di taglie in giro per gli Stati Uniti, pre guerra di Secessione. Insieme formeranno una strana coppia, a caccia di criminali da uccidere per incassare la ricompensa sulla loro morte. Django, però, vuole ritrovare l'amata moglie, schiava nella tenuta di Candyland, proprietà di Mr. Calvin Candie (un luciferino Leonardo Di Caprio). Sulla strada dei due protagonisti, si verserà una lunga scia di sangue, lungo un paesaggio freddo e spesso nevoso (fotografia stupenda del veterano R. Richardson).
Più vicino al fumetto o alla storia di un supereroe vendicativo, il Django in salsa tarantiniana è un concentrato di iper-violenza, anche piuttosto truculenta, un film dal ritmo sostenuto che tiene per più di 2 ore 40 minuti (anche se perde un po' di brio nella seconda parte e si dilata troppo alla fine). Tarantino ormai è alla parodia del cinema, al melting pot dei generi (le musiche affidate a Bacalov e Morricone, ricalcano melodie tanto famigliari all'orecchio degli spettatori), al frullato di citazioni (Kubrick, "Taxi Driver" e tanti omaggi a Sergio Leone) e di echi nostalgici (alcune scene ricordano, in chiave pulp e grottesca, capolavori del cinema western come "Gli spietati" e "Il mucchio selvaggio"), con molta ironia e grande senso dell'intrattenimento. Memorabile la sequenza iniziale, in cui Schultz contratta l'acquisto dello schiavo Django; si fanno ricordare anche il dialogo non-sense degli incappucciati e poco scaltri razzisti, capitanati da Big Daddy (Don Johnson), la scena nel saloon prima di uccidere lo sceriffo, il finale esplosivo, sulle note del tema musicale de "Lo chiamavano Trinità".
Bravi gli interpreti, va menzionato almeno ancora S. L. Jackson, perfido uomo di colore al servizio di Mr. Candie. Su tutti, l'irresistibile performance di Waltz, di nuovo nei panni di un personaggio incredibile, di nuovo premiato con l'Oscar, per un film di Tarantino.
Si è fatto un gran dire, anche e soprattutto negativamente parlando, sulla rappresentazione dello schiavismo, che il film dipinge. Non entriamo nemmeno nel merito. Tarantino è puro intrattenimento oramai. Non chiedetegli una lezione di storia, nè pretendete che si prenda sul serio. Non sarebbe più lui.
Preferiamo tenercelo stretto, nella sua follia tutta particolare, così com'è.
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brando fioravanti
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lunedì 27 maggio 2013
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il peggiore film di tarantino
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Un cacciatore di taglie libera uno schiavo nero per avere delle informazioni su 3 ricercati.Subito dopo nasce un intesa fino a diventare collaboratori. Purtroppo si avventureranno in una difficile impresa che costerà la vita a uno di loro. Tarantino dopo avere abbandonato con successo il cinema di serie b in bastardi sensa gloria, tenta un mix tra buoni discorsi e scene splatter decisamente non riuscite. Lo stile ricercato è completamente assente in quasi tutto il film, per non parlare degli effetti speciali pessimi. Si cade nella solita violenza eccessiva e volgare. Il finale decisamente ridicolo con battute che non si sentono più neanche nelle fiction.
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ilenia d'amico
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giovedì 23 maggio 2013
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django unchained: quando l'amore spezza le catene.
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Da uno degli indiscussi geni del cinema nasce il capolavoro western “Django,
unchained” che va ben oltre la sua storia intrinseca toccando temi delicati e scottanti. Quentin
Tarantino dopo “Bastardi senza gloria” (2009) torna a stupire come è suo
solito. Sono passati anni dal celebre “Kill Bill”(2003) ma l’impatto
della regia di Tarantino non si è affievolita. A quest’ultimo film del 2013
vanno infatti due premi oscar uno per la migliore scenografia e uno per il
migliore attore non protagonista (christoph waltz).
La storia è ambientata in una non ben specificata zona del Texas; una fila di
schiavi si trascina insieme alle loro catene in un'atmosfera oscura, di lì a
poco farà irruzione un cacciatore di taglie (C.
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Da uno degli indiscussi geni del cinema nasce il capolavoro western “Django,
unchained” che va ben oltre la sua storia intrinseca toccando temi delicati e scottanti. Quentin
Tarantino dopo “Bastardi senza gloria” (2009) torna a stupire come è suo
solito. Sono passati anni dal celebre “Kill Bill”(2003) ma l’impatto
della regia di Tarantino non si è affievolita. A quest’ultimo film del 2013
vanno infatti due premi oscar uno per la migliore scenografia e uno per il
migliore attore non protagonista (christoph waltz).
La storia è ambientata in una non ben specificata zona del Texas; una fila di
schiavi si trascina insieme alle loro catene in un'atmosfera oscura, di lì a
poco farà irruzione un cacciatore di taglie (C.Waltz) che promette libertà ad
uno schiavo in cambio di aiuto nel suo lavoro. Questi i primi di 165 minuti che
passano veloci tra sangue e colpi di spari (in pieno stile Quentin). Lo schiavo
in questione è Django (Jamie Foxx) che oltre alla propria libertà vede molto di
più in gioco: la libertà di sua moglie (Kerry Washington). Una libertà mai ottenuta e
forse neanche mai sperata. Farlo non sarà facile sebbene al suo fianco ha un
professionista del settore dal quale ha appreso le metodologie più precise ed
efficaci per far spirare spietati criminali. Ad allontanarlo dal suo obiettivo
c’è un formidabile Leonardo Di Caprio che indossa le vesti di Calvin Candie il
famigerato proprietario di Candyland che, aiutato dal suo fedele amico e servitore nero
(Samuel L. Jackson), scoprirà il vero intento di Mr. Django uomo ormai libero. È
bene ricordare che non ci sono ostacoli per chi, nella vita, si muove in nome
dell’amore e della libertà. Un'ovazione va fatta alla colonna sonora di questo
colossal nella quale non potevano mancare brani di Ennio Morricone da tutti
conosciuto per la sua grande affinità con gli “spaghetti western”; a
sorprendere è anche il brano “Ancora qui”, cantato da Elisa, che riesce ad
emozionare con delicatezza e ad edulcorare un film duro ed intenso. Alla fine
di questi 165 minuti nel cuore e nello spirito degli spettatori rimarrà la
voglia di riscatto e l’energia per adempiere a tale obiettivo.
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ruger357mgm
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lunedì 20 maggio 2013
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king schultz e la capanna dello zio tom
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Diavolo di un Quentin,imbroglione e baro...Rimeschia le carte con soave ingenuità e geniale dislessia.Generi,B Movie , caratteri, sorretti da una sceneggiatura torrenziale,che tocca quasi i vertici dei "cani da rapina", si amalgamano un un profluvio di richiami e citazioni, in una ridda di colpi di scena e di Colt navy.La scusa é quella di un improbabile cacciatore di taglie che si imbatte nello schiavo Django unico a poter riconoscere due fuorilegge ,che per il bounty killer equivalgono ad assegni circolari.Attorno a questa caccia si innestano l'imprinting di Django come pistolero e la ricerca della bella moglie di questii, Brunhilde, schiava nella southern mansion del cattivo Monsiur Candy,reso impareggiabilmente da un Di Caprio in vena di gigioneggiare.
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Diavolo di un Quentin,imbroglione e baro...Rimeschia le carte con soave ingenuità e geniale dislessia.Generi,B Movie , caratteri, sorretti da una sceneggiatura torrenziale,che tocca quasi i vertici dei "cani da rapina", si amalgamano un un profluvio di richiami e citazioni, in una ridda di colpi di scena e di Colt navy.La scusa é quella di un improbabile cacciatore di taglie che si imbatte nello schiavo Django unico a poter riconoscere due fuorilegge ,che per il bounty killer equivalgono ad assegni circolari.Attorno a questa caccia si innestano l'imprinting di Django come pistolero e la ricerca della bella moglie di questii, Brunhilde, schiava nella southern mansion del cattivo Monsiur Candy,reso impareggiabilmente da un Di Caprio in vena di gigioneggiare.Esplosioni,fughe,assassini,con un prezioso cameo di Don johnson,che come il buon vecchio bourbon sudista invecchiando migliora, si snodano sino al gotterdammerung finale,che ci priva del buon Doc. Un po' lungo,ma glielo concediamo,non foss'altro per la qualità eccelsa del prodotto finale.Oscar meritati,musica non all'altezza degli altri film del geniaccio di Richmond.
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no_data
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domenica 19 maggio 2013
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solita carneficina.
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Solita CARNEFICINA stile Tarantino, spacconate esagerate sangue a fiumi tipo horror, dubia morale e pessimo gusto, tanto da rendere simpatici i Cattivi... Vita umana che vale quasi zero... Supe Eroi carnefici INVINCIBILI. Sará un genio ma lo trovo assurdo. Eppure piace a tanti...
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syrus
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giovedì 16 maggio 2013
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una parodia
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Bastano solo 30 minuti per comprendere che ci troviamo di fronte ad una vera e propria parodia dei capolavori western italiani degli anni 60.
La sceneggiatura e' scontata, uno schiavo di colore di nome Django viene liberato da un cacciatore di taglie che lo addestra affinche' possa fargli da braccio destro in molteplici imprese nel profondo sud americano, dal canto suo Django combatte esclusivamente per poter un giorno trovare e liberare dalla schiavitu' la moglie.
Spesso lo spettatore assiste ad alcune scene che ricordano le parodie che resero famoso il regista Mel Brooks, contornate da una colonna sonora altalenante che varia da motivetti hip hop a vere e proprie melodie di tutto rispetto composte tra gli altri dal maestro Ennio Morricone.
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Bastano solo 30 minuti per comprendere che ci troviamo di fronte ad una vera e propria parodia dei capolavori western italiani degli anni 60.
La sceneggiatura e' scontata, uno schiavo di colore di nome Django viene liberato da un cacciatore di taglie che lo addestra affinche' possa fargli da braccio destro in molteplici imprese nel profondo sud americano, dal canto suo Django combatte esclusivamente per poter un giorno trovare e liberare dalla schiavitu' la moglie.
Spesso lo spettatore assiste ad alcune scene che ricordano le parodie che resero famoso il regista Mel Brooks, contornate da una colonna sonora altalenante che varia da motivetti hip hop a vere e proprie melodie di tutto rispetto composte tra gli altri dal maestro Ennio Morricone.
Le sparatorie sono surreali e ricordano i film splatter americani di serie b, l'unica nota positiva del film e' una parte della colonna sonora composta appunto da Morricone e la sempre impressionante capacita' recitativa di Leo Di Caprio che risolleva il film sul finale.
Tarantino fallisce completamente nel tentare con ossessione di emulare i maestri degli spaghetti western italiani e i risultati purtroppo si vedono, il prodotto in conclusione somiglia molto ad una parodia di Mel Brooks, solo che fa meno ridere.
syrus
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